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Autore: __MariMalfoy    31/01/2012    17 recensioni
Non ti ho dato abbastanza?
Non ho fatto del mio meglio?
Ti ho dato tutto quello che avevo,
tutto e niente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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take it all
Take it All

{Didn't I give it all?
Tried my best?
Gave you everything I had
Everything and no less.
Take it All - Adele}

Era già passato un mese e mezzo da quella stramba idea che avevo proposto ai ragazzi. Era già un mese e mezzo che Louis stava con Mary Anne, Liam con Charlotte, Zayn con Scarlett, Niall con Rebecca.
Era già un mese e mezzo che stavo con Harry. Era già un mese e mezzo che ero confusa.
Inizialmente l’idea mi era sembrata carina, ma poi mi ero resa conto che non c’era disastro peggiore: tutti e cinque i One Direction dovevano stare per un periodo imprecisato insieme alla loro migliore amica, finché entrambi non avrebbero detto di smettere. E a quanto pareva nove delle dieci persone coinvolte non volevano interrompere quella che era una vera e propria relazione, tanto che Louis aveva detto che se Mary Anne avesse osato pronunciare quella frase (« Louis, io non ce la faccio più »), avrebbe organizzato una protesta a livello mondiale.
Quel piccolo uno percento ero io, io volevo smettere, ma non volevo comunicarlo a Harry e lui « non avrebbe voluto perdere quel rapporto », sue testuali parole. Solo che avevo paura; sapevo che quell’idea, per quanto nata per scherzo, si era veramente compiuta tra di noi.
Solo che un’angoscia, un tormento, una confusione, torturavano la mia mente, non ero capace di capire che cosa provassi realmente, non sapevo se quell’idea non avesse sforato il limite e se avesse