Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: giulina    26/01/2012    10 recensioni
Una Fiat 126 rossa fiammante viaggia sulle strade assolate della Puglia.
Pietro guida con la sigaretta penzoloni dalle labbra e la camicia bianca a maniche lunghe appiccicata al corpo sudato.
Lui odia essere sudato.
Martina, invece, ascolta un brano dei Placebo mentre si lega i capelli rossi in una treccia, i piedi scalzi appoggiati al cruscotto che sfiorano appena il parabrezza lucido.
La cavigliera che circonda una caviglia sottile, tintinna al ritmo della canzone.
Pietro odia quel rumore.
Nessuno direbbe che sono migliori amici, eppure, lo sono.
In un modo tutto loro, naturalmente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Grazie, un grazie immenso per il calore con cui avete accolto quest'ennesima pazzia uscita da non si sa dove.

Siete delle lettrici fantastiche, davvero.

Buona lettura,

Giulia.

GRUPPO FACEBOOK http://www.facebook.com/groups/262965880410553/

 

 

 

 

 

 

 

 

12 luglio 2011.

  

 

Pietro non era un tipo paziente.

Assolutamente no.

L'attesa lo faceva immediatamente agitare e innervosire; subito dopo subentrava l'ansia, la terribile ansia che gli faceva provare una sgradevole sensazione alla bocca dello stomaco anche per le cose più banali.

Quando sua madre si era rotta il polso cascando durante il corso di flamenco, che frequentava insieme a suo padre il giovedì sera, ad esempio, il ragazzo era stato costretto ad aspettare nella sala d'attesa del Pronto Soccorso quattro ore e ventitré minuti per una semplice radiografia.

Gli era venuta la tentazione di lasciare lì sua madre e tornarsene a casa da solo.

Pietro non era una persona cattiva però, quindi attese altre due ore e undici minuti seduto su una rigida sedia di plastica guardando disgustato le infermiere, che passavano per i corridoi con lunghi carrelli di metallo con sopra decine di piatti colmi di purè fumante.

Sin da bambino, Pietro era convinto che quella sostanza giallognola e flaccida fosse un qualcosa di velenoso che il suo palato non avrebbe mai dovuto assaggiare.

Si sa, ognuno ha le sue fisse.

Ancor più dello aspettare, Pietro odiava dover aspettare fermo, sigillato in macchina, con il cd di Renato Zero regalatogli da una sua ex ragazza, che veniva riprodotto in continuazione. Lo avrebbe volentieri volato dal finestrino, se solo avesse saputo come farlo uscire dal lettore cd.

Il problema era che non lo sapeva nemmeno spegnere, quell'aggeggio infernale.

Appena sentì le note de “Il triangolo no”, Pietro scese con un gemito di rabbia dall'auto, sbattendosi la portiera malandata alle spalle e camminando a passo di marcia fino ad un cancello nero di ferro battuto, ornato da dei ciclamini appassiti.

Pigiò con fin troppa forza il citofono e aspettò impaziente che qualcuno gli rispondesse.

-Chi è?-

-Basta, non ce la faccio più-

-Ti ho detto dieci minuti, ne sono passati a malapena due-

-Bugiarda! Ho ascoltato per due volte “I migliori anni della nostra vita” e dura quattro minuti e nove secondi!-

-Ascoltatela un'altra volta-

-Ti lascio qui-

-No! Pietro, ti prego, ragiona!-

-Ragionare?! Se non ti vedo qui tra un minuto me ne vado-

-Sei una bestia-

-Una bestia che conosce a memoria la discografia di Renato Zero! Non ce la faccio più, te lo ripeto-

-Sei terribile-

-Ti lascio a piedi-

-Eccomi-

Pietro si era passato una mano abbronzata sulla fronte sudata, scostandosi alcuni ciuffi castani dagli occhi socchiusi.

Quel giorno il termometro della farmacia Peretti, dello sconosciuto, piccolo comune di Lesina, in Puglia, segnava 32° gradi e per le strade del paese non si vedeva un'anima. Tutti rinchiusi in case dotate di condizionatori o nei bar con almeno una dozzina di ventilatori che permettessero di respirare almeno un po'.

Anche andare al mare sembrava essere troppo faticoso.

Pietro si arrotolò le maniche lunghe della camicia bianca sugli avambracci e salì di nuovo sull'auto, abbassando il più possibile il finestrino polveroso e scocciato con del nastro adesivo marrone in un angolo.

Lo scatto del cancello lo fece sobbalzare sul posto.

Incredibile, per una volta l'aveva ascoltato.

Un gran fracasso accompagnava l'entrata della ragazza in macchina. Uno zaino e una piccola valigia verde che venivano lanciate nella bauliera, un fastidioso ciabattio sul ghiaino, sbuffi ed imprecazioni a bassa voce ed infine un abbaiare concitato.

-Non ci siamo affatto capiti- Disse Pietro scuotendo la testa più nervoso di prima.

Afferrò con entrambe le mani il volante caldo sotto i raggi del sole, e ci appoggiò anche la fronte.

-Fallo subito scendere-

-Stai scherzando, vero?-

-Ti sembro una persona che sta scherzando?- Chiese alzando la testa, facendo intravedere una vena che pulsava sul suo collo scoperto.

