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Autore: Mrs Trunks Briefs    29/01/2012    10 recensioni
A causa di una stramba serie di eventi, Goku è costretto a sposare, seppur per finta, nientepopodimeno che Vegeta! Ma cosa succede quando a mettersi in mezzo è, sorprendentemente, il vero amore?
In quello stesso momento, Yamcha era appena uscito dalla grande Capsule Corporation. Teneva una lattina di birra in mano e, con un’espressione alquanto ebete in faccia, aveva iniziato ad inspirare a pieni polmoni la fresca aria del mattino. “Ah, che meravigliosa giornata!”, disse, “Il sole brilla, gli uccellini cantano... tutto è perfetto”. Aprì la lattina e ne prese un sorso, “Sì, è davvero tutto perfetto”.
Improvvisamente Vegeta gli sfrecciò davanti, continuando a colpirsi selvaggiamente in testa, “SVEGLIATI! SVEGLIATIIIIIIII!”.
E Goku, dietro: “Quando ti avrò preso, Vegeta, ti renderò la donna più felice della Terra! Credimi!”.
Li guardò sparire all’orizzonte, versando il resto della birra per terra. “Pual ha ragione, devo smetterla di bere la mattina presto”.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Goku/Vegeta
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7 (2)

 

Una volta entrato in cucina, Vegeta si accomodò al tavolo da pranzo al suo solito posto, accanto a Yamcha e il signor Briefs. La signora Briefs immediatamente gli si parò dinanzi con un enorme, traboccante piatto di cibo, cinguettando qualcosa su quanto fosse contenta del fatto che si fosse ripreso. Il padre di Bulma iniziò a parlare del nuovo design dei robot della Gravity Room, perdendosi poi in profonde ponderazioni ad alta voce, chiedendosi se fosse meglio progettarli in modo tale che si auto-ricomponessero nel caso in cui venissero distrutti, giusto per evitare qualche altro spiacevole incidente. Yamcha si strinse nelle spalle, dicendo che sarebbe stato sicuramente più conveniente costruire un androide alter-ego di Vegeta e farlo lottare col saiyan in qualche landa desolata. Alle sue parole Bulma ridacchiò, affermando un Vegeta-robot sarebbe stato meglio utilizzarlo per le faccende di casa, piuttosto che per i combattimenti. Tutti risero al suo suggerimento.

Vegeta non stava ascoltando, o meglio, non era minimamente in grado di sentirli, né di assimilare razionalmente le loro parole. Era troppo perso nel caos abbacinante dei propri pensieri anche solo per aprire la bocca e mettersi un’esigua porzione di cibo in bocca, d’altronde. Punzecchiò la carne nel piatto con la punta delle forchetta, mentre ciò che era accaduto solo pochi minuti prima continuava ad ammassarsi caoticamente nella sua testa, ammucchiandosi in una matassa compatta. Al ricordo della bocca del cretino patentato sulla sua, una nuova, spiacevole ondata di calore gli pervase le guance, facendolo ringhiare. Tentando di distrarsi si cacciò quindi un po’ di riso in bocca, masticandolo lentamente senza realmente sentirne il sapore, ma quella sensazione rimase lì, irremovibile, pulsante e insopportabile. Non che Vegeta avesse proprio schifato quel bacio, ed effettivamente era quello il problema. Il cretino, inaspettatamente, sapeva come usare bene la lingua.

Ma perché l’aveva baciato, comunque? Kakaroth aveva detto che voleva solo parlargli per cercare di rimettere le cose a posto, non... non finirgli in bocca, dannazione! Ed inoltre perché gli si era presentato davanti così nervoso e sorprendentemente inquieto? A quell’interrogativo una sorprendente risposta gli si insinuò istintivamente nel cervello, facendogli sbattere le palpebre: magari l’idiota aveva solo voluto vedere come sarebbe stato un bacio tra loro due, se sarebbe stato davvero strano ed imbarazzante così come erano entrambi convinti. Ma perché, comunque? Per quale oscura ragione? Quale sarebbe stata l’utilità? Solo pura e semplice curiosità?  

Ma soprattutto... perché lui non si sentiva schifato e furibondo come avrebbe dovuto essere?

“VEGETA!”.

Il principe sobbalzò sulla sedia, il suo treno di pensieri fatto deragliare brutalmente da una voce improvvisa. Si guardò attorno sbattendo le palpebre, confuso, constatando che i presenti lo stavano fissando perplessi. “Che diavolo volete?!”, sbottò, cercando di sembrare minaccioso e fallendo miseramente. Chissà se avrebbe mai più potuto intimidire qualcuno, adesso. Sicuramente non con la faccia imbecille di Kakaroth onnipresente nel cervello.

