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Autore: Samurai Riku    28/01/2012    1 recensioni
A Gintoki Sakata viene commissionato il recupero di un oggetto speciale, da un individuo altrettanto speciale, che darà inizio alla più grande impresa che i tuttofare si siano ritrovati di fronte.
La Yorozuya si trova a capo di un grande e affascinante mistero, legato ad un'antica leggenda. Gintoki, Shinpachi e Kagura dovranno lottare per l'onore del Giappone e dei samurai, in una storia ricca di azione, comicità e avventura.
Genere: Azione, Comico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gintoki Sakata, Kagura, Shinpachi Shimura, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Aprì gli occhi, strizzandoli alla vista dell’intensa luce della stanza. La luce che percepiva sembrava fredda, quasi lontana, eppure sentiva un gran calore tutto attorno al proprio corpo, un tepore piacevole.

Mosse debolmente le mani, stringendo tra le dita qualcosa di morbido, un tessuto. Lentamente le linee del soffitto si fecero sempre più nitide e la vista meno appannata -Dove… dove sono? È tutto così luminoso… sono morto? Se questo è il paradiso è davvero scadente, assomiglia ad una comune casa giapponese. Mh, magari sono all’inferno. Sì, è più probabile che mi trovi proprio lì… è giusto così.-

Nel suo campo visivo, ancora un po’ offuscato, entrarono due figure che lo chiamavano insistenti, ma lui non riusciva a rispondere -E questi…? Da dove arrivano?-

-… Gin! Gin!!-

-Gintoki!! Tu sveglio?-

-Rispondi…!! Ci senti, Gin?!-

-Un momento… voi… voi siete…- deglutì a fatica, poi dischiuse le labbra, la voce uscì flebile e rauca, poteva sentirla raschiargli la gola -Kagura… Shinpachi…-

I due ragazzi lo guardarono sorridendo -Gintoki!!!-

-Allora non sono morto…- pian piano si mise seduto, facendo leva sulle braccia. Ora vedeva bene ciò che accadeva intorno: era in un futon, in una stanza rivestita di tatami e Kagura e Shinpachi erano inginocchiati accanto a lui -O siamo morti tutti e tre?-

-Siamo tutti vivi, cretino!-

-Noi tanto felici che tu sei sveglio!!-

Esclamarono raggianti abbracciandolo forte, tanto da farlo cadere a terra.

-E-ehi… aaaah!!- Fate piano!! Mi uccidete!- si era completamente svegliato. Era a torso nudo, con il torace avvolto in strette bende. È proprio vero che gli affetti più cari sono quelli che più fanno soffrire; si avverte una terribile fitta al petto quando si crede di perderli, ma il dolore è ancora più intenso quando si stringono vicino, atterrandoti con la forza del loro profondo legame.

Sorrise -Ok, ok… adesso staccatevi!! Cosa siete, cozze attaccate allo scoglio?!-

-Scusaci Gin, non volevamo farti male!- disse Shinpachi sciogliendo l’abbraccio con Kagura -Come ti senti?-

Lui si grattò distrattamente la testa -Mh, bene… ma dove siamo?-

-In rifugio di Zura!-

-Anche Katsura era ridotto piuttosto male, così i suoi uomini ci hanno portatati qui.-

-Siamo in un rifugio del gruppo Joi? Speriamo che la Shinsengumi non faccia una retata…- disse fra sé e sé -Ma quanto ho dormito?-

-Quattro giorni.- rispose Kagura.

-Cosa?!?- Gin scattò in piedi, ma il dolore pulsante al torace lo fece sdraiare sul futon -Ugh…!!-

-Non sforzarti, Gin!-

-Tu devi stare fermo!-

-Quattro giorni… è tanto… - strinse una mano al torace.

La porta scorrevole della camera si aprì -Ritieniti fortunato che ti sia ripreso in soli quattro giorni.-

-Zura!!-

-Non sono Zura, il mio nome è Katsura.- si sedette accanto a Shinpachi -Ti senti bene, Gintoki?-

-Sì, sì, sto bene!!-

-Non devi preoccuparti. I miei uomini hanno tenuto d’occhio Takasugi e in questi giorni non si è mosso. A quanto pare anche lui deve recuperare le forze.-

-Ci credo, con lo squarcio che aveva nell’addome! Si è trapassato per ferire Gin… pazzesco.- pensò Shinpachi.

-Non  che mi importi poi molto… la Kusanagi ce l’ha Takasugi e ancora non so cosa se ne fa!!-

-Potremmo provare a riprendercela! È ferito, non può combattere!!- propose Shin.

Katsura scosse il capo -Quella nave è inavvicinabile, sopprattutto nelle nostre condizioni. Takasugi è stato previdente, ha raddoppiato gli uomini e ci sono anche gli Harusame.-

-Oh… ma bene.- Gin strinse i denti -Allora… la missione è fallita.-

-Cosa facciamo con lo Shogun?-

Il samurai sospirò -… non lo so.-

-Sei davvero dispiaciuto, Gin. Non pensavo…-

-Ovvio che sono dispiaciuto!!- sbraitò interrompendolo -Devo dire addio alla paga più ricca della mia vita!!-

Katsura rimase serio a guardarlo. Gin sostenne per un attimo il suo sguardo tagliente, poi deviò l’attenzione sul tatami. Aveva la stramaledetta sensazione che sapesse il vero motivo del suo dispiacere.

-Ci credevi, non è vero?-

Gin non rispose.

Katsura prese la bokuto che aveva portato con sé, dandola al legittimo proprietario -Ti sono stato accanto a costo della vita. Ci credevo anche io.-

Gintoki impugnò la bokuto con entrambe le mani, restando a fissarla in silenzio.

Shinpachi posò una mano sulla spada di legno -Vale anche per me, Gin. Avevo ancora fiducia nello Shogun, anche se ha venduto il nostro Paese agli amanto. Ho creduto per davvero che potesse riscattare l’onore dei samurai… e credo in te.-

-……- Gin alzò lo sguardo sul ragazzo. Mai lo aveva visto tanto determinato.

