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Autore: Avion946    29/01/2012    2 recensioni
Un anziano giornalista viene inviato a bordo del piroscafo Titanic per svolgere una importante delicatissima missione, a proposito della quale, alcune inforamzioni gli sono state volutamente taciute. Dovrà riuscire il protagonista a trovare una soluzione, muovendosi a bordo della nave e vivendo tutte le vicende collegate con il viaggio, dalla partenza al drammatico naufragio. Solo alla fine verrà fuori la soluzione attraverso un imprevisto, incredibile epilogo a sorpresa.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Capitolo X Primo commiato dai compagni di viaggio Per rendere più agevole la lettura si consiglia di visitare questa pagina

Cap X^

 

14 aprile 1912 – Tempo del Titanic, ore 08.30

 

Dopo un sonno profondo costellato di strani sogni, Russel si svegliò puntualmente alle ore 08.00. Durante la notte non era successo nulla di particolare.  La porta era intatta e nessuno aveva provato ad entrare. Chiunque avesse avuto delle intenzioni nei suoi confronti, per quella notte aveva desistito. Si preparò con molto scrupolo per uscire e fare colazione. Fu solo passando davanti allo specchio per controllare il suo aspetto, che fu colpito come una mazzata dalla consapevolezza che quello era l'ultimo giorno, "quel, giorno!". Dopo un attimo di smarrimento, ripreso il controllo, decise di non fare ricorso a nessun aiuto proveniente dalla sua vastissima  farmacia. Nel suo tempo, purtroppo, era diventata consuetudine aiutarsi con pillole per tutte le occasioni, per l'ansia, per la fatica, per vincere l'insonnia, o l'insicurezza e quant'altro ogni individuo volesse risolvere e quindi era abitudine, specie in viaggio, disporre di un necessaire completo per affrontare ogni difficoltà. Fin'ora vi aveva fatto ricorso abbastanza spesso ma adesso le cose dovevano cambiare. Era consapevole che per affrontare quella giornata, avrebbe avuto bisogno di tutte le sue risorse e avrebbe dovuto valutare i fatti con attenzione ed estrema lucidità via via che si svolgevano. Prima di uscire, però, più per scaramanzia cha altro, si mise in tasca la sua arma da difesa. Certamente i sui 'amici' non avrebbero tentato nulla finchè restava fra la gente, ma non voleva più essere preso alla sprovvista e poi, visto che il tempo correva e voleva risolvere il mistero circa quelle persone, forse si sarebbe dovuto esporre. Seduto come al solito al Cafè Parisienne  per la sua colazione, con caffè forte e pane, burro e marmellate varie, quella mattina non riuscì a gustare nulla ma si sforzò di mandare giù qualcosa per attingere più energia possibile per la giornata da affrontare. Attorno a lui non c'era nessuno, forse per il fatto che era domenica e la gente riteneva di prendersela più comoda o perchè, molto più probabilmente, la sera prima avevano fatto le ore piccole. Mangiando aveva scorso più e più volte le prime righe di un articolo del giornaletto di bordo che riguardava le nuove prospettive legate alla diffusione dell'automobile nel mondo dei trasporti, ma non gli rimaneva nulla in mente, Alla fine gettò da un lato il giornale e terminata la colazione, si alzò ed uscì sul ponte. Si erano fatte le 09.00 e lui aveva diverse cose da fare. Il tempo stringeva e  non aveva ancora le idee chiare. Per avere tutta la nave sott'occhio e magari farsi venire qualche buona idea, salì al ponte delle barche. Data l'ora, c'erano pochissimi passeggeri ed alcuni marinai che ancora stavano asciugando il ponte dall'umidità della notte sotto lo sguardo critico del sesto ufficiale junior sig Paul Moody. Russel aveva seguito i suggerimenti fornitigli da Marcus. Aveva visitato un po' tutta la nave, almeno le zone più significative, aveva trovato il modo di avvicinare le figure più importanti presenti a bordo. Aveva perfino cenato con alcune di esse e non c'era dubbio che avesse fatto delle