Bulma gli scoccò un’occhiata incerta, “È tutto ok, Vegeta? Ti ho chiamato per un bel pezzo! E hai appena toccato la cena”. Vegeta osservò proprio piatto, constatando che effettivamente la sua porzione di cibo, ad eccezione della microscopica forchettata di riso che aveva mangiucchiato prima, era rimasta intoccata.

“Bulma ha ragione”, aggiunse Yamcha, ingoiando una manciata di verdure, “Ti sei semplicemente seduto qui e ti sei messo a fissare il vuoto”.

Non sapendo che rispondere, il principe si limitò a deviare lo sguardo, imbronciato. “Eh. Già. Uhm”, borbottò.

Il resto dei presenti si scambiò un’occhiata interdetta, dopodiché tornò ad osservare il saiyan. Bulma incrociò le braccia al petto, “Vegeta, quella non era nemmeno una frase”.

Il signor Briefs gli si avvicinò per osservarlo in modo più scientifico, inforcandosi gli occhiali sulla punta del naso e accarezzandosi il mento. “Per caso stai male, figliolo?”. A quella domanda, gli occhi Vegeta s’illuminarono.

Era ovvio! Stava male! Questo spiegava tutto! Il battito cardiaco veloce, le strane reazioni del proprio corpo, l’incapacità di pensare in modo intelligente e di disintegrare Kakaroth con una Galic Gun dritto sul naso! Stava delirando. Stava delirando perché era malato. Magari stava morendo. Come aveva fatto a non pensarci prima?!

“Non penso stia male”, chiocciò la signora Briefs con un risolino, “Credo proprio sia innamorato!”.

Superato l’indicibile shock che gli spezzò il fiato per il disgusto, il principe ringhiò come un animale furioso, sbattendo i pugni sul tavolo. Innamorato di chi? DI KAKAROTH?! Neanche per sogno!

“Io sono un guerriero!”, esclamò, voltando il capo verso destra e piegando le labbra in una smorfia sprezzante, “I guerrieri combattono e ammazzano, non hanno tempo da perdere con queste idiozie di infimo livello!”.

Yamcha lo guardò silenziosamente per qualche istante, per poi stringersi nelle spalle e tornare seraficamente al suo pranzo, “Beh, l’amore sicuramente spiegherebbe quel succhiotto che hai sul collo”.

Silenzio.

Gli occhi di Vegeta si spalancarono e la sua mascella cadde a terra.

Sul collo di chi c’era cosa?

In uno scatto fulmineo il principe afferrò Yamcha per il colletto della maglia e se lo portò ad un palmo di naso, gli occhi dardeggianti di rabbia e le gengive scoperte come un cane rabbioso, “COSA HAI DETTO?”.

Yamcha ghignò ed indicò il simpatico segnetto con la punta della forchetta, “È proprio qui, sul tuo collo. A sinistra”.

Vegeta mollò la presa ed istantaneamente si coprì la parte interessata con entrambe le mani, scattando indietro. Quando, pensò inorridito,quando diavolo Kakaroth ha osato farmi una cosa del genere?! Non si era nemmeno reso conto di quando le labbra del rivale si era staccate dalle sue per andarsi a posare sul collo. Il cervello doveva essergli andato in blackout, i suoi neuroni in sciopero temporaneo, o qualcosa del genere.

Bulma soffocò una risatina, maliziosa e vagamente perfida, “Sembra proprio che il nostro principe non si stia occupando solo di diventare Super Saiyan!”.

Vegeta la fulminò con un’occhiata omicida, dinanzi alla quale la scienziata si limitò a ridacchiare spudoratamente. Come un’immonda malattia infettiva, la risata contagiò nell’arco di pochi secondi anche il resto dei presenti. Sempre più rosso – di rabbia, non imbarazzo – il saiyan scattò in piedi, pronto a difendere strenuamente il proprio orgoglio: “QUESTO NON È UN SUCCHIOTTO! Probabilmente è la puntura di qualche insetto di cui non mi sono accorto prima!”.

Yamcha gli scoccò un’occhiata scettica, “Andiamo, Vegeta. Riconosco un succhiotto quando ne vedo uno, e quello è chiaramente lo è”.

Bulma pinzò una foglia di lattuga con la forchetta, continuando a sghignazzare sotto i baffi, “Beh Vegeta, se per caso ti capitasse di incappare di nuovo in questo insetto, penso che dovresti proprio invitarlo a cena”.

Crack.

