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Autore: FRC Coazze    27/01/2012    13 recensioni
E se in una notte di fine ottobre 'qualcuno' fosse corso in aiuto ai Potter? E se questo qualcuno fosse riuscito a salvare la giovane Lily? E se sempre questo qualcuno fosse una persona innamorata da sempre di lei? E se Harry fosse scomparso?
Troverete risposta (forse) a queste domande nelle mia ff!
Dal primo capitolo: "Silente si era accostato ancora. La sagoma che giaceva accanto alle ginocchia della professoressa ora aveva un volto… e, per la miseria, anche un nome! Oh, Albus conosceva bene il colore di fuoco di quei lunghi capelli… conosceva bene i lineamenti freschi di quella giovane donna: Lily Evans giaceva lì, sul freddo pavimento, svenuta e con una sanguinante ferita sul petto… ma viva!"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe della Notte'
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Premessa. Vi avverto subito che questo capitolo è lungo. Molto lungo. Più lungo di quanto fosse previsto. Quindici pagine di Word. I più lunghi fino ad adesso erano stati di dodici pagine, per cui...

Volevo dividerlo a metà, ma purtroppo non c’è un punto che possa fare da linea di demarcazione tra le tue parti. Se l’avessi diviso avrei spezzato la tensione in due, annientandola. Per cui, purtroppo, vi tocca sorbirvi questo malloppone. Scusatemi.

 

*******

 

Capitolo 33
 

IL PRINCIPE E I MALANDRINI



Lord Voldemort osservò a lungo il vecchio cappello da mago che teneva fra le mani. Lo accarezzò, analizzò, gustò in ogni sua piega, in ogni sua toppa. I suoi occhi di fuoco rilucevano di strane scintille di libidine, di compiacimento, profondo, dolce. Dolce, come il sapore della vittoria ormai imminente. Il Signore Oscuro sorrise mellifluo. Ormai tutto stava per compiersi. Il suo fedele servo avrebbe messo a tacere quel verme traditore di Lucius Malfoy e gli avrebbe a breve consegnato l’ultimo tassello per il suo meraviglioso mosaico del trionfo.

Si rigirò ancora il Cappello tra le mani. Non aveva bisogno della spada, dopotutto. Ciò che gli serviva era un oggetto speciale, l’ultimo possesso dei Fondatori di Hogwarts non ancora toccato dalla sua magia oscura. Se non poteva avere la spada di Godric Grifondoro, ne avrebbe comunque avuto il cappello. Anzi, il cappello era un simbolo ancora più importante della spada. Non era solo un cimelio dei Grifondoro, era un simbolo per tutta la scuola di Hogwarts. Cosa poteva esserci di meglio?

Sorrise ancora, seduto a capotavola nella sala vuota, convivio di fantasmi silenziosi. Il Cappello Parlante in grembo. Ora doveva solo attendere. Attendere che Severus gli consegnasse il bambino. Il piccolo Harry Potter. L’ultimo passo verso l’immortalità.

***

Lily si sistemò meglio sul comodo divanetto bordeaux nel salottino di Villa Malfoy. Il piccolo Harry giocava sul tappeto davanti a lei, tutto preso dal cercare di acchiappare un bel modellino di un ippogrifo dorato che gli galoppava intorno. Aiutato nell’impresa da Sirius Black che rideva dei tentativi vani del bimbo.

Lily sorrise. Le sembrava di essere tornata indietro nel tempo, quando Sirius e Remus venivano a trovare lei e James e giocavano con il piccolo Harry divertendosi come bambini, tanto che spesso era arrivata a chiedersi chi tra i Malandrini e Harry fosse il vero bambino.

Tuttavia, non riusciva ad essere felice. Non riusciva a godere della rinnovata vicinanza con il suo bambino. Ogni volta che le sembrava di ritrovare un po’ di serenità, il ricordo di Severus la invadeva di amarezza, cancellando il sorriso dal suo volto, o rendendolo semplicemente una triste smorfia. Non poteva trovare la serenità senza Severus, a meno che non fosse riuscita a rinunciare a lui, ma questo non lo avrebbe mai fatto. Mai.

La notizia che Severus aveva rubato il Cappello Parlante, che probabilmente era sotto Imperius… era… non riusciva nemmeno a pensare a come dovesse sentirsi ora Severus. Probabilmente neanche sapeva cosa stava facendo. Era costretto da quelle catene maledette, proprio come diceva la profezia, era stato costretto a rubare il Cappello. Come si sarebbe sentito quando avrebbe compreso ciò che faceva? Quando avrebbe compreso che era di nuovo stato costretto ad obbedire agli ordini di quel pazzo assassino?

Remus si sedette sul divano accanto a lei rivolgendole un sorriso dolcemente incoraggiante.

“Si sistemerà tutto, vedrai.” Le disse, mischiando le parole a quel sorriso calmo.

Lei gli sorrise di rimando, poi portò nuovamente gli occhi sui due, perché erano due, bambini davanti a lei. Sirius aveva acchiappato l’ippogrifo sotto gli occhi delusi di Harry e ora stava cercando di farlo volare. Tuttavia, convincere un ippogrifo, seppur giocattolo, a volare non era così semplice e la piccola creatura continuava a divincolarsi tra le dita del giovane.

“Sei ancora decisa a fare… quello che intendi fare?” Chiese Remus a Lily, serio.

“Sì.” Rispose Lily altrettanto decisa.

Remus sospirò tristemente, guardando distrattamente il piccolo ippogrifo sfuggire alla presa di Sirius e balzare vicino alle ginocchia di Harry.

“Non credi sarebbe meglio parlarne con Silente?- Propose Remus riportando gli occhi d’ambra su Lily. –Se è vero ciò che ha detto Minerva, che intende attaccare direttamente Villa Riddle, che motivo c’è di muoverci da soli?”

Lily trattenne appena una risata quando vide Harry balzare letteralmente addosso a Sirius per riappropriarsi del suo giocattolo. Giocattolo nuovamente sequestrato dal giovane, deciso a fargli spiegare le ali e che tentava di allontanare il più possibile la mano che reggeva l’ippogrifo dalle manine tese del bimbo.

“Smettila, Sirius. Dagli quel giocattolo.” Lo rimproverò Remus.

 “Voglio farlo volare!” Disse Sirius in sua discolpa, guardando Remus mentre Harry si arrampicava su di lui per raggiungere il giocattolo tenuto ben in alto da Sirius.

“Ti pare il momento di litigare con un bambino per un giocattolo?” Continuò Remus.

Harry borbottava arrabbiato mentre tentava in tutti i modi di raggiungere l’ippogrifo.

“No. Mio!” Stava dicendo il bimbo, imbronciato.

“Sirius, daglielo.” Disse freddamente Lupin.

