Pensarti mi fa ancora tremare.
Non è passato molto, eppure mi sai ancora scuotere dentro, come facevi un tempo.
Anche solo sentire la tua voce mi faceva sorridere. Mi riempiva dentro di qualcosa che non so. Amore forse.
Mi ha sempre emozionato parlarti. Pensarti piccola ed ingenua, e sapendo benissimo come in realtà fossi; passando giornate intere a guardare le tue foto, perdendomi nei tuoi sguardi meravigliosi, sperando di perdermi in quelle labbra che ho solo potuto ammirare, sentirti dire cose che avevi solo potuto scrivermi. Un sogno per me.
Ti pensavo sempre, ti immaginavo con me mentre ero fuori coi miei amici, a divertirti con noi, a stare con me, prenderti da parte e scoprirti, guardarti sorridere per poi fermarti -egoisticamente tenere le tue labbra per me e per nessun'altro, nascondendoti con tutto me stesso agli occhi del mondo, mia dolce fantasia perfetta, e mia soltanto-, stringerti forte per paura che andassi via, che il vento ti riportasse a casa.
Ottocento.
Bella, bella e ancora bella. Meraviglia se posso. Guardarti e sciogliermi dentro, immaginarti stretta in una sciarpa di lana enorme a coprirti la bocca, ed ogni volta spostarla per poterti raggiungere; sentirmi dire che hai freddo, far finta di non sentirti e baciarti, preso dall’impeto. Impossibile tenerti lontana da me, voglia perpetua e interminabile di averti, di farmi sentire, di poterti sentire; stretti, come annodati in una morsa che nessuno dei due vorrebbe sciogliere, speranza lontana di tenerti sempre qui accanto.
Ottocento.
Quanto ti odio.