-Ti sto accanto per una buona ragione. A parte che sei un casinista e non sai badare a te stesso, ma continuo a lavorare per te anche se non mi dai uno stipendio, perché ho la più totale fiducia in te.-

-Shin…-

Anche Kagura posò una mano sulla bokuto -Non fare quella faccia, Gin! Quando tu triste e silenzioso cambia tutto… noi stare con te perché tu sei divertente e buono, anche se sciattone! Non è colpa tua se non abbiamo perso tesoro, Shodun capirà!-

-Al massimo se ci chiederà di tagliarci il ventre ci rifiuteremo!! Non sopporterei un dolore simile!- esclamò sorridente Shinpachi.

Katsura posò una mano sulla spalla dell’amico, rivolgendogli un sorriso -È tutto inutile, non ti libererai mai di noi.-

Gin li guardò tutti, uno ad uno, poi chiuse gli occhi, passandosi una mano tra i capelli -Aaaah!! Certo che siete proprio pesanti voi tre!! Io non ho detto proprio nulla!! Sono stanco, mi lasciate riposare?!?-

-Ma certo. Se avete bisogno io sarò nell’altra stanza.- Katsura si alzò congedandosi, ed uscì.

-Oooh!- Gin poggiò la bokuto accanto a sé e si sdraiò nel futon, incrociando le mani dietro la nuca, chiuse gli occhi.

-Noi siamo qui Gin, se hai bisogno!- disse Shinpachi.

-See, see…-

-Shin, compri sukombu?-

-Cosa? E perché?!-

-Vai a prendere!!-

-Vacci tu, non sono il tuo schiavetto!! E poi con che soldi li compro?!?-

-Non so, tu compra!!-

-Non abbiamo soldi!!!-

Nel sentire quell’insensato litigio un sorriso illuminò il volto di Gintoki. Si sentiva sereno e in pace, adesso.

Non passò poco più d un quarto d’ora che un tonfo sordo ruppe il silenzio.

-Nh?- Gin aprì un occhio, guardando la porta della stanza.

-Cos’è questo casino?-

Voci sommesse e passi rapidi erano le uniche cose che si sentivano. Zura si affacciò alla stanza

-Gin, tu non puoi ancora muoverti, ma se resti qui non accadrà nulla. Buona fortuna ragazzi!- detto questo si dileguò.

I tre dell’agenzia tuttofare si scambiarono uno sguardo a dir poco confuso -… eh?-

-Che succede?!-

-Shinpachi, va a vedere!- disse Gintoki mettendosi a sedere.

Il ragazzo andò alla porta, aprendo un spiraglio per sbirciare nella stanza attigua -Mmh…  sembra che non ci sia più nessuno… nh?- un luccichio attirò la sua attenzione -Un momento… eppure quello sembra…-

Una fiammata travolse la porta prima che Shinpachi potesse dire altro -Waaaaah!!!- rotolò  terra evitando l’esplosione. La porta era distrutta.

Il vicecomandante della Shinsengumi irruppe nella stanza a spada sguainata -Shinsengumi, siete in arresto!!-

Gintoki, Shinpachi e Kagura rimasero fermi a fissarlo.

La katana gli cadde di mano -…… non ci credo…-

 

 

-Dovrei portarvi al quartier generale della Shinsengumi!!-

-Non puoi chiudere un occhio, Hijikata?!- cercò di convincerlo Shinpachi.

-Se volete glieli faccio chiudere tutti e due!- Sogo puntò il suo lanciarazzi in faccia ad Hijikata.

-Sta zitto tu!! E metti via quell’affare!!-

-Uff, quanto rompete.- Gin si poggiò alla parete della casa -Aaah…!!- si massaggiò i muscoli del collo -Chissà dove sarà adesso Zura…-

-è un criminale!!! deve morire!!!!-

 La Shinsengumi aveva fatto davvero una retata al rifugio del gruppo Joi, ma fortunatamente Katsura e i suoi uomini erano riusciti a scappare in tempo.

Ora il vicecomandante e il suo secondo erano lì fuori3343850874

 ad “interrogare” i tre tuttofare trovati nel rifugio.

-Piuttosto, che ti è successo capo?- chiese Okita.

-Incidente in moto.- rispose Gin.

Hijikata si accese una sigaretta -Siete ancora occupati con la Kusanagi?-

-Ora non più.- disse Kagura.

-Eh? In che senso?-

-Nel senso che ce l’ha Takasugi!- sbottò Gintoki.

-Che coosa!!?? Vi fate aiutare da un terrorista e fregare da un altro!!??!!-

-E allora!!?? Mica era una certezza la riuscita con Katsura!!-

-A prescindere che non dovete farvi aiutare da lui!! Posso sbattervi in galera, lo sai?! Guarda che lo faccio!!-

-Sta zitto, Hijikata!! Non devi nemmeno provarci, ti disfo!!-

-In quello stato?!? Non sei nemmeno in grado di impugnare una spada!!-

-Scommettiamo?!-

-La fate finita!!??!!-

Hijikata sbuffò -Cosa farete con lo Shogun? Vi farà saltare la testa.-

Kagura caricò il suo ombrello come fosse un fucile -Noi non avere paura di Shodun! Noi far saltare sua testa!!-

-Shogun!! Shogun!! Leggiti il copione!!- sbraitarono Gin e Sogo.

Shinpachi si avvicinò al capo tuttofare, prendendolo in disparte -Ascolta, Gin…-

-Nh? Che c’è?-

-Ehi!! Non escludetemi!!!- esclamò Kagura sbracciandosi.

-Katsura mi ha detto una cosa…-

Gintoki osservò il ragazzo. Era serio e preoccupato… non aveva idea di cosa stesse per dirgli, ma di sicuro non sarebbero state belle notizie.

