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Autore: controcorrente    28/01/2012    1 recensioni
Quinta classificata al [Mini Original 3] Il Medioevo e... l'Albero. Fine della guerra dei Cento Anni. Un cavaliere, figlio bastardo di un nobile torna nella casa che considera il suo nido d'infanzia per adempiere alla sua promessa. Il passato ed il senso del dovere dominano i suoi propositi...ma non è il solo. Storia, nata per questo magnifico contest. Sono contenta del risultato ed auguro a tutti buona lettura!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
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IV

 

 

 

Marc passeggiava nervoso per il minuscolo sentiero.

Il comportamento di Agnes lo aveva turbato non poco. Non riusciva a credere che tutto fosse cambiato in un unico giorno, ma forse, non doveva stupirsene. Forse erano i sentimenti che aveva sempre nutrito per lei e che erano cresciuti durante la lontananza, nascosti dietro all’infatuazione per la sorella…o forse, era semplicemente la vita che aveva deciso, all’ultimo momento, d’indicargli una strada diversa.

Senza rendersene conto, si trovò di fronte al cimitero del borgo.

Si trattava di un mare di lapidi, sui quali erano scritti i nomi degli sventurati che avevano lasciato quel mondo infelice. Il conte di Fussac si guardò attorno, alla ricerca del nome della sua cara Marie e del suo migliore amico Laurent…ma non li trovò.

-Cercate qualcuno?- domandò improvvisamente una voce anziana.

Marc si voltò, incontrando la sagoma smilza del parroco del luogo.

-Cerco due persone, prete- rispose il nobile, fissandolo dritto negli occhi.

 

 

 

Agnes si chiedeva come potesse ancora muovere i propri passi fin lì.

Il faggio era davanti a lei, con la sua corteccia nera, immerso in quel suolo scuro e gramo.

Vederlo era una continua pugnalata al suo cuore martoriato…ma non riusciva a staccarsi dai ricordi.

-Fin da quando ti ho rivista- disse una voce alle sue spalle, facendola sussultare- ho sempre visto qualcosa di diverso in te. Non riesci a staccarti da loro…non è così, Agnes?-

La donna si voltò, fissandolo incredula.

-Pensavo te ne fossi andato- mormorò, tenendo la testa bassa- perché?-

Marc era lì di fronte a lei.

Non riusciva a crederci.

Era impossibile.

- Ero uscito perché avevo delle cose a cui pensare. Caso ha voluto che facessi visita al cimitero del paese - rispose il conte di Fussac, guardandola fisso e fermandosi ad un passo dal suo corpo- e incontrassi il prete. Mi ha raccontato tutto, Agnes.-

Gli occhi cerulei della donna si specchiarono in quelle lastre nere e profonde, nelle quali era annegata più di una volta.

-Non volevo che tu lo sapessi.- disse, stringendosi nervosamente le mani- non in questo modo-

Marc la fissò paziente.

-Volevi proteggermi, è così?- domandò- Volevi difendermi dalla delusione per quell’amore che sentivo per Marie. La verità, però, mia gentile Agnes. è che io sapevo che lei non mi amava. Fin dal principio, mi era palese il suo interesse per Laurent.-

Un lieve venticello si alzò improvviso, facendo scuotere il mantello del cavaliere e la gonna della beghina. –Sono responsabile della fine del mio migliore amico, sai?- disse, tenendo lo sguardo fisso sui rami- Sono stato io a donargli il cavallo…non avrei mai pensato, né voluto, che cadesse vittima dei briganti.-

Agnes socchiuse gli occhi.

-La guerra porta conseguenze simili- mormorò, fissando il faggio- è sempre stato così…ma mia sorella, nella sua fragilità, non lo ha mai compreso.-

Il conte di Fussac la vide allungare la mano verso la corteccia, concedendo alla pianta una carezza gentile.- Sapevamo dell’arrivo di Laurent. Ricordi che era venuto pochi mesi prima dell’incidente nella nostra casa? Papà era appena morto e, complice il caso, i sentimenti repressi ed il dolore della perdita, aveva reso mia sorella madre. Non credo che lo sapesse, poiché non ho trovato nessuno che potesse recapitargli la lettera. Quando ci è giunta la notizia della sua morte, Marie non ha retto il colpo. E’stato solo un miracolo, e forse la mia cocciutaggine, a sostenerla nel concludere la gravidanza. Pochi mesi dopo il parto, però, ha deciso di seguire il suo amore perduto.-disse, tristemente.

