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Autore: Apple90    28/01/2012    4 recensioni
[Questa FF è il Sequel di "Anima Nera"]
Dove c'è molta luce, l'ombra è più nera.
Lo sa bene il Comandante del Quartier Generale degli Auror, Hermione Granger, che da cinque lunghi mesi ha intrapreso una spietata caccia all'uomo per catturare il Principe Oscuro.
Ma di Vesper e dei suoi pipistrelli non sembra esservi alcuna traccia; dissolto nel nulla, insieme alla verità.
Solo il ViceComandante sa cosa nasconde.
Ma, mentre cercano entrambi di districarsi tra apparenze ingannevoli e sentimenti confusi, una nuova minaccia compare all'orizzonte: il popolo degli Immortali tenta di attaccare il Mondo Magico dall'interno. Vesper è costretto a farsi avanti, per proteggere il suo Mondo da un pericolo ben peggiore di Voldemort.
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Neville Paciock, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Hermione
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Anima Nera_prologo





 

 

“La vita umana sulla Terra è un pellegrinaggio.

Noi tutti siamo consapevoli di essere un passaggio nel mondo”

(Karol Wojtyla)

 

Harry camminava per un lungo corridoio di un castello.

Era solo, con un pigiama addosso a righe che risaliva ai tempi di Hogwarts, e la sensazione dei piedi nudi sul freddo pavimento di pietra gli trasmise un profondo brivido lungo la schiena.

Svoltò l’angolo, e il paesaggio cambiò.

Ora si trovava nella Sala Grande. Pesanti arazzi neri pendevano alle spalle dei quattro lunghi tavoli; i contorni dell’ambiente erano trasparenti, quasi immersi in una spessa coltre di nebbia, mentre il soffitto rispecchiava lo scenario di un cielo stellato.

La Sala era completamente deserta, se non per un’ombra appollaiata in fondo, in prossimità del tavolo degli insegnanti. Stava giocherellando con un accendino.

Il ragazzo indossava la tenuta dei Serpeverde, la camicia sbottonata e la cravatta slacciata che gli penzolava al collo. Quando Harry si avvicinò, lui sollevò la testa nella sua direzione. Le sue iridi rosse brillavano nella penombra come due tizzoni ardenti.

<< Harry, vecchio bastardo.>> esordì, ridacchiando.

Harry s’irrigidì. Aveva i suoi stessi lineamenti, il suo stesso naso, il suo stesso taglio della bocca. Perfino l’orologio che portava al polso, o il bracciale che gli aveva regalato Hermione il Natale dopo la Guerra…

<< Vesper.>> sussurrò.

Non era una domanda, ma una supplica impaurita.

Quegli occhi rossi tornarono a scrutarlo. Faceva paura.

<< Io… potrei sbagliare, ma credo tu appartenga alla mia personalità.>>

<< Potrebbe essere.>> disse distrattamente lui, stravaccato sulla poltrona del Preside. Fece scattare un paio di volte l’accendino che teneva in mano. << Il tuo lato migliore.>>

<< Mi permetto di dissentire, Vesper. Siamo una cosa sola.>>

Lui scoppiò a ridere. La sua carnagione era così pallida da farlo rassomigliare a un fantasma, i suoi cerchiati di nero, la sua espressione paragonabile a quella di un pazzo sclerotico.

<< Ti racconterò una cosa, Harry. Sì. Sì. E la ripeterò una volta sola. Per cui apri bene le orecchie e stammi a sentire.>> Vesper si tirò su a sedere in una posizione quantomeno composta, incrociò le mani sul tavolo e gli risolse uno dei suoi sorrisi sfrontati. << Tu sei un mollaccione. Uno sfigato.>> Si picchiettò un dito sulla tempia. << Qui dentro ci sono dei ricordi patetici della tua adolescenza, dannazione. Cho Chang. La sorella di Weasley. Povere ragazze. Senza di me non sei mai riuscito a cavare un ragno dal buco con le donne, dico bene?>>

