CARO HERR DIARIO…
Capitolo 38- Il finale perfetto
-Gentili
Clienti, Vi informiamo che il volo per Berlino partirà fra trenta minuti.
Vi
preghiamo di dirigervi verso i posti che vi sono stati assegnati. Grazie –
annunciò
la voce
che proveniva dagli altoparlanti dell’aeroporto.
Con una
forte sensazione di nausea spinsi la mia valigia verso l’imminente partenza.
Perché non ero felice?
Me lo
chiedevo ormai da quella mattina.
Avevo
desiderato così tanto potermene andare, dimenticarmi di tutto…
e invece
non mi
sentivo affatto soddisfatta.
Anzi, una
voragine sembrava aprirsi nel mio petto e non riuscivo ad ignorarla in
alcun
modo.
Non
riuscivo più nemmeno ad autoconvincermi di stare
facendo la cosa giusta…
sapevo che
in fondo mi stavo solo ferendo ancora di più.
E quel
dolore era così… fisico. Mi sfiancava.
Con un
tonfo che per nulla si addiceva a me mi accasciai su un sedile dell’aeroporto,
ignorando
la voce stridula dell’altoparlante che tentava di incoraggiarmi. Inutilmente.
Sospirai,
frustrata. Come avrei voluto poter cancellare tutto il mese scorso.
Volevo
soltanto dimenticare… era davvero tanto difficile?
Nel
tentativo di allontanarmi dai miei pensieri, cominciai ad osservare le persone
presenti
in
quell’aeroporto: un uomo molto distinto fumava un sigaro seduto accanto ad una
signora
sulla cinquantina che lo implorava di fumare fuori, una hostess si intratteneva
con
un bel
ragazzo biondo… ma la mia attenzione si focalizzò su
alcune persone in particolare.
Una donna
guardava con aria ansiosa il suo orologio da polso, mentre tre bambini sui
cinque
anni le correvano intorno.
Ogni tanto
la piccola più bassa, dai capelli color cioccolato si avvicinava alla madre e
chiedeva
con curiosità – Mamma, quando arriva papà?
-Presto, tesoro… dovrebbe essere qui in circa cinque minuti –
rispondeva la donna,
focalizzando
per un attimo l’attenzione sulla figlia e carezzandole dolcemente una guancia
mentre le
sorrideva.
E non
potei evitare di pensare che fosse un sorriso così bello e dolce…
nessuno mi aveva
mai
sorriso così…
Beh,
nessuno apparte… Lui. Ebbi un brivido.
Continuai
a guardare i bambini, senza farmi notare... e improvvisamente la donna si alzò,
fissando
un uomo che era appena comparso da dietro l’angolo.
Aveva con
sé solo una valigetta rovinata, e i suoi abiti non erano firmati…
ma quando vide
la moglie
i suoi occhi stanchi si illuminarono di una felicità così sincera e splendida
che mi
sentii
morire.
Corse
incontro a lei e l’abbracciò con energia e dolcezza, e mentre la donna singhiozzava,
i
bambini
correvano intorno gridando con gioia e stringendosi alle gambe dei genitori.
Distolsi
lo sguardo, diventato ormai opaco, e mi resi conto solo allora di stare
piangendo
per la commozione… o forse per l’invidia.
“Miles… perché non può essere così tra me e te?” mi ritrovai
a pensare.
“Perché
non possiamo essere felici come quella famiglia? Ormai il mio sogno è solo
questo… vorrei soltanto vivere una vita
serena con te. Non mi importa più di nient’altro,
nemmeno
della perfezione.”
Era difficile
da ammettere, ma era così. Io non volevo tornare in Germania…
non ne avevo
bisogno.
Io volevo restare qui… ma avrei messo davvero da
parte il mio orgoglio?
-Gentili
Clienti, Vi informiamo che il volo per Berlino partirà fra cinque minuti. Vi
preghiamo
di
dirigervi verso i posti che vi sono stati assegnati. Grazie – annunciò di nuovo
la voce che
proveniva
dagli altoparlanti dell’aeroporto.
Con uno
sbuffo irritato mi costrinsi a ricomporre i pezzi della mia anima e ad alzarmi
per
dirigermi
verso la mia patria.