Shinpachi iniziò il suo racconto -È stato due giorni fa. Kagura si stava occupando di te, io ero nella stanza accanto…-

 

Katsura gli si avvicinò, inginocchiandosi davanti a lui -Gintoki come sta?-

-Non ha ancora ripreso i sensi… ma tutto sommato sta bene. Tu come ti senti, Katsura?-

-Bene, grazie.- restò in silenzio.

-Perché ho l’impressione che devi dirmi qualcosa…-

-Sì, infatti. Avrei preferito parlarne direttamente con Gintoki, ma non ho idea di quando si riprenderà. Tu mi sembri un ragazzo affidabile, nonostante tutto.-

-… come sarebbe a dire nonostante tutto?!-

-Ascolta, Shinpachi…- Katsura non perse la sua compostezza -Affrontando Takasugi ho notato una cosa. Qualcosa che ha detto, e mi ha fatto pensare.-

Shinpachi ascoltava con interesse e attenzione.

-Gintoki gli ha mai detto perché cercava la Kusanagi?-

Il ragazzo si stupì di quella domanda -Ah, ehm… non credo. Non parlava dello Shogun nemmeno con noi, figuriamoci con Takasugi.-

Katsura annuì -Come pensavo.-

-… perché? Cosa ha detto Takasugi?-

Il terrorista ripeté le sue esatte parole, ancora impresse nella sua mente, come ogni altro momento di quella battaglia -Te l’avrà detto Gin, che lavora per lo Shogun, no? Vuole ripristinare l’antico onore dei Samurai…- fece una pausa - Ora Shinpachi, la domanda è una sola.-

-Come ha saputo chi ci ha commissionato il recupero della Kusanagi!?- concluse Shinpachi, senza stupore, ma con una leggera inquietudine in volto.

-Chi ne è a conoscenza?-

-La Shinsengumi, Sakamoto, lo Shogun…-

-Dubito che quelli della Shinsengumi chiacchierino amichevolmente con lui e quando eravate nello spazio con Sakamoto non lo avete incontrato.-

Shinpachi rimase a fissare Katsura, a bocca aperta, completamente spiazzato. Quell’idea aveva cominciato a farsi largo nella sua mente da un po’, ma l’aveva sempre scacciata con prepotenza era sempre riuscito a darsi una logica spiegazione, ma ora, alla luce dei fatti, di ciò che era successo e delle parole di Takasugi Shinsuke… non sapeva più che credere -Vuoi… vuoi dire che lo Shogun…-

Annuì -Anche tu non credi troppo nelle coincidenze, vero Shinpachi? Quante probabilità esistono che due ex commilitoni si incontrino per caso a caccia di una leggenda?-

 

-So che può sembrare assurdo, Gin… ma forse lo Shogun ha assunto sia noi… che Takasugi.

Gintoki aveva ascoltato tutto in religioso silenzio. Vederlo così serio e assorto era raro e preoccupante -Takasugi vuole la testa di Tokugawa su un piatto d’argento, è impossibile che decida di lavorare per lui.-

-Capisco, ma…- tentò di nuovo Shinpachi.

-Ehi, voi due!!- esclamò Hijikata -Volete occupare tutta la scena?! Continuate con la chiacchierata cuore a cuore o rendete partecipi anche noi dei nuovi sviluppi!!-

-Geloso, Hijikata?- lo punzecchiò Gin ritornando dal gruppo, seguito da Shinpachi.

-Vuoi morire!!??-

-Voi siete al diretto ordine dello Shogun, possibile che non sappiate nulla?-

-Mica ci informa su tutto… e poi noi siamo solo sottoposti, quello che potrebbe essere informato è il vecchio Matsudaira.- rispose Sogo.

-Tsk… io da quel vecchio non ci vado.- spirò del fumo -E poi, qualcosa mi dice che avete già una vostra teoria.-

-Tu fumato erba sbagliata, tossico!- inveì Kagura.

-Cosa?! Come ti permetti!! Mica mi drogo!!-

-Se, se!! Dicono tutti così!- continuò lei con aria saccente.

-Il tossico non ha tutti i torti.-

-Ti ci metti pure tu, quattrocchi!!??-

-Te l’ho detto Shinpachi, Takasugi non lavorerebbe mai per Tokugawa.- ribadì calmo Gin.

Hijikata assentì -Per una volta sono d’accordo con te. Allora, a questo punto andrete dallo Shogun? Avete fallito…-

Sul volto di Gintoki si dipinse un sorriso -Non importa, d’altronde ce l’abbiamo messa tutta. Shinpachi, Kagura. Andiamo. Prima sbrighiamo questa faccenda, prima possiamo tornarcene a casa.- si voltò, dando le spalle a Toshiro e Sogo, seguito dai due ragazzi.

-Noi avremo lo stesso ricompensa, Gin?-

-Sarà un miracolo se avremo ancora le teste attaccate al collo, Kagura. Quella è la nostra ricompensa!-

Restarono un istante fermi, in mezzo alla strada, a guardare quello strano terzetto allontanarsi.

-Noi che facciamo Hijikata?-

-Ce ne torniamo alla base, ovvio.- gettò a terra il mozzicone di sigaretta, calpestandolo con la scarpa -Non è più affar nostro questa storia. Vedete di non farvi ammazzare!!!- gridò, poi, ai tuttofare.

-Non ci contare, Hijikata!!- gli rimandarono Kagura e Shinpachi.

Gin alzò un braccio, come in segno di saluto, senza voltarsi o fermarsi -Mai. Il nostro Bushido non ce lo permette. Non ancora.-

 

 

Il cielo era plumbeo e minacciava  di scaricare tutta la sua tristezza su Edo. Era una giornata perfetta per le brutte notizie. Era la giornata perfetta per andare al patibolo.

I tuttofare vennero accolti nel castello dello Shogun Tokugawa. Entrarono nel vasto salone del signore di Edo.

Avevano deluso il loro mandante, lo Shogun… per quanto poco potesse valere in quel governo corrotto a loro bruciava, bruciava in profondità perché ce l’avevano messa tutta, perché ci avevano creduto veramente, avevano fiducia e lo Shogun ne aveva in loro.

