Cap X^
14 aprile 1912 – Tempo del
Titanic, ore 08.30
Dopo un sonno profondo costellato di strani sogni,
Russel si svegliò puntualmente alle ore 08.00. Durante la notte non era
successo nulla di particolare. La porta
era intatta e nessuno aveva provato ad entrare. Chiunque avesse avuto delle
intenzioni nei suoi confronti, per quella notte aveva desistito. Si preparò con
molto scrupolo per uscire e fare colazione. Fu solo passando davanti allo
specchio per controllare il suo aspetto, che fu colpito come una mazzata dalla
consapevolezza che quello era l'ultimo giorno, "quel, giorno!". Dopo
un attimo di smarrimento, ripreso il controllo, decise di non fare ricorso a
nessun aiuto proveniente dalla sua vastissima farmacia. Nel suo tempo, purtroppo, era
diventata consuetudine aiutarsi con pillole per tutte le occasioni, per
l'ansia, per la fatica, per vincere l'insonnia, o l'insicurezza e quant'altro
ogni individuo volesse risolvere e quindi era abitudine, specie in viaggio,
disporre di un necessaire completo per affrontare ogni difficoltà. Fin'ora vi
aveva fatto ricorso abbastanza spesso ma adesso le cose dovevano cambiare. Era
consapevole che per affrontare quella giornata, avrebbe avuto bisogno di tutte
le sue risorse e avrebbe dovuto valutare i fatti con attenzione ed estrema
lucidità via via che si svolgevano. Prima di uscire, però, più per scaramanzia
cha altro, si mise in tasca la sua arma da difesa. Certamente i sui 'amici' non
avrebbero tentato nulla finchè restava fra la gente, ma non voleva più essere
preso alla sprovvista e poi, visto che il tempo correva e voleva risolvere il
mistero circa quelle persone, forse si sarebbe dovuto esporre. Seduto come al
solito al Cafè Parisienne per la sua colazione,
con caffè forte e pane, burro e marmellate varie, quella mattina non riuscì a
gustare nulla ma si sforzò di mandare giù qualcosa per attingere più energia
possibile per la giornata da affrontare. Attorno a lui non c'era nessuno, forse
per il fatto che era domenica e la gente riteneva di prendersela più comoda o
perchè, molto più probabilmente, la sera prima avevano fatto le ore piccole.
Mangiando aveva scorso più e più volte le prime righe di un articolo del giornaletto
di bordo che riguardava le nuove prospettive legate alla diffusione dell'automobile
nel mondo dei trasporti, ma non gli rimaneva nulla in mente, Alla fine gettò da
un lato il giornale e terminata la colazione, si alzò ed uscì sul ponte. Si
erano fatte le 09.00 e lui aveva diverse cose da fare. Il tempo stringeva e non aveva ancora le idee chiare. Per avere
tutta la nave sott'occhio e magari farsi venire qualche buona idea, salì al
ponte delle barche. Data l'ora, c'erano pochissimi passeggeri ed alcuni marinai
che ancora stavano asciugando il ponte dall'umidità della notte sotto lo
sguardo critico del sesto ufficiale junior sig Paul Moody. Russel aveva seguito
i suggerimenti fornitigli da Marcus. Aveva visitato un po' tutta la nave,
almeno le zone più significative, aveva trovato il modo di avvicinare le figure
più importanti presenti a bordo. Aveva perfino cenato con alcune di esse e non
c'era dubbio che avesse fatto delle riprese quanto meno eccezionali sotto il
profilo documentaristico. Ma non c' era stato nulla che avesse colpito la sua
immaginazione in modo particolare, nulla che avesse fatto suonare il campanello
d'allarme tipico, che gli indicava di aver messo le mani su qualcosa di
veramente importante, tanto da giustificare il suo invio nel passato. Si, è
vero, si era imbattuto in quel gruppo strano, non certo appartenente all'alta società, anzi!