Dando le
spalle alla porta d’ingresso non potei sentire i passi affrettati e decisi che
mi
seguivano
fino a quando non furono ad un metro da me.
Anche
allora continuai a camminare, cercando di non pensare al fatto che quei passi
potevano
appartenere solo ad una persona… e ignorando il fatto
che la scena mi
sembrava
molto familiare.
Una mano
si posò sulla mia spalla, silenziosa, e io mi irrigidii di colpo. Mi fermai.
Vedevo
solo l’ombra di Colui che era dietro di me.
Non ero
sicura di poterlo guardare in faccia e anche volendo il mio corpo sembrava non
rispondere.
La sua
mano bruciava sulla mia spalla come carboni ardenti.
-Franziska… - sussurrò Lui, dubbioso.
Io non
accennai a muovermi, non reagii.
Invece
chiusi gli occhi, sperando solo che lui sarebbe sparito e che questo si fosse
rivelato
tutto un
sogno.
Magari se
avrei contato fino dieci sarebbe sparito… tentare non costava niente.
Uno, due…
-Franziska, ti prego…
- il sussurro di lui si faceva più pressante.
Tre, quattro…
-Perché
non vuoi guardarmi negli occhi? Non vuoi proprio vedermi? – disse lui,
poggiando
anche
l’altra mano sulla mia spalla, scatenando un’altra ondata di calore.
Cinque, sei…
-Sembra
che tu proprio non ne voglia sapere di me – sembrò constatare visto che lo
ignoravo.
Sette, otto…
-Beh, ci
tenevo a restituirti una cosa… - concluse, mettendomi
tra le mani uno strano
oggetto
quadrato.
Con gli
occhi ancora chiusi ne sfiorai la superficie e sentii gli intarsi sotto le dita… molte
volte
avevo passato il tempo a seguire le linee di quei ghirigori…
Nove,
dieci!
-Il mio Herr Diario! – sbottai di colpo, aprendo gli occhi. Lui era
ancora lì e mi fissava con
sguardo
indecifrabile mentre io cercavo di capire come il mio diario fosse finito nelle
sue
mani.
Ripensai
al momento in cui l’avevo scritto l’ultima volta…
stavo facendo i bagagli.
Guardai
ancora il diario e mi resi conto di un dettaglio importante.
-Ma è… è aperto!!! – lanciai un’occhiataccia a Miles, che presto diventò terrorizzata.
-Miles… tu… hai letto
il mio diario. – Non era una domanda, ma una semplice
affermazione.
-Non sarei
qui se non l’avessi letto. Franziska io… - lasciò la frase in sospeso, senza
riuscire a
proseguire.
E io non
volevo che proseguisse.
Il mio diario… Aveva letto il mio diario!
Come avrei
potuto più guardarlo in faccia? Ormai sapeva tutto!
Conosceva
ogni mia singola emozione, tutto ciò che avevo provato in quelle poche
settimane…
Sapeva che
lo amavo.
Mantenei
uno sguardo basso, anche se Lui era di fronte a me. E rimasi in silenzio.
Lo vidi
muoversi ed estrarre qualcosa dalla sua tasca: sembrava un piccolo foglio
sgualcito.
Lo mise
tra le mie mani, e poi disse – Come io ho conosciuto i tuoi segreti, è giusto
che tu
conosca il
mio più grande segreto…
Non lo
guardai ma immaginavo che si stesse mordendo le labbra…
la sua voce concluse la
frase con
nervosismo mentre prendevo il foglio spiegazzato.
-Riuscire
a riaverlo indietro da Gumshoe è stata una faticaccia
– sussurrò quasi tra sé.
Da Herr Sciattone? Che cosa poteva essere quel foglio?
“Miles
Edgeworth… Franziska Von Karma. Miles e Franziska,
Franziska è la sorella di Miles
Edgeworth. Lui non deve provare altro che amore fraterno. Fraterno. Punto.”
Riconobbi
subito il foglio che avevo davanti… era quello che
avevo trovato tempo fa sul
mio
comodino e che avevo cercato di riavere indietro a tutti i costi, ma non ci ero
riuscita
a causa
dell’incompetenza del detective.
Mi
concentrai sulle parole scritte in modo irregolare sul foglio…
“amore fraterno”?