Quel vasto salone appariva ancora più inquietante: la luce esterna entrava fioca e lasciava metà dello spazio in ombra, trono dello Shogun incluso.

-Sento che potremmo morire da un momento all’altro…- un morsa si strinse alla gola di Shinpachi, che faticava perfino a deglutire.

Si inchinarono.

-Sakata.- esordì lo shogun dal suo seggio -Non ho vostre notizie da parecchio.-

-Mi dispiace, Shogun. Non siamo riusciti a… recuperare la spada leggendaria.- disse Gin a capo chino.

Lo Shogun non parlò.

-Abbiamo seguito tutte le tracce, l’abbiamo trovata, ma non siamo riusciti a prenderla.-

-Non importa.-

-… importa, invece!- Gintoki alzò lo sguardo sul signore di Edo; faticava a vedere il volto nascosto nell’ombra -Quella spada, ora, ce l’ha Takasugi Shinsuke!!-

-Non importa, Sakata. So che avete fatto del vostro meglio…-

Gin rimase in silenzio

-Qualcosa non quadra. È così arrendevole?!-

-D’altronde…- Tokugawa sospirò -Vi ho mandati a caccia di una leggenda, e non pretendevo una vittoria certa.-

-Non è questo il punto, Shogun!! Takasugi è pericoloso, non può prenderlo così leggera!! A meno che non ci sia sotto qualcosa!!-

Tokugawa tacque ancora.

-Shogun!!-

Una risata sommessa si diffuse dall’ombra, fino a pervadere l’intera sala, rimbombando contro le pareti man mano che accresceva di tono.

I tre tuttofare si scambiarono un’occhiata colma di timore.

-… no…-

Lo shogun Tokugawa si alzò dal suo seggio avanzando di pochi passi e uscendo così dall’ombra. Un’ombra ben peggiore, però, era alle sue spalle. Un’ombra nera che rideva di gusto, come se schernisse la fioca luce bianca, impotente e disarmata dinnanzi a lei. Quella era l’ombra di un demonio. Una belva nera.

-Non trovate che tutto questo sia molto diventerete?- disse Takasugi Shinsuke dopo aver placato le sue risa. Spostò lo sguardo da Shinpachi a Kagura, fino a soffermarsi su Gintoki, al centro. Il suo braccio sinistro era nascosto dal corpo dello Shogun, mentre il destro era ben visibile. Impugnava la sacra spada Kusanagi no Tsurugi, poggiandone la lucente lama sulla gola di Tokugawa.

-No, non ci posso credere!! Shodun!!- gridò Kagura.

-Sei un bastardo, Takasugi!!- infierì Shinpachi.

Gin  non disse nulla. Non aveva nulla da dire. Avrebbe dovuto aspettarsi un’azione simile da lui… d’altronde, era il suo obbiettivo primario, no? Far saltare la testa del signore di Edo. Signore di un castello vuoto, pieno di spettri gloriosi e menzogneri.

-Sì, è davvero divertente!- riprese Takasugi, compiaciuto dalla reazione del vecchio compagno d’armi -Davvero avete pensato che lavorassi per lo Shogun?! Ahahahah!! Per questo verme?!- disse con disprezzo, colpendo con un calcio la schiena del mobile, costringendolo in ginocchio. Poggiò la mano sinistra sulla sua spalla, allontanando di poco la spada. -Perché si sa, i vermi non hanno spina dorsale.-

Tokugawa non si oppose minimamente, eseguiva ogni gesto senza riflettere, come una macchina priva d’anima.

Gintoki poggiò una mano sulla bokuto -Ragazzi, dovete andarvene da qui. Dovete avvisare le guardie, la Shinsengumi, insomma…-

-No.- risposero secchi i due, senza dargli tempo di finire la frase.

Il samurai si volse a guardarli stupito.

-Questa non è una faccenda privata che riguarda solo te.-

-Ci siamo dentro anche noi. Noi tuoi dipendenti, Gin e volere paga quanto te.-

-Esatto. E non pensare di spendere tutti i soldi in Jump o al pachinko.-

Shinpachi e Kagura non perdevano d’occhio Takasugi per un solo istante. Uno brandiva la spada di legno, l’altra l’ombrello. Per nulla al mondo avrebbero lasciato solo Gintoki.

-Ahahah!!! Che bravi cagnolini fedeli!! Seguono il padrone fino all’ultimo, eh! E tu, Gin… ti sei fatto addomesticare da quest’essere!!- di nuovo la voce di Takasugi era carica di disprezzo per lo Shogun.

-Ti sbagli, Takasugi. Lo Shogun non vale più nulla, lo ripeti sempre anche tu. Non abbiamo lavorato per lo Shogun. Abbiamo lavorato per un samurai.-

-Tsk… un samurai?! È solo un vile traditore!!-

Gin scosse il capo -Samurai è colui che lotta per degli ideali, che si mette al servizio del proprio Paese e che porta una spada.-

-Tu e il tuo ridicolo Bushido!!- inveì -Questo bastardo ha smesso di lottare anni fa e non porta nemmeno una spada al fianco! Anzi, la sua regale arma la brandisco io contro la sua gola!!-

-Io non ho detto che la spada debba per forza essere al fianco.- ribattè.

-Anche se sarete costretti a riporre le vostre spade, non gettate mai la spada che è riposta nelle vostre anime!!- esclamò Shinpachi, rievocando le ultime parole di suo padre.

-Ma come siamo sentimentalisti.- commentò aspramente Takasugi.

Quei ragazzi… Tokugawa non credeva  a ciò che sentiva. Quei ragazzi avevano fiducia in lui, nonostante ciò che sosteneva Takasugi fosse maledettamente vero. Aveva piegato la schiena, aveva venduto il suo Paese a barbari invasori, eppure ora cominciava a sentirla, la spada. La vivida lama che albergava in lui. Erano stati quei tre tuttofare squattrinati a sfoderarla, lucidata e rimessa a nuovo, più affilata che mai. Ora la vedeva riflessa nei loro animi, negli occhi infuocati del Demone Bianco.

