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Autore: CrystalBreath    26/01/2012    0 recensioni
A distanza di un anno, non ho ancora ripreso a respirare.
A distanza di un anno, continuo a voltarmi verso l'altra parte del letto non appena mi sveglio la mattina. Ancora, il mio cuore sobbalza quando la vedo freddamente composta.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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24 Settembre 1973

 

A distanza di un anno, non ho ancora ripreso a respirare.

A distanza di un anno, continuo a voltarmi verso l'altra parte del letto non appena mi sveglio la mattina. Ancora, il mio cuore sobbalza quando la vedo freddamente composta.

Ma oggi, più che mai, una morsa soffocante stritola violentemente il mio cuore.

Perché a un anno di distanza dalla tua scomparsa, lo sconforto di non poter essere forte assieme a te mi inonda con un'arma nuova: l'ammissione, la presa di coscienza.

Tu NON ritornerai. Mai.

Tra respiri tremanti e lacrime a stento trattenute, continuo a camminare lungo la strada chiamata vita, ma sappi che se avessi potuto scegliere mi sarei fermata dove ti sei fermato tu.

Esiste una forza però a cui non posso sottrarmi, che mi sospinge in avanti stringendomi la mano.

Questa forza si chiama Cecilia, ha otto anni, e alle volte penso che sia molto più coraggiosa di quanto lo sia io.

E' stata il regalo più bello che tu avresti potuto donarmi, e che ha sempre portato luce nella nostra casa.

Ma adesso... Adesso che sei andato via, si è aperta una voragine in cui io sto precipitando sempre di più.

E io lo so, lo so che non sarò mai in grado di farla sorridere come facevi tu, che Cenerentola non la racconto come la raccontavi tu, che la protezione delle mie braccia smilze non la farà sentire al sicuro come lo faceva la tua.

Rimbomba nella testa come un martello quello squillo di telefono che vorrei tanto non aver interrotto; mi acciecano le immagini di nostra figlia con le guance rigate da lacrime che mi corrodono più dell'acido.

Una volta ho visto la porta del bagno semiaperta, così mi sono avvicinata e ho guardato attraverso la fessura. Cecilia si spazzolava lentamente davanti allo specchio con lo sguardo vuoto.

Il verde smeraldino delle sue iridi solitamente accese da una scintilla furbetta s'infrangeva addosso la superficie vitrea che rifletteva il suo gesto.

A te piaceva da impazzire quella lunga chioma rossa, troppe volte ti ho visto passare distrattamente le dita tra quegli “steli di corallo”, come li chiamavi tu.

- Papà, il corallo non ha steli! -

- Per questo tu sei così speciale - le rispondevi ogni volta facendola ridere.

I denti della spazzola scorrevano con cura lungo ogni centimetro dei capelli con una meticolosità che sapeva di nostalgia.

Ho distolto lo sguardo.

Il mio cuore si era già incrinato.

E' una bella giornata, il sole scalda la pelle con compassionevole indulgenza.

Il cimitero sfoggia dei colori sgargianti: l'autunno non ha ancora potuto nulla, forse perché è troppo presto, forse perché anche la natura agisce con rispetto su questo luogo di pace.

La fotografia sulla lapide ci sorride proprio come facevi tu, con quell'aura positiva e rassicurante che ti contraddistingueva.

Three little birds” era il tuo brano preferito. Adesso è solo la voce di Bob Marley a riecheggiarmi in testa, la musica non suona.

E nel mentre, mi mordo il labbro inferiore.

Cecilia poggia un mazzo di orchidee.

Sono sempre stati i fiori che ci hai regalato nelle occasioni speciali: al nostro primo appuntamento, al matrimonio, alla nascita della nostra bambina, alla sua prima vittoria ad atletica.

Come farò? Io non...

Cecilia mi prende per mano riportandomi alla realtà.

- Papà ci sta sorridendo, vedi? Dobbiamo sorridergli anche noi - mi dice.

Rimango sorpresa quando capisco che si riferisce alla foto. Le mie labbra si curvano verso l'alto.

Ho capito di non potermi fermare, che devo continuare a camminare.

Lo farò per lei, per nostra figlia.

E anche se siamo a un anno di distanza, o più, il calore della tua presenza non svanirà mai.

  
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