“In questo momento sono a letto con Franziska… non in quel senso! Sto dormendo
insieme a lei, sta male e le faccio
compagnia, solo questo. Lei è mia sorella, non ho mai
pensato a lei come una donna…
come una sorella… una sorella! Ma una voce nella mia
testa continua ad urlare: lei non è davvero
tua sorella, non lo è… e non sbaglia. È difficile
ammetterlo, ma… la
trovo piuttosto bella. Okay l’ho detto.”
Fui
colpita da un’improvvisa vampata di calore.
Mi trovava
bella…? Miles?
Continuai
a leggere con curiosità: veniva raccontato un episodio che mi ricordavo
benissimo… il nostro finto matrimonio. E dire
che ci credevo così tanto a quell’età.
“Era davvero convinta di tutto questo:
portava l’anello 24 ore su 24, e continuava a
chiamarmi fidanzatino, cosa che mi dava un
fastidio pazzesco. Adesso non mi darebbe più
così fastidio…”
Sorrisi,
pensando a come lo costringevo a passeggiare con me mano nella mano… era uno
dei pochi
bei ricordi che portavo della mia infanzia.
I miei
occhi si posarono di nuovo sull’ultima frase letta…
non gli darebbe fastidio?
“Miles
Edgeworth ama Franziska Von Karma.”
...
Rilessi la
frase.
Non
riuscivo a credere a ciò che leggevo.
Doveva
essere ovviamente una sorta di scherzo… fra poco da
qualche parte sarebbe
spuntata
una telecamera, giusto?
Che
scherzo crudele, prendersi gioco delle persone in questo modo!
Mi voltai
incatenando il mio sguardo con il suo e scrutando nei suoi occhi fui
consapevole
che non
si trattava di uno scherzo.
Mi
guardava in un modo così… dolce.
Cominciai
improvvisamente a considerare la seconda possibilità: e se invece fosse
sincero?
Se davvero…?
E allora
mi ricordai di una semplice frase, una frase così bella da restare impressa
nella mia
mente come
un marchio: “Gli occhi non mentono mai… se sei felice
brillano, se sei
triste
sono spenti, se sei innamorato si incantano. Gli occhi sono come un libro aperto…”
Avevo riso
la prima volta che l’avevo letta, per me e per Lui fingere anche con gli occhi
era
un’abitudine.
Ma adesso… adesso non stava nascondendo i suoi pensieri, e il
suo morbido sguardo
d’argento
si posava sul mio senza finzione, svelando ogni sua sensazione.
E allora
ne fui davvero convinta.
-Non andare… ti prego, Franny – prese
le mie piccole mani e le strinse tra le sue, mentre
un soffice
calore mi avvolgeva con tenerezza, senza la solita violenza.
Incapace
di parlare, mi ritrovai di colpo fra le sue braccia e respirai il suo dolce
profumo.
Non mi ero
mai sentita più felice di così…
Mentre mi
abbracciava sentii che tentava di prendere qualcosa dalla sua tasca, quindi mi
allontanai
per vedere cosa stesse facendo.
Lui
sembrava ancora piuttosto agitato, e sembrava stesse pensando a qualcosa.
Prese
qualcosa e la tenne nel suo pugno, poi prese la mia mano sinistra e tolse il
mio
guanto.
-Sai… - cominciò – anche se vorresti, non
potresti andartene e sai perché?
Non
risposi, non capivo dove volesse arrivare.
-Sono
certo che ti ricordi del nostro… uhm…
“patto”? – chiese senza guardarmi.
Io annuii
semplicemente. Ancora non capivo quale fosse il suo scopo.
-Ti
ricordi quali promesse comprendeva il nostro giuramento? – chiese e io annuii
nuovamente.
-Avremmo
sempre potuto contare uno nell’altra, da grandi ci saremmo sposati…
– elencò,
e sorrise
alla seconda promessa.
- … e
soprattutto non ci saremmo mai separati – concluse guardandomi dritto negli
occhi.
Lo fissai
stupita e tremendamente felice. Si ricordava!
Allora
aveva davvero dato importanza alle nostre promesse…
se non avessi avuto una
certa età
mi sarei messa a saltare di gioia. No, forse nemmeno in quel caso.
