IV
Marc
passeggiava nervoso per il minuscolo
sentiero.
Il
comportamento di Agnes lo aveva turbato non
poco. Non riusciva a credere che tutto fosse cambiato in un unico
giorno, ma
forse, non doveva stupirsene. Forse erano i sentimenti che aveva sempre
nutrito
per lei e che erano cresciuti durante la lontananza, nascosti dietro
all’infatuazione
per la sorella…o forse, era semplicemente la vita che aveva
deciso, all’ultimo
momento, d’indicargli una strada diversa.
Senza
rendersene conto, si trovò di fronte al
cimitero del borgo.
Si
trattava di un mare di lapidi, sui quali
erano scritti i nomi degli sventurati che avevano lasciato quel mondo
infelice.
Il conte di Fussac si guardò attorno, alla ricerca del nome
della sua cara
Marie e del suo migliore amico Laurent…ma non li
trovò.
-Cercate
qualcuno?- domandò improvvisamente una
voce anziana.
Marc
si voltò, incontrando la sagoma smilza del
parroco del luogo.
-Cerco
due persone, prete- rispose il nobile,
fissandolo dritto negli occhi.
Agnes
si chiedeva come potesse ancora muovere i
propri passi fin lì.
Il
faggio era davanti a lei, con la sua
corteccia nera, immerso in quel suolo scuro e gramo.
Vederlo
era una continua pugnalata al suo cuore
martoriato…ma non riusciva a staccarsi dai ricordi.
-Fin
da quando ti ho rivista- disse una voce
alle sue spalle, facendola sussultare- ho sempre visto qualcosa di
diverso in
te. Non riesci a staccarti da loro…non è
così, Agnes?-
La
donna si voltò, fissandolo incredula.
-Pensavo
te ne fossi andato- mormorò, tenendo la
testa bassa- perché?-
Marc
era lì di fronte a lei.
Non
riusciva a crederci.
Era
impossibile.
-
Ero uscito perché avevo delle cose a cui
pensare. Caso ha voluto che facessi visita al cimitero del paese -
rispose il
conte di Fussac, guardandola fisso e fermandosi ad un passo dal suo
corpo- e incontrassi
il prete. Mi ha raccontato tutto, Agnes.-
Gli
occhi cerulei della donna si specchiarono in
quelle lastre nere e profonde, nelle quali era annegata più
di una volta.
-Non
volevo che tu lo sapessi.- disse,
stringendosi nervosamente le mani- non in questo modo-
Marc
la fissò paziente.
-Volevi
proteggermi, è così?- domandò- Volevi
difendermi dalla delusione per quell’amore che sentivo per
Marie. La verità,
però, mia gentile Agnes. è che io sapevo che lei
non mi amava. Fin dal
principio, mi era palese il suo interesse per Laurent.-
Un
lieve venticello si alzò improvviso, facendo
scuotere il mantello del cavaliere e la gonna della beghina.
–Sono responsabile
della fine del mio migliore amico, sai?- disse, tenendo lo sguardo
fisso sui
rami- Sono stato io a donargli il cavallo…non avrei mai
pensato, né voluto, che
cadesse vittima dei briganti.-
Agnes
socchiuse gli occhi.
-La
guerra porta conseguenze simili- mormorò,
fissando il faggio- è sempre stato
così…ma mia sorella, nella sua
fragilità,
non lo ha mai compreso.-
Il
conte di Fussac la vide allungare la mano
verso la corteccia, concedendo alla pianta una carezza gentile.-
Sapevamo
dell’arrivo di Laurent. Ricordi che era venuto pochi mesi
prima dell’incidente
nella nostra casa? Papà era appena morto e, complice il
caso, i sentimenti
repressi ed il dolore della perdita, aveva reso mia sorella madre. Non
credo
che lo sapesse, poiché non ho trovato nessuno che potesse
recapitargli la
lettera. Quando ci è giunta la notizia della sua morte,
Marie non ha retto il
colpo. E’stato solo un miracolo, e forse la mia
cocciutaggine, a sostenerla nel
concludere la gravidanza. Pochi mesi dopo il parto, però, ha
deciso di seguire
il suo amore perduto.-disse, tristemente.
La
fronte del cavaliere s’increspò.