-Mi sembri una persona con gravi problemi di auto controllo-

-Esatto! Per cui, prima che io commetta un omicidio, e ti assicuro che sporcare i sedili di sangue è l'ultima cosa di cui ho voglia, fai scendere quell'essere-

L'essere in questione spuntò dai sedili posteriori, alzandosi sulle zampe con un abbaio acuto. La sua lunga lingua rosa penzolava dalla bocca e un leggero strato di bava stava colando sul tappetino sotto di lui.

Pietro guardò quella scena disgustato ed impotente allo stesso tempo.

Il cucciolo di 35 kili lo fissò con i suoi occhioni dorati e si accucciò sul sedile, spargendo i suoi peli scuri su ogni superficie che sfiorava.

Pietro chiuse per un attimo gli occhi, chiari come il cielo limpido sopra di loro, e puntò il suo sguardo in quello della ragazza.

Martina gli sorrise facendo formare una tenera fossetta sulla guancia destra, si sporse dal sedile del passeggero e gli sistemò il colletto della camicia, lasciandogli una carezza sui capelli scompigliati.

-Massimo adora Renato Zero-

Era davvero arrivata l'ora di buttare quel maledetto cd.

 

 

 

 

 

 

10 luglio 2011 (..due giorni prima)

 

 

Quella strana chiamata proveniente da un numero sconosciuto era arrivata alle 12: 03 del 10 luglio, mentre Pietro, sdraiato nel suo letto a due piazze che condivideva solo con se stesso, aveva appena finito di leggere l'ultima pagina di un romanzo di Stephen King con il sorriso sulle labbra.

Un capolavoro, a suo parere.

Quando aveva risposto senza vedere il mittente, il ragazzo era sicuro che fosse l'amante della signora del terzo piano che sbagliava ogni santissima volta numero e gemeva e sospirava alla cornetta, facendogli accapponare la pelle e rizzare i peli sulle braccia.

Quella notte però, Pietro sentì la voce singhiozzante di un'anziana signora.

-Pronto?-

-P-parlo co-con il sign-nor Pietro P-pratesi?-

-Si, sono io-

Un attimo di silenzio teso e poi :-È ..è m-morto! È morto!-

Pietro aveva sentito l'aria mancare nei polmoni ed era caduto a sedere sul letto con una mano posata sulla gola improvvisamente sigillata.

Si sentiva soffocare.

-Chi?- Aveva chiesto con un filo di voce appena udibile che però era rimbombato in tutto l'appartamento deserto.

-Ca-camillo B-benci-

-Chi?!-

Camillo Sandro Benci era stato il compagno di banco di Pietro in seconda elementare alle scuole Ugo Foscolo.

Un ragazzino taciturno, che odiava la storia e, girava la voce, si mangiasse le caccole di nascosto.

A Pietro era simpatico, tutto sommato, anche se non ci aveva mai scambiato più di due parole in croce. Intorno a quel bambino lentigginoso, sembrava che ci fosse una sorta di barriera che era impossibile da superare. Intoccabile da chiunque volesse tentare di conoscerlo veramente.

A metà dell'anno, il padre si era dovuto trasferire a Genova e lui aveva dovuto seguirlo. Se ne era andato in silenzio, come tutti lo avevano sempre visto.

Da quel giorno di diciotto anni fa, Pietro non lo vide più.

E un po' gli dispiacque, se doveva essere sincero.

Quando quella donna nominò il suo nome, dopo un'attenta elaborazione di chi fosse costui, Pietro prese un grande respiro e quasi si mise a ridere.

Dopo qualche secondo la notizia arrivò davvero al suo cervello e il sorriso sparì dalle sue labbra.

Povero, povero Camillo.

L'ultima cosa che era riuscito a sentire, prima che la chiamata venisse interrotta, era stata una frase biascicata a mezza voce: “Il 14 l-luglio ci sarà il funerale ne-nella Chiesa di..di San Tommaso a Firenze. Camillo sarebbe stato fe-felice di averla v-vicino a sé-

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene, avete capito qualcosa di questo secondo capitolo? Spero proprio di si!

Allora, nella prima parte vediamo un Pietro ormai adulto che va a prendere sotto casa proprio Martina, la sua amichetta del cuore che era sparita dopo essersi trasferita a Ponte Risecchio inseguito alla separazione dei genitori.

Come avranno fatto i due migliori amici a ritrovarsi? Quando sarà successo? Bè, questo lo capirete più in là, non posso di certo svelarvi tutto ora!

Nella seconda parte del breve capitolo (questi sono capitoli di presentazione dei personaggi e quindi sono molto più brevi degli altri; piano piano saranno sempre più lunghi) c'è un flashback che riguarda la chiamata di una signora sconosciuta a Pietro che gli annuncia la morte del compagno di classe di cui si era scordato l'esistenza.

Bene, questo è il fulcro della storia.

La storia di Pietro e Martina si svolgerà soprattutto in auto, sulle autostrade dell'Italia per raggiungere Firenze dove si terrà il funerale del povero Camillo (niente di cui rattristarsi, mi raccomando). Si racconteranno, durante questo viaggio.

è una commedia, questa, quindi molti capitoli saranno allegri come questo, alternati ad altri meno felici. Ci saranno anche dei flashback, voi lo sapete che io li adoro!

Spero di essermi spiegata al meglio.

Un bacione grandissimo,

Giulia.

   
 
Leggi le 10 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: giulina