<< Vai al diavolo.>>

<< Io sono il tuo diavolo, Harry. Vogliamo parlare di Voldemort? Parliamone,coraggio. Parliamone. Lo zio Voldy mi stava simpatico, sai? Aveva il carisma di un leader, la mentalità vincente di chi sapeva ciò che voleva dalla vita. Tu lo sapevi che cosa volevi dalla tua vita, Harry? Senza di me, no di certo. Sfigato.>>

Harry si passò una mano sulla fronte. << Sei un sogno.>> mormorò sommessamente, desiderando aprire gli occhi e risvegliarsi da quell’orribile sogno. Ma, quando li riaprì, Vesper era ancora lì, davanti a lui. Pazzo. Completamente pazzo. Con quell’espressione insolente, sboccata, pronta a trafiggerlo con la sua voce tagliente.

<< Tu sei stato fortunato. Hai combattuto contro Raptor durante il Primo Anno, sei svenuto e ti sei ritrovato vincitore. Un piccolo Eroe. Con il Basilisco stessa storia: senza Fanny e la spada di Grifondoro di te non ne sarebbe rimasto altro che un mucchio di cenere. Vogliamo parlare del Torneo Tremaghi?>> Vesper scoppiò di nuovo a ridere e si sbellicò sulla sua poltrona. Sembrava non si divertisse così da anni. << Il Torneo Tremaghi è stata un’immensa stronzata. Eri raccomandato fin dal principio, e sei riuscito a tagliare la corda contro Voldemort per un colpo di… fortuna.>>

<< Dove vuoi arrivare?>> fece Harry, velenifero.

Vesper si alzò in piedi. Lentamente, si stiracchiò e compì qualche passo verso di lui. L’uno di fronte all’altro, identici come due parti della stessa anima, si osservarono nell’oscurità della Sala Grande.

<< Ranulf Flambard.>> disse Vesper, come in una sorda cantilena. << Cerca di ricordarlo, per favore.>>

<< Tu… tu l’hai scritto su quel libro!>> esclamò Harry. << Com’è possibile? Io… noi… l’ho preso dal Reparto Proibito due mesi fa. Quel libro non era mai uscito da Hogwarts.>>

Vesper ridacchiò sinistramente con la stessa foga di un bambino. Poi gli premette l’indice sulla fronte. << Rimuovi il cellophan che avvolge il tuo cervello e cerca di usarlo, una volta tanto. Ranulf Flambard è l’uomo che ci serve per scoprire come si ammazzano quelle creature maledette. Non vorrai startene con le mani in mano? Dio. L’assicurazione. Non l’hai ancora pagata, vero?>>

<< Smettila!>> ruggì Harry. Lo afferrò per la collottola e lo sospinse indietro. Ne aveva abbastanza di lui, di quegli occhietti maligni, del suo sorriso sfrontato. << Spero di dimenticarmi di te, quando mi sveglierò.>>

Vesper rise. << Si trova nella Cattedrale di Durham. Ranulf Flambard.>>

<< Ascolti quello che dico?>>

<< No.>> Un’altra risatina. << In ogni caso, se fossi in te, preferirei non svegliarmi affatto. Voglio dire, siamo nella Tana del Leone.>>

<< Che cosa?>>

<< Ce l’abbiamo nel culo, ragazzo. Tutti e due.>>

Vesper rise e sparì in una nube di pipistrelli, lasciando Harry a vagare nella luce accecante che avvolse l’intera Sala Grande. Harry si riparò gli occhi con le mani, scacciando quelle orride creature che iniziarono a dibattere ovunque.

Poi il buio.

 

*

 

Dolore. Un dolore cieco alla testa.

Poi quella voce. La sua voce. Il ragazzo che gli sorrideva. I suoi occhi rossi…

<< Si è svegliato.>>

Harry aprì gli occhi. Faticò ad abituarsi alla semioscurità dell’ambiente e sbatté più volte le palpebre prima di mettere a fuoco il volto di una donna sospeso sopra di sé.

I suoi capelli castani erano raccolti in un elegante crocchio dietro la testa; aveva grandi ed espressivi occhi verdi, scintillanti orecchini d’oro che cadevano filanti dai lobi delle orecchie, e la sua bocca carnosa faceva da sfondo ai lineamenti di un’affascinante cinquantenne. Era visibilmente preoccupata. Puntellava le mani sul bordo del divano sul quale Harry era sdraiato e lo osservava con la stessa gravità di una madre al capezzale di un malato terminale.