Il principe digrignò i denti così forte che il suono scrocchiante di un molare che si spezzava si udì secco per tutta la stanza. Ignorando totalmente gli sguardi atterriti che gli si posarono addosso, Vegeta scattò in piedi facendo cadere la sedia a terra e lasciò la cucina furibondo, diretto ad ampie falcate verso la sua stanza. Quando fu giunto a destinazione, spalancò la porta con tanta foga da rischiare di scardinarla. Entrò in camera e si richiuse la lastra di legno alle spalle con forza, facendo tremare tutte le pareti di tutta la Capsule Corporation.

“IO LO AMMAZZO! GIURO CHE LO AMMAZZO!”, latrò, pestando il piede a terra. Non solo l’idiota l’aveva coinvolto in quella specie di pomiciata assolutamente non richiesta, ma aveva avuto anche la facciazza tosta di lasciargli un succhiotto come se niente fosse! A lui! Il principe dei Saiyan!

Scattò subito nel suo bagno personale, nell’intenzione di constatare la veridicità o meno delle parole di Yamcha. Si parò dinanzi allo specchio e voltò appena il capo per poter osservare meglio il collo. Sulla parte sinistra, così come il perdente aveva detto, spiccava un grosso segno rosso. Vegeta lo fissò con odio cercando di atomizzarlo con un’occhiata omicida, dolorosamente consapevole del fatto che non avrebbe mai potuto spacciarlo per la puntura di qualche schifosissimo insetto. Avrebbe potuto tranquillamente scriverci “succhiotto” a caratteri cubitali neri sopra, così almeno avrebbe evitato di sprecare il suo regale fiato per rispondere a retoriche domande imbecilli quali “Ehi! Ma è un succhiotto quello?”.

Sbuffando come un toro aprì l’armadietto delle medicine ed afferrò il kit di pronto soccorso, tirandone fuori un tubetto di crema anti-infiammatoria. Spalmò la pomata traslucida sul segno, grugnendo e borbottando irritato insulti vari ed eventuali. Quando ebbe finito rimise malamente la confezione al suo posto, allungando una mano per prendere poi un cerotto. Lo scartò, notando tuttavia che era troppo piccolo per nascondere tutta l’area. Lo gettò tranquillamente per terra e ne prese un più grande, il quale, nonostante riuscisse a nascondere il colorito rossastro, pareva far risaltare ancora di più il fatto che sul suo collo vi fosse qualcosa di strano. Ignorando tale sensazione Vegeta lo aprì ugualmente e se lo applicò sulla pelle, coprendo l’alquanto poco gradito regalino di Goku.

Dopo aver fatto ciò, il frustrato saiyan uscì dal bagno e ritornò in camera. Si lasciò cadere di schiena sul letto, facendo scorrere nella mente lo spiacevole episodio avuto con Kakaroth. Ancora una volta. Fissò il soffitto e, dopo qualche istante, afferrò uno dei suoi cuscini. Prese un profondo respiro prima di piazzarselo in faccia, urlandovi contro più forte che potesse.

 

***

 

Qualche centinaio di miglia più in là, anche Goku stava gridando di frustrazione. Teneva la faccia sepolta nel soffice, giallo e vaporoso corpo di Nimbus, urlandovi contro a pieni polmoni. La nuvola continuava seraficamente a volare, dando l’impressione di non dare troppa importanza al perché il suo amico di vecchia data fosse così evidentemente disperato.

Quando l’aria cominciò a scarseggiare nei polmoni, Goku culminò in un lamentò strozzato, iniziando ad ansimare. Si portò le mani tra i capelli, iniziando a scuotere istericamente il capo. “Sono innamorato di lui!”, gemette, confidandosi a Nimbus, “Non so come, né perché, ma sono innamorato di lui!”.

Dopo essersela data ignominiosamente a gambe era volato il più lontano possibile dalla Capsule Corporation, incapace di razionalizzare un fico secco. Non se l’era sentita di tornare subito a casa, ecco perché aveva preferito chiamare la sua fida nuvoletta. Nimbus era velocemente giunta, obbediente come sempre, e Goku vi si era sconsolatamente abbandonato sopra, gettandovicisi di pancia. Aveva bofonchiato contro il vaporoso strato giallo di volare attorno alla Terra più a lungo possibile, dopodiché si era racchiuso in elucubrazioni contorte e dolorose, tormentato dal mal di testa.