Ce l’aveva fatta, anche se solo in parte ci era riuscito. Aveva riscattato l’onore dei signori di Edo: dei samurai.

-Mi fate quasi pena. Siete così attaccati alle tradizioni! Quando lo Shogun non ci sarà più, che farete?! Che farai Gintoki? Seppuku?! Sei troppo debole anche per quello…- ghignò.

Sul suo volto si accese un sorriso -No, non farò seppuku. Ci si taglia il ventre quando il proprio signore muore. Ebbene… ogni samurai ha un solo signore fino alla morte e devi sapere, Takasugi…- strinse il pugno sull’impugnatura della bokuto assicurata al fianco -che io sono il signore di me stesso!!-

Eccolo… l’ultimo samurai in un mondo d’anime corrotte. Ora gli era impossibile vedere il riflesso della propria spada negli occhi di quell’uomo, non riusciva neppure a sostenere lo sguardo tanto accecante era il bagliore emesso dalla sua spada, no… si sbagliava. Non era la spada ad emettere tanto splendore; quell’uomo andavo oltre a quel banale concetto. Era la sua anima… l’anima fiera e nobile di un vero bushi, un vero guerriero. Lo poneva sopra il concetto di vittoria e sconfitta. Gintoki Sakata combatteva e viveva per tutt’altro; per proteggerla, la sua anima.

Tokugawa sorrise, sereno. Era felice che quella luce bianca sarebbe stato il suo ultimo ricordo.

-Sappi che non me ne importa proprio niente. Il mio Bushido è ben diverso!!- mosse il braccio destro, avvicinando la leggendaria katana alla gola di Tokugawa, recidendogli in un solo colpo la testa.

Un perfido sorriso si allargò sul volto di Takasugi mentre osservava il capo rotolare a terra, senza vita; lasciò il corpo dello Shogun dandogli una lieve spinta, facendolo cadere a terra. Una pozza di sangue si allargò sotto di esso.

-Sh… Shogun!!- il grido uscì come un rantolo dalla bocca di Shinpachi.

-Uhuhuh… ahahahahahah!!! Molto, molto divertente!!-

-… ma… no!-

-Sei… sei un bastardo!!- gridò a denti stretti Gintoki.

-È stato un piacere, Gintoki!- Takasugi lo salutò ripulendo la lama con le vesti del defunto Shogun.

-Non muoverti, Takasugi!!- Gin scattò, sguainando la bokuto dal fianco.

-Gin, aspetta!!- Shinpachi tentò di fermarlo, ma invano.

Il ghigno sul volto di Takasugi si allargò fino a mutare in un riso di scherno. Vedendo il feroce sguardo dell’altro si voltò compiaciuto, correndo verso un’uscita secondaria. Finalmente si era svegliata la belva bianca, aveva sentito l’odore pungente del sangue innocente sparso davanti ai suoi occhi ed era scattata, in tutta la sua ferocia per accanirsi sulla preda.

Adesso lo riconosceva, il suo vecchio compagno d’armi. Spesso, durante le guerre contro gli eserciti amanto, si era domandato cosa avessero provato i loro nemici nel venir assaliti e annientati da quel demone. Ora il nemico designato era lui, a lui stava dando la caccia.

Sangue cerca sangue.

Era una sensazione bellissima che si propagava in ogni sua cellula ad ogni frenetico battito cardiaco.

Un vero peccato non poter affrontare faccia a faccia quel demonio bianco e vederlo macchiarsi di rosso.

-Restate qui!!- ordinò Gintoki Sakata ai due ragazzi -Non seguitemi!!- e sparì, seguendo Takasugi.

-Shinpachi, che facciamo?-

Il ragazzo rimase in silenzio, osservando la zona buia della sala in cui erano spariti i due samurai. Nella sua mente erano ancora ben impresse le immagini del’ultimo scontro tra Gintoki e Shinsuke. La freddezza e la calma dell’amico ora erano esplose in una furia omicida. Spostò lo sguardo sul corpo senza vita dello Shogun -Chiamiamo le guardie. Assicuriamo degna sepoltura al nostro signore.-

 

Un passo dopo l’altro, sempre più veloce, sempre più veloce. Era svelto Takasugi… maledettamente svelto!!

Faticava a stargli dietro, lo inseguiva per lunghi corridoi e scale del vasto castello.

Salì l’ultima rampa di scale ad ampie falcate svoltando in un largo corridoio -Fermati!!- intravide la porta di una stanza scorrere, chiudendosi.

Non perse tempo e scattò verso la fine del corridoio, raggiunse la stanza designata e ne spalancò la porta, quasi scardinandola -Takasugi!!!- ma non c’era nessuno.

Gintoki si guardò rapidamente, ma attentamente attorno. Era una camera spoglia, rivestita di tatami con un piccolo tavolino al centro; la porta-finestra in carta di riso era spalancata su un piccolo balcone di legno, Gin si portò sulla balconata, scrutando l’ambiente circostante. Sotto, sul fiume che attraversava Edo, un’imbarcazione si allontanava con rapidità, seguendo il flusso della corrente.

Serrò un pugno -Bastardo, è scappato!!- stava per scavalcare la ringhiera lignea e ripartire, in qualche modo, all’inseguimento, quando una voce alle sue spalle lo richiamò.

-Takasugi Shinsuke ha svolto egregiamente il suo lavoro.-

Il samurai rimase immobile per qualche istante, con una gamba sul bordo della ringhiera. Poi, lentamente si voltò -E tu chi cazzo sei?- domandò freddo.

-Il mandante di Takasugi.-

Un gran sugegasa gli nascondeva il capo e buona parte del viso; anche il resto del corpo era tutt’altro che visibile, rivestito da quella lunga e pesante tunica scura. Lo sguardo tagliente di Gintoki si posò sulla mano destra del Tendoshu, che impugnava la Kusanagi.

