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Autore: Fabiola    08/09/2006    4 recensioni
Ho deciso di scrivere il settimo di Harry Potter. Inizia dall'uccisione di Silente: Piton si ritrova in un bosco; piove; e non è solo...
Genere: Azione, Avventura, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry era testardo e un pò ficcanaso. Non era stata Josephine Temple stessa a dire che era in grado di persuadere le persone? Tentò, allora, con una domanda diversa e apparentemente innocente.
''Non c'è proprio modo di distruggere quest'incantesimo?''
Avevano quasi finito di cenare, forse la stanchezza avrebbe fatto cedere la donna.
''Oh, un modo c'era'' disse, ingoiando l'ultimo boccone ''Si dice che Grindelwald fosse l'unico a conoscere la formula contraria, visto che era stato lui stesso a inventare la potente maledizione. Ma... Silente si fece prendere dall'odio e dalla rabbia, e lo uccise prima di scoprire che ero costretta a essere segregata nel bunker. Se solo lo avesse risparmiato... avremmo saputo come spezzare la maledizione.''
Harry era dispiaciuto e stupefatto. Aveva sempre considerato Silente come un uomo pacato, fermo, impassibile anche in situazioni estreme, come la notte della morte di Sirius. Ma evidentemente da giovane non lo era stato, l'amore per la Temple lo aveva accecato di odio per il suo rapitore...
''Naturalmente le tentò tutte'' continuò Josephine ''Ma il segreto morì con il suo creatore''

Forse perchè aveva grande talento, forse perchè le lezioni furono inizialmente soft, o semplicemente perchè il racconto della Temple gli aveva smosso qualcosa dentro, Harry riusltò essere un bravo Occlumante. La determinazione fu la forza chiave, che gli diede maggior spinta e aiuto. Non avrebbe fatto lo stesso errore di Silente, o suo, come quando, ingannato da Voldemort, aveva causato la morte di Sirius...
'Ci sono cose peggiori della morte...'
Se Sirius, come la Temple, sarebbe dovuto per sempre rimanere rinchiuso in una casa, la casa degli orrori, come il bunker lo era stato per Josephine, allora, forse, era meglio che fosse morto. La prigionia per un anno intero lo aveva trasformato profondamente, figuriamoci per una vita. E a poco a poco, iniziò a capire il dolore di Silente, dover amare una donna prigioniera di una casa sotto la quale era stata approfittata dal suo peggior nemico.
La mente di Harry divenne a poco a poco una barriera invalicabile, e neanche la Temple riusciva più a sbloccarla. Harry sentiva la mente rinchiudersi in un guscio di roccia, e lui era l'unico padrone. Imparò anche l'azione contraria, quella di leggere nella mente. La Temple gli nascondeva la maggior parte dei suoi pensieri. All'inizio, mise in evidenza il semplice ricordo del pranzo precedente, e Harry lo individuò quasi subito. Poi, lo nascondeva sempre di più, costringendo Harry a vagare in universo a lui fino ad allora sconosciuto.
Vedeva facce mai viste prima, luoghi ignoti, d'altri tempi. Capiva in qualche modo che l'amore provato per Silente era molto forte, che erano stati legati come due fratelli.
Quel pomeriggio, Harry era esausto. Si sentiva debole.
''Posso fare una pausa?''chiese.
''Certamente''
''Solo dieci minuti, poi continuiamo''
Gli occhi celesti della donna si ammorbidirono.
''Direi che per oggi può bastare''
''No, ce la faccio, ho solo bisogno di...''
Lei scosse la testa. ''Devi essere in forma per queste cose, devi riposarti''
''Ma oggi abbiamo lavorato solo la metà di quanto...''
''Oggi potremmo fare dell'altro''
''Una nuova materia?''
''No, te lo dirò dopo, ora se vuoi, stenditi pure sul divano''
''Grazie''
Harry poggiò la testa e chiuse gli occhi. Sentiva la mente debole, ma allo stesso tempo, aveva una grande voglia di provare nuove sfide.
Dopo alcuni minuti, parlò.
''Come mai non abbiamo usato il Legilimens?'' chiese.
''Come hai detto?''
''Il Legilimens. Quando facevo lezioni di Legilimanzia con Piton lui usava sempre quell'incantesimo''
''Ah, si. Ma è poco efficace se vuoi imparare a chiudere la mente in modo soddisfacente. Di solito lo usano quelli che non vogliono esporsi.''
''Eppure sono entrato nella sua mente una volta''
''Infatti è più sicuro aprire la mente che rischiare con incantesimi. Probabilmente, aveva informazioni troppo importanti da celare, e ha creduto opportuno non esporsi troppo''
''Si, infatti. Non voleva che capissi da che parte stava veramente, l'assassinio che stava meditando''
''Lo credi davvero?''