<< Riesci a vedermi?>> chiese la donna, che oscillò una mano davanti ai suoi occhi.

Harry annuì. Era frastornato. << Dove sono?>> chiese.

Tentò di rimettere in ordine i pensieri, ma essi sembravano sfuggirli come di roditori in fuga da un felino predatore. Ricordò a stento di Avery, del loro inseguimenti attraverso i tetti di Oxford Circus. Poi il crollo di quel pavimento.

E Il Dentista.

Oh, Merda.

D’improvviso desiderò tornare indietro insieme a Vesper nella Sala Grande, e rimanerci il più a lungo possibile.

<< Io… insomma. Cos’è successo?>>

La donna sorrise. Quel sorriso.

Lentamente, si sedette sul bordo del divano e inarcò la schiena, proiettando i suoi occhi rossastri sui suoi. Si stupì che non ne fosse minimamente impaurita.

Indossava un abito color turchese, il suo fisico era esile e slanciato. Al suo collo brillava un ciondolo d’argento a forma di cuore.

<< Erano anni che desideravo incontrarti.>> disse lei.

Un brivido freddo lungo la schiena. Paura. Una paura maledetta. E poi Vesper venne fuori, trasmettendogli un’innata sensazione di panico, come se volesse suggerirgli di darsela a gambe il prima possibile e non fare mai più ritorno in quel posto.

No. Niente Pipistrelli.

<< Io… non me ne andrò.>> sussurrò Harry, supplichevole. << Ma lei non mi uccida.>>

La donna sorrise ancora. Emise un sospiro profondo e gli premette una mano sulla spalla, sopra la coperta che lo avvolgeva, quasi volesse tranquillizzarlo. << Non lo farò. E’ una promessa.>> Ma nella sua voce non v’era traccia di rancore, né di rabbia repressa. Sembrava curiosa quanto lui di conoscerlo. Si scrutarono a vicenda a lungo, in silenzio.

Harry si accorse di non indossare la maglietta. E subito s’apprestò a tirar su la coperta fin sotto il mento.

<< Hai chiesto di non chiamare i soccorsi. Poi sei svenuto.>> raccontò la donna. << Mio marito non sapeva cosa fare, non aveva nemmeno idea di come ti chiamassi. Ha aperto il tuo portafoglio per controllare i documenti. Credeva fossi un ricercato.>>

Io sono un ricercato.

<< Ha visto il tuo nome, le fotografie…>> La donna strinse la labbra in una smorfia, lottando per mantenere l’autocontrollo. Aveva le lacrime appese alle ciglia. << Non poteva lasciarti lì. Ti avrebbero riconosciuto. Così ti ha trascinato in macchina con la scusa di accompagnarti all’ospedale e ti ha portato a casa. Hai dormito per un giorno intero, ma per fortuna non c’è nulla di rotto.>>

<< Non so davvero come ringraziarvi.>> Harry temporeggiò. Aveva la bocca arida. << Lei, ecco…>>

La donna sorrise. << Io ricordo tutto, se è quello che ti stai chiedendo.>> Un’altra pausa. Una lacrima solitaria le rigò la guancia. << Io e Ryan siamo stati in Australia per due anni. Ho passato dei brutti momenti, laggiù. Poi, quando siamo tornati a Londra, abbiamo ricordato tutto quanto. E’ stato come risvegliarsi dal coma.>>

<< Deve essere stato terribile.>> constatò Harry.

La donna si asciugò le lacrime, alzandosi meccanicamente dal divano. << Voi Maghi siete indistruttibili, forse. Guarite in un lampo.>>

<< Sono solo stato molto fortunato, signora Granger.>>

Silenzio. I loro occhi si incrociarono per un lungo istante. Poi Jane Granger sorrise di nuovo, cortese. << Avrai fame.>>

<< No, davvero, in realtà adesso io dovrei…>>

<< Harry Potter.>> disse lei, il cui tono di voce divenne improvvisamente risoluto. Gli premette una mano sul petto e gli impedì di rialzarsi. << Io non ho nessuna facoltà di trattenerti qui, ne sono cosciente. Non metto nemmeno in dubbio che tu sia un ottimo Mago, ma…>>

<< Ma?>> la incalzò Harry, notando il suo temporeggiare.