“E va bene, va bene.” Sbuffò allora Sirius. Quindi abbassò il braccio e aprì il palmo liberando l’ippogrifo. Harry vi si tuffò sopra agguantando il giocattolo con un risolino felice. Si sedette sul tappeto, felice, e lasciò andare l’ippogrifo, che prese a pulirsi tranquillo le piume sotto lo sguardo scintillante del bimbo. Sirius guardò il giocattolo contrariato, quindi incrociò le gambe e continuò a fissare quello stupido coso lisciarsi le sue piume fittizie, decisamente quel giocattolo ce l’aveva con lui.

Lupin si lasciò sfuggire un sospiro soddisfatto, quindi tornò a rivolgersi a Lily.

“Non hai risposto alla mia domanda, Lily.” Le ricordò, guardandola seriamente.

La ragazza si voltò lentamente verso di lui, il sorriso di poco prima misteriosamente scomparso per lasciare posto ad un’espressione cupa, decisa.

“Non intendo abbandonare Severus nelle mani di Voldemort.” Gli disse sinceramente.

Lupin sospirò. Chinò la schiena poggiando i gomiti sulle ginocchia.

“Nessuno intende abbandonarlo. –Le disse amaramente. –Lily, Silente ha dimostrato di essere deciso a portarlo via da là. Andrà tutto bene.” Le posò dolcemente una mano sul braccio, stringendo appena per infonderle un po’ di calore, un po’ di speranza, ma gli occhi verdi di Lily rimasero scuri.

Rimase in silenzio per qualche istante, poi scosse violentemente il capo, facendo ondeggiare i lunghi capelli rossi.

“Se Silente attacca Villa Riddle, Severus sarà in pericolo, non lo capisci questo?” Fece, volgendo gli occhi verso Lupin che la guardava sorpreso.

“Perché dici così?” Chiese Remus e notò che anche Sirius si stava interessando alla loro discussione dopo essersi arreso di fronte all’evidenza che l’ippogrifo dorato preferiva Harry a lui.

“Se Severus è sotto Imperius, contro chi credi che combatterà?- Disse Lily tristemente. –Se Voldemort lo costringe ad attaccarci… se…” Scosse il capo senza riuscire a terminare la frase.

“No. –Disse poi risoluta, riacquistando il comando della propria voce. –Dobbiamo portalo via da lì prima che l’Ordine attacchi. Non voglio che gli succeda qualcosa. Di nuovo.”

Lupin la guardò con occhi tristi. Non poteva dire che non gli dispiacesse per Severus. Sentire dalla voce di Minerva McGranitt che Severus era sotto Imperius, che aveva rubato il Cappello… non aveva potuto non provare pena per Severus. Non poteva incolparlo per nulla. Certo, la domanda: perché aveva rubato il Cappello? Era un enigma irrisolvibile, ma ciò che sentiva premere dentro di sé era quel senso di obbligo verso Severus, sentiva dentro di sé il desiderio di aiutare quello che non poteva definire un amico, ma comunque una persona che aveva fatto molto per l’Ordine. Un ragazzo sempre stato accantonato, evitato… esattamente come lui.

Remus gettò un’occhiata fugace a Sirius. Negli occhi azzurri dell’amico vide un tale affollamento di pensieri discordanti che non riuscì a cogliere cosa realmente stesse pensando. Da una parte, sapeva che Felpato avrebbe ben felicemente lasciato Severus nelle mani di Voldemort, che non gli importava più di tanto della sua sorte. Dall’altro lato, però, coglieva l’amicizia profonda che lo legava a Lily e che lo portava a volerla aiutare in ogni modo possibile, e questa cosa si scontrava con i suoi sentimenti per Severus creando un tale guazzabuglio nella mente di Sirius da impedirgli di prendere una posizione chiara, e infatti, ancora non aveva commentato il piano di Lily. Sirius aveva ancora bisogno di una spinta verso l’una o l’altra parte.

Qualcuno bussò educatamente alla porta, interrompendo i pensieri di Lily e Remus.

“Sì, avanti.” Disse quest’ultimo voltandosi verso la porta.

La maniglia scattò e Brix sbirciò all’interno del salottino. Rimase qualche istante a guardare i tre ragazzi e il bimbo che giocava sul tappeto con la mano dalle dita affusolate appoggiata al legno scuro della porta, quindi fece un passo all’interno e si richiuse la porta alle spalle.

Non portava più il suo gilè rosso, né il berretto sul capo, ma un semplice, logoro pezzo di un vecchio lenzuolo, cosa che lui sembrava decisamente non gradire visto l’espressione irritata sul suo viso rugoso.

“Brix, come sei elegante!” Esclamò improvvisamente Sirius Black con un ampio sorriso, guadagnandosi un’occhiata di fuoco da parte dell’elfo.

“Spero che questa mascherata abbia un senso. –Borbottò Brix avanzando nella stanza. –E’ ridicolo. Io sono un elfo libero! Libero! Non metto più queste robe da decenni!” Esclamò poi mostrando il lenzuolo sgualcito che lo copriva e agitando platealmente le braccia magre.

Harry guardava il nuovo arrivato incuriosito, quasi divertito dall’agitazione di quella piccola creatura ossuta dalle grandi orecchie. Brix gli rivolse un sorriso, allontanando per qualche istante l’irritazione.

“Ciao, Harry.” Gli disse gentilmente, guadagnandosi in risposta un largo sorriso.

“Sei qui per aiutarci a tener d’occhio mister e missis biondo platinato, Brix.- Gli ricordò Sirius. –Come tutti noi devi adeguarti ai loro standard.”

“Ai loro standard?!- Ripetè irritato Brix, quindi afferrò un angolo della veste per indicarla a Sirius. –Questi sono gli standard di Albus Silente! Per mischiarmi agli altri elfi domestici… e ancora non riesco a capire come diavolo abbia fatto a convincermi!”

Lily sorrise dolcemente all’elfo.

“Su, Brix. Non sarà per molto.” Gli disse tranquillamente e l’elfo le sorrise di rimando.

“Dove sono i Malfoy?” Si informò Remus.

“Il signor Malfoy è nel suo studio. La signora Narcissa qui di fianco, nella nursery col piccolo Draco.” Rispose allora Brix indicando col capo la porta dietro di sé e incrociando le braccia nude sul petto.

“Tutto tranquillo?” Chiese Sirius.

“Non vola una mosca.”

Sirius alzò gli occhi verso Remus. “Ormai è il tramonto. – disse accennando col capo alla finestra dalla quale filtravano i pochi raggi vermigli che riuscivano a fendere le nubi.- Meglio riprendere le nostre postazioni, che dici?” Gli chiese.

“Sì, io vado di sotto. Tu fa il tuo gir-” Gli rispose Lupin, ma non poté finire la frase che un schiocco frizzante provenne dal giardino, giusto al di là della grande finestra.