-Allora la mia idea era giusta.-

Quello abbozzò un sorriso -Voi samurai non siete poi così stupidi. Anche Tokugawa aveva capito e si è rivolto a te.-

-Si era rivolto a me non solo perché era coinvolto Takasugi, ma anche perché non poteva fidarsi di nessuno qua dentro.- sorrise -Ragazzi, quanti intrighi! È peggio di una soap-opera!-

-E tu hai deciso di non farti gli affari tuoi.-

-Che ci posso fare. Noi samurai siamo fatti così, se qualcosa mi cade davanti la raccolgo.-

L’altro rise -Mi ricordo di te… sei quello che ha scatenato un putiferio al Purgatorio.-

-E tu sei lo stronzo che ha fatto ammazzare Kidomaru.-

-Ahahah… già, quel demone! Anche se ora ho l’impressione di averne davanti un altro. Non ti chiamavano Demone, quando eri in guerra?!-

-Demone Bianco.- precisò lui -Dimmi una cosa. Perché ammazzare lo Shogun? Il Bakufu non è già nelle vostre mani? Non siete voi che tirate i fili di tutto?-

-Lo Shogun era comunque un impiccio. Lo Shogunato ormai non esiste più, è solo un’entità fittizia, come l’Imperatore d’altronde. Purtroppo siete duri di comprendonio e non volete arrendervi all’evidenza. Siamo noi amanto ad avere il controllo di tutto! Noi Tendoshu abbiamo il pieno comando governativo! L’era dei samurai è finita, basta. Mantenete fede al vostro codice e morite con dignità.-

Gintoki scosse la testa -Non posso morire, non ancora. Né per mano del nemico, né per mano mia. Non finchè la mia anima non sarà pura e potrò mostrarla a tutti senza vergogna.- mentre parlava avanzò di qualche passo verso il Tendoshu -Ci vorrà molto, molto tempo, me ne rendo conto, ma c’è qualcosa che mi aiuta a camminare dritto sulla mia strada.-

Ghignò -Che cosa, il Bushido? La tua fiducia?!-

-È qualcosa che se lasciato lì arrugginisce e non sarà più in grado di trafiggere, se mi scappa dalle mani, se perdo la presa rischio di tagliarmi.- si fermò di fronte a lui -Il mio orgoglio è proprio come una spada e mi fa andare avanti.-

-Un vero peccato allora che il tuo orgoglio si spezzerà come un pezzo di legno!- agitò la spada divina davanti a sé per fendere il torace di Gintoki, ma questi, rapido di riflessi, parò il colpo con la bokuto.

-Ugh…!!- faticava a contrastarlo.

-Cosa credi di fare con quella misera bokuto di legno?! Con la spada che ho in mano è nato il tuo amato Paese, e con questa stessa spada io lo spezzerò, iniziando da te!!- il Tendoshu aumentò la pressione del colpo.

-Non lo sai!?! L’importante non è il materiale, ma come la si utilizza!!- con gran sforzo riuscì a respingere l’attacco, si scansò di lato indietreggiando di un passo. Con un calcio scagliò il basso tavolino contro il nemico e scattò verso l’uscita della stanza.

Il Tendoshu si difese dal mobile con il braccio sinistro, scansandolo di lato -Illuso, vuoi scappare?!- agitò la spada davanti a sé generando un’onda d’urto che travolse Gintoki, scaraventandolo nella stanza di fronte.

-Aaah!!!- ruppe la parete scorrevole e rotolò nella stanza, lasciando sul tatami una scia di sangue. Con una mano si toccò la schiena appena al di sotto della scapola e una fitta pulsante di dolore lo travolse. Strinse i denti -Che male…. Mi hai squartato la schiena!! Ehi!!!- sbraitò.

L’altro lo raggiunse in pochi passi -Non dirmi che non hai mai sentito parlare del leggendario potere della Kusanagi!!-

-Il controllo dei venti…- si rialzò malamente, spolverandosi i vestiti -Bastardo, mi hai incrinato la spada con quella folata di vento!!-

-Uhuhuh… fossi in te mi preoccuperei di più della ferita che ti attraversa la schiena. La spada sarà il tuo ultimo problema, visto che ora ti incrinerò le ossa!!-

Prevedendo il prossimo attacco Gintoki si scansò di lato, ma questa volta il suo nemico fu più svelto e si voltò verso di lui vibrando nell’aria la lama sacra, travolgendolo con un’altra raffica.

Il colpo fu talmente forte che ruppe una parete della stanza, aprendo un gran varco, e scaraventò fuori il samurai, che si ritrovò a ruzzolare sul tetto di un’ala del castello. La bokuto si spezzò.

Gin era supino. In una mano stringeva ciò che rimaneva della bokuto e l’altra era chiusa a pugno attorno a qualche frammento avio delle tegole. Si mise a sedere -Magnifico… un governante ha perso la ragione, maneggia un’arma divina e mi vuole morto!! Ora non ho nemmeno una spada!!!- si lamentò agitando il moncherino d legno.

Il Tendoshu lo osservava dalla camera devastata. Sarà pure un abile samurai, ma senza armi non può fare nulla, men che meno contrastare la potenza della sua arma. Quell’arma un tempo posseduta agli Dei ora si trovava nelle sue mani e con essa avrebbe dominato sul Paese, dopo averne ribaltato il governo ed essersi divertito un po’ -Potrei suggerirti di arrenderti, ritirarti, o passare dalla mia parte, ma sarebbe tutto fiato sprecato.-

Gin lo guardò senza mostrare il minimo timore -Esatto.-

Sì… si sarebbe divertito, cominciando da lui. Impossibile paragonarlo ad un omuncolo qualsiasi. Quello era di più, doveva riconoscerglielo; uomini così non esistevano più in quella Edo marcia e corrotta.

Aveva lo sguardo fiero di un vero guerriero, la forza mostruosa di un demonio e la sua anima brillava chiara e si innalzava alta sopra il cielo, volando fiera e libera come un’aquila.

Sarebbe stato bellissimo abbatterla con un sol colpo.

Impugnò per bene l’elsa della Kusanagi, alzandola davanti a sé, ma venne distratto da un rombo minaccioso.