Tutto ciò a cui aveva pensato, ovviamente, era stato Vegeta. Il saiyan gemette a quella consapevolezza, agitando scompostamente le braccia all’aria e schizzando a sedere con uno scatto isterico nel momento in cui tornò a rivolgersi alla sua nuvola. “Avrei potuto rimanere così per sempre, Nimbus! Avrei potuto baciare Vegeta fino a quando non saremmo entrambi morti per asfissia! Santo cielo! Cosa sarebbe potuto succedere se Bulma non—”, s’interruppe, sbiancando, “Tu credi che... insomma... avremmo potuto fare... GAH!” e di nuovo tornò seppellì la faccia contro nel suo bizzarro mezzo di trasporto, inorridito dalla sconcezza del proprio pensiero.

“Choocah, choocah, choocah”, fu la pacata risposta di Nimbus.

Goku continuò a rimanere lungo disteso sulla sua nuvola, totalmente sconvolto per ciò che era accaduto. Dopo qualche mezz’ora cominciò a sentire brividi lungo tutta la schiena, e si appallottolò su se stesso per scaldarsi un po’. Notò che Nimbus stava volando vicino a delle regioni della Tundra, quindi presto il freddo sarebbe passato. Ad un tratto la nuvola si arrestò, segno che il giretto era concluso e che dovevano essere arrivati a destinazione. Sospirando Goku guardò oltre la soffice coltre giallognola e si ritrovò a sbattere le palpebre, perplesso, constatando che giunti a casa non lo erano affatto.

Assottigliò lo sguardo, e nel momento in cui si rese conto dove fossero finiti, i suoi occhi si spalancarono come due piatti. Le cime nevose ed aguzze di alcune montagne spiccavano oltre la fitta coltre di nubi che si stendeva nel cielo, spiccando come aghi perforanti carne bianca, e parecchio più in basso, ai loro piedi, una fitta foresta si stendeva illimitata per decine di chilometri. Goku ringhiò, consapevole che lì da qualche parte una certa pietra a forma di cuore – con probabilmente il suo sangue sopra – lo stava fissando.

Si mise a sedere e scoccò un’occhiataccia rabbiosa a Nimbus. “Bastarda. Dopo tutto quello che abbiamo passato, tutte le avventure che abbiamo vissuto... tu mi volti le spalle in questa maniera!”. Tentò di mantenere una cipiglio corrucciato, ma fu impossibile. Abbassò le spalle, sconsolato, e si abbandonò ad un sospiro sofferente. Una volta che giunsero a terra, balzò giù dalla sua nuvola e atterrò sulla soffice neve. Concentrò il proprio ki al fine di mantenere calda la temperatura corporea e guardò la sua amica. “Hai intenzione di rimanere qui?”.

“Choocah, choocah, choocah”, disse Nimbus, senza muoversi di un millimetro.

Goku sorrise, felice di avere qualcuno accanto. Si sedette di malavoglia sul suolo ghiacciato e si guardò attorno con un puerile broncio stampato in faccia, “E va bene!”, sbottò, rivolgendosi alla landa che desolata si stendeva attorno a lui, “Ho baciato Vegeta! E...”, abbassò la voce, “Non... non è stato strano ed imbarazzante come credevo. Inoltre... beh, Vegeta non mi ha nemmeno dato un pugno!”, ridacchiò, massaggiandosi imbarazzato la nuca, “A dirla tutta, ha ricambiato il bacio! Pazzesco, eh?”.

Le montagne non dissero nulla. Il vento continuò a fischiare.

Ignorando la sensazione di essere spudoratamente preso per i fondelli, Goku continuò a parlare. “Quindi... cosa dovrei fare adesso? Ok, è vero, sono innamorato di lui. Ma dubito che Vegeta potrà mai ammettere altrettanto così facilmente...”, sospirò tacendo per qualche secondo. “Io... sono sicuro che anche lui provi qualcosa. Solo che... non riesco a capire cosa. Non si tratta né di rabbia né di orgoglio, ma non posso dire con certezza che si tratti di amore. Come posso dimostrargli che anche lui è innamorato di me? Che potremmo vivere inseme ed essere felici, se solo lui mettesse da parte il proprio orgoglio?”.

Questa volta le montagne risposero. Più o meno.

 

***

 

Parecchi metri più in alto rispetto a Goku, un piccolo aeroplano fatiscente volava affrontando con coraggio il gelo e le intemperie. Al suo interno, un grosso omaccione losco e nerboruto, una benda sull’occhio e un passato di innumerevoli malefatte alle spalle, si stagliava soddisfatto dinanzi al suo gruppo di malvagi scagnozzi. Tra le dita callose teneva un anello, piccolo e luccicante. Lo rimirò con un sorrisetto soddisfatto e lo sguardo bramoso, gonfiando il petto come un pavone.