“Ehi, ma che…?” Remus fece per alzarsi, ma Sirius lo precedette balzando in piedi e dirigendosi verso la finestra. Scostò le tende quel poco che bastava per avere una buona visuale e controllò ogni angolo del giardino che i suoi occhi potevano cogliere, analizzando ogni siepe, ogni ombra allungata dal sole calante, ma non vide nulla di strano.

“Vado a controllare.” Disse poi, per niente rassicurato da ciò che aveva visto. Quindi avanzò a grandi passi verso la porta e uscì prima ancora che Lily riuscisse a trattenerlo, e la giovane rimase con la bocca semiaperta a guardare la porta chiusa.

***

Severus lanciò un incantesimo di disillusione sull’elfo domestico che aveva appena schiantato dietro una siepe perfettamente curata. Controllò che il corpicino dell’elfo diventasse completamente invisibile, quindi balzò silenziosamente oltre di esso e voltò in fretta l’angolo della casa. Si premette contro il muro freddo proprio nell’istante in cui l’ombra di un uomo si affacciava alla finestra, probabilmente Lucius aveva sentito lo schiocco dell’incantesimo.

Scivolò silenzioso come un’ombra lungo il muro, controllando che non ci fossero altri elfi nei paraggi. Continuò il suo cammino spiato soltanto dal rosso porporino del sole morente, approfittando delle lunghe ombre che si proiettavano nel giardino. Conosceva bene quella casa, non sapeva quante volte era stato ospite dei Malfoy, ma di certo un buon numero, abbastanza da sapere come entrare indisturbato.

Continuò ad avanzare verso la prima finestra che sia apriva su quel lato della villa, le spalle premute contro il muro della villa, mischiandosi alle ombre degli alberi potati del giardino. Quando fu a poca distanza dalla finestra, più piccola delle altre, sbirciò cautamente all’interno. La stanza al di là era vuota, immersa nella caligine della sera. Si allontanò di un passo dal muro, ponendosi di fronte alla finestra ed estrasse la bacchetta.

“Alohomora.” Sussurrò. La maniglia scattò all’interno, e la finestra si aprì silenziosamente quel tanto che bastò perché Severus potesse infilare la mano tra le due ante e aprirla del tutto.

Balzò sul davanzale di marmo con il movimento elegante e silenzioso di un gatto, quindi scese da esso poggiando silenziosamente gli stivali sul pavimento. Richiuse la finestra con cura e si guardò intorno per capire dove si trovasse. E si trovava nel bagno di Villa Malfoy, un’ampia stanza con una vasca da bagno a dir poco monumentale al centro incavata nel pavimento, alle pareti, ad un attaccapanni d’ottone, erano appesi alcuni accappatoi, ma questo non importava a Severus insieme col fatto che fosse tutto perfettamente scintillante e lucido. Severus non si soffermò più di tanto su quella stanza che profumava di un lieve aroma di lavanda, sapeva dov’era, era tutto ciò che importava, e sapeva bene come orientarsi.

Attraversò il bagno e socchiuse appena la porta, sbirciando al di là, nel corridoio. Tutto silenzio. Gli elfi domestici, probabilmente erano tutti indaffarati a preparare la cena, eccetto per quello che aveva incontrato nel giardino. Quasi sicuramente Lucius era nel suo studio, e Narcissa… Narcissa o era nei suoi appartamenti, oppure nella nursery insieme al piccolo Draco.

Uccidi Narcissa e il bambino, ma Lucius lascialo in vita.

Rimaneva solo da scoprire dove fosse il piccolo Potter… pazienza. Avrebbe pensato a lui più tardi.

Scivolò nel corridoio e voltò subito a sinistra. Conosceva bene Villa Malfoy. Molto bene. Sapeva come muoversi, conosceva le abitudini della famiglia… sapeva tutto. Sapeva che la nursery si trovava al piano di sopra, non molto lontano dalle camere da letto e sapeva anche che era dal lato opposto rispetto all’ufficio di Lucius. Perfetto. Doveva solo sperare che Narcissa e Draco fossero là.

Continuò a procedere nel corridoio freddo, silenzioso, diretto alle scale. Quando fu a pochi metri da essi, il rumore di passi che si affrettavano giù dalla scalinata lo fece sobbalzare. Si premette contro il muro bianco, nascosto dietro l’angolo dell’arcata che dava sull’immenso ingresso di marmo, il respiro mozzato. Si nascose tra le foglie di stucco che ne decoravano la superficie, celandosi tra fronde pietrificate. Sbirciò appena al di là dell’arcata e fece in tempo soltanto a vedere il portone richiudersi con un tonfo, nascondendo con un sorriso sarcastico colui che l’aveva appena superato.

Severus riprese lentamente a respirare. Rilassò i muscoli allontanando le spalle dal muro gelido, rimase qualche istante a guardare il portone chiuso, respirando lentamente. Socchiuse appena le labbra lasciando che la tristezza gli avvolgesse i lineamenti, non sapeva da dove venisse quella fredda amarezza, ma non potè evitare che essa lo afferrasse. Si appoggiò stancamente al muro, le lacrime premevano contro i suoi occhi neri. Lacrime che non avevano per lui alcun senso. Non voleva andare avanti, non voleva uccidere… non voleva fare ciò che stava facendo. Voleva sparire. Deglutì, cercando di scacciare quella voce profonda che gli diceva di fermarsi. Non voleva farlo. Ma non poteva non farlo, doveva andare avanti, quelle catene stringevano. Facevano male. Alzò gli occhi scuri verso lo scalone, quasi a cercare una risposta incisa sul bianco marmo degli scalini. Guardò i due telamoni dell’ingresso, sperando di trovare nei loro occhi ciechi una parola, una parola qualsiasi che lo spingesse ad andare avanti, o a tornare sui suoi passi. Ma le due grandi statue tacquero, continuando a fissare il portone innanzi a loro con occhi vacui. Non voleva andare avanti, ma non poteva tornare indietro.

Si lasciò lentamente scivolare lungo la parete, fino a ritrovarsi scompostamente seduto a terra, sulle piastrelle a scacchi perfettamente lucide, la schiena poggiata al muro. Reclinò il capo all’indietro, trattenendo le lacrime. Gettò un’occhiata distratta al pavimento, cogliendo l’immagine di un giovane dai lunghi capelli neri che lo guardava con occhi supplicanti di un prigioniero che agogna alla libertà. Era lui quell’uomo? Quella era la sua immagine riflessa? Non era che un mago grottesco, un fantasma cupo che aleggiava, ospite indesiderato, indispettendo il candore della mattonella.