Gin alzò lo sguardo mentre le prime gocce iniziarono a cadere delicate e fitte -Ma guarda… gli Dei ci sono testimoni e versano lacrime amare su questo duello.-

-Tra breve le loro lacrime si mescoleranno con il tuo sangue!!- agitò la spada generando un’altra raffica di vento.

Gin fu più svelto. Si lanciò di lato, evitando il fendente che spezzò la pioggia e scivolò sulle tegole

-Devo fare attenzione, con questa pioggia è tutto più scivoloso, anche se può aiutarmi a scappare, però… sono senza un’arma.-

Il Tendoshu uscì sul tetto, procedendo con cautela e guardandosi attorno -Dove si è cacciato?-

Il Demone Bianco, nascosto dietro una sporgenza, uscì allo scoperto, balzandogli addosso

-Yaaah!!- riuscì ad afferrargli il braccio destro.

Rapido, il Tendoshu, lo afferrò per la gola, stringendo forte la presa. -Stupida mossa.-

Gin non mollò la presa -Voglio vedere come fai a muoverti ora…- abbozzò un sorrisetto -Non puoi… usare la spada!-

Il Tendoshu non si scompose -Non ti facevo così ingenuo.- serrò con più forza le dita attorno alla gola di Gin e senza dargli la possibilità di muoversi gli assestò una potente ginocchiata all’addome.

-Uuh….- il samurai strinse i denti mettendocela tutta per reprime l’impulso di piegarsi dal dolore. Strinse il braccio dell’altro -Così…. non vale…-

-E lasciami!!!- gli diede un forte calcio, costringendolo a lasciare la presa.

Gintoki ruzzolò lungo il tetto, picchiando la testa. All’ultimo riuscì a voltarsi e cercò di afferrare qualche appiglio per frenare la caduta -Dannazzione…!!- sentì il vuoto sotto di sé, all’improvviso. Afferrò il bordo decorato con entrambe le mani e si ritrovò a penzolare nel vuoto, sopra al fiume che si ingrossava sempre più per la pioggia.

Non perse tempo e subito tentò di risalire, facendo leva sulle braccia -Fooorza…-

Il Tendoshu era in piedi, davanti a lui -Attento, così rischi di scivolare. Hai bisogno di un punto d’appoggio.- senza troppi sforzi infilzò l’avambraccio sinistro del samurai con la lama della Kusanagi.

-Ugh…!! Aaah!!- serrò i denti per non cedere al dolore. L’altra mani si chiuse a pugno attorno al bordo, mentre la sinistra era pietrificata dal dolore, spalancata. Il sangue fluiva dalla ferita, scorrendo sulla pelle assieme alla pioggia.

-Fossi in te adesso starei fermo.-

Uno scatto metallico gli fece alzare la testa. Gintoki perse lo sguardo nel baratro nero della canna della pistola puntata davanti a sé. -E quella… da dove è uscita?!-

Il Tendoshu impugnava nella mano sinistra un’arma da fuoco di forgiatura amanto. Per nulla consona ad un duello, ma del tutto prevedibile da chi gioca sporco fin dal principio -Fammi la cortesia di non muoverti, non vorrei sprecare un proiettile.-

-Certo… sono qui apposta, no?- per nulla intenzionato a restarsene lì appeso a crepare, impugnò con la mano destra, la lama divina, facendo forza per sfilarla dal braccio.

-Ahahah, che credi di fare?! Vuoi liberarti anche di quelle cinque dita?!- lo schernì.

-Sta… zitto!!- sbottò. Non era per nulla intenzionato ad arrendersi e mollare la presa anche se profondi tagli si aprirono sul palmo e sulle falangi, ma sentiva che a poco a poco riusciva a smuovere la spada, sentiva scricchiolare il ferro sotto il suo sangue.

-Adesso basta, Sakata. Mi hai stancato!- caricò il cane dell’arma e premette il grilletto, mirando alla fronte di Gintoki.

Accadde tutto in un lasso di tempo indefinibile.

Gin perse la presa sulla lama, volutamente o per la pioggia e si lasciò scivolare, restando a contatto con il piano del tetto solo con il braccio infilzato. Il proiettile mancò la testa, ma lo ferì alla spalla sinistra. Inconscio del dolore scattò facendo leva cn le gambe sul muro di fronte a sé e riafferrò il bordo del tetto con la sinistra, riuscendo, con grande sforzo a gettarsi in avanti, colpendo con un calcio la pistola del Tendoshu, disarmandolo.

Questo rimase completamente spiazzato e disorientato -Cos…!?-

Tornado ad avere un supporto sotto i piedi non perse tempo; afferrò il braccio destro del nemico, avvicinandolo a sé rimandandogli la ginocchiata all’addome, poi afferrò la Kusanagi per l’elsa, estraendola dalla sua carne.

Era la prima volta che impugnava quella spada dal verso giusto; era una sensazione strana. Prima Takasugi, poi quel bastardo che si trovava di fronte… nemmeno uno che ne fosse degno l’aveva brandita, quella sacra spada. Nemmeno lui ne era degno… d’altronde era l’unica arma a disposizione, bisognava arrangiarsi.

Il Tendoshu per nulla arrendevole scattò verso il samurai per riappropriarsi della spada, ma questa volta Gintoki non si fece sorprendere.

Appena fu abbastanza vicino lo ribaltò a terra bloccandolo con un piede e  tagliò la parte alta della tunica che lo ricopriva, rendendo così visibile e scoperta la gola.

Ormai era alle strette -Avanti… uccidimi.-

Gintoki lo guardava, greve, inflessibile e truce. Il braccio destro gli tremava, ma non per il dolore.

Un ghigno di scherno apparve sul volto dell’altro -Non ci riesci, vero…? Takasugi aveva ragione, ti sei rammollito, hai perso… i tuoi artigli, come ripeteva sempre. Per questo all’inizio non avevo ordinato a lui di provvedere a toglierti di mezzo.-

-Pensavi che sarebbero bastati quei criminali da quattro soldi che hai assoldato! Ti sbagliavi!!- ringhiò con rabbia.