“Ebbene, ragazzi... ce l’abbiamo fatta!”, esclamò.

Tutti i presenti esultarono, applaudendo in onore del loro successo.

L’omaccione, il quale sembrava essere il leader del gruppo, si schiarì la gola ed iniziò il suo discorso, “Ci sono voluti mesi e mesi di organizzazione, ancora più tempo per procurarci tutti gli strumenti necessari, ma alla fine ci siamo riusciti! Abbiamo rubato l’oggetto più prezioso del Museum of Earth's History! Il First Ring!”.

Altre grida di giubilo, ancora più forti.

L’uomo sollevò la mano per richiamare silenzio, “Questo anello è fatto dell’oro puro migliore che esista. I diamanti che lo adornano sono tra i più rari della storia. Ha più di mille anni e si dice che sia il gioiello con cui i re si proponessero alle loro regine. Sembra che abbia un valore talmente elevato che è impossibile dargli un prezzo, ma sono sicuro che riusciremo a ricavare un bel gruzzoletto rivendendolo a qualche asta illegale!”. Trotterellò entusiasta per la piccola cabina, fissando l’anello con sguardo rapido ed anelante. “Pensate un po’... si dice anche che abbia poteri speciali!”.

L’equipaggio rise. Il capo fece altrettanto, “La leggenda dice che se si mette questo anello al dito della persona amata e si fa la propria proposta di matrimonio, se si tratta di vero amore lei ti dirà di sì. A prescindere da ogni cosa. Non potrà nascondere i suoi veri sentimenti!”. Sospirò febbricitante e stampò un bacio sulla superficie scintillante, “E inutile negarlo, signori: con questo gioiello diventeremo ricchi sfondati!”.

Totalmente su di giri, il gruppo esplose in un urlo fragoroso, sentendosi invincibile. A stroncare il loro entusiasmo fu l’aeroplano, che improvvisamente sobbalzò. L’omaccione inciampò, rischiando di finire dritto per terra. Ringhiò rabbiosamente verso il pilota, anch’egli membro della banda: “Che diavolo sta succedendo?!”.

L’aviatore si voltò verso di lui. “Niente di grave capo, solo una piccola turbolenza!”. Non prese in considerazione l’occhiata scettica che gli venne rivolta e ritornò a condurre tranquillamente il veivolo.

Poco più indietro, all’oscuro di tutti i presenti a bordo, una piccola finestrella circolare a destra dell’aereo si era aperta nel momento del sobbalzo. Era rimasta appena socchiusa, e nessuno le aveva prestato attenzione.

Il leader si schiarì la gola per continuare il proprio altisonante sproloquio, quando improvvisamente il veivolo venne sconquassato un’altra volta. Troppo impegnati a cercare un appiglio da qualche parte, gli uomini a bordo non si accorsero che l’oblò si era aperto di nuovo. L’omaccione incespicò all’indietro ed inciampò sul proprio piede, stavolta cadendo rovinosamente per terra e perdendo la presa sull’anello, che volò via dalla sua mano. Ciò che conseguì avvenne a rallentatore.

Il First Ring, ricompensa di tutte le loro fatiche, biglietto di sola andata per una vita di lussuria e nullafacenza, l’oggetto del loro bramoso desiderio, volò dritto verso la finestrella, l’unica di tutto l’aereo. I ladruncoli non poterono far altro che guardarlo centrare appieno l’oblò e finire fuori dal veivolo, scomparendo dalla loro vista. Era come se fosse stato tutto deciso sin dal principio, come se il mondo si fosse meticolosamente preparato per far accadere quella prestabilita serie d’eventi. E vi fosse riuscito successo.

Tutti si surgelarono, inorriditi e sconvolti. Il capo iniziò a fremere, mentre la sua fronte prendeva a costellarsi di vene gonfie e pulsanti e la sua faccia assumeva il colorito rubicondo di un pomodoro maturo. Si portò le mani ai capelli, strappandosi qualche ciuffo dal cranio con un urlo beduino: “CHI DIAVOLO HA MESSO UNA FINESTRA IN QUESTO MALEDETTO AEROPLANO?!”.

 

***

 

Goku si strinse nelle spalle, sospirando, in attesa di ricevere una qualche risposta. Non aveva la benché minima idea dell’esistenza dei ladri e del loro bottino perduto, anche se il tutto era avvenuto esattamente sopra alla sua testolina. Lanciò un’occhiata sconsolata alla sua fida nuvoletta, sorridendo mestamente: “Sai, non credo che sappiano cosa fare nemmeno le montagne”.