Rimase così per qualche istante. Sentiva la sua coscienza dibattersi disperata in lui, ma lui non poteva fare nulla. Non era padrone di sé stesso… non poteva tornare indietro. Con grande sforzo si rialzò asciugandosi velocemente le lacrime con la manica scura, pulendo i suoi occhi da quegli interrogativi d’argento, rendendoli nuovamente vuoti nella loro decisione. Lentamente, entrò nell’ingresso e cominciò a salire la scalinata in fretta, gli stivali neri che lasciavano soltanto un leggero fruscio dietro di loro.

***

Lupin si allontanò dalla finestra. Si voltò verso Lily scuotendo la testa mentre accompagnava il gesto con un sospiro.

“Sirius è uscito.” Le disse con voce atona.

Lily lo guardò per qualche istante, poi posò gli occhi sul piccolo Harry che continuava a giocare ignaro sul caldo tappeto.

“Forse è meglio che vada a dare un’occhiata anch’io.” Le disse Remus.

Lily annuì decisa. Qualunque cosa fosse successa, era meglio controllare. Loro erano lì per proteggere i Malfoy e non potevano permettersi errori.

“Sì. –Concordò la ragazza. –Io vado con Harry da Narcissa. Insieme a Brix.” Lanciò un’occhiata all’elfo che annuì deciso in sua direzione.

“E io vado ad avvertire Lucius.” Disse Lupin, e quindi uscì in fretta diretto verso l’ala opposta della villa.

Lily si trattenne ancora qualche minuto, pensierosa. Cosa doveva aspettarsi? C’era qualcuno nella casa? Qualcuno che intendeva fare del male ai Malfoy? Ma chi? Un Mangiamorte? Uno? Solo soletto? Se era solo uno lo avrebbero catturato in fretta, contando anche Narcissa e Lucius, erano in sei contro uno… rimase ancora qualche istante a rifletter, poi si chinò verso Harry. Sollevò dolcemente il figlio da terra e lo strinse a sé, reggendolo tra le braccia. Harry si accoccolò contro il suo petto stringendo ancora tra le dita il piccolo ippogrifo.

“Ora andiamo da Draco, Harry. –Gli disse dolcemente Lily. –Ok?”

Il bimbo le sorrise, stringendosi di più contro di lei. Quindi, Lily e Brix uscirono dal salottino. La nursery era poco lontana. Probabilmente Narcissa non sarebbe stata molto felice di vederli, ma non potevano lasciare lei e Draco da soli.

***

Severus era a poca distanza dalla porta scura che dava sulla cameretta di Draco, quando improvvisamente la porta del salottino, che aveva appena superato, scattò. Svelto, riuscì a nascondersi dietro i pesanti stucchi che decoravano la vicina finestra, sperando che chiunque fosse uscito da quella porta avrebbe voltato a sinistra, dandogli le spalle.

La porta si aprì di colpo e dal salottino uscì … Lupin?! Che diavolo ci faceva Lupin a Villa Malfoy? Questo complicava le cose. Se c’era Lupin, era altresì probabile che ci fosse anche Sirius Balck nei dintorni, dannazione!

Strani ricordi che sentiva appartenergli, anche se pensava che così non fosse, lo invasero per un attimo. Come faceva a conoscere il nome di quel ragazzo coi capelli biondi? Da dove usciva quel ricordo, quel nome? Lo conosceva? E Sirius Black… perché questo altro nome era saltato subito nella sua mente, improvvisamente collegato a quel giovane biondo? Chi era Sirius Black? Non conosceva nessuno con quel nome, nessun Lupin, nessun Black... eppure… eppure sentiva di conoscerli. Perché? Cos’era quella confusione nella sua mente?

Severus osservò il giovane biondo, preoccupato, angosciato più dal suo non capire che dall’essere scoperto. Lo vide richiudere la porta e allontanarsi verso le scale, dal lato opposto rispetto a lui, ignaro che lui si trovasse a pochi metri di distanza dietro la sua schiena. Severus tirò un silenzioso sospiro di sollievo e attese pazientemente che il giovane voltasse l’angolo, e come egli sparì alla sua vista, così fecero anche quegli strani ricordi che gli frullavano in testa, ma non quel nome, Remus Lupin. Quel ragazzo era Remus Lupin. Ma chi era Remus Lupin?

Scosse il capo, scacciando quei pensieri, quindi si volse verso la porta che aveva di fianco. Attraversò il corridoio, trovandosi di fronte ad essa, estrasse la bacchetta con fare deciso, quindi abbassò lentamente la maniglia dorata facendo scattare la serratura.

Aprì la porta e scivolò svelto all’interno, richiudendosi la porta alle spalle. Un sorriso appagato si formò sulle sue labbra di fronte a ciò che vide in quella stanza. Aveva visto giusto. Le sue prede erano lì, da sole e inermi.

Narcissa non ebbe nemmeno il tempo di formulare la frase indignata da quell’inopportuna invasione. Rimase lì, immobile, seduta sulla poltroncina con il piccolo Draco addormentato in grembo. Rimase lì, immobile, la bocca semiaperte, le parole congelate in gola, a fissare la figura scura che le puntava contro la bacchetta. Rimase lì, immobile, gli occhi puntati in quelli scuri dell’intruso, incapace di formulare un qualsivoglia pensiero, senza riuscire a capire.

Severus strinse più forte la bacchetta nella mano. Sopraffatto per un istante da vecchi dubbi. Guardò gli occhi spaventati, sorpresi della donna davanti a lui, sapendo che doveva ucciderla. Guardò quelle iridi azzurre sapendo di doverle spegnerle. Guardò il visino rubicondo del bimbo addormentato tra le braccai della madre sapendo che  si sarebbe più svegliato. E non gli importava. O sì?

“Severus…” Mormorò Narcissa, riprendendosi improvvisamente dalla sorpresa.  Non sapeva come comportarsi. Vedeva negli occhi neri di Severus la sua stessa condanna già scritta e firmata. La sua e quella di suo figlio. La sua bacchetta era nella tasca della veste, avrebbe fatto in fretta ad afferrarla, ma qualcosa la bloccava. Era lo sguardo di Severus a bloccarla, uno sguardo in cui ora poteva vedere chiaramente un’enorme sofferenza, un dolore profondo. Vedeva il vero Severus, laggiù, al di là delle parole malvagie che coprivano i suoi occhi neri. E vedeva la paura. La paura di dover uccidere di nuovo.

Narcissa fece per alzarsi in piedi, fronteggiare Severus, approfittando del suo attimo di smarrimento, ma il giovane fece scattare la bacchetta contro di lei, gli occhi tornati vuoti pozzi di nulla.

“Resta dove sei!” le intimò duramente, pur mantenendo la voce poco più alta di un sussurro.