-Allora dimostramelo, Demone Bianco…- il ghigno si accentuò -Dimostrami chi sei in realtà.-

Il tremito non accennava a smettere, non riusciva a controllarlo -A me… non piace uccidere.-

-Mpf! Lo sapevo… sei un debole.-

-… ma credo che questa volta potrei fare un’eccezione!- impugnò saldamente l’elsa, controllando il tremito e senza la minima esitazione tagliò di netto la gola del Tendoshu.

Fu così rapido che probabilmente questi non si rese nemmeno conto di ciò che era successo. Una cosa era certa, l’ultima immagine che lo avrebbe accompagnato fino all’inferno sarebbe stata quella di un demone… no, quella di un uomo che ha lottato fino alla fine per i suoi ideali.

Gintoki alzò il volto al cielo ancora coperto dalle nuvole nere, aprì la mano sinistra per ricevere la pioggia -Aaah… sento male dappertutto.- si lamentò -Mh… forse quelle non sono lacrime di tristezza. Bha, non capirò mai come ragionano gli Dei…- abbozzò un sorriso, poi guardò la Kusanagi che ancora stringeva in pugno -Ora cosa me ne faccio di questa? E sopprattutto… come scendo da qui…?-

 

 

 Passò una settimana da quegli eventi. Praticamente un mese pieno da quando le guardie shogunali bussarono alla porta dell’agenzia tuttofare con un’importante missiva. Era passato tutto da poco tempo, eppure sembrava fosse trascorso un secolo.

-Vuoi stare fermo!? Se no ti faccio male!!-

-Mi fai male anche se sto fermo, Shinpachi!!-

-Allora non muoverti di più! Hai voluto tu uscire prima dall’ospedale! Ora ne paghi le conseguenze!!-

-Ahioo! Ahio!!!-

-Non gridate! Non sento Lady spoor!-  si lamentò Kagura, seduta su uno dei divani mentre mangiava i suoi amati sukombu.

-Tu e le tue telenovele…- mormorò Gin, seduto sull’altro divano, a torso nudo, mentre Shinpachi gli cambiava le fasciature.

-Avete sentito? Presto il nuovo Shogun prenderà ufficialmente il potere!- annunciò Shinpachi, riferendo le ultime notizie lette quella mattina sul giornale.

-Era ora… queste faccende burocratiche vanno sempre avanti per le lunghe!- disse Gin -Che si sa… del precedente Shogun?-

-Hanno celebrato pochi giorni fa il funerale.-

-Già! Telegiornale detto che tutta nobiltà era presente!!- aggiunse Kagura -Potevamo andare anche noi…-

-E perché?! Alla fine non siamo nemmeno stati pagati, e non siamo di quel mondo Kagura.-

-È vero, però…- Shinpachi ebbe da obbiettare, ma poi sorrise -Hai ragione Gin, è giusto così.-

-Ho sempre ragione.-

-Gintoki, ora nuovo Shogun avrà Kusanagi?-

-Esatto. Credevo che si sarebbe spezzata, invece ha resistito fino alla fine.- disse sorpreso.

-Che ci vuoi fare, è pur sempre una katana degli Dei! Forse è anche per questo che le tue ferite si sono rimarginate in fretta!!- esclamò Shinpachi dandogli una pacca sulla schiena.

Questo si irrigidì per il colpo che gli causò non poco dolore -Iiih!! Ma sei impazzito!? Mi hai fatto un male cane!!!-

-Ahahahahahh!!-

-Che ti ridi!?- Gin minacciò l’assistente agitando un pugno, ma l’unico che si fece male fu solo lui, per il brusco movimento -Uuuh…. Non ho più l’età per certe cose!!- si lamentò con i lacrimoni.

-Non hai più l’età nemmeno per Jump!-

-Ehi!! Ogni scusa è buono per mettere in mezzo il mio amato Jump!?! Che è questa storia?!-

-Silenzio!!! È ultima puntata!!!-

-Oh, te e Lady spoor!! Hai rotto! Sai come finisce?! Lui sposa lei e poi muoiono!!-

-Coooosa!!!?? No, Gin, come hai potuto fare a me questo!!!??- iniziò a sbraitare Kagura in preda ad una crisi mistica da fan di soap-opera.

-Insomma, fatela finita tutti e due!! Kagura, sta zitta! Gin, sta fermo!!!-

 

Appena fuori dalla porta dell’agenzia c’erano Kondo, Hijikata e Okita, indecisi se entrare o meno, sentendo il baccano che c’era.

-Secondo voi dovremmo dirglielo che è stato riconosciuto un gran premio per il loro contributo a mantenere lo Shogunato?-

-No Kondo… usiamo i soldi per alimentare i fondi della Shinsengumi.- suggerì con noncuranza Toshi.

-Hijikata!! Come sei cinico!-

-Senti chi parla!!!-

-È giusto che lo abbiano loro, ma io ho paura ad entrare!!-

-Vigliacco, che razza di samurai sei, eh?!-

-Taci, Hijikata. A te sta tremando la fiamma dell’accendino, non riesci nemmeno ad accenderti la sigaretta!-

-Vuoi che ti dia fuoco!?!? Lo faccio Sogo!!!-

Kondo sospirò -Noi tre non siamo tanto diversi da loro, eh… facciamo quasi lo stesso baccano.-

-Ci stai paragonando all’agenzia tuttofare?!- si stupì Okita.

-Sarebbe un paragone senza senso.- aggiunse Hijikata -Tra noi e loro il divario è immenso, vero Kondo?- rivolse uno sguardo serio al comandante.

-Dici bene, Toshi. Anche noi dobbiamo essere grati a quei tre squattrinati. D’altronde, senza Shogunato la Shinsengumi non avrebbe motivo di esistere.-

-Già, hai perfettamente ragione, Kondo. Gli siamo immensamente grati.- il vicecomandante si accese la sigaretta mal celando un sorriso.

  
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