Potevano essere gangster in incognito, cospiratori, agenti in missione. Avrebbe
cercato di svelare il mistero nel poco tempo a disposizione ma, chissà perchè,
malgrado l'indubbio alone di mistero collegato con quel fatto, non era convinto
che fosse quello l'evento importante su cui era stato inviato per fare
chiarezza. E poi la consapevolezza di essere stato in un certo qual modo
condizionato nel corso del suo addestramento per la missione, verso la prima e
la terza classe, quasi escludendo la seconda, per la quale quindi non aveva
raccolto praticamente nessuna notizia particolare. E poi ancora questa tendenza a recarsi a
passeggiare sempre verso poppa. Che significato poteva avere tutto ciò? Avrebbe
avuto occasione fra poco di incontrare molte persone contemporaneamente e
magari ne sarebbe uscito qualcosa di utile. Di lì a poco, infatti,verso le
10.00, ci sarebbe stato un servizio religioso nel salone di prima classe al
quale erano invitati a partecipare tutti i passeggeri. Russel vi si recò, ma
rimase un poco deluso, vedendo un numero di persone decisamente inferiore a
quello che aveva immaginato. IForse dipendeva dal fatto che la cerimonia, a cui
avrebbe partecipato anche il capitano, era di rito anglicano e altre funzioni
religiose di riti diversi sarebbero state officiate in altri luoghi per la
seconda e la terza classe. L'orchestra al completo di tutti i suoi elementi, si
era già disposta discretamente in un angolo del salone. Dopo una breve attesa,
entrò il comandante Smith il quale, pronunciata una concisa premessa di saluto,
aprì il suo libro di preghiere e lesse un brano del Vangelo Anglicano al quale
fece seguire la preghiera "Our God, help in ages past" che era la
preghiera classica delle persone che vanno per mare. Quindi invitò tutti i
presenti a cantare l'inno che portava lo stesso nome, accompagnati dalle note
dell'orchestra. Il tutto durò circa 40 minuti e Russel fece a tempo a recarsi
in terza classe dove, nel salone, padre Bayles officiò la Santa Messa.
L'atmosfera era molto diversa rispetto alla cerimonia a cui aveva partecipato
il giornalista poco prima. Egli notò una
maggiore devozione, un maggior raccoglimento. Perfino i ragazzini della
famiglia Goodwin, presente al completo, seguivano senza fare un fiato. In
piedi, appoggiata alla parete, il giornalista non potè fare a meno di
notare Leha Kosen Aks, la bellissima
ragazza polacca , con in braccio il suo bambino. Russel aveva un concetto della
religione molto elastico e abbastanza superficiale. Il suo lavoro non l'aveva
certo aiutato in questa direzione e molte tragedie a cui aveva assistito, anzi,
avevano concorso a fargli venire molti dubbi. Ma ora, in quella particolare
atmosfera si sentì coinvolgere. Provava un sentimento di commozione come non
gli capitava da anni e alla fine della funzione si accorse di avere gli occhi
umidi. Forse c'entrava il fatto che tutte quelle persone che affidavano la loro
anima a Dio, fra qualche ora l'avrebbero fatto veramente, travolte in una delle
più gravi tragedia del mare di tutti i tempi. Persone che la mattina precedente
aveva visto ballare, festeggiare allegre e chiassose, ora erano tutte silenziose
e assorte nella preghiera. La coppia formata da Danis Lannon e Mary Mallin, i
due innamorati fuggitivi, era fra le prime file. Ambedue con gli occhi bassi, intenti a pensare a cose ed eventi lontani. Se
non altro, ad un avvenire assai incerto. Guillaume Massemaeker e la moglie
Anna, mano nella mano seguivano attentamente le parole del sacerdote che
parlava di speranza e, facendo un parallelo fra la vita e la navigazione,
comparava la fede ad un salvagente sempre disponibile per chi vuol trovare un appiglio.
Scorse in fondo al salone anche la famiglia Curatolo ma non vide la bambina, di
certo più attratta dalle sue esplorazioni che non dalla funzione religiosa.
Alla fine, facendo cenni di saluto alle persone che lo avevano riconosciuto,
uscì dalla sala comune e attraverso lo scalone di seconda classe, giunse sul
ponte delle barche per prendere un pò d'aria fresca che gli schiarisse le idee.
