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Autore: elfin emrys    26/01/2012    2 recensioni
[Della serie Erede]
Dal capitolo 12:
"Ma delle mani invisibili lo trattenevano
no, non era lui a correre
dei becchi neri gli strappavano la pelle
bianca, pura, troppo morbida per essere la sua
le dita che entravano nella terra
dita... piccole, infantili
e un filo.
Un filo lungo, rosso, macchiato di oscurità.
Che si univa.
A un altro filo.
Fato. Destino."
MESSO NUOVO CAPITOLO, FINALMENTE!
Genere: Avventura, Comico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Erede'
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Avviso a tutte le lettrici: ebbene sì, lo ammetto, la trama durante il corso della storia è cambiata moltissimo dal mio piano originale. Perciò alcuni spoiler sulla fine che avrei potuto fare in precedenza potrebbero essere smentiti da questo capitolo. Inoltre vi consiglio di andare a rileggere il capitolo 10, perchè qua ci sarà una grande rivelazione su un ricordo lì presentato. Grazie per l'attenzione.

La serie di Erede terminerà entro poche storie. Prevedo ancora un paio di one-shot separate, un'altra long (che spero vivamente di fare meglio di questa XP) e una raccolta di one-shot inedite. Quindi ne avrete ancora per un po', ma non vi preoccupate: rispetto a come era all'inizio, manca poco XD

 

Era il momento della verità.

Doveva dire a Merlin ogni cosa, tutto quello che per tutti quei giorni, quei mesi, quegli anni gli aveva tenuto nascosto.

Tutti i segreti, tutti gli intrighi, stavano per essere finalmente svelati.

-Merlin...

La mano pallida dell'uomo ancora nella sua.

-Merlin...

La voce sembrava andarsene.

Boccheggiò un paio di volte, per poi stringere le labbra.

Doveva parlare.

Doveva farlo.

Che codardo che era! Che falso!

Richard scosse piano la testa.

Prese coraggio.

E, infine, parlò.

-Merlin, credo che adesso io debba dirti tutto quello che non ti ho mai confessato. Tu non hai mai pensato fin dove noi ci eravamo spinti insieme, non lo hai mai saputo. Lo hai sospettato, sì, un paio di volte, ma niente più. Non potevi sapere: come potevi immaginare del resto cose simili? Come potevi ricordare?

Prese fiato.

-Io ti volevo. Più di ogni altra persona al mondo. Può apparire sdolcinato fino all'inverosimile, ma è così. Non ci sono altre parole per dirlo... Tu non ti sei mai concesso a me e io continuavo, imperterrito. Ma sono sempre stato un uomo che non riesce a resistere a lungo senza... beh, quello. Adesso, che cosa ironica, adesso mi faccio degli scrupoli a dirlo chiaro e tondo, quando fino a qualche giorno fa non avrei esitato un attimo ad arrivare al nocciolo della questione. Quanto sono stupido...

Sospirò un attimo, mettendosi una mano alla testa, per poi riguardare il viso placidamente addormentato del moro.

-Forse non sentirai quello che ti sto per dire, ma devo togliermi questo peso: hai il diritto di sapere. Io avevo accumulato molissima frustazione sessuale: ero arrivato a un punto in cui sognavo tutte le notti qualcosa che avesse a che fare col sesso. Mai avrei pensato di sfogarmi con te, mai. Né con te né con qualcun altro. Ma dopo un mese capitolai. Ebbene, sì, lo feci! Andai da quella donna che tu avevi visto che mi baciava e la pagai. Non ce la potevo fare. Per me era fisicamente impossibile. Sono stato debole e subito mi pentii di averlo fatto. No, non è vero. La realtà è che benchè i sensi di colpa mi stessero divorando, non potevo fare a meno di pensare di aver fatto la cosa giusta. Non volevo metterti fretta, ma non sono riuscito a trattenermi: era stato più forte di me. Non pretendo che tu mi capisca, ma... diamine... ma poi capitò quello.

Prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi e continuò.