''Certo! Se fosse stato dalla parte buona mi avrebbe aiutato, invece mi ha solo forzato la mente piano piano per aiutare Voldemort, e io glie lo ho permesso!''
Aprì gli occhi e strinse i pugni, rancoroso.
''Avevo le prove della sua colpevolezza fin dall'inizio, avrei dovuto cercare di convincere Silente in qualsiasi modo!''
La Temple era rimasta a guardare il suo sfogo senza battere ciglio, i suoi occhi attraversati da nuvole di malinconia.
''Non credo dovresti fartene una colpa'' disse ''Innanzitutto, ha deciso di uccidere Albus all'ultimo momento, come gli era stato ordinato, e due, ti odia troppo per avere l'orgoglio di darti una mano, tre, Silente aveva prove schiaccianti della sua innocenza, non ti avrebbe mai creduto.''
''Vorrei proprio sapere come lo ha ingannato, quel... quel...''
La rabbia gli stava montando a ritmi rapidissimi. Strinse i pugni, ormai non più disteso ma seduto, e si morse le labbra. Non valeva la pena di sfogarsi con quella donna; quei fatti erano una cosa che riguardavano solo lui, troppo personali, che lo ferivano fin nel fondo dell'anima. Ma, quando la Temple parlò, dimenticò tutto per un attimo.
''Ho intenzione di darti spiegazioni, oggi.''
Harry fu così sbalordito che sentì il cuore fermare i battiti.
''Cosa? Vuole dire che mi dirà il motivo per cui...''
''...Albus si fidava di Piton, si.''
''Ma... ma... nessuno mai ha creduto di farlo prima d'ora!''
''Credo che Albus avesse poco tempo, e non voleva mettertelo contro più di quanto non lo fosse. Vedo che però sei molto stanco, forse...''
''No!'' urlò quasi Harry ''No, la prego, voglio sapere!''
''... e troppo pieno di emozioni. Ti do una mezz'ora di tempo per calmare la mente -ormai sei un bravo Occlumante da saperlo fare per bene- e poi ti aspetto nel mio studio. Ti avverto, non sono cose delicate, quelle che stò per mostrarti.''
''Non importa!'' disse troppo in fretta Harry.
''... e questo sarà solo l'inizio; per capire a fondo Severus Piton ci vorrà come minimo una settimana. La spiegazione potrebbe impiegare molti giorni, e forse mesi per essere digerita.''
''Ok, si''
La Temple gli scoccò un'occhiata di rimprovero.
''Se non calmi la mente non ti dirò nulla''
Harry fece un grande respiro e mise da parte l'adrenalina.
''Signorsì signora. Tra mezz'ora nel suo ufficio''

Harry stava guardandosi allo specchio del bagno della sua camera. Ormai quasi uomo, le guancie scurite da una sottilissima barba, il fisico fatto e finito. Gli occhi color smeraldo brillavano sotto i scompigliatissimi capelli corvini, le labbra sottili erano dischiuse in un sorriso. Aveva finalmente placato la rabbia e l'esaltazione. Capiva benissimo che quella di Piton era una questione molto delicata. Se avesse voluto sconfiggerlo, doveva capire a fondo la sua personalità e trovare i suoi punti deboli. L'orgoglio era uno.
''NON... CHIAMARMI VIGLIACCO!''
Ricordava benissimo la sua sofferenza.
Chiedendosi cos'altro avrebbe scoperto, Harry salì al piano di sopra, bussando alla porta.
''Avanti Harry''
Il ragazzo aprì la porta e vide la Temple dietro alla scrivania, l'espressione seria, le rughe del suo viso tese sotto l'incorniciatura dei lunghi capelli argentati. Sorrise.
''Vedo che ti sei calmato''
''Si signora''
Fece per sedersi ma lei scosse la testa.
''No no no, avvicinati all'armdio''
Lo fece, e così anche lei, che lo aprì e mostrò il suo contenuto.
Per un istante, Harry fu costretto a chiudere gli occhi. L'armadio emanava una luce bianca abbagliante. Piano piano, quando i suoi occhi si furono abituati, notò che conteneva nient'altro che una centinaia di fialette di vetro, tutte piene di sostanze perlacee.
''Ricordi'' disse Josephine. ''Collezionati in quarant'anni di matrimonio.''
''Sono suoi e di Silente?''
''Si, appartengono a una quantità indefinita di maghi e streghe... e creature magiche qualche volta''
Harry osservò attentamente ogni fiala, dove vorticavano, implacabili, ricordi gassosi.