Ora il tempo scorreva in fretta ed egli aveva l'impressione di dover fare
ancora un mare di cose. Il suono della tromba che intonava l'aria di 'The
roastbeef of old England', gli comunicò che il pranzo era servito e quindi,
senza perdere tempo si incamminò. Giunto nel salone, percepì un'aria di
particolare eccitazione e attesa. La giornata festiva preludeva a diverse
iniziative mondane previste per il pomeriggio e per la sera. Era presente in
sala anche il capitano ed al suo piccolo tavolo era seduto anche Ismay. La gente in sala era particolarmente
ciarliera, compresa quella al suo tavolo. La sig ra Sally Backwith eccitatissima
per aver potuto scambiare poche battute con i signori Duff Gordon, asseriva che
lo avrebbe raccontato a tutte le sue amiche e la sig ra Straus, sia pure in
modo assai più pacato, enumerava i possibili eventi a cui partecipare nel
pomeriggio. Russel che aveva ordinato appena un consommè e due fette di roast
beef con patate al vapore, sempre sotto lo sguardo critico della sua commensale
Sally, convinta della sua di certo non buona salute, si rese conto d'improvviso
che, pur non avendo nemmeno ancora toccato la carne, stava già finendo la sua
bottiglia di vino. No,così non andava. Mentre faceva queste considerazioni per
poco non perdette il fatto saliente per cui era importante che lui si trovasse
lì in quel momento. Giunse al tavolo del capitano, un marinaio che, con un
certo disagio, gli porse un foglio di carta. Il capitano, dato uno sguardo al
foglio congedò l'uomo, quindi, senza commenti passò il messaggio ad Ismay che
lo lesse con attenzione e poi, piegatolo, se lo mise in tasca. Quel foglio era
la trascrizione del messaggio giunto dalla nave Balthic, fra l'altro almeno un'
ora prima, che riferiva di aver saputo dalla nave Athinai che sulla rotta del
Titanic erano stati avvistati numerosi banchi di ghiaccio. Il foglio non arrivò
mai in sala comando. Ora Russel ne aveva avuto la conferma. Il primo tassello
del disastro aveva iniziato ad andare al suo posto. Dopo il pranzo, Russel si
recò in cabina e rapidamente visionò gran parte del materiale girato, Osservò
le registrazioni relative alle sue visite, ai vari personaggi, all'ambiente
delle sale da pranzo, alcune conversazioni ma ancora non riusciva a trovare
nulla di veramente interessante. Forse non ci arrivava perchè gli mancavano
degli elementi che lo avrebbero aiutato nel giudizio. Ma poichè sarebbe stata
un'avventura irripetibile, almeno per lui, perchè tacergli delle informazioni
importanti? Comunque era contento di avere qualcosa da fare per occupare la
mente. Se non avesse trovato il modo di distogliere il pensiero da ciò che lo
aspettava, sapeva che molto probabilmente si sarebbe 'aiutato' con il contenuto
delle bottiglie che aveva in cabina e non voleva, soprattutto perchè sapeva che
era sbagliato e gli dispiaceva di aver esagerato nei giorni precedenti .Poi,
con un deciso sforzo prese una ferma decisione. Voleva vedere per un'ultima
volta il Titanic in una giusta prospettiva di nave di crociera di lusso.
Passeggiò lungo il ponte A fino allo scalone di prima classe, quindi scese di
un livello, dirigendosi verso prua. Giunto al limite della passeggiata, si
fermò ad osservare l'orizzonte in direzione dell'America, dove non sarebbero
mai arrivati. Il mare calmo, con il
disco del sole che stava ormai calando, consentiva di godere di un magnifico
tramonto che sfolgorava insensibile e che sarebbe stato l'ultimo per quella
sventurata nave. Tutta la gente che poco prima aveva incontrato, coloro che lo
avevano salutato, gli era parso che si muovessero in un' altra dimensione , su
un diverso livello e poi comprese che in
fondo era proprio così. Lui non era di quel tempo, non era uno di loro, era
solo un intruso, un impostore che era giunto lì per rubare loro le ultimi immagini
di serenità, di gioia. Si consolò, dicendo che quello era il suo lavoro, ma in
fondo in fondo non ne era convinto nemmeno lui. In uno stato d'animo
particolarmente grave, ritornò nella sua cabina per cambiarsi per la cena.