riprese quanto meno eccezionali sotto il profilo documentaristico. Ma non c' era stato nulla che avesse colpito la sua immaginazione in modo particolare, nulla che avesse fatto suonare il campanello d'allarme tipico, che gli indicava di aver messo le mani su qualcosa di veramente importante, tanto da giustificare il suo invio nel passato. Si, è vero, si era imbattuto in quel gruppo strano,  non certo appartenente all'alta società, anzi! Potevano essere gangster in incognito, cospiratori, agenti in missione. Avrebbe cercato di svelare il mistero nel poco tempo a disposizione ma, chissà perchè, malgrado l'indubbio alone di mistero collegato con quel fatto, non era convinto che fosse quello l'evento importante su cui era stato inviato per fare chiarezza. E poi la consapevolezza di essere stato in un certo qual modo condizionato nel corso del suo addestramento per la missione, verso la prima e la terza classe, quasi escludendo la seconda, per la quale quindi non aveva raccolto praticamente nessuna notizia particolare.  E poi ancora questa tendenza a recarsi a passeggiare sempre verso poppa. Che significato poteva avere tutto ciò? Avrebbe avuto occasione fra poco di incontrare molte persone contemporaneamente e magari ne sarebbe uscito qualcosa di utile. Di lì a poco, infatti,verso le 10.00, ci sarebbe stato un servizio religioso nel salone di prima classe al quale erano invitati a partecipare tutti i passeggeri. Russel vi si recò, ma rimase un poco deluso, vedendo un numero di persone decisamente inferiore a quello che aveva immaginato. IForse dipendeva dal fatto che la cerimonia, a cui avrebbe partecipato anche il capitano, era di rito anglicano e altre funzioni religiose di riti diversi sarebbero state officiate in altri luoghi per la seconda e la terza classe. L'orchestra al completo di tutti i suoi elementi, si era già disposta discretamente in un angolo del salone. Dopo una breve attesa, entrò il comandante Smith il quale, pronunciata una concisa premessa di saluto, aprì il suo libro di preghiere e lesse un brano del Vangelo Anglicano al quale fece seguire la preghiera "Our God, help in ages past" che era la preghiera classica delle persone che vanno per mare. Quindi invitò tutti i presenti a cantare l'inno che portava lo stesso nome, accompagnati dalle note dell'orchestra. Il tutto durò circa 40 minuti e Russel fece a tempo a recarsi in terza classe dove, nel salone, padre Bayles officiò la Santa Messa. L'atmosfera era molto diversa rispetto alla cerimonia a cui aveva partecipato il giornalista  poco prima. Egli notò una maggiore devozione, un maggior raccoglimento. Perfino i ragazzini della famiglia Goodwin, presente al completo, seguivano senza fare un fiato. In piedi, appoggiata alla parete, il giornalista non potè fare a meno di notare  Leha Kosen Aks, la bellissima ragazza polacca , con in braccio il suo bambino. Russel aveva un concetto della religione molto elastico e abbastanza superficiale. Il suo lavoro non l'aveva certo aiutato in questa direzione e molte tragedie a cui aveva assistito, anzi, avevano concorso a fargli venire molti dubbi. Ma ora, in quella particolare atmosfera si sentì coinvolgere. Provava un sentimento di commozione come non gli capitava da anni e alla fine della funzione si accorse di avere gli occhi umidi. Forse c'entrava il fatto che tutte quelle persone che affidavano la loro anima a Dio, fra qualche ora l'avrebbero fatto veramente, travolte in una delle più gravi tragedia del mare di tutti i tempi. Persone che la mattina precedente aveva visto ballare, festeggiare allegre e chiassose, ora erano tutte silenziose e assorte nella preghiera. La coppia formata da Danis Lannon e Mary Mallin, i due innamorati fuggitivi, era fra le prime file. Ambedue con gli occhi bassi,  intenti a pensare a cose ed eventi lontani. Se non altro, ad un avvenire assai incerto. Guillaume Massemaeker e la moglie Anna, mano nella mano seguivano