La fronte del cavaliere s’increspò.

-Aveva smesso di mangiare, al punto che mi ero trovata costretta a forzarla…per allattare la Anais.- mormorò, con gli occhi fissi alla pianta e la mente ai ricordi – Un giorno, io e il prete la trovammo appesa ai rami di questo faggio.-

-Il parroco mi ha detto che Marie è stata seppellita sotto questa pianta. Come suicida non poteva essere diversamente.- fece.

Agnes annuì, prima di sorridere. –Qui- disse, toccando la corteccia- abbiamo trovato e seppellito Laurent. Malgrado le ferite di pugnale è riuscito a raggiungere questa pianta. Aveva gli occhi puntati verso la nostra casa, sai? -

La lieve brezza del mattino si era fatta più tiepida, segno che il giorno stava lentamente prendendo possesso della notte. – Agnes, in tutto questo tempo, ho pensato a lungo alla mia vita, a Marie, a Laurent…e anche a te.- disse, addolcendo lievemente la voce. La beghina lo guardò, non potendo fare a meno di pensare a quella stranezza. Non era mai accaduto che le parlasse in quel modo.

- Tua sorella ed il mio amico si sono amati, hanno vissuto…ma tu…ed io, possiamo dire di averlo fatto? Li abbiamo sempre protetti, credendo di poter avere uno spicchio della loro felicità. Solo ora mi rendo conto che non avrei mai potuto guardare Marie con lo stesso sguardo di Laurent…e tutto questo è merito tuo, Agnes.- disse. La donna s’immobilizzò, sorpresa per quella confessione. – Io non so ancora se posso amarti…non ho mai imparato a farlo. Come bastardo, non mai ricevuto un’oncia di affetto da nessuno…solo la tua famiglia mi ha donato un po’di quel calore. Un tempo, pensavo che provenisse da Marie e, troppo colpito dalla sua bellezza, ho vissuto di questo riflesso…senza accorgermi che eri tu a darmi silenziosamente ciò che cercavo da una vita.- fece, prendendole la mano.

-Ho ventisette anni- provò a dire l’altra, nel tentativo di allontanare da sé quello che non credeva essere altro che un’illusione, frutto delle sue ostiche fantasie.

-Non mi importa- ribatté il conte di Fussac- ho vissuto troppo solo per preoccuparmi di una cosa simile. Vieni con me, insieme ad Anais-

Ed Agnes pensò a tutto quello che aveva passato.

Al pianto disperato di sua sorella e a quello lacerante che l’aveva colta quando la vide impiccata al ramo. Troppo dolore aveva afflitto il suo animo. –Se ti accontenti di una come me…-provò a dire, ma le parole vennero meno. L’abbraccio del conte cancellò tutto.

Il passato.

Il presente.

Il futuro incerto.

Alla luce del sole nascente, Agnes provò, per la prima volta dopo molto tempo, la speranza di poter essere felice…e mai come in quel momento percepì quella sensazione farsi così concreta. Unì le proprie braccia a quelle di Marc, in un intreccio che non avrebbe sciolto tanto facilmente: pur nella sua misera vita mortale, avrebbe fatto di tutto per tenerlo stretto a sé.
Non per Anais, né per nessun altro.

Solo per Agnes…e questo bastava.

 

FINE

 

Grammatica, sintassi, ortografia e lessico: 7 / 10 
Sviluppo della trama: 8 / 10
Caratterizzazione dei personaggi: 8 / 10 
Espressività: 8 / 10 
Originalità: 7 / 10 
Attinenza al tema e ai parametri posti: 10 / 10

Valutazione finale: 8 / 10
All'inizio la storia fatica a partire, probabilmente per l'introduzione improvvisa di quasi tutti i personaggi che non permette subito di capire bene chi stia parlando e di chi.
La trama di per sé presenta tratti molto "classici", che non per questo dispiacciono. Molte espressioni, poi, sia in bocca ai personaggi, sia nella narrazione, calano il lettore in un'atmosfera popolana e lievemente cavalleresca tipica del periodo. 
Ho trovato alcuni errori di battitura e spazi mancati, soprattutto dopo un apostrofo. Il che è un vero peccato, perché la storia è scritta bene e a livello di lessico piuttosto ricca. 

   
 
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