-Quella mattina in cui tu mi dissi che eri andato a letto con uno... io mi arrabbiai. Non fingevo. Ma non ero infuriato per quello che pensavi tu.

Si mise una mano sul petto, sentendo il proprio cuore impazzito e riprese.

-Io sapevo chi era stato. Lo sapevo. Ed ero invidioso. Geloso. Non potevo pensare che qualcun altro ti potesse avere. Da questo tu potresti pensare chissà chi. Ma no. Non fu uno sconosciuto a farti quello. Fui io. Io andai a letto con te quella notte. Ed era tutto perfetto: finalmente ti stavo avendo, anche se non avresti ricordato niente. Sapevo che avresti fatto l'offeso, ma contavo sul fatto che... che tu mi amavi, mi amavi davvero. Mi avresti perdonato. Ma... ma mentre...

Un singhiozzo.

-Scusa, un attimo... Mentre c'ero io, tu sembravi per metà cosciente di chi stava con te. E mi nominavi. Era bellissimo. Ma improvvisamente, fra un “Richard” e un altro apparve un nome che non era il mio. Non so come fosse potuto accadere. Nel mio cuore si agitarono pensieri contrastanti. Ero arrabbiato e confuso. Per un attimo sperai di aver sentito male, ma non era così. La mia ragione mi diceva che non mi ero sbagliato. Tu avevi detto proprio “Arthur”. Io... io non... ero così... così tanto... innamorato di te e pensavo che il tuo amore era falso e che c'era qualcun altro nel tuo cuore. Per questo diventai possessivo, eccessivamente. Per questo tentai da allora più volte di averti. E il fatto che tu non volevi fare niente con me era nella mia testa come una conferma di quello che pensavo. Eri mio, dovevi esserlo. In me lottavano il pensiero dell'inganno e quello della tua sicura sincerità. Arthur. Arthur! Mi perseguitava la notte, non riuscivo a smettere di pensarci. Ma non potevo dirti niente. Non potevo. Cosa ti avrei detto? “Scusa, ma a tua insaputa abbiamo fatto sesso e tu mentre lo facevi con me hai detto 'Arthur', non è che mi stai tradendo con lui? I tuoi sentimenti sono sinceri?” E se anche avessi tagliato la prima parte, tu mi avresti chiesto il perchè di quelle domande. Non volevo mostrarmi così debole, non volevo. Così un mese e mezzo dopo quell'evento tornai dalla ragazza. Una seconda notte. La pagai. Ma come potevo pensare, Merlin? Come potevo anche solo immaginare che quella si fosse innamorata di me? Che ne potevo sapere? Poi, “innamorata” è una parola grossa. Diciamo “infatuata”. Tu mi avevi detto di mantenere la nostra relazione segreta e io avevo giurato. Non potevo dirle niente. Rifiutarla? Per che motivi? E io continuavo ad allontanarla e lei mi chiedeva il perchè e io non sapevo rispondere. E tu continuavi a rifiutarmi. Puoi capire come mi sentivo. E una notte di quelle in cui quella ragazza (come si chiamava?) era andata da me, tu ci hai visti. Mi hai lasciato. Io continuai a cercare di ricongiungermi a te: ero quasi diventato un inseguitore, un maniaco. Ti seguivo ovunque. E quando dopo tre mesi (me lo ricordo ancora) ti vidi entrare nella camera del principe e non uscirne se non in mattinata, mi sentii morire. Se prima fra voi non c'era niente, io ti avevo spinto fra le braccia di Arthur. Oh, quell' “Arthur”, come dimenticarlo? La realizzazione di quello che il mio orgoglio aveva fatto mi faceva star male. Quel nome, quanto odiavo quel nome e la persona che lo portava.

Silenzio.

La mano di Richard si strinse di più intorno a quella di Merlin.

-Non venni al tuo matrimonio. Non venni neanche alle celebrazione per la nascita di vostro figlio. Non riuscivo a rallegrarmene. Li odiavo, tutti quanti. Ma non te. Come potevo? Continuano a volerti e la mia mente non riusciva ad accettare la sconfitta. Ti amavo troppo, di un amore devastante e che mi stava distruggendo. Quando mi assegnarono il compito di allenare Emrys non sapevo se esserne felice o disgustato. Potevo starti accanto, ma dovevo stare di più con lui. Ti assomiglia così tanto. Ma assomigliava anche molto ad Arthur.

