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Autore: Carla Volturi    30/01/2012    4 recensioni
Bianca, giovane pittrice ventitreenne conosce Cristiano, trentacinqueenne ufficiale di marina. Un incontro casuale...un amore folle e travagliato. Due vite diverse, cosi come ambizioni e prospettive. Che ne sarà di loro?
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un bacio da Carla.

CAPITOLO 17- COSI’ SPECIALE


Se la nostra storia d’amore dovesse continuare per lungo tempo, sono certa che apporterò subito una modifica in casa: la vasca!. Quella attualmente presente in bagno è eccessivamente piccola, soprattutto quando si programma un bagno per due. Cristiano ha deciso di dedicarmi una giornata intera: oggi niente lavoro e la cosa mi rende assolutamente felice. Apriamo le danze proprio nella suddetta stanza: un ora di coccole, avvolti da schiuma e acqua calda, è quello che ci vuole. La mia schiena è contro il suo petto cosi virile e delineato, le sue braccia circondano il mio corpo, le sue mani sui miei fianchi. Inclina la testa e mi bacia sul collo.
Vorrei che tutti i giorni fossero cosi”, mi sussurra all’orecchio.
Sorrido: “Le cose belle durano poco, amore”.
Affonda il suo capo nell’incavo della mia spalla. Mi sfiora: “Lo so ed è per questo che oggi non voglio che nessuno ci disturbi”.
Annuisco. Mi volto verso di lui, facendo sbattere i miei seni contro i suoi pettorali. Porto le mani al suo viso: “Ti adoro”. Ride: “Anche io”. Ci baciamo con passione. Le mie gambe contro la vasca. Mi siedo su di lui. L’abbraccio. Bagno i suoi capelli. Il mio indice scende lievemente sul suo corpo. Rabbrividisce. Getta dell’acqua sulla mia schiena, in modo da non farmi sentire freddo. Affanna: “Voglio fare l’amore con te sempre”. Un attimo di silenzio e una fragorosa risata: noi tutti i giorni contiamo le mosche che svolazzano per casa, maligni!.
Mi alzo. Vedo schizzi d’acqua ovunque. Mi giro e lo vedo dimenarsi come un bambino che fa i capricci. Mi avvolgo in un asciugamano: “Che c’è?”. “Pensavo che mi coccolavi un altro pò”, afferma con il broncio. Prendo un telo per lui e glielo porgo: “Abbiamo un giorno intero!”. “Vabbè”, mi dice un po’ offeso, “ma sappi che sono uno Scala…”. Lo zittisco: “…e non ti darò pace!”. Rimane stupito: “Esatto!”.
 
                                                                          ***
Una volta preparatici, usciamo di casa, con tanto di borsa frigo. Mi giro di scatto, con mano sinistra nel fianco: “Stavolta guido io”.
Si abbassa ed emette un suono. Sembra contrariato.
Con sguardo assassino gli dico: “Cioè?”.
Tu corri come una matta”, afferma. Mi da le chiavi. Metto in moto e partiamo. La scena che si presenta è piuttosto comica: un uomo adulto, bello e statuario seduto dietro ad una ragazza piuttosto mingherlina. La cosa piu’ buffa è il casco verde, indossato da Cristiano: è eccessivamente piccolo per lui e a stento è riuscito a legarlo sotto il mento. E’ come se avesse un oggetto indefinito sul capo, color fosforescente. Percorsa l’intera strada, poso il mio mezzo nel parcheggio residenti. Scendiamo.
Mi hai fatto fare una di quelle figure…altro che playboy di Vietri!”, sentenzia, mentre prende tra le mani le borse.
Rido di gusto. Rido cosi tanto che divento paonazza.
Scuote la testa: “Ridi, ridi. Devi farti perdonare”.
Gli cammino accanto: “Cioè?”.
Poggia il suo braccio dietro il mio collo: “Ci penso e ti faccio sapere amore”.
Il lungomare è colmo di gente, soprattutto famiglie: ci sono tantissimi bambini. Uno di questi urta involontariamente Cristiano: il mio fidanzato lo prende in braccio e gli chiede se si sia fatto male. Ci gioca, lo fa sorridere e divertire. Ed io non intervengo, lo lascio fare. Mi godo questo piccolo istante ed immagino il mio uomo con il suo di bambino. Immagino Cristiano con suo figlio sul divano, l’immagino mentre gli fa fare l’aeroplanino sulla sua spalla, o cantargli una canzone e metterlo a letto o a tavola, mentre l’aiuta a mangiare. Semplicemente immagino Cristiano padre. So che questo è il suo piu’grande desiderio. Ed è anche il mio: voglio una famiglia numerosa, con tanti pupi.
Arriva la mamma del piccolo: ci ringrazia e va via. Cristiano mi sorride e ci avviamo al porto, verso la sua barca.
E nella mente ancora un secondo fa…un secondo di felicità.
 