Narcissa lo guardò in silenzio, senza sapere cosa fare. Doveva prendere la bacchetta, ma come poteva con quella di Severus puntata su suo figlio. Cercò di ripiegare sulla diplomazia. Dove diavolo erano i loro invincibili protettori?

“Perché sei qui?” Gli domandò.

Severus parve esitare per un attimo, ma poi il suo volto si fece di nuovo di pietra.

“Nessuno tradisce il Signore Oscuro. –Le disse con voce vuota.- Vedere la sua famiglia annientata sarà la punizione per Lucius. Lui sa.”

Narcissa sentì un brivido gelido scenderle lungo la schiena. Ecco a cosa aveva portato la testardaggine di Lucius. Ecco a cosa avevano portato le sue stesse sciocche decisioni. Chiuse gli occhi. Non poteva finire così. No. Nessuno avrebbe fatto del male a suo figlio. Nessuno. Tantomeno Severus. Severus, il suo padrino, il migliore amico di suo padre… no!

Fece per far scattare la mano verso la tasca della veste dove teneva la bacchetta, ma proprio mentre estraeva la bacchetta i riflessi di Severus scattarono.

“Expelliarmus!” Esclamò il giovane. La bacchetta schizzò via dalla presa ancora incerta di Narcissa, cadendo con un tonfo sul pavimento di legno.

Draco si svegliò di colpo, cominciando a guardarsi intorno spaventato. Posò i grandi occhi azzurri sull’uomo che teneva la bacchetta puntata su di lui. Lo guardò incuriosito e spaventato allo stesso tempo, poi sorrise. Sorrise riconoscendo nei lineamenti di quel giovane quelli del suo padrino che aveva visto tante volte, sulle cui ginocchia si era seduto tante volte. Sorrise. Ma non capiva perché sua madre lo stringesse così forte. Sentiva il cuore della mamma battere forte, spaventato, ma perché? Perché lo stringeva così? Quello era il suo padrino.

Severus si sentì fare a brandelli da quegli occhi azzurri, da quel sorriso innocente del bimbo. Quello era Draco. Era Draco, il suo figlioccio. Perché gli stava puntando contro la bacchetta? Perché… cosa stava facendo? Non doveva esitare. Doveva ucciderlo. Doveva uccidere lui e sua madre. Il Signore Oscuro lo aveva ordinato.

Strinse forte la bacchetta, deciso. Osservò con occhi freddi la madre e il figlio tenuto stretto fra le braccia. Nient’altro che bersagli immobili.

“Avada…” Cominciò, ma non fece in tempo a finire di pronunciare la maledizione che la porta si aprì di colpo, urtando la sua spalla e costringendolo ad indietreggiare abbassando la bacchetta.

***

Lily abbassò decisa la maniglia della porta, ancora presa dai suoi pensieri, reggendo fermamente Harry con un braccio. Brix la seguiva a pochi passi di stanza.

Spalancò la porta sovrappensiero, senza pensare minimamente a ciò che stava facendo, alla maleducazione che stava mostrando entrando così in una stanza, cosa che sicuramente Narcissa non avrebbe gradito. Tornò improvvisamente alla realtà quando si rese conto che la porta aveva urtato qualcosa. Una persona. Qualcuno che si trovava appena la di là della soglia e che era stato spinto indietro con forza. Lily colse un’ombra vacillare per un attimo e quindi aggrapparsi alla culla di Draco cercando di riacquistare l’equilibrio.

Per un attimo non capì, ma poi vide Brix balzare all’interno della stanza e posizionarsi davanti a Narcissa, che stringeva forte Draco a sé. La donna era girata di due terzi verso la grande porta vetro che dava sulla terrazza, volgendo le spalle verso Lily che si trovava sulla soglia con sguardo smarrito, e faceva scudo al piccolo Draco con il suo corpo.

Lily improvvisamente capì. Estrasse in fretta la bacchetta ed entrò nella stanza svelta, decisa. Harry tenuto stretto a sé con forza. Decisa a schiantare subito l’intruso, ma ogni sua convinzione si infranse quando vide il volto dell’uomo che si stava rialzando massaggiandosi la spalla colpita. L’intruso alzò gli occhi verso di lei, guardandola ferito, confuso, incredulo.

La ragazza si sentì morire di fronte a quegli occhi. Non poteva essere… non lui… no… Deglutì, la gola improvvisamente secca, svuotata, un deserto di sabbia, l’oasi verde dei suoi occhi inaridita dal buio di quegli occhi. Parole impronunciabili incastrate nella sua gola la ferivano, la tagliavano. Sentì i suoi occhi gonfiarsi di lacrime senza riuscire a trattenersi. La mano che stringeva la bacchetta lentamente scese, appena tremante. Non poteva essere… Severus… Il giovane la guardava sperduto, per un attimo ancora, incapace di capire ciò che doveva fare. Lily vide nei suoi occhi soltanto una disperata richiesta d’aiuto, quello stesso sguardo che aveva il Severus dei suoi sogni, ferito e supplicante.

“Severus…” Disse con voce rotta.

Il giovane continuava a guardarla. In piedi di fronte a lei, la bacchetta in mano, parallela al suo corpo. La guardava e non capiva. Chi era quella principessa dai capelli di fuoco? Sentiva un profondo calore spandersi in lui nel seguire i lineamenti di quella ragazza, ricordi cominciarono ad affollarsi dentro di lui, ma non erano onde di marea confuse e possenti, erano sbuffi tiepidi di vento che spazzavano via i vapori della nebbia, piano piano scoprendo sprazzi di sereno. Erano quegli occhi, quegli splendidi occhi verdi a fendere il buio della sua mente, come raggi di un astro smeraldino, schizzi di prati verdi nel grigiore dell’inverno. Erano quegli occhi da cerbiatta che lo fissavano a illuminare i suoi stessi occhi, e improvvisamente, qualcosa si mosse dentro di lui, qualcosa di piccolo, clandestino nella nave di buio in cui era prigioniero. Un nome.

“Lily…” Sussurrò appena.

E bastò quel nome. Quel nome appena sussurrato, mormorato con voce incerta bagnata dalle lacrime ad aprire un dolce sorriso sul viso della ragazza.

Lily sorrise, mischiando la gioia con le lacrime. Sentire di nuovo quella voce sussurrare il suo nome era un’esplosione di colori dentro di lei, in cui finalmente il verde poteva riunirsi al nero in un abbraccio intangibili, ma vero.

Lily guardò Severus, non poteva credere che davvero fosse sotto Imperius. Non lui. Lo guardava completamente dimentica di Narcissa che li stava osservando spaesata senza sapere come comportarsi, senza sapere se doveva cercare di recuperare la sua bacchetta o se doveva rimanere lì con Draco stretto a sé. Persa negli occhi neri di Severus, Lily non si era nemmeno accorta che Brix aveva lasciato la stanza, era schizzato fuori non appena aveva colto l’attimo di esitazione di Severus, deciso ad andare ad avvertire Remus. Dolcemente, la giovane si chinò, posando Harry a terra, Harry che guardava incuriosito quello strano ragazzo nero.