''Ce ne sono sette che ci interessano maggiormente. Prendi quello lì in alto, credo che possiamo iniziare da lì.''
Harry si allungò e ne prese uno che sembrava abbandonato, lontano da tutti, nell'angolo più in ombra.
Lo porse alla Temple, che tornò alla scrivania e prese da un cassetto un basso bacile di pietra, identico a quello che aveva posseduto Silente. O era lo stesso? Vi versò il ricordo, che prese a turbinare velocemente, poi chiese:
''Pronto?''
''Ehm... Lei verrà con me?''
''No, non ce ne sarà bisogno. Voglio che sia tu a commentarlo, dopo che l'avrai visto. Io non ti preannuncerò niente.''
''Va bene. Pronto''
Non lo era davvero. Di fronte all'ignoto, si sentiva titubante. Avrebbe visto qualcosa di oscuro? Di raccapricciante? Di doloroso? Di angosciante?
'Non proverò assolutamente pena, se è questo che vuole' si disse.
Si avvicinò, prese aria e immerse la testa, sentendosi subito catapultato nell'oscurità.
Dopo l'usuale sensazione di aver fatto una capriola a mezz'aria, atterrò su qualcosa di duro. L'oscurità era diminuita di poco.
Sbattè le palpebre e osservò meglio il luogo in cui si trovava.
Non era altro che un freddo corridoio di pietra, illuminato da deboli candele affisse al muro.
La temperatura era rigida, come se si trovasse sotto terra. Harry stava per chiedersi cosa sarebbe successo quando un rumore esplosivo lo fece sobbalzare e voltare.
La parete dietro le sue spalle aveva iniziato a muoversi di lato. Ne uscì una figura smilza e allampanata, che, senza notarlo, a passi svelti lo superò e sparì.
Harry, deciso a non perderla, la seguì per il corridoio, mentre, a poco a poco, si faceva sempre più caldo e illuminato.
Iniziava a sentire anche voci di ragazzi e un'allegra musica di sottofondo; finche' l'alta figura di nanzi a lui non sbucò in una vasta Sala gremita di gente, la Sala d'Ingresso, notò subito Harry.
Allora quello era un ricordo di Piton ai tempi della scuola, e quello di fronte a lui era Piton adolescente. Cercò di superarlo per vederlo in volto, ma aveva già ripreso a correre.
Intorno a loro, ragazzi e ragazzi, ma non vestiti con la solita tunica nera, ma in abiti colorati e sgargianti, che contribuivano a illuminare l'atmosfera.
La musica era sempre più forte, come anche il chiacchiericcio degli studenti.
Piton si inoltrò tra dame e principi, entrando direttamente nella Sala Grande.
Harry rimase di stucco.
Si teneva la più bella festa mai vista in vita sua.
Dal soffitto pendevano festoni e ghirlande di ghiaccio, accompagnate da piccole fatine di cristallo.
Al centro, al posto dei tavoli, c'era una scintillate piattaforma per ballare; sembrava fatta anch'essa di cristallo. L'atmosfera era illuminata da innumerevoli luci colorate, ai lati, contornavano la pista da ballo piccoli tavolini. Piton era l'unico a essere vestito di nero. Avvolto nel suo mantello, attraversò la Sala come se fosse uno spettro nel regno dei vivi, e, costeggiando le pareti, cercando di rimanere in ombra, si avvicinò a un tavolo vuoto, che occupò.
Harry si sedette con lui, e finalmente lo vide in viso: doveva avere la sua stessa età, diciassette o diciott'anni. Era pallido e dal volto scavato; violacee occhiae ombreggiavano sotto gli occhi, neri come sempre, velati da un'ombra di tristezza. Si mordeva le labbra, con espressione tormentata e cupa. I capelli unti erano scompigliati e racchiusi in una coda.
Tutto il resto, si perdeva nel mantello nero.
Senza farsi notare, l'adolescente guardava sottecchi una coppia seduta ad un tavolo poco distante. Harry seguì il suo sguardo e vide una testa scura, di spalle, e un bel visino di ragazza, una ragazza lentigginosa, dai capelli rossi e gli occhi verdi.
Sua madre.
Era davvero bella. I capelli ondulati le ricadevano sul bellissimo vestito color cremisi, incorniciando il suo volto delicato.
Prese la mano del suo accompagnatore e gli sussurrò qualcosa. Poi sorrise e i due si alzarono.
E Harry finalmente vide lui: un ragazzo alto, gli occhi nocciola e il naso lungo; ma soprattutto, si faceva notare per la sua disordinatissima capigliatura.