attentamente le parole del sacerdote che parlava di speranza e, facendo un parallelo fra la vita e la navigazione, comparava la fede ad un salvagente sempre disponibile per chi vuol trovare un appiglio. Scorse in fondo al salone anche la famiglia Curatolo ma non vide la bambina, di certo più attratta dalle sue esplorazioni che non dalla funzione religiosa. Alla fine, facendo cenni di saluto alle persone che lo avevano riconosciuto, uscì dalla sala comune e attraverso lo scalone di seconda classe, giunse sul ponte delle barche per prendere un pò d'aria fresca che gli schiarisse le idee. Ora il tempo scorreva in fretta ed egli aveva l'impressione di dover fare ancora un mare di cose. Il suono della tromba che intonava l'aria di 'The roastbeef of old England', gli comunicò che il pranzo era servito e quindi, senza perdere tempo si incamminò. Giunto nel salone, percepì un'aria di particolare eccitazione e attesa. La giornata festiva preludeva a diverse iniziative mondane previste per il pomeriggio e per la sera. Era presente in sala anche il capitano ed al suo piccolo tavolo era seduto anche Ismay.  La gente in sala era particolarmente ciarliera, compresa quella al suo tavolo. La sig ra Sally Backwith eccitatissima per aver potuto scambiare poche battute con i signori Duff Gordon, asseriva che lo avrebbe raccontato a tutte le sue amiche e la sig ra Straus, sia pure in modo assai più pacato, enumerava i possibili eventi a cui partecipare nel pomeriggio. Russel che aveva ordinato appena un consommè e due fette di roast beef con patate al vapore, sempre sotto lo sguardo critico della sua commensale Sally, convinta della sua di certo non buona salute, si rese conto d'improvviso che, pur non avendo nemmeno ancora toccato la carne, stava già finendo la sua bottiglia di vino. No,così non andava. Mentre faceva queste considerazioni per poco non perdette il fatto saliente per cui era importante che lui si trovasse lì in quel momento. Giunse al tavolo del capitano, un marinaio che, con un certo disagio, gli porse un foglio di carta. Il capitano, dato uno sguardo al foglio congedò l'uomo, quindi, senza commenti passò il messaggio ad Ismay che lo lesse con attenzione e poi, piegatolo, se lo mise in tasca. Quel foglio era la trascrizione del messaggio giunto dalla nave Balthic, fra l'altro almeno un' ora prima, che riferiva di aver saputo dalla nave Athinai che sulla rotta del Titanic erano stati avvistati numerosi banchi di ghiaccio. Il foglio non arrivò mai in sala comando. Ora Russel ne aveva avuto la conferma. Il primo tassello del disastro aveva iniziato ad andare al suo posto. Dopo il pranzo, Russel si recò in cabina e rapidamente visionò gran parte del materiale girato, Osservò le registrazioni relative alle sue visite, ai vari personaggi, all'ambiente delle sale da pranzo, alcune conversazioni ma ancora non riusciva a trovare nulla di veramente interessante. Forse non ci arrivava perchè gli mancavano degli elementi che lo avrebbero aiutato nel giudizio. Ma poichè sarebbe stata un'avventura irripetibile, almeno per lui, perchè tacergli delle informazioni importanti? Comunque era contento di avere qualcosa da fare per occupare la mente. Se non avesse trovato il modo di distogliere il pensiero da ciò che lo aspettava, sapeva che molto probabilmente si sarebbe 'aiutato' con il contenuto delle bottiglie che aveva in cabina e non voleva, soprattutto perchè sapeva che era sbagliato e gli dispiaceva di aver esagerato nei giorni precedenti .Poi, con un deciso sforzo prese una ferma decisione. Voleva vedere per un'ultima volta il Titanic in una giusta prospettiva di nave di crociera di lusso. Passeggiò lungo il ponte A fino allo scalone di prima classe, quindi scese di un livello, dirigendosi verso prua. Giunto al limite della passeggiata, si fermò ad osservare l'orizzonte in direzione dell'America, dove non sarebbero mai arrivati.  