<< Ho promesso a mia figlia che saresti rimasto qui, almeno fino alla fine del suo turno. Dice che possiedi un’innata predisposizione alla fuga.>>

Harry si passò una mano nei capelli, lasciandosi ricadere indietro sul divano. Era una semplice Babbana, una donna come tante altre, e in quel frangente era sola di fronte a un potenziale criminale ricercato.

Ma come poteva disobbedirle?

Alzò le mani in segno di resa.

Scoprì di essere sdraiato su un divano color crema di ottima fattura, in un salotto in stile vittoriano arredato impeccabilmente. C’era un caminetto al centro sormontato da decine di fotografie di famiglia, un vasto tappeto e un tavolino di cristallo sul quale figurava un vaso fiorito. Su una poltrona, in un angolo, era abbandonata una copia del Daily Mail.

<< Tesoro, si è svegliato.>>

Un eco di passi provenne dal corridoio, giù per una rampa di scale. Ed il sorriso cortese di Ryan Granger comparve davanti ai suoi occhi con una rapidità disarmante. Aveva smesso il camice da dentista e indossato delle comode ciabatte e un maglioncino di tweed. I suoi occhi emanavano un bagliore sereno. Raggiunse la moglie e le fece scorrere un braccio attorno alle spalle, posandole un delicato bacio sulla fronte.

<< Stai bene, ragazzo?>> gli chiese.

Harry lo fissò in silenzio. Poi, timidamente, annuì.

<< Voi Maghi siete fatti di un'altra pasta. Chiunque sarebbe morto, là sotto.>> Il signor Granger parlò con tono cortese, disinvolto, come se salvare il Principe Oscuro dalle macerie del suo studio dentistico fosse la cosa più ovvia del mondo, o quantomeno una normalità. Tenne stretta a sé la moglie e rivolse a Harry un ampio sorriso. << Comprendo il tuo imbarazzo. E’ tutto a posto, dico sul serio. Ho solo… ricambiato il favore.>>

<< Quale favore?>>

Il labbro inferiore della signora Granger tremolò più forte, e si sciolse dall’abbraccio del marito ancheggiando difilata in cucina con il volto ormai rigato di lacrime. Harry la seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve in cucina. Ne seguì il tonfo secco di una porta e dei singhiozzi lontani, impercettibili.

<< Jane è ancora molto scossa.>> Il signor Granger fece il giro del divano e sedette sulla poltrona vicino al camino. Inforcò un paio di occhiali da vista e diede un’occhiata alla prima pagina del quotidiano. << Abbiamo trascorso un brutto periodo.>>

<< Mi dispiace, è stato un incidente. E’ un disastro. Potrei…>>

<< Ci penserà l’assicurazione.>> tagliò corto lui, tranquillo, con l’aria di chi poteva permettersi ampiamente di sopperire a un soffitto crollato. Spalancò il Daily Mail e il suo viso venne oscurato da una pagina pubblicitaria della nuova Audi Q7.

Audi Q7…

<< Senti, non mi va di evitare l’argomento, Harry. Nostra figlia ci ha cancellato la memoria, sei anni fa. Non voleva che sopportassimo il dolore della sua lontananza, della Guerra e di tutto il resto. Io e mia moglie abbiamo vissuto per quasi diciotto mesi in Australia all’oscuro di tutto, senza ricordare nemmeno il volto delle persone che amiamo.>>

Harry abbassò lo sguardo. Si rese tristemente conto di non conoscere molti particolari di Hermione, della sua famiglia. Della sua vita.

<< Tu l’hai protetta, in un modo o nell’altro. E di questo te ne sarò per sempre riconoscente. Quando la Guerra è finita, lei è tornata da noi: ci ha aiutato a riacquistare ogni ricordo. Ma non era come prima. Era adulta, capisci? Abbiamo perso la possibilità di vedere nostra figlia crescere.>>

<< Non credo di poter capire. Proprio no.>> ammise lui, avvilito.