Rimase fermo nella sua decisione di non andare alla festa della famiglia Widener in onore del capitano, al
Ristorante A la Carte. Sarebbe andato
nel ristorante 'normale' per prendere commiato dai suoi nuovi amici e per
riprendere le ultime immagini serene di quelle persone. A questo punto aveva
ormai rinunciato a capire cosa avrebbe dovuto trovare. Niente di particolare l'aveva
realmente colpito se non la grandezza dei mezzi impiegati, per l'epoca, per
realizzare quel piroscafo, la ricerca
del piacere in varie manifestazioni, l'ostentazione di un lusso sfrenato e il
contrasto stridente con la separazione della 3^classe, che pure la compagnia si
vantava di trattare in modo 'umano'(!!!). Poichè non sapeva con esattezza cosa
aspettarsi nelle ore successive, preferì prendere subito il suo lasciapassare
per la salvezza che Marcus gli aveva consegnato con tante precauzioni, con la
raccomandazione di non perderlo, pena la sua vita. Vestito di tutto punto, si
inginocchiò davanti alla parete, in corrispondenza dell'oblò e scostò la
cornice di legno del pavimento, recuperando una scatolina di plastica. Al suo
interno trovò un oggetto a forma di disco, largo circa un cm e spesso un paio
di millimetri. Si mise tutto in tasca ed uscì dalla sua cabina. Sapeva che, con
molta probabilità, non ci avrebbe messo più piede. Passò quasi ostentatamente
davanti alla cabina C-10. Poi sfidando
il tutto per tutto, si avvicinò all'uscio e, con mille attenzioni, accostò l'orecchio
alla porta. Dall'interno giungevano deboli rumori indistinguibili, poi uno più
vicino. Troppo tardi Russel si rese conto che il rumore che stava ascoltando
era quello della maniglia che veniva azionata e quindi rimase completamente
sorpreso quando la porta di scatto si aprì. Questa volta l'aveva fatta grossa e
chissà come ne sarebbe uscito, con quella gente che non andava per il sottile.
Aveva la sua arma ma, contro tre o quattro persone contemporaneamente, non avrebbe
avuto alcuna possibilità. Doveva pensare in fretta. Fu per questo che rimase
praticamente paralizzato dalla sorpresa trovandosi davanti il viso altrettanto
sorpreso di un cameriere addetto al piano. Quando Russel ripresosi, spiegò che
era un amico degli occupanti della cabina, l'altro, che intanto senza meno lo
stava classificando come inqualificabile impiccione e spione, rispose che ci
doveva essere un errore, perchè la
cabina era vuota e lui era lì soltanto in quanto era previsto dalla routine di
bordo, che i locali vuoti fossero ispezionati giornalmente per verificare che
non ci fossero inconvenienti quali oblò aperti, perdite di acqua o corti circuiti
nell'impianto elettrico. A quel punto, infischiandosene totalmente di cosa
avrebbe potuto dire il cameriere, Russel, esasperato da quella storia, si
infilò nella cabina e si ritrovò davanti un locale apparentemente disabitato
nel quale aleggiava addirittura il classico odore di chiuso caratteristico dei
locali che restano inutilizzati per diverso tempo. Nel bagno non trovò traccia
di utilizzo recente. Tutto era perfettamente nitido e pulito. E forse proprio
qui era la nota stonata. Se il locale fosse restato vuoto veramente, dal
momento della partenza dal primo porto, ossia Belfast, ci sarebbero stati dei
segni precisi, tipo un sottile velo di polvere, ma qui non c'era nulla. Il
cameriere sembrava in buona fede e comunque era stato spostato a quella sezione
della nave, quel pomeriggio, dopo aver lavorato dalla partenza per le cabine di
seconda classe. Erano bravi, senza dubbio, a mascherarsi ma non ce l'avrebbero