“Mi dispiace.” Disse improvvisamente Severus, la voce rotta dalle lacrime che avevano preso a scendere lungo le sue guance, specchi e riflessi delle stesse che bagnavano il viso di Lily.

“Sev…- disse lei dolcemente. – Non devi scusarti. Non è colpa tua.”

Ma Severus sembrò non udire le sue parole. Il suo volto era contratto sotto le dita laceranti di una disperazione terribile, macchiato da quegli occhi cerchiati di rosso e di lacrime. La bocca contratta in una smorfia, sembrava lottare contro sé stesso in una battaglia campale, decisiva, lacerando sé stesso con il sangue del suo stesso cuore. Tremava, colto dagli spasmi violenti di un pianto a malapena represso.

“Io non posso.” Disse disperato, quasi urlando.

Lily non sapeva cosa fare. Non poteva vederlo così, era un dolore troppo profondo per lei, ma cosa poteva fare?

“Che cosa non puoi?” Provò a chiedergli Lily. Sentiva che, forse, facendolo parlare, facendolo in qualche modo aprire con lei, avrebbe potuto aiutarlo. Se solo lui avesse aperto uno spiraglio verso il suo cuore, lei avrebbe potuto entrarvi, avrebbe potuto aiutare il suo vero io a combattere la maledizione in quel duello che lo stava distruggendo.

“Io devo farlo. –Gridò disperatamente Severus, stringendo spasmodicamente la bacchetta come se fosse stato l’unico appiglio che poteva salvarlo dalla caduta, o, forse, semplicemente voleva sentire qualcosa vicino, qualcosa di oggettivo, tangibile. –Non capisci? Io devo farlo! Sono i miei ordini, non posso liberarmi da lui!”

Lily non riusciva… non poteva, non poteva vederlo così. Le sembrava che ogni sua parola, sputata con così tanto dolore nell’aria, ognuna una stilettata al suo cuore, ognuna un tremendo grido di dolore  e di agonia, riuscissero a trafiggere anche lei, a premere a fondo nel suo cuore, incapace di agire, incatenato dalla lotta interiore di Severus.

Lily scosse il capo decisa.

“No. –Disse, mordendosi forte il labbro inferiore. –No, non sei tenuto a farlo! Tu sei ancora tu, Severus. Lo so e lo sai anche tu. Liberati di lui.”

Severus esitò per un secondo, cercando di mettere assieme tutti i significati di quelle parole, cercando di capire cosa volesse dire Lily, cercando di allontanare i brandelli ancora spessi di nebbia intorno a lui. Poi chinò tristemente il capo.

“Non posso liberarmi di lui. –Disse con voce sussurrata, piena di una tale rassegnazione che colpì Lily nel profondo. –Ho provato. Ho provato, ma non posso.”

A quel punto, Lily abbandonò qualsiasi cautela e si avvicinò lentamente a Severus, timorosa di spaventarlo in qualche modo. Severus era completamente allo sbando, non lo aveva mai visto così vulnerabile, mai. Tese con cautela una mano verso di lui sfiorandogli appena la guancia bagnata di lacrime mentre gli scostava dal viso i capelli neri. Sentì Severus sussultare appena sotto il suo tocco, ma il giovane non si scostò. Alzò gli occhi verso di lei, trafiggendola con la loro oscurità, bagnata dalle splendide stelle delle lacrime, e Lily non vide in quegli occhi un servitore dell’oscuro Signore, non vide un assassino, né un ladro, vide solo Severus, laggiù nel profondo di quegli occhi spaesati, vide il Severus che conosceva.

Poi Severus scostò di nuovo lo sguardo, puntandolo sul parquet di noce, una fuga da quello sguardo verde che penetrava a fondo dentro di lui. Lily afferrò il volto del giovane con entrambe le mani, accompagnandolo di nuovo verso di lei.

“Guardami.” Gli disse e Severus portò nuovamente gli occhi su di lei.

Lily gli accarezzò dolcemente la guancia, asciugandola dalle lacrime. “Io non ti lascerò. Mai, mai più. Ti prego, non essere tu a lasciarmi. Non mi importa di ciò che hai fatto, Sev, mi importa di ciò che farai e io so che non cederai alla maledizione, o non vedrei altro che quella in te. Ma io non vedo un Mangiamorte, c’è molto di più in te, non sei un servo dell’Oscuro Signore. Tu sei Severus. E… -Si interruppe un secondo perché Severus aveva nuovamente scostato lo sguardo, e condusse nuovamente i suoi occhi su di lei. – Guardami. Io…- Deglutì, sentendosi stupida e ingrata in quel momento, a dover dire quella prole che a lungo, troppo a lungo gli aveva nascosto -Io ti amo. Ti prego, torna da me.”

E in quel momento, Lily non seppe se furono le sue parole, oppure lo stesso Severus deciso a mostrarsi nonostante le catene della sua prigionia, ma sul viso del ragazzo si aprì un sorriso incerto, bagnato di lacrime, un lieve sorriso che per Lily fu come il sole splendente ad illuminare il viso di Severus e il suo suo. Forse, forse era riuscita a toccare il cuore di Severus… forse, forse Severus sarebbe riuscito a liberarsi dalla maledizione, quel sorriso era come una chiave, la chiave che apriva il lucchetto… oppure lo era il suo amore? Non lo sapeva, sapeva solo che Severus era lì, e le stava sorridendo.

E lei avrebbe voluto stringerlo a sé, avrebbe voluto tenerlo accanto, spezzare quelle catene maledette che lo avvolgevano e che, lei lo sapeva, stavano lentamente cedendo. Avrebbe voluto…

“Stupeficium!”

La luce rossa dell’incantesimo sibilò a poca distanza dal fianco di Severus, che balzò di lato giusto in tempo per evitarlo. Lily si voltò di scatto verso la porta.

Sirius Black stava sulla soglia, la bacchetta in pugno, ansimante, negli occhi azzurri una fiamma saettante di rabbia. Di fianco a lui, Brix che non sapeva come comportarsi e se ne stava lì, immobile, a guardare prima Lily, poi Severus e quindi Narcissa, spettatrice silenziosa insieme con Draco che non sapeva anch’ella cosa fare.

“Sirius, no!” Fece allora Lily. No, non poteva andare così, ora che era quasi riuscita a ricondurre Severus nella realtà, lontano dall’ombra… ma ebbe appena il tempo di finire l’ultima sillaba che un secondo incantesimo frizzò nell’aria, questa volta dalla parte opposta, e andò a schiantarsi poco lontano dalla testa di Sirius.