<< Abbiamo ricominciato la nostra vita a Londra. Con qualche sacrificio  ho riaperto lo studio dentistico, mia moglie ha preferito dedicarsi alla musica. Lei la adora. Impartisce lezioni private di pianoforte ai bambini in un centro per l’infanzia. Nel frattempo Hermione è diventata Auror.>> Il signor Granger sospirò. Sembrava faticare a pronunciare il suo nome. << Era orgogliosa di averti come amico.>>

Già. Un ottimo amico.

<< Per quanto riguarda quel che è successo dopo…>> bofonchiò Harry.

<< Sciocchezze.>> sentenziò aspramente lui, risoluto. << Da quel poco che ho letto sui vostri giornali, non puoi avere fatto cose del genere. Non tu. Non Harry Potter.>>

<< Quindi lei non mi vuole uccidere?>>

Il signor Granger scoppiò sonoramente a ridere. Una risata pulita ed esausta, ma i suoi occhi non parvero esprimere alcuna gioia. Era accaduto qualcosa, in quegli anni. Harry si era perso una mera di informazioni, storie e situazioni per colpa del suo Credo.

Per colpa di Vesper.

<< Ho tentato di spiegarle che il suo lavoro era pericoloso, credimi. Proprio come farebbe ogni padre di fronte a una situazione così particolare per la sua unica figlia. Ma lei non mi ha mai dato ascolto: ha proseguito per la sua strada convinta che noi volessimo ostacolarla. La realtà è che non volevamo perderla di nuovo.>> Un altro sospiro. Il suo sorriso si spense. << Così, tre anni fa, Hermione era così assorbita dal suo lavoro da dimenticarsi di vivere. Abitava con noi, ma le discussioni si sono fatte insostenibili, finché non ha deciso di andarsene. Abbiamo litigato.>>

<< Mi dispiace.>>

Il signor Granger emise un altro sospiro. << Non voglio sapere che cosa ci facevi là sopra, in quell’appartamento ammuffito. Non voglio sapere nemmeno chi erano quei tizi che ho intravisto fuggire dal crollo. Dimmi solo una cosa. Lei è nei guai?>>

<< Io sono nei guai.>> lo corresse Harry. << Lei… non c’entra niente. Davvero.>>

<< Hermione sarà qui a momenti. Sono felice che le cose si siano sistemate, fra voi.>>

Lei non sa quanto.

<< In ogni caso, questa deve essere tua.>>

Con sua immensa sorpresa, vide Ryan Granger tuffare una mano in una tasca interna del maglioncino. Pochi istanti dopo la sua Bacchetta di Sambuco gli comparve davanti agli occhi. Bella. Incredibilmente lucente. E fu come se una vibrazione improvvisa gli comunicasse di afferrarla, di strappargliela dalle mani. Prendila. Urlò una vocina dentro di lui. Tu sei il suo Padrone.

Harry la ricevette fra le dita, e si sentì di nuovo completo.

<< Tu non puoi avere fatto quelle cose.>>

<< Non le ho fatte.>> lo rassicurò Harry, che sfoderò un altro sorriso di circostanza.

O almeno, in parte.

In quell’istante il rumore sordo del campanello li distrasse. Harry si tirò su le coperte e si guardò disperatamente intorno alla ricerca dei propri vestiti, ma scoprì che in soggiorno non ve n’era alcuna traccia. Spostò i suoi occhi rossi sul signor Granger e lo seguì mentre, piuttosto agitato, accorreva alla porta.

L’espressione glaciale di Hermione comparve sulla soglia.

Indossava un impermeabile dal colletto alto e una sciarpa di lana color crema che le nascondeva in parte il volto. I capelli castani erano raccolti in una pratica coda di cavallo. Fra le sue mani stringeva un mazzo di chiavi dal quale trapelava il marchio metallico della sua Mini: trascorse un lungo istante a rigirarle nervosamente fra le dita, in silenzio.