James Potter, tenendo per mano la sua futura moglie, l'accompagnò al centro della pista. Era vestito anche lui di rosso, erano proprio una coppia perfetta.
Ballarono un valzer veloce, sorridendosi... sembravano persi entrambi in un meraviglioso sogno.
Anche Piton si alzò; li seguì con gli occhi e si spostò all'ombra di una colonna.
Harry lo seguì e gli si mise accanto. Quasi non vide la sua espressione.
Era intento a contemplare i suoi genitori, quando si accorse di uno strano rumore.
Si girò, guardò Piton in volto e sentì ghiacciarsi.
Stava piangendo.
Le lacrime solcavano il suo viso bianco, macchiandolo, e sparivano nel mantello pigramente.
Harry provò un'improvvisa pena, vedendo la sofferenza negli occhi di quel ragazzo così poco amato.
Piton serrò le labbra, trattenendo un singhiozzo, poi scappò via, perdendosi tra la gente ridente.
Harry lo seguì in fretta, passando attraverso le persone e i tavoli.
Per un pò vagò senza vederlo, poi individuò una figura scura uscire dalla Sala.
Lo seguì ancora, finchè questo non entrò in un aula vuota. Harry lo sentì sedersi su un banco, nel buio dell'oscurità.
Per un pò fu solo silenzio. Sentì dei singhiozzi, finchè...
''Non mi vuole'' sussurrò aspro''gli ho dato una mano, io... e non mi vuole.''
Tirò su col naso.
''Preferisce Potter, come no'' altra pausa ''Bello, famoso, bravo nel Quidditch...''
Harry sentì il cuore pesante. Qualcosa, nonostante tutto, gli impediva di perdonarlo.
''Chi se ne importa di Severus Piton? A chi importa se è riuscito a fare il Distillato della Morte Vivente in meno di un'ora, quando forse neanche Lumacorno c'era mai riuscito? A chi importa se è così intelligente da aver crato incantesimi e maledizioni talmente potenti da far rabbrividire perfino Silente?
E io l'auitavo, l'aiutavo sempre... se non era per me, quella, non sapeva preparare una tazza di thè! Io le davo una mano, grazie a me tutti credevano che fosse la migliore in pozioni... e questo è il ringraziamento! Messo da parte da chiunque, come una cosa, un oggetto, lasciato in un angolo e dimenticato...''
Harry si sforzò di non impietosirsi. Poi sentì una risata.
''C'avevano ragione i miei amici. Guardati dalle Mezzosangue, che sanno solo approfittare di te. Beh, sai che dico io? Le farò vedere chi è il famoso qui, chi è quello che si fa rispettare''
Scese dal banco e si diresse alla luce.
''Ormai ho deciso. Qui non c'è niente che mi possa servire. Devo andare in un posto dove vengano rispettate le mie qualità, il mio talento. Severus Piton è una nullità? Vedremo, dopo che avrò trovato chi davvero mi rispetta e crede nei miei poteri. Si, il potere... ho bisogno di potere.....''
Per Harry, stava delirando. Lo seguì mentre usciva dall'aula, si avvolgeva bene nel mantello e usciva da Hogwarts.
Nessuno lo notò, mentre abbandonava il calore della festa, scendeva rapido i gradini di pietra e si avviava nel parco deserto e silenzioso.
Chiedendosi cosa avesse in mente, Harry lo seguì fino ai cancelli d'argneto. Qui il ragazzo sfoderò la bacchetta e, con un lampo di luce le catene se la filarono via, lasciando il cancello aperto. Con un cigolio Piton l'aprì e lo richiuse alle sue spalle. Harry lo seguì mentre si incamminavano lungo una stradina isolata, che portava al villaggio.
Per tutto il tragitto non incontrarono nessuno, ne Piton parlò. Si stava facendo tutto più misterioso.
Finalmente, incontrarono le prime luci delle casette di Hogsmade. Tenendosi lontano di lampioni, Piton le superò veloce, prendendo una via isolata. I suoi passi risuonavano nella ghiaia come in un film d'azione. Entrò quindi in una via più famosa, High Street, ma non meno abbandonata, almeno a quell'ora di sera.
Il vento si era alzato, e sferzava i mantelli dei due ragazzi incessantemente. Dal ciglio della strada, Piton si diresse verso una luce nell'oscurità. Harry notò che si trattava del pub 'La testa di Porco'.
Aprì la porta di legno, illuminando il marciapiede malandato, e Harry lo seguì. A dispetto del resto del paese, il bar era affollato. Erano per lo più vecchiacci ubriachi che bevevano e giocavano a carte. Piton si inoltrò fra di loro e si diresse a un tavolo occupato da ragazzi e uomini vestiti in nero.