Esattamente dopo aver detto ciò, qualcosa gli piombò sul cranio, rimbalzando e finendo a terra accanto a lui. Contrariato, il saiyan si massaggiò la parte colpita e gettò lo sguardo in alto, senza però scorgere nulla di strano oltre la coltre di neve e vento che gli imperversava sopra la testa. Allungò la mano e raccolse l’oggetto scintillante tra la neve, perplesso. Oggetto scintillante che altro non era che il First Ring, ovviamente. Non aveva la benché minima idea di cosa vi fosse dietro a quell’inestimabile, rarissimo gioiello, ed al momento gli parve solo un semplice anello di fidanzamento come tanti.

Sorrise, pensando che fosse davvero carino, ma poi, come colpito da una secchiata d’acqua gelida, strabuzzò lo sguardo e riprese a parlare alle montagne, “Un attimo... N-non vorrete mica che gli chieda di sposarmi di nuovo?!”.

Silenzio.

Il saiyan si rimise in piedi, tenendo delicatamente l’anello tra le dita, “Cosa faccio se mi rifiuta?”.

Silenzio.

Scoccò al gioiello un’occhiata titubante, iniziando a pensarci su. In fondo quell’oggetto doveva avere qualcosa di speciale. Se così non fosse stato, di certo non sarebbe caduto giù dal cielo per atterrargli esattamente in testa. Se lo mise in tasca e alzò il pollice, voltandosi verso le montagne. “Ok! Seguirò il vostro consiglio! Farò del mio meglio!”.

Balzò su Nimbus e puntò l’indice in avanti, determinato. “Alla Capsule Corporation!”, esclamò, ed immediatamente la nuvola schizzò nella direzione indicata. Qualche minuto dopo, Goku si rese conto di stare oltrepassando le montagne nella verso opposto a quello in cui dovevano andare. Si massaggiò timidamente la nuca, ridacchiando, “Eheh—ehm… scusa Nimbus, ho sbagliato direzione”.

 

***

 

Nel frattempo, alla Capsule Corporation, Vegeta stava osservando con sguardo truce una piccola sferetta nera, tenuta spasmodicamente stretta tra le mani. Il principe fissò la lucida superficie per qualche abbondante minuto, accomodandosi sul bordo del materasso. Non che gliene fregasse niente di avere alcun tipo di risposta, ma si sentiva vagamente frustrato, e di certo non avrebbe parlato a nessuno del proprio problema. Le parole della signora Briefs avevano avuto su di lui lo stesso effetto di una secchiata di acqua gelida. Scoccò alla piccola sfera una torva occhiata, imperandole rabbiosamente di non azzardarsi ad umiliarlo in alcun modo, dopodiché, sicuro che quella avesse capito che ci sarebbe stata una brutale punizione nel caso in cui avesse ignorato il suo ordine, iniziò a pensare a che domanda fare. Le uniche risposte che poteva ricevere erano “Sì” e “No”. Prima di iniziare, il saiyan provò a fare un piccolo test.

“Sono il principe di tutti i saiyan?”, chiese, scuotendo ferocemente il piccolo globo.

La risposta giunse meccanica e ovattata dal vetro: “Sì”.

Vegeta gli scoccò un’occhiata vagamente divertita. Quell’aggeggio sapeva fare il suo lavoro. Lo scosse ancora, “Dovrei ammazzare Kakaroth per avermi baciato?”.

“No”.

Il sorrisetto sulle labbra svanì in un istante. Scosse di nuovo la sfera. “Avrei dovuto fermarlo per evitare che mi baciasse?”.

“No”.

“Sei sicura?”. Una scrollata, un’altra, un’altra ancora.

“Rifai la domanda”.

Vegeta roteò stizzito gli occhi, ma decise di fare un’altra domanda prima di lanciare quella stupida palla dentro qualche vulcano, “Io...”,  storse le labbra in una smorfia schifata, combattendo contro la parola che inciampava sulla lingua, sputandola poi fuori con sarcasmo, “amoquel sottoprodotto di terza classe?”. E agitò, agitò, agitò.

“Sì”.

I suoi occhi si spalancarono. Riformulò la domanda: “Sono innamorato dell’idiota?”. E scosse, scosse, scosse.

“Sì”.

Si morse il labbro, improvvisamente nervoso, “Sono innamorato di Kakaroth?”. Agitò ancora, freneticamente.

“Sì”.

