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Autore: _montblanc_    29/01/2012    4 recensioni
«Mi sono risvegliata in mezzo alla foresta di Konoha e mi sono detta: ”Beh, non è un male, infondo è sempre stato il mio sogno”, ma poi l’Hokage mi aizzato contro un gruppetto di Anbu e tutto è degenerato...» stava sbraitando la ragazza, una certa isteria nel tono di voce.
~
«Vuoi unirti all’Akatsuki?» domandò di rimando lui, senza distogliere lo sguardo dal combattimento; si stava visibilmente spazientendo.
Vuoi unirti all’Akatsuki? VUOI UNIRTI ALL'AKATSUKI?! Certe cose non si chiedevano così! Non ci si poteva mettere un minimo di introduzione tipo “Ehi, ciao! Ma lo sai che anche se non sei una ninja e non sai un emerito cippolo di come ci si comporti in una battaglia, saresti un membro eccellente nell’Akatsuki? Eh? Che ne pensi?”.
Se lo faceva in modo così diretto e, sopratutto, ad una che non desidera altro nella vita - in mia difesa potevo solo dire che ognuno merita di avere le proprie ambizioni-, questa, poverina, rischiava l’infarto. Ed io non ero Kakuzu, a me ne bastava uno per rimanerci secca.
(Ho cominciato a scrivere questa storia veramente tanto tempo fa, quindi sto piano piano riscrivendo i vecchi capitoli nel disperato tentativo di renderli più leggibili)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Akatsuki, Altri, Deidara, Nuovo Personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
Capitoli:
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Scusatemi, sono di nuovo in ritardo ç_ç
Bé, allora... dedico il capitolo alla mia adorabile Onee-chan dato che, senza di lei, non sarei mai riuscita a scrivere nulla. Mille grazie per il tuo aiuto *O*
Ora vi lascio alla lettura, baci^^

Capitolo 33:
Fuko non si era mai trovata in una situazione di quel tipo. Tutto sommato era anche abbastanza normale: chi poteva raccontare di essere stata rapita da un’organizzazione criminale che, per non si sa quale ragione, l’aveva trapiantata – letteralmente- nel corpo di una ragazzina nullafacente a tempo perso?
Dire che era confusa era dir poco: non ci capiva più nulla.
Un bel giorno, senza nessun preavviso, si era ritrovata in un corpo che non le apparteneva – e già questo, di per se, era abbastanza destabilizzante- e in un mondo nel quale, a quanto pareva, la vita scorreva in un modo molto diverso da quello a cui era abituata.
Non c’erano ninja che venivano addestrati fin da piccoli a combattere per il bene del villaggio, non c’erano Kage o missioni. Non c’era niente di niente.
Ma quando erano iniziati i suoi guai? Quand’è che era iniziata la sua lenta discesa verso l’oblio?
Più ci pensava e più le veniva in mente un solo nome: Ambra.
Quella dannata ragazzina irritante, nullafacente, piaga, odiosa, petulante... Avrebbe voluto ridurre il suo corpo in un ammasso di fratture scomposte!
Cosa accidenti aveva di speciale? Perché mai l’Akatsuki, l’organizzazione più forte – probabilmente- di quel mondo, era arrivata a tanto pur di averla?
A parte un’ossessione morbosa verso di loro s’intende.
Ancora si chiedeva cosa accidenti ci trovasse in quel mucchio di assassini professionisti.
Effettivamente lo sapeva dato che poteva chiaramente vedere tutti i suoi ricordi, ma non riusciva a capirla.
Era così Ambra, un individuo strano e imprevedibile, dai gusti improponibili e una buona dose di masochismo che le scorreva nelle vene. Ed era il suo problema principale.
Era colpa sua se era stata trapiantata in quel corpo così diverso dal suo e se si era ritrovata sballottata qua e là da una dimensione all’altra.
Era colpa sua se aveva dovuto accettare di allenarsi con quel pedofilo di Orochimaru che, a quanto sembrava, aveva una gigantesca fissazione per uno scoiattolo che godeva della stessa sfera emotiva di un caffèlatte.
Era sempre colpa sua se si era dovuta sorbire quella viscida e petulante sottospecie di devota crocerossina di Kabuto.
E come se il tempo passato nel covo di Orochimaru non fosse stato già abbastanza traumatizzante di suo aveva anche dovuto allearsi con una delle persone che odiava di più in quel mondo.
Sasuke Uchiha alias il ragazzo perfetto che una ragazza sana di mente non vorrebbe mai conoscere.