<< Ciao, papà.>> disse. Poi il suo sguardo saettò oltre la figura di Ryan Granger. << Sta bene?>>

<< Sta molto bene. Si è appena svegliato.>> Il signor Granger la invitò dentro con un cenno del capo, ma Hermione non si mosse. Era come se i suoi piedi avessero piantato delle salde radici oltre il portoncino d’ingresso.

<< Io… dobbiamo andare.>> proferì. << Subito.>>

 

 

*°*°*°*°*

 

 

<< Non dire niente.>>

<< Piccola, ti prego. Io…>>

<< Non dire niente.>>

Hermione strinse le labbra in una smorfia indispettita e tenne lo sguardo fisso sulla strada, le mani premute sul volante della sua Mini Coupé.

<< Senti, non è colpa mia se quei mostri hanno deciso di ammazzarmi.>> sbottò Harry, stravaccato sul sedile del passeggero. Volse le iridi rosse fuori dal finestrino e osservò il panorama londinese che scorreva veloce, in un susseguirsi di luci, persone e paesaggi di una metropoli in costante evoluzione. << E poi sono stato fortunato. I tuoi genitori sono dalla nostra parte. Chiunque altro mi avrebbe fatto arrestare!>>

<< Loro non sanno niente, Harry. Niente.>>

<< Mi hanno tirato fuori dalla merda.>>

<< Io ti ho tirato fuori dalla merda!>> Hermione distolse per un breve istante lo sguardo dalla strada per guardarlo, e nulla nei suoi occhi castani gli lasciò presagire buone intenzioni. Era furiosa. Se solo ne avesse avute le forze, l’avrebbe afferrato per il collo e l’avrebbe gettato fuori dal finestrino. << Qual è la nostra prossima mossa?>> chiese, stringendo con foga il volante.

Harry comprese la sua rabbia, e preferì non affrontare ulteriormente l’argomento.

Le raccontò cos’era accaduto la notte precedente, del libro sottratto dal Reparto Proibito, del misterioso messaggio di Vesper e dell’inseguimento attraverso i tetti del centro. Di quest’ultima faccenda ne portava le dolorose conseguenze, con una fitta di dolore che gli attanagliava la schiena e una gamba ammaccata. Ma la Bacchetta di Sambuco era con lui, per fortuna. La accarezzò pigramente durante il resto del tragitto.

<< I Vampiri sono comandati da qualcuno. E quel qualcuno mi considera un pericolo, per questo ha cercato di farmi uccidere.>> mormorò.

<< Basterà anticipare ogni loro mossa. Come hai detto che si chiamava quel tizio del messaggio?>>

<< Ranulf Flambard.>> disse Harry, avvilito. << Potremo fare un salto a Hogwarts. O a Diagon Alley. Tu possiedi un computer, ho scoperto in Google un prezioso informatore.>>

<< Oh, Harry. Non sarà necessario.>> La smorfia di Hermione nascose un sorriso di malcelata soddisfazione, di una studentessa che non aveva mai cessato di agitare la mano alzata a ogni interrogazione. << Non hai mai letto Storia aggiornata di Hogwarts?>>

<< In effetti, no.>>

Hermione sospirò. << Ranulf Flambard era il vescovo della Cattedrale di Durham nel 1100. E’ stato uno dei primi maghi ad essere perseguitati dalla Chiesa, fu imprigionato in seguito nella Torre di Londra con l’accusa di esoterismo e di appropriazione indebita di beni appartenenti alla Corona.>>

<< Esiste un nesso fra questo Flambard e i nostri amici succhiasangue?>>

<< Flambard era un Alchemico, uno Storico e un Luminare nel campo degli Incantesimi Avanzati. La stessa professoressa McGranitt ha tenuto un’intera Lezione sui suoi trattati di Trasfigurazione risalenti all’anno 1125. Quando fu imprigionato nella Torre di Londra, stava portando a termine una ricerca sull’utilizzo del Sangue di Vampiro per scopi terapeutici, ma le sue conoscenze nell’argomento erano molto vaste. Egli stesso si vociferava fosse un Vampiro.>>

<< Ma è morto.>> ribatté Harry, con una scrollata di spalle.