Vegeta continuò a porre lo stesso interrogativo e ad agitare la piccola sfera nera per dieci minuti buoni, ricevendo sempre la stessa risposta. Stufo, scosse la palla un’ultima volta, esasperato: “Amo Kakaroth, conosciuto anche come Son Goku, nato sul pianeta Vegeta-sei ma inviato sulla Terra quando era un moccioso, che ha perso la memoria ed è cresciuto qui, e che ora ha un figlio, ed è vedovo, e mi ha sposato per commettere una frode assicurativa, e poi ha divorziato perché l’ho costretto di farlo?”. Agitò. Ancora, ancora, ancora, ancora e ancora.

La risposta tuonò esasperata dal vetro, facendolo sobbalzare. “SÍ! LO AMI! Hai rotto! Smettila di scocciarmi e va’ a dirglielo!”.

Vegeta scaraventò la sfera dall’altra parte della stanza, inorridito. Seppellì il volto tra le mani, ringhiando frustrato. Avrebbe dovuto immaginarsi un responso del genere...

Click.

Improvvisamente gli parve di udire un debole suono. Sollevò il capo e fece vagare lo sguardo attorno a sé, cercando di capire da dove provenisse. La finestra a lato del letto si aprì ed un intruso vestito in blu ed arancione vi passò attraverso, atterrando sul letto. Lo vide guardarsi in giro, per poi bloccarsi quando i loro sguardi si allacciarono. Vegeta ringhiò, fremente, mentre l’intruso si massaggiò imbarazzato il capo.

“Heilà, Vegeta”, disse Goku, sorridendo nervosamente.

“Hai un secondo per andartene prima che il tuo cranio rotoli per terra”, fu l’accogliente risposta.

“Voglio solo parlare!”, si lamentò Goku.

“Ma davvero, Kakaroth?”, Vegeta si rialzò minaccioso, pronto a compiere un cruento omicidio, “Vuoi ‘parlare’ come l’ultima volta?”.

Goku si accigliò, “Non mi sembrava ti fosse dispiaciuto poi così tanto, prima!”.

Istantaneamente venne afferrato per la collottola della maglia e portato ad un palmo di naso dal volto rubicondo dell’altro, “Hai avuto il tuo secondo di tempo, ora finirai dritto all’altro mondo!”. Vegeta sollevò la mano per sparare un ki blast, ma Goku fulmineo lo abbrancò per un polso e scattò in avanti, facendo cozzare le loro labbra un’altra volta. Vegeta rimase basito per qualche istante, strabuzzando gli occhi. Poi lo spintonò lontano da sé, violaceo di rabbia ed imbarazzo.

Si strofinò il dorso della mano sulla bocca, rabbioso. “Piantala!”, ordinò.

“No!”, disse l’altro, cocciutamente.

Digrignò i denti, “PERCHÉ NO?!”.

Goku serrò la bocca e chinò il capo, mordendosi un labbro. Quando ritrovò la voce, essa uscì in un soffio dalle sue labbra, spezzata e tremante, “P-perché io... io sono... sono innamorato di te”.

Tornò a guardare Vegeta, sperando che il suo rivale dicesse lo stesso, visto che oramai lo sapevano entrambi. A discapito delle sue aspettative, però, il principe si limitò a guardare da un’altra parte senza dire nulla, la faccia scura ed indefinibile. Goku pensò che fosse meglio continuare a parlare, per evitare che tutti i suoi sforzi venissero inghiottiti dal silenzio.

Camminò verso il principe e prese la bollente mano destra tra le sue. “Mi dispiace per averti baciato in quel modo prima, ma avevo bisogno di farlo. Continuavo a provare questa strana sensazione nei tuoi riguardi, ma non riuscivo a capire se fosse amore o avversione. Ti ho baciato perché dovevo capire quale delle due fosse e, quando l’ho fatto, mi sono sentito come se avessi ottenuto tutto ciò che ho sempre desiderato o di cui ho sempre avuto bisogno. Potrei essere incredibilmente felice solo standoti accanto in questa maniera”. Tornò a guardare titubante il volto di Vegeta, constatando che non era cambiato di una virgola.

Goku sospirò dinanzi a quella mancata risposta, ma perseverò. “Sono venuto qui per chiederti di tornare a vivere con me. Per chiederti di sposarmi di nuovo, ma questa volta per davvero. Vorrei potessimo vivere come due veri sposi. Prenderci cura l’uno dell’altro, e parlarci, e volerci bene. So che questo paese non accetta i matrimoni tra due persone dello stesso sesso, e so che ti irrita il fatto che lo stato ti creda una donna, quindi provvederò io a mettere a posto il certificato. E anche se facendo ciò perderò l’assicurazione, non mi importa. Voglio solo che tu sia felice. Non mi serve un pezzo di carta che mi dica che ti amo. Lo so già”.