Tale adorabile ragazzo – che non aveva una vita sociale a quanto sembrava- passava tutto il suo tempo ad allenarsi per – da quello che le dicevano i ricordi di Ambra- poter uccidere suo fratello che altri non era che un povero martire incompreso.
Certo che in quel mondo era tutto decisamente complicato. Anzi, era un casino vero e proprio.
Era proprio per tutta questa serie di motivi che aveva deciso di concedersi un bagno – possibilmente lungo e rilassante- almeno per una volta.
Non ce la faceva più a reggere le chiacchiere insensate di Karin e l’assoluto mutismo dell’Uchiha – che era ancora peggiore del blaterare di quell’oca dai capelli rossi-.
Si avvolse nel grande accappatoio bianco che aveva trovato nella sua stanza e si diresse a passo spedito verso la sua meta.
Per non si sa quale ragione lo scoiattolo aveva deciso di fermarsi a riposare in quella specie di albergo e Fuko aveva intenzione di godersi quella piccola sosta al massimo.
Non era mai stata una persona pigra, ma quel corpo non era abituato a muoversi più di tanto e, visto che era stata costretta a camminare a lungo, iniziava ad avere segni di cedimento e lei non poteva permetterselo.
Doveva tenersi sempre pronta nel caso avessero scovato qualcuno dell’Akatsuki.
Doveva trovare i loro nascondigli.
Doveva trovare Ambra e fargliela pagare per tutto lo stress che stava accumulando in quel periodo.
Eppure non desiderava altro che una vita tranquilla!
Era vero che era una nukenin ed aveva fatto fuori qualche persona, rubato qua e là, ma, tutto sommato, che aveva fatto di male per ritrovarsi nel corpo di una psicolabile del genere? Non riusciva a spiegarselo.
Con un gesto secco aprì la porta scorrevole e se la richiuse alle spalle.
Si guardò intorno: quel posto era completamente fatto di legno.
Si augurò mentalmente che Sasuke non si facesse sfuggire una palla di fuoco suprema, o non ne sarebbe sicuramente uscita viva.
Si spogliò, soppesando l’idea di fare un qualche scherzo a Sasuke, giusto perché ultimamente non succedeva nulla di interessante.
Già, la sua vita era alquanto deprimente.
Con grande gioia vide che non c’era nessuno a farsi un bagno.
Meglio così: non ce l’avrebbe fatta a reggere i monologhi di quella piattola di Karin.
Ancora non riusciva a capire quale accidenti fosse il suo problema: sembrava perennemente arrabbiata con il mondo intero – ovviamente Sasuke escluso-. Che avesse perennemente il ciclo?
Entrò lentamente in acqua, cercando di scrollarsi di dosso la sua aura negativa.
Infondo non era successo nulla di così grave.
Era solo in un altro corpo, tutto qui. Infondo Orochimaru cambiava corpi più spesso di quando si cambiasse le mutande, di cosa si doveva preoccupare lei?
Purtroppo questi pensieri furono interrotti da un sospetto movimento dell’acqua che la fece andare subito in allarme.
Cosa accidenti era stato? Eppure credeva di essere da sola!
Si guardò intorno: non vedeva nessuno eppure riusciva chiaramente a sentire la presenza di un’altra persona.
Non era Karin: lei non era certo una che passava inosservata e comunque, se fosse stata lei, non aveva alcun motivo di nascondersi.
- Devo ammettere che non mi aspettavo così tanta roba...- fece una voce dietro di lei, una voce che riconosceva molto bene.
- Che cazzo ci fai qui dentro Suigetsu?!- strillò lei, mollando un pugno in piena faccia al ragazzo, che aveva appena ripreso consistenza umana dopo essere emerso dalle calde acque delle terme.
Questo si schiantò contro il bordo opposto della vasca, liquefandosi nuovamente.
- Brutto maniaco!- gli urlò contro, per poi correre via, raccogliendo l’accappatoio che si era tolta poco prima.
- Guarda che questo è il bagno degli uomini!- gridò lui di tutta risposta, ma il suo urlo si spense una volta che si fu chiusa la porta alle spalle, così violentemente da far tremare l’intero edificio.
Solo allora si accorse che, effettivamente, Suigetsu aveva ragione.
Era entrata nel bagno degli uomini.
Persa nei suoi pensieri non si era minimamente accorta di aver sbagliato porta.
E ovviamente tutto questo era successo per...
- MALEDETTA AMBRA...E’ SEMPRE COLPA SUA!!-.

Ambra:
Trattenni a stento uno starnuto. Che qualcuno mi stesse pensando?