-Aveva
smesso di mangiare, al punto che mi ero
trovata costretta a forzarla…per allattare
-Il
parroco mi ha detto che Marie è stata
seppellita sotto questa pianta. Come suicida non poteva essere
diversamente.-
fece.
Agnes
annuì, prima di sorridere. –Qui- disse,
toccando la corteccia- abbiamo trovato e seppellito Laurent. Malgrado
le ferite
di pugnale è riuscito a raggiungere questa pianta. Aveva gli
occhi puntati
verso la nostra casa, sai? -
La
lieve brezza del mattino si era fatta più
tiepida, segno che il giorno stava lentamente prendendo possesso della
notte. –
Agnes, in tutto questo tempo, ho pensato a lungo alla mia vita, a
Marie, a
Laurent…e anche a te.- disse, addolcendo lievemente la voce.
La beghina lo
guardò, non potendo fare a meno di pensare a quella
stranezza. Non era mai
accaduto che le parlasse in quel modo.
-
Tua sorella ed il mio amico si sono amati,
hanno vissuto…ma tu…ed io, possiamo dire di
averlo fatto? Li abbiamo sempre
protetti, credendo di poter avere uno spicchio della loro
felicità. Solo ora mi
rendo conto che non avrei mai potuto guardare Marie con lo stesso
sguardo di
Laurent…e tutto questo è merito tuo, Agnes.-
disse. La donna s’immobilizzò,
sorpresa per quella confessione. – Io non so ancora se posso
amarti…non ho mai
imparato a farlo. Come bastardo, non mai ricevuto un’oncia di
affetto da
nessuno…solo la tua famiglia mi ha donato un po’di
quel calore. Un tempo,
pensavo che provenisse da Marie e, troppo colpito dalla sua bellezza,
ho
vissuto di questo riflesso…senza accorgermi che eri tu a
darmi silenziosamente
ciò che cercavo da una vita.- fece, prendendole la mano.
-Ho
ventisette anni- provò a dire l’altra, nel
tentativo di allontanare da sé quello che non credeva essere
altro che
un’illusione, frutto delle sue ostiche fantasie.
-Non
mi importa- ribatté il conte di Fussac- ho
vissuto troppo solo per preoccuparmi di una cosa simile. Vieni con me,
insieme
ad Anais-
Ed
Agnes pensò a tutto quello che aveva passato.
Al
pianto disperato di sua sorella e a quello
lacerante che l’aveva colta quando la vide impiccata al ramo.
Troppo dolore
aveva afflitto il suo animo. –Se ti accontenti di una come
me…-provò a dire, ma
le parole vennero meno. L’abbraccio del conte
cancellò tutto.
Il
passato.
Il
presente.
Il
futuro incerto.
Alla
luce del sole nascente, Agnes provò, per la
prima volta dopo molto tempo, la speranza di poter essere
felice…e mai come in
quel momento percepì quella sensazione farsi così
concreta. Unì le proprie
braccia a quelle di Marc, in un intreccio che non avrebbe sciolto tanto
facilmente: pur nella sua misera vita mortale, avrebbe fatto di tutto
per
tenerlo stretto a sé.
Non per Anais, né per nessun altro.
Solo
per Agnes…e questo bastava.
FINE
Grammatica,
sintassi, ortografia
e lessico: 7 / 10
Sviluppo
della trama: 8 / 10
Caratterizzazione
dei personaggi: 8 / 10
Espressività:
8 / 10
Originalità:
7 / 10
Attinenza
al tema e ai parametri posti: 10 /
10
Valutazione
finale: 8 / 10
All'inizio
la storia fatica a partire,
probabilmente per l'introduzione improvvisa di quasi tutti i personaggi
che non
permette subito di capire bene chi stia parlando e di chi.
La
trama di per sé presenta tratti molto
"classici", che non per questo dispiacciono. Molte espressioni, poi,
sia in bocca ai personaggi, sia nella narrazione, calano il lettore in
un'atmosfera popolana e lievemente cavalleresca tipica del periodo.
Ho
trovato alcuni errori di battitura e spazi
mancati, soprattutto dopo un apostrofo. Il che è un vero
peccato, perché la
storia è scritta bene e a livello di lessico piuttosto ricca.