Si fermò in attesa di una qualsiasi risposta, ma l’orgoglioso saiyan ancora non disse nulla. Goku non si diede per vinto e infilò una mano nella tasca, tirandone fuori l’anello. Sfilò un guanto dalla rigida mano del principe ed infilò l’anello al suo anulare, lentamente. Vegeta non lo fermò, e ciò alimentò il suo cuore di speranza.

L’eroe della Terra prese un profondo respiro e sorrise, “Allora, Vegeta? Vuoi sposarmi... di nuovo?”.

Il movimento del capo di Vegeta per incontrare il luminoso sguardo di Goku fu estremamente lento e persino doloroso da guardare. Quando finalmente i loro occhi s’incrociarono, quelli di Vegeta erano scuri e vuoti.

“Kakaroth”, disse finalmente.

Goku deglutì, incerto su cosa potesse accadere, “Sì?”.

“Vattene”. 
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

MTB: Gah! Eravamo vicinissimi! C’eravamo quasi! Perché devo torturare i miei amati lettori in questa maniera?

Trunks: Questo capitolo è stato il più lungo di tutti.

MTB: Sì, confermo, cosa anche piuttosto sorprendente visto che non c’è stata poi così tanta azione. In realtà avrebbe dovuto essere parecchio più corto, ma l’idea dell’anello mi ha traviata! Non ho potuto fare a meno di aggiungerla! Ora devo rendere l’anello uno dei fattori più importanti della storia.

Trunks: Buon per te, una volta tanto potrai usare il cervello.

Vegeta: E tutti sappiano che non è una cosa che capita molto spesso.

MTB: Se il capitolo vi è parso drammatico di nuovo... mi dispiace! Ma credo che anche in una commedia romantica un po’ di dramma ci stia sempre bene. Comunque sia, mille grazie all’utente –WhiteRibbons- per avermi inviato un bellissimo disegno del bacio di VeeVee e Goku al party di Bulma! È veramente supendo! Ben fatto!

Trunks: Anche se ci hai messo un’ora prima di guardarlo.

MTB: Uh? Ehi, chiudi il becco! Di certo non l’ho fatto perché credevo fosse brutto! Ero solo nervosissima! Nessuno aveva mai disegnato una scena tratta da una delle mie fanfictions! Non sapevo cosa aspettarmi!

Trunks: E quando MTB si è finalmente decisa a guardare il disegno, ha subito chiuso la finestra di Internet.

MTB: No! Non dire queste cose! Di certo non l’ho fatto perché mi si sono bruciati gli occhi o qualche cosa del genere! Sono solo andata su di giri per qualche ragione! Ma poi sono tornata alla scrivania e l’ho riguarato per un sacco di tempo!

Trunks: Due secondi in più non sono “un sacco di tempo”.

MTB: Ohhh, zitto! Mettila di farmi sembrare un’idiota di fronte a -WhiteRibbons-!

Trunks: Dai sto scherzando, MTB. Lo sappiamo tutti che hai grande rispetto per gli artisti.

MTB: Non ho l’abilità (né la pazienza) per disegnare, quindi ho un grande rispetto nei confronti di colore che ci riescono. Stesso discorso per i musicisti. Comunque, non stiamo qui a tergiversare! Nel prossimo capitolo di “Ouji-Sama! Become My Wife!” Goku elaborerà un piano per costringere Vegeta ad ammettere I suoi sentimenti! Ma riuscirà a sconfiggere l’orgoglio e il rifiuto del principino? Scopritelo!

 


 

Blatereggiando – Ovvero, le note della traduttrice.

Wow! Tradurre questi capitoli chilometrici è un parto! Mi spiace tanto per la lentezza degli aggiornamenti, ma tra traduzione, auto-betaggio e quant’altro postare un intero capitolo è sempre molto lungo! Comunque sia. Sono lieta di dirvi che l’autrice ha iniziato il seguito di questa storia! Una volta conclusa questa, cominceremo subito con la seguente. ù__ù Che dire di questo capitolo? Sono successe talmente tante cose che pure io che l’avevo già letto e riletto ho il caos nel cervello! X°D Goku ha fatto il grande passo, ma il principino pare non aver apprezzato particolarmente la cosa. E la domanda è... è adesso? Lo scoprirete nella prossima puntata di Beautiful nel prossimo capitolo! E pera favore, state vicino a quei poveri ladruncoli che hanno appena perso l’occasione della loro vita ;A; Grazie come sempre per tutti i vostri commenti, continuate a recensire che fate una traduttrice (?) e una geniale scrittrice immensamente contenteH. Alla prossima!

 

 

 

 

 

   
 
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