Il mare calmo, con il disco del sole che stava ormai calando, consentiva di godere di un magnifico tramonto che sfolgorava insensibile e che sarebbe stato l'ultimo per quella sventurata nave. Tutta la gente che poco prima aveva incontrato, coloro che lo avevano salutato, gli era parso che si muovessero in un' altra dimensione , su un  diverso livello e poi comprese che in fondo era proprio così. Lui non era di quel tempo, non era uno di loro, era solo un intruso, un impostore che era giunto lì per rubare loro le ultimi immagini di serenità, di gioia. Si consolò, dicendo che quello era il suo lavoro, ma in fondo in fondo non ne era convinto nemmeno lui. In uno stato d'animo particolarmente grave, ritornò nella sua cabina per cambiarsi per la cena. Rimase fermo nella sua decisione di non andare alla festa della famiglia  Widener in onore del capitano, al Ristorante  A la Carte. Sarebbe andato nel ristorante 'normale' per prendere commiato dai suoi nuovi amici e per riprendere le ultime immagini serene di quelle persone. A questo punto aveva ormai rinunciato a capire cosa avrebbe dovuto trovare. Niente di particolare l'aveva realmente colpito se non la grandezza dei mezzi impiegati, per l'epoca, per realizzare quel  piroscafo, la ricerca del piacere in varie manifestazioni, l'ostentazione di un lusso sfrenato e il contrasto stridente con la separazione della 3^classe, che pure la compagnia si vantava di trattare in modo 'umano'(!!!). Poichè non sapeva con esattezza cosa aspettarsi nelle ore successive, preferì prendere subito il suo lasciapassare per la salvezza che Marcus gli aveva consegnato con tante precauzioni, con la raccomandazione di non perderlo, pena la sua vita. Vestito di tutto punto, si inginocchiò davanti alla parete, in corrispondenza dell'oblò e scostò la cornice di legno del pavimento, recuperando una scatolina di plastica. Al suo interno trovò un oggetto a forma di disco, largo circa un cm e spesso un paio di millimetri. Si mise tutto in tasca ed uscì dalla sua cabina. Sapeva che, con molta probabilità, non ci avrebbe messo più piede. Passò quasi ostentatamente davanti alla cabina C-10.  Poi sfidando il tutto per tutto, si avvicinò all'uscio e, con mille attenzioni, accostò l'orecchio alla porta. Dall'interno giungevano deboli rumori indistinguibili, poi uno più vicino. Troppo tardi Russel si rese conto che il rumore che stava ascoltando era quello della maniglia che veniva azionata e quindi rimase completamente sorpreso quando la porta di scatto si aprì. Questa volta l'aveva fatta grossa e chissà come ne sarebbe uscito, con quella gente che non andava per il sottile. Aveva la sua arma ma, contro tre o quattro persone contemporaneamente, non avrebbe avuto alcuna possibilità. Doveva pensare in fretta. Fu per questo che rimase praticamente paralizzato dalla sorpresa trovandosi davanti il viso altrettanto sorpreso di un cameriere addetto al piano. Quando Russel ripresosi, spiegò che era un amico degli occupanti della cabina, l'altro, che intanto senza meno lo stava classificando come inqualificabile impiccione e spione, rispose che ci doveva essere un errore,  perchè la cabina era vuota e lui era lì soltanto in quanto era previsto dalla routine di bordo, che i locali vuoti fossero ispezionati giornalmente per verificare che non ci fossero inconvenienti quali oblò aperti, perdite di acqua o corti circuiti nell'impianto elettrico. A quel punto, infischiandosene totalmente di cosa avrebbe potuto dire il cameriere, Russel, esasperato da quella storia, si infilò nella cabina e si ritrovò davanti un locale apparentemente disabitato nel quale aleggiava addirittura il classico odore di chiuso caratteristico dei locali che restano inutilizzati per diverso tempo. Nel bagno non trovò traccia di utilizzo recente. Tutto era perfettamente nitido e pulito. E forse proprio qui era la nota stonata. Se il locale fosse restato vuoto veramente, dal momento della partenza dal primo