-Quindi
non puoi tornare in Germania… ah, un’altra cosa –
disse lui, quasi colto da un’idea
improvvisa.
Riprese la
mia mano priva di guanto e con delicatezza infilò un anello nel mio anulare.
Sobbalzai
improvvisamente, rendendomi conto che si trattava del mio anello con la “M”
incisa
sopra. A quanto pare dovevo averlo dimenticato in camera…
come il diario
d’altronde.
La mia
mente non riusciva più a ragionare a causa di tutto ciò che stava succedendo,
ma il
colpo di
grazia fu di certo quello: vedere che anche Lui, anche Miles
che aveva sempre
rinnegato
la nostra promessa, in quel momento portava il suo anello.
L’anello
con la “F” incisa, che non vedevo da così tanto tempo, risplendeva felice sul
suo
dito.
A quel
punto non resistetti più e vidi il mio sguardo farsi opaco e pieno di lacrime,
mentre
la
felicità che provavo si trasformava in un’emozione sconosciuta e stupenda.
Mi gettai
nuovamente tra le sue braccia, ridendo, piangendo, godendo di quella strana
sensazione
di calore che ci avvolgeva come una fiamma silenziosa.
E quando
ebbi di nuovo la forza di alzare lo sguardo su di lui, vidi nel profondo dei
suoi
occhi la
stessa emozione, e parole che nessuno aveva ancora il coraggio di dire.
Ma ormai
credevo che il cuore mi sarebbe sfuggito dal petto se non le avessi dette. Mi
alzai sui
talloni il più possibile, raggiungendo a stento la sua spalla…
e in un sussurro
riuscii
finalmente a liberarmi di quelle tre paroline che tanto avevo desiderato
potergli dire.
-Ich liebe dich...
Vidi i
suoi occhi rispondere ai miei silenziosamente allo stesso modo.
E poi,
come per confermare anche lui i suoi sentimenti si chinò verso di me…
Chiusi gli
occhi beatamente quando le sue labbra incontrarono le mie nel bacio più dolce
che avrei
mai potuto immaginare.
***
“30 giugno, ore 00:01, a letto, stanza degli
ospiti di casa Edgeworth
Caro Herr Diario,
sembra impossibile…
ma è davvero successo!
Mi sono già chiesta più volte se avessi
sognato tutto, ma i dolci sorrisi di Miles riescono a
cancellare ogni mio dubbio.
È… è… non riesco nemmeno a trovare le parole
adatte. Non sono certa che ciò che stia
provando si possa realmente scrivere su un
foglio. Sono talmente felice….
È come se non mi importasse più di
nient’altro, ecco mi sento realizzata! Credo sia questo
il termine adatto.
Cosa ne pensi tu, Caro Diario?
Credo che non conoscerò mai la tua risposta,
anche perché tu stai ormai per finire e mi
dispiace davvero tanto scrivere la tua
ultima pagina così.
Magari, ti chiederai come sarà adesso la mia
vita, come andranno avanti le cose… e io non
potrò più informarti. Beh, non che tu sia
davvero qualcosa di reale, non l’ho mica
dimenticato!
Ma… credo di essermi affezionata a te quasi quanto una persona vera.
Ed è per questo che volevo ringraziarti. Si,
voglio dirti grazie per avermi accompagnato in
quella che credo sia stata la svolta più
importante della mia vita. Nessuno meglio di te ha
saputo comprendermi e ascoltarmi.
Ed è così che concludo la tua ultima pagina…
Grazie, Caro Herr
Diario.
Tua per sempre, Franziska
Edgeworth (secondo te suona bene…?)
P.S.: Ho ancora un piccolo dubbio… Herr Diario, secondo te
questa sensazione può
denominarsi ‘perfezione’?”
… Fine.
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Ed ecco il finale, da molti atteso,
e che non era mai arrivato.
Non so di preciso perché non ho mai voluto postare quest’ultimo capitolo, non
ne ho idea.
Ma quando oggi ho pensato a Caro Herr Diario… beh, ho avuto lo strano desiderio di
concludere finalmente la vicenda.
Il capitolo era pronto da davvero
molto tempo e finalmente eccolo qui.
Ringrazio sinceramente tutti coloro che mi hanno supportato nella scrittura di
questa fanfic!
Grazie a tutti <3