<< Non è stata la prigionia a ucciderlo.>> fece eco Hermione, che frenò bruscamente per evitare un capannello di ragazzi che attraversarono la strada trafficata senza degnare di un solo sguardo le auto in corsa. << Bada bene, Harry, è una leggenda. Si dice che il Vescovo di Durham avesse contratto il vampirismo durante uno dei suoi viaggi in Romania. Flambard approfondì le conoscenze sull’argomento e arrivò a scoprire come poter uccidere un Vampiro, e così testò il metodo su sé stesso. Morì pochi anni dopo a Durham, e il suo corpo fu seppellito nella Cattedrale. Ma attorno alla sua storia aleggia del mistero. Nessuno sa com’è morto.>>

<< Nel sogno Vesper… insomma… mi ha detto che la risposta è nella Cattedrale.>>

Hermione gli restituì un altro dei suoi sguardi indagatori. << Sei sicuro di stare bene?>>

<< Sì.>> mentì Harry. << Sono solo un po’… confuso. Non avevo mai conosciuto i tuoi genitori. Voglio dire, non sapevo un bel niente di loro. Ho solo… troppe informazioni per la testa.>>

<< Avrai tutto il tempo per riprenderti.>> fece eco lei, di rimando. Il suo piglio deciso di lasciò presagire che avesse architettato qualcosa. << Andiamo a Durham.>> stabilì.

Il loro viaggio proseguì a Nord di Londra.

Nel primo pomeriggio si fermarono a pranzare presso una tavola calda lungo la statale, ma nessuno dei due ebbe la forza per intavolare una conversazione. Nell’aria aleggiava un’atmosfera insolitamente depressa, o forse nervosa, a causa del frenetico susseguirsi di avvenimenti che non aveva dato loro tregua.

Harry trangugiò il suo Fish and Chips in silenzio, gli occhi protetti da un paio di occhiali da sole, di tanto in tanto spostò lo sguardo su di lei. Era bellissima, anche con la chioma di capelli arruffati e lo sguardo torvo. Si chiese se meritasse di stare accanto a lei, dopo tutto il trambusto del Ministero a la morte di Azazel.

Hermione non lo aveva mai abbandonato. Mai. Perfino quando gli dava la caccia.

<< Novità dal Quartier Generale?>> chiese timidamente, quando ebbero finito di pranzare.

Hermione rispose con una rassegnata scrollata di spalle. << La Skeeter ci fiata sul collo. E’ convinta che tu sia segretamente dalla nostra parte, e lo considera una corruzione bella e buona da parte del Comandante. Il che significherebbe “dimissioni immediate”, Vesper.>>

<< E’ solo una stupida ciarlatana con problemi di egocentrismo.>>

<< Lo so. Ma la sua opinione è molto importante per la Comunità Magica. Molti lettori del Profeta la adulano, sono convinti che sia una sottospecie di Divinità.>> Un altro sospiro indispettito. << La verità è che Rita Skeeter mira a mandare all’aria l’intero sistema politico del Ministero. Se riesce a provare la mia colpevolezza saranno costretti a ritirare il mio Distintivo e, di conseguenza, salterà anche la poltrona di Kingsley.>>

<< Te l’ho detto. Me ne occuperò io.>>

<< Non se ne parla.>>

Parcheggiarono la Mini Coupé in uno spiazzo antistante un’area pic-nic, insolitamente deserta. Poi si Smaterializzarono.

 

*°*°*°*°*

 

`•.¸¸.•´´¯`••._.• THE APPLE'S CORNER `•.¸¸.•´´¯`••._.•

Chiedo scusa a tutti per  il mio immenso, imperdonabile ritardo.
Al momento, sono molto presa con il lavoro (che novità?)
Ma d'altronde, aprire un ufficio non capita tutti i giorni :)

Il prossimo capitolo arriverà, minimo, fra due settimane.
Mi dispiace molto, ma voglio fare le cose per bene.
Sia nel lavoro, che nella mia infinita storia d'amore con Vesper. :)

Un bacio Auror a tutti


AUROR POWER!
   
 
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