“Pessima mira, Mocciosus!” Cantilenò Sirius mentre Severus scagliava un secondo incantesimo verso di lui e questa volta, l’avrebbe colpito che Lily non fosse intervenuta a deviare l’incantesimo.

La ragazza si voltò verso Severus. Il ragazzo aveva un’espressione rabbiosa e disperata allo stesso tempo, un animale in trappola. Vide gli occhi profondi del dragone nero scintillare nelle iridi di Severus, colmi di un tale terribile dolore da far vibrare l’aria intorno a loro. Quegli occhi sembravano aver perso quella profonda notte colma di disperazione, ma anche di volontà a lottare, ad andare avanti che avevano assunto poco prima, per lasciare il posto ad un nuovo vuoto.

 Lily si protese in avanti, afferrando il braccio di Severus per trattenerlo in qualche modo, ma questi le lanciò un’occhiata talmente spaventata e addolorata da terrorizzarla. Severus si liberò dalla presa di Lily con uno strattone, dandole poi una spinta violenta che la fece cadere a terra con un tonfo. Lily sbattè violentemente la spalla contro la culla di Draco, incredula, incapace di rendersi conto di ciò che stava succedendo. Alzò gli occhi verso Severus, guardandolo con quelle iridi verdi ferite e supplicanti.

Severus non si era nemmeno reso conto di ciò che aveva fatto. Guardò Lily a terra senza capire come ci fosse finita… non capiva… non sapeva cosa fare… doveva aiutare Lily. Doveva mettere a tacre Black, e poi continuare nella sua missione. Ma Lily… lei… fece un passo verso di lei, ma la voce di Sirius lo bloccò.

“Ehi, Mocciosus! –Gli gridò Sirius, -Lasciala stare!”

Severus si voltò di scatto scagliando un anatema contro l’altro ragazzo, ma questi lo deviò. L’incantesimo dorato e sibilante attraversò la stanza rischiando di colpire Narcissa e Draco. Harry, ancora a terra, là dove lo aveva deposto Lily, aveva cominciato a piangere. Spaventato, da solo, sul pavimento, piangeva mentre altre luci di incantesimi si infrangevano a poca distanza da lui.

Poi, due braccia forti lo avvolsero, lo sollevarono. Harry si accoccolò contro il petto di qualcuno che non era sua madre, ma a lui non importava. Qualcuno lo aveva preso, ne sentiva il calore, sentiva il suo cuore battere vicino a lui. Le lacrime si estinsero quasi subito, asciugate dalla morbida stoffa nera.

“Metti giù il bambino, Mocciosus!” esclamò la voce di Sirius. Lily non sapeva più cosa fare, vedeva Harry tra le braccia di Severus, ma non sapeva cosa fare. Non sapeva se Severus era davvero lui o se la maledizione aveva nuovamente avuto il sopravvento. Dall’altro lato della stanza, Draco aveva cominciato a piangere tra le braccia di una Narcissa che era confusa quanto lei. Sulla soglia, Brix guardava con occhi sperduti, spaventati e increduli.

“Ho detto, -Ringhiò Sirius stringendo più forte la bacchetta. –metti giù il bambino.”

Severus alzò stancamente gli occhi su di lui, lo guardò in silenzio, per niente impressionato dall’espressione selvaggia sul suo volto, da quegli occhi colmi di fiamme azzurre, da quella bacchetta che tremava tra le dita chiuse spasmodicamente su di lei.

“Severus!” Esclamò improvvisamente Lily, attirando su di sé l’attenzione si di Sirius che di Severus.

“Severus, ti prego. Dammi Harry.” Gli chiese dolcemente Lily agitando appena le mani per far segno verso di lei.

Severus la guardò confuso per qualche istante, poi posò gli occhi sul bambino stretto al suo petto. Lily non riusciva… non sapeva cosa pensare. Harry sembrava perfettamente a suo agio tra le braccia di Severus, si stringeva al suo petto a cercare protezione, stringeva la giacca scura tra le ditine tozze.

“Severus…” Provò ancora Lily, ma Severus non diede cenno di volerle restituire il bimbo.

Lily non poteva, o non voleva credere che Severus avesse intenzione di portarle via il suo bambino. Si avvicinò a lui sotto gli occhi attenti e pronti a scattare di Sirius, ma quando fu a poca distanza da Severus qualcuno la afferrò per le spalle con forza trattenendola.

“Lily, no!- Esclamò la voce di Lupin dietro di lei.- E’ stato stregato!”

Lily era disperata, non sapeva davvero più cosa fare. Cercò di liberarsi dalla presa di Lupin con uno strattone, ma fu inutile. Sentiva nuove lacrime calde scorrerle lungo il viso.

Vide Severus sobbalzare di fronte alla comparsa dei due nuovi arrivati. Lo vide spostare lo sguardo da Lupin a qualcuno più indietro che scoprì poi essere Lucius Malfoy quando una fluente chiome bionda le passò di fianco. Lucius la superò, la bacchetta stretta in mano, deciso a proteggere la sua famiglia. Guardò Narcissa, ora in piedi all’angolo della stanza, sempre con Draco saldamente stretto tra le braccia, accertandosi che stessero bene, quindi punto la bacchetta contro Severus, sul volto una maschera rigida di paura e rabbia.

Approfittando della distrazione di Severus, intanto, Sirius scagliò un incantesimo contro di lui che per poco non colpì Harry.

“NO!” Gridò lily disperata.

Severus parve riscuotersi dall’attimo di smarrimento, gli occhi tornati fornaci ardenti di fuoco nero. Scagliò una fattura contro Malfoy distratto dall’azione di Sirius, cogliendolo alla sprovvista. Lucius fu scagliato indietro, sbattendo violentemente contro il muro lontano soltanto un passo.

A rispondere all’attacco fu di nuovo Sirius, mentre Remus cercava in tutti i modi di trattenere Lily che si dimenava tra le sue braccia. Ma fu costretto a lasciarla andare quando un incantesimo vagante saettò verso di lui e dovette estrarre la bacchetta per proteggersi.

Lily schizzò in avanti, verso Severus, chiamandolo, urlando. Ma lui non si voltava. Continuava a stringere Harry al petto, sostenendolo con un braccio mentre con la mano libera si difendeva dagli attacchi di Sirius. Lucius si era nel frattempo ripreso dalla botta e stava correndo verso moglie e figlio cercando di schivare gli incantesimi.

Remus non sapeva come comportarsi e continuava a parare e schivare gli attacchi di Severus, non osando attaccare per non rischiare di colpire Harry, la cui incolumità era già messa a repentaglio dagli incantesimi furiosi di Sirius.