                                                                          ***
Non ci andava di recarci chi sa dove con la nostra imbarcazione, per tal motivo abbiamo optato per la spiaggetta, in cui, quel giorno di ormai un mese fa, Cristiano venne a salvarmi, avvolto ancora dall’anonimato. Gettata l’ancora, mi aiuta a scendere. Una cosa la devo dire: ma quanto è uomo il mio Cristiano? E non alludo solo alla sua fisicità, ma anche ai suoi modi cosi galanti e gentili. E poi, non so voi, ma vedere le sue gambe forti, bagnate dall’acqua del mare, mi fa venire un non so che di indescrivibile. Mi eccito solo a pensarci. Stendo sulla sabbia un telo molto grande, sul quale ci sediamo. Visto l’ora tarda organizziamo anche il nostro picnic, a base di insalata di mare, panini all’olio e frutta. Niente di pesante insomma. Ogni tanto l’imbocco, ma si ritrae: “Bianca non fare cosi, che dopo perdo la testa e ci denunciano per atti osceni in luogo pubblico”. Adoro stuzzicarlo, provocarlo. Adoro sentire le sue rimostranze. Gli verso un bicchiere d’acqua, ma afferma: “Prima la mia signora”. Arrossisco: mi fa sentire davvero importante quando usa tali frasi. E la cosa bella è che non sono per niente calcolate: una volta lo disse anche a Marta, pensate un po’!. Morale della favola: come Cristiano non c’è nessuno. Ed è mio. Solo mio. Non lo lascerò mai.
Terminato il pranzo, decidiamo di rilassarci un po’. Poggio la testa sul telo. Il mio uomo mi fa da ombra con il suo corpo: gomito sulla sabbia e mano sulla tempia. Sorride. Si china per baciarmi.
Fa caldo oggi. Fa proprio tanto caldo. Sudo molto. Sudo e sento freddo. Chiudo gli occhi, portandoci su una mano. Ho le nausee, oddio non sono niente di esagerato, ma un po’ di fastidio l’avverto. Le braccia diventano pesanti, le lascio cadere. Affanno. Cristiano intuisce il mio malessere. Mi prende tra sé e chiama il mio nome, ma non ce la faccio a rispondergli…sono cosi debole. Bagna il mio viso e il capo con dell’acqua fredda. Dopo qualche secondo ritorno in me. Sfiora la mia fronte: “Un cappello in testa no, eh?”. Sono confusa: “Un cappello?”. Annuisce: “Si un cappello. Il sole picchia oggi e le rocce non aiutano”. Gli dico unicamente: “Non lo sapevo”.
Asciuga le gocce d’acqua che cadono dalla mia pelle: “Non importa, non è niente. Ma è meglio tornare a casa”. Farfuglio qualcosa, ma mi zittisce: “Si fa come dico io, signorina”. “Ok bellimbusto”, affermo, mentre mi prende in braccio, portandomi sulla barca.
Andiamo via dopo un po’. Andiamo via, perché vuole esser sicuro che io stia bene. Le onde contro l’imbarcazione e Cristiano al timone. Lo guardo con gli occhi dell’amore: ogni suo pensiero è rivolto a me. Ogni sua parola, ogni sua decisione, ogni sua azione per me. Eccetto mio padre, mai nessuno in vita mia mi ha fatta sentire cosi importante e speciale.
  
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