porto, ossia Belfast, ci sarebbero stati dei segni precisi, tipo un sottile velo di polvere, ma qui non c'era nulla. Il cameriere sembrava in buona fede e comunque era stato spostato a quella sezione della nave, quel pomeriggio, dopo aver lavorato dalla partenza per le cabine di seconda classe. Erano bravi, senza dubbio, a mascherarsi ma non ce l'avrebbero mai potuta fare senza la complicità di qualcuno a bordo e qualcuno di importante, per giunta. Era quindi in quella direzione che avrebbe dovuto indagare. Già, ma quando? Avrebbe potuto combinare qualcosa a quattro ore dal disastro? Doveva amministrare saggiamente il tempo che gli rimaneva. Per prima cosa, si recò nella sala da pranzo. Erano le ore 20.00. Il servizio come al solito inappuntabile e la musica che, molto gradevole, giungeva dalla attigua sala di ricevimento, rendevano il tutto molto piacevole. Il chiacchiericcio dei commensali avvolgeva il giornalista come tutte le altre volte. Molti, con grande emozione, raccontavano agli altri compagni di tavolo le esperienze di quella domenica. Raccontavano di aver conversato con il sig Guggenaim, vero gentiluomo, di aver preso il tè con 'Lucie' (Lady Duff), di aver giocato con il cane di Lord Astor, sotto lo sguardo bonario del padrone e altre favolose, irripetibili avventure di carattere mondano, tutte da riferire agli amici a casa, dopo il ritorno. Dovette sforzarsi di mangiare qualcosa, incitato dalle signore del suo tavolo che, vedendolo in viaggio da solo, avevano ritenuto che andasse seguìto perchè non dovesse sciuparsi. Si sa, un uomo solo....D'altronde, come dicevano, lo sapevano tutti che l'aria di mare sciupa le persone e che occorreva mangiare di più. Russel accettò il loro interessamento e di nuovo valutò se nella sua vita reale gli sarebbe piaciuto qualcuno, o meglio, qualcuna che si occupasse di lui in quel modo a tempo pieno.  Non solo una distante governante. Ne aveva già avute alcune, e anche molto efficienti, ma non era quello, che voleva. Gli sarebbe piaciuta una persona che lo abbracciasse al suo ritorno a casa, che lo ascoltasse per quello che aveva da dire, che gli volesse bene, insomma. Dette la colpa di questo momento di commozione a ciò che lo aveva circondato in quei giorni. Nel suo tempo i rapporti fra persone erano piuttosto freddi, distaccati. Gli stessi ritmi, non consentivano rapporti in cui  fossero previsti profondi scambi, gesti di affetto, atti di tenerezza. Ora però lui li aveva visti, come la signora Straus, che davanti a tutti, accarezzava il marito, malgrado la loro età avanzata con una estrema dolcezza, la coppia dei fuggitivi, giù in terza classe che abbracciati, sia pure in silenzio, riuscivano a trasmettersi le cose più incredibili, la tenerezza e la spontaneità del saluto con la manina di Teresa. Ora lui aveva vissuto questi episodi, e ne era rimasto profondamente colpito. Ecco cosa avrebbe portato da quella avventura, non avrebbe più voluto essere solo! Anche perchè dopo ciò che lo aspettava da lì a poche ore, avrebbe avuto bisogno di qualcuno 'speciale' per recuperare la sua serenità. Al termine del pranzo, si fece portare un bicchiere di brandy Frapin che offrì anche agli altri per ringraziarli delle loro gentilezze e delle loro attenzioni. Le signore gradirono invece un bicchierino di Chartreuse bianco. In realtà era un suo modo per prendere commiato da quelle persone ed, in senso lato, da tutti gli altri attorno a lui. Che sarebbe successo se ora si fosse alzato in piedi e li avesse avvertiti di ciò che stava per accadere? Sarebbe riuscito a salvarli tutti? O lo avrebbero piuttosto preso per pazzo o anche semplicemente per ubriaco? No, si rese conto, non sarebbe mai riuscito a cambiare la storia e non lo avrebbe mai fatto a rischio di scatenare chissà quali paradossi temporali! Prese commiato e lasciò la sala con il cervello in fiamme.

  
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