Scrollai le spalle: probabilmente era Deidara che mi stava insultando in tutte le lingue del mondo per avergli impedito di saltare al collo della marmotta.
- Riguarda mio fratello- disse l’Uchiha, mentre un leggero venticello – alzatosi improvvisamente in quel momento- iniziò ad accarezzargli i capelli in un modo veramente molto scenico – mai che capitassero a me certi momenti di gloria!-.
Mi voleva parlare di Sasuke, era ovvio.
Scossi la testa, sbuffando.
Mi dispiace caro il mio Itachi, ma devo ammettere che oramai stai diventando veramente troppo prevedibile.
Sul serio: la dovresti piantare con questa tua morbosa fissazione verso tuo fratello, infondo lui ti odia.
Anche se questo era ciò che lui desiderava.
Ma era masochista o cosa?
Uno stormo di uccelli si levò in volto da un albero, mentre l’Uchiha si apprestava a prender parola – probabilmente si era rassegnato al fatto che non gli avrei risposto e che avrei continuato a studiarlo a lungo con la mia espressione dubbiosa-.
- Ho sentito che ha ucciso Oroch...-.
- NON PARLARE O MORIREMO TUTTI!- urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni, coprendo il suo discorso.
Ci mancava solo che Deidara sentisse ciò che aveva fatto il suo adorato fratellino e potevamo completare l’opera.
Era già abbastanza depresso per aver baciato la marmotta.
No, non poteva sopportare altro. Il suo orgoglio da artista fallito era stato già stato abbastanza ferito.
- Capisco.- disse lui, socchiudendo gli occhi – Quindi è per questo che Pain ha preferito tenerlo nascosto. Sei stata tu a chiederlo?- domandò – anche se dal suo tono di voce sembrava più un’affermazione- per poi riportare l’attenzione su di me.
- Ehm... non c’è una domanda di riserva?- tentai, deglutendo.
Non mi piacevano per niente quegli occhi così scuri.
Non mi piaceva per niente il fatto che guardassero me: sembrava che mi trapassassero da parte a parte e che potessero capire tutto quello che mi passava per la testa.
Non mi piaceva il fatto che potessero diventare rossi da un momento all’altro.
Dovevo ancora riprendermi dall’ultimo incontro con Tobi per poter reggere un altro Uchiha e il suo dannato sharingan.
- Pr-preferirei che non ne facessi parola con nessuno e che chiedessi al tuo amico tonno di fare lo stesso...- feci – Per favore...- aggiunsi subito.
Non ero mica così impudente da mettermi a dare ordini ad un Uchiha io...
- E’ stato per evitare la morte di...-.
- Deidara.- sussurrai io, spaventata dal fatto che il suddetto bombarolo potesse sentirmi – Non ti illudere, Sas’ke non è così forte da batterlo, è stato lui che ha deciso di farsi saltare in aria!- aggiunsi, cominciando a stra-parlare – E se ha ucciso quello psicopatico di Orochimaru è stato solo perché era arrivato al limite nel suo corpo!- conclusi, per poi riprendere a respirare.
Ero così presa dal mio delirio di onnipotenza che mi ero persino dimenticata di farlo.
Ma non ci potevo fare nulla: odiavo Sasuke dal profondo nel cuore e non potevo sopportare che fosse visto come “il più forte e figo dell’anime”!
La marmotta, che non si era scomposta nemmeno un secondo durante la mia scenata, riprese a parlare:
- Non sono venuto qui solo per questo.-.
Lo osservai, stupita: che questo fosse il tanto atteso colpo di scena?
Ghignai, iniziando a fantasticare per quale strana ragione era qui.
Chissà: magari era venuta a farmi un’ultima richiesta in punto di morte della serie “Proteggi Sasuke da Madara” oppure voleva donarmi una parte del suo potere come aveva fatto con Naruto.
Storsi il naso: non mi andava molto di ingoiare uno dei suoi corvi.
Solo allora notai che, accanto a lui, c’era qualcuno.
Era completamente avvolto da un mantello nero, con il cappuccio che impediva di poter vedere quell’individuo in faccia.
Da dove accidenti sbucava quella persona? Era sempre stata lì o era appena arrivata?
Alternai sguardi perplessi dalla figura nera a Itachi, cercando di capire chi si trovasse accanto a lui.
Era qualcuno dell’anime? Lo conoscevo? Perché era lì?
L’affermazione che seguì mi ghiacciò il sangue nelle vene.
- Lei viene dal tuo mondo, Ambra.-.
  
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