Alcuni erano ragazzi della sua età, dall'aria malsana e rachitica. Altri erano uomini più grandi, barbuti, alcuni ubriachi. E poi c'era una donna bianca di carnagione ma scura di capelli, che sorrideva sadicamente. Bellatrix Lestrange.
Piton si avvicinò al tavolo e salutò un ragazzo imbronciato e dal viso pallido, che, appena lo vide, si illuminò.
''Ehi, c'è Piton!'' disse.
Qualcuno si girò verso di lui, Bellatrix compresa.
''Piton!'' gracchiò, maligna ''sei venuto a rompere le scatole anche questa sera? Sai che non c'è spazio per i bebè, tra di noi''
Molti si girarono e risero.
''N-no'' Piton non sembrava affatto offeso per l'affermazione, anzi, sorrideva ''Ho deciso che stò dalla vostra parte, mi inchino completamente all'Oscuro Signore, da oggi''
Risero ancora, Bellatrix fu più seria.
''Oh, bene bene, cos'è che ti ha fatto cambiare idea?''
''Le mie indubbie capacità'' fu la risposta ''sai quanto talento ho. Credo che sia venuto il momento di sfruttarlo al meglio.''
''Bene, vedo che inizi a ragionare. Dunque vuoi imparare, vuoi delle lezioni, ti vuoi divertire...''
''Si''
''Vuoi assaporare il sapore del sangue...''
Bellatrix si leccò le labbra con la lingua.
''Certo''
''Allora prenditi qualcosa e siediti con noi, piccolo bebè in cerca di potere''
Piton, felice come quando a un bambino viene promesso un regalo, andò al banco e tornò cinque minuti più tardi con un bicchiere di wisky.
Si fece spazio tra l'amico che prima l'aveva salutato e un uomo forzuto, di fronte alla Lestrange, che lo guardò con aria di scherno.
''Credevo che ti saresti nascosto per sempre tra le sottane di Silente'' esclamò ''sono molti i codardi che si piegano al bene e ai babbani.''
Sputò in un piattino vuoto.
''Babbani! Il nostro mondo ormai soffoca con tutti questi babbanofili e mezzosangue!''
Ribattè un uomo avvolto in una nuvola di fumo di sigaretta, che battè un pugno sul tavolo.
''L'Oscuro Signore è la nostra unica speranza!'' disse un altro. ''Chi altro può aiutarci a liberarci di loro? A me sono già stati promessi otto omicidi la prossima settimana.''
''Davvero?'' chiese Piton.
''Sicuro ragazzo! E sapessi come noi li uccidiamo! Il Signore Oscuro ci ha insegnato cosa che tu neanche immagineresti nei tuoi incubi peggiori!''
Piton si ritrasse quando un ubriaco dagli occhi arrossati e fuori dalle orbite avvicinò il volto al suo.
''Tu vuoi impararli, vero?''
''Certo''
''Allora ti ci porto io!''
''Fermo!'' disse Bellatrix mentre questo stava per avvinghiarsi a Piton.
''Non farci caso Piton, lui è ubriaco. Comunque ti posso portare io stessa dal Signore Oscuro se vuoi. Stasera.''
''Davvero?''
''Certo. Mi ha chiesto di te, dice che gli saresti utile, e ha apprezzato i tuoi incantesimi. Dice che sono geniali... vuole offrirti delle ricompense se fai dei lavoretti per lui... ''
Per Piton, sembrò la notizia più bella del mondo. Sembrava un bambino, nonostante i segni profondi sul viso.
''Certo!'' ululò. ''Voglio mettermi al suo servizio, qualsiasi cosa, qualsiasi cosa... per... potere...''
''Calmati e non sbavare dappertutto. Sembri un deficiente. Ti ci porto quando finisci il wisky''
''Non importa, non lo bevo''
''Allora passamelo''
''E' tuo!''
Ma, al solo pensiero di andare da Voldemort, di ricevere un pò di elogio per i suoi duri esperimenti, il bambino stava già trasformandosi in un essere bramoso di potere, di vendetta, di celebrità... sembrava disposto a qualsiasi cosa. Forse, anche a uccidere.
Ma Harry non ebbe tempo di fare altre supposizioni. Il bar affollato e rumoroso svanì in un buio pesto, finchè, con una seconda capriola nel vuoto, si ritrovò nello studio di Josephine Temple, che lo stava contemplando, più seria che mai. Commentate, commentate! Ho quasi finito anche il 21esimo capitolo, lo posterò fra non molto! :D
  
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