mai potuta fare senza la complicità di qualcuno a bordo e qualcuno di
importante, per giunta. Era quindi in quella direzione che avrebbe dovuto
indagare. Già, ma quando? Avrebbe potuto combinare qualcosa a quattro ore dal
disastro? Doveva amministrare saggiamente il tempo che gli rimaneva. Per prima
cosa, si recò nella sala da pranzo. Erano le ore 20.00. Il servizio come al
solito inappuntabile e la musica che, molto gradevole, giungeva dalla attigua
sala di ricevimento, rendevano il tutto molto piacevole. Il chiacchiericcio dei
commensali avvolgeva il giornalista come tutte le altre volte. Molti, con
grande emozione, raccontavano agli altri compagni di tavolo le esperienze di
quella domenica. Raccontavano di aver conversato con il sig Guggenaim, vero
gentiluomo, di aver preso il tè con 'Lucie' (Lady Duff), di aver giocato con il
cane di Lord Astor, sotto lo sguardo bonario del padrone e altre favolose,
irripetibili avventure di carattere mondano, tutte da riferire agli amici a
casa, dopo il ritorno. Dovette sforzarsi di mangiare qualcosa, incitato dalle
signore del suo tavolo che, vedendolo in viaggio da solo, avevano ritenuto che
andasse seguìto perchè non dovesse sciuparsi. Si sa, un uomo solo....D'altronde,
come dicevano, lo sapevano tutti che l'aria di mare sciupa le persone e che
occorreva mangiare di più. Russel accettò il loro interessamento e di nuovo
valutò se nella sua vita reale gli sarebbe piaciuto qualcuno, o meglio,
qualcuna che si occupasse di lui in quel modo a tempo pieno. Non solo una distante governante. Ne aveva
già avute alcune, e anche molto efficienti, ma non era quello, che voleva. Gli
sarebbe piaciuta una persona che lo abbracciasse al suo ritorno a casa, che lo
ascoltasse per quello che aveva da dire, che gli volesse bene, insomma. Dette
la colpa di questo momento di commozione a ciò che lo aveva circondato in quei
giorni. Nel suo tempo i rapporti fra persone erano piuttosto freddi,
distaccati. Gli stessi ritmi, non consentivano rapporti in cui fossero previsti profondi scambi, gesti di
affetto, atti di tenerezza. Ora però lui li aveva visti, come la signora Straus, che
davanti a tutti, accarezzava il marito, malgrado la loro età avanzata con una estrema dolcezza, la coppia
dei fuggitivi, giù in terza classe che abbracciati, sia pure in silenzio,
riuscivano a trasmettersi le cose più incredibili, la tenerezza e la spontaneità del
saluto con la manina di Teresa. Ora lui aveva vissuto questi episodi, e ne era
rimasto profondamente colpito. Ecco cosa avrebbe portato da quella avventura,
non avrebbe più voluto essere solo! Anche perchè dopo ciò che lo aspettava da
lì a poche ore, avrebbe avuto bisogno di qualcuno 'speciale' per recuperare la
sua serenità. Al termine del pranzo, si fece portare un bicchiere di brandy Frapin
che offrì anche agli altri per ringraziarli delle loro gentilezze e delle loro
attenzioni. Le signore gradirono invece un bicchierino di Chartreuse bianco. In
realtà era un suo modo per prendere commiato da quelle persone ed, in senso
lato, da tutti gli altri attorno a lui. Che sarebbe successo se ora si fosse
alzato in piedi e li avesse avvertiti di ciò che stava per accadere? Sarebbe
riuscito a salvarli tutti? O lo avrebbero piuttosto preso per pazzo o anche
semplicemente per ubriaco? No, si rese conto, non sarebbe mai riuscito a
cambiare la storia e non lo avrebbe mai fatto a rischio di scatenare chissà
quali paradossi temporali! Prese commiato e lasciò la sala con il cervello in
fiamme.