“Sirius!- Gli gridò a un certo punto. –Smettila, rischi di colpire Harry!” Ma Sirius continuò a scagliare incantesimi, ignorandolo. Brix, aiutava Black, parando di tanto in tanto alcuni attacchi di Severus che avrebbero potuto colpirlo.

Severus si batteva con tutte le sue forze, sentendosi in trappola. Attaccava con precisione, eppure con furia.

“Stupeficium!” Urlò, colpendo finalmente Sirius in pieno petto. Black fu sbalzato indietro e cadde inerme sul pavimento sotto lo sguardo compiaciuto di Severus.

Quindi, il giovane si voltò di scatto verso Narcissa e Draco. Fece scattare in alto la bacchetta, deciso a portare a termine il suo compito, negli occhi soltanto più una confusione di pensieri, una disperazione mista alla rabbia. Non capiva cosa stava facendo. Il suo corpo pareva muoversi da solo. Non capiva perché stava formulando quella maledizione. La sua lingua si muoveva da sola.

“Avada Kedavra!” Gridò.

La maledizione verde e frizzante sibilò verso Narcissa, riempiendo la stanza del suo bagliore verdastro e malvagio. La voce roboante della Morte echeggiò in quel bagliore, il fruscio del suo mantello sibilo nel frizzare della maledizione che correva svelta verso il suo bersaglio.

“Attenta!” Gridò Lily, e prima ancora che Narcissa se ne rendesse conto venne spinta di lato. La maledizione ruggì di rabbia e di delusione mentre si schiantava contro il muro.

Lily si alzò, permettendo a Narcissa di fare altrettanto, ancora provata da ciò che era appena accaduta. Aveva evitato la Maledizione che Uccide per un soffio, grazie a quella ragazza dai capelli rossi tutti scarmigliati che le si era gettata contro rischiando lei stessa di essere colpita.

“Cissy!- Esclamò prontamente Lucius, preoccupato, fiondandosi accanto alla moglie e al figlio, anch’egli rotolato a terra che continuava a piangere. –Cissy, stai bene?”

Narcissa gli sorrise semplicemente, guadagnando un sospiro sollevato da parte del marito. La voce di Lily richiamò improvvisamente la loro attenzione.

“Severus!” Stava gridando la ragazza, ma Severus le gettò soltanto un’occhiata piena di amarezza, di rimorso.

“Mi dispiace, Lily.” Le disse, la voce impastata dalle lacrime. Quindi levò nuovamente la bacchetta e la puntò contro la porta finestra che dava sulla terrazza.

“Bombarda!” gridò e la vetrata andò in mille pezzi scagliando frammenti di vetro in tutta la stanza. Lupin si ripiegò su si stesso cercando di proteggersi da quelle schegge taglienti e lo stesso fecero tutti gli altri presenti nella stanza. Alcuni frammenti di vetro colpirono Lily, conficcandosi nella sua pelle, infilandosi nel suo maglione come le schegge stesse del suo cuore.

Severus strinse più forte il piccolo Harry al petto e balzò al di là della vetrata in frantumi, calpestando i frammenti di vetro con noncuranza, sulla terrazza, all’aperto, sotto il cielo ormai oscurato dalla notte dove splendevano qua e là piccole stelle d’argento, a sprazzi, tra le nubi, esattamente come la coscienza di Severus. Come i suoi occhi, nella cui notte splendevano stelle si consapevolezza e di alcrime.

Lupin fu il primo a riprendersi dall’esplosione. Inseguì Severus all’aperto, ormai conscio delle intenzioni dell’altro. Aveva capito che avrebbe portato via Harry. Lo avrebbe portato via, lontano da loro, lontano da Lily. Lo avrebbe consegnato al suo Signore.

Lily lo raggiunse in fretta, incapace di credere a quella stessa consapevolezza che si era fatta strada anche in lei.

“Severus!- Lo chiamò ancora. –Severus, ti prego!”

Severus interruppe la sua corsa, si voltò lentamente evrso di lei, il volto rigato da nuove lacrime. Guardò prima lei, poi Lupin, fermo pochi passi più indietro con la bacchetta pronta a scattare. Ma negli occhi di Lupin non vide lo stesso odio di quelli di Black, vide la stessa supplica che scintillava in quelli di Lily. Ma lui non poteva tornare indietro. No, doveva andare. Doveva… doveva farlo. Ma non voleva, quelle stelle scintillavano su di lui, scintillavano dentro di lui, ma quell’oscurità era ancora lì… era ancora lì.

“Mi dispiace.” Disse ancora, rassegnato. Guardò Lily ancora in lacrime, vide il dolore profondo che le stava procurando, ancora… di nuovo. Lo vide, il suo stesso dolore riflesso in quegli occhi verdi.

“Ti prego…” Lo supplicò ancora Lily. “Sev..” Sussurrò con un fil di voce.

Ma lui non rispose. Si voltò stringendo a sé il piccolo Harry, saltò la ringhiera della terrazza e si gettò nel vuoto.

“No!” Lily scattò in avanti, seguita a ruota da Lupin. Ma prima ancora che potessero raggiungere la balaustra di pietra videro la figura scura, ammantata, di Severus librarsi nell’aria, come se fosse priva di peso. Il piccolo Harry tranquillo, stretto al suo petto. Poi, entrambi svanirono nella notte.

“No!- Gridò Lily cadendo in ginocchio. –No.”

Lupin si chinò di fianco a lei, stringendola tra le sue braccia lasciando che ancora una volta le lacrime scivolassero lungo le guance della ragazza. Rimase lì, cullando Lily tra le sue braccia, chiedendosi perché. Perché?

E Lily piangeva, macchiando la felpa di Lupin con le sue lacrime.

“Perché?” Domandò tra le lacrime. “Perché?”

Aveva perso Harry. Di nuovo. Aveva perso Severus. Di nuovo. Ma non poteva, non poteva arrendersi, ora più che mai, doveva prendere in mano la situazione, andare avanti nel suo piano. Doveva salvare Harry. Doveva salvare Severus.

“Perché?”
 

*******
 

Vi faccio i miei più sentiti complimenti se siete riusciti ad arrivare fin qui, senza farvi fumare le orecchie a metà capitolo. Tanto di cappello.

Soltanto una comunicazione veloce. Ho intenzione di tradurre le mie fanfiction in inglese. Al momento, ho già tradotto e pubblicato la mia prima fanfiction, "Pioggia e angeli", sul sito fanfiction.net, dove sono sempre FRC Coazze. Se qualcuno è intressato può trovare l'indirizzo della storia sulla mia pagina dell'autore
qui        . Ancora non so quando, ma tradurrò (anzi, il primo capitolo è già pronto) e pubblicherò anche la Ballata. Quando accadrà, state sicuri che sarete informati.

 

Detto questo non vi annoio con ulteriore bla bla. 

 Ciao a tutti. Al prossimo capitolo!  
  
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