La bocca era riluttante a pronunciare così tante volte quel nome.

I ricordi rivenuti a galla, la ferita, che sanguinava come se fosse stata fresca nel petto, faceva male.

-Volevo resistere, davvero, volevo resistere e non lasciare che la mia voglia ti raggiungesse. Ma non ce la feci. Appena quattro anni, resistetti appena quattro anni. E poi tu dissi tutto al re. Sai cosa mi ha fatto, Merlin? Sai quale vergogna, quale onta sul mio onore e sul mio orgoglio? E quando mi richiamarono qui, ero appena uscito da una taverna. Ero felice. Avevo la possibilità di riscattarmi al tuo sguardo. Potevo sperare di avere ancora un posto speciale nel tuo cuore, seppur piccolo. Pensavo che mostrandomi gentile tu mi avresti accettato con più benevolenza. E invece tu hai travisato tutto. Hai sbagliato, ho sbagliato, abbiamo sbagliato, insieme. Oh, Merlin! Mio dolcissimo signore! Cosa potevo dirti? Ho pensato solo al mio di dolore, mai al tuo: tu eri contento, avevi una famiglia, una vita, una vita che pareva così bella, così completa. Ma poi ho capito.

Richard lasciò la mano dell'uomo, mettendola accuratamente sul letto morbido.

-C'ero anche io, insieme ad Arthur, nella tua testa. C'ero anch'io...

Sospirò, si alzò, si allontanò.

-Ho scoperto, ho... ho capito che sono io la persona che ti fa stare male...

Il respiro si fece lento.

-Così... così io morirò per te.

Piano, la sua pelle diventò più bianca, il suo corpo più freddo.

-Ho già fatto tutto, sto morendo, Merlin. Addio.

Un ultimo respiro dalle labbra che già cominciavano a farsi violacee con una velocità oltre ogni limite.

Merlin sentì una voce ritirarlo su dall'oblio. Sentì qualcuno che gli parlava.

Percepì le sue palpebre alzarsi, giusto per vedere dietro le ciglia un uomo, in piedi.

Era RIchard? La voce era la sua...

-Se solo potessi...

E poi cadde a terra, rovesciando la brocca, che produsse un rumore così simile a quelli che aveva sentito dentro di sé non molte ore prima.

Crash!

 

*_*_*_*_*_*_*

 

Se ci fu Morgause dietro tutto quello, nessuno lo seppe mai.

Merlin percepì solo un'anima potente svanire, come era arrivata, stremata.

Se invece fu Richard a salvare Merlin e a salvare suo figlio, tutti lo racconteranno per anni.

Se il re consorte si addolorò per la morte del cavaliere, nessuno lo vide piangere, ma c'è chi lo sentì.

La maledizione era rotta, ma a quale prezzo? Ancora una volta, qualcuno era dovuto morire, ancora una volta.

I funerali di Richard furono organizzati interamente dal moro.

Il nuovo principino nacque senza alcuna complicazione e fu gioia nel regno.

Per gli anni a venire, Merlin lo avrebbe portato due volte all'anno sulla tomba del cavaliere che aveva rotto la maledizione.

Sulla lapide, c'era scritta una dedica, una sola, lasciata dal mago: “Se solo potessi..."

 

GRAZIE A TUTTI PER AVER SEGUITO LA STORIA ^_^ IN PARTICOLARE...

Ringraziamenti ufficiali:

fiflai

Raen91

Stella_Oscura

Agito

Chiby Rie_chan

Giuppi95

alice cullen88

FairyCleo

chibimayu

Grinpow

Lady Ivory

SilviAngel

cassy_star

lilly86

Sick

Andy14

asia94

capricorno24

cesarina98

Charlie_Winchester

Lolita03

masrmg_5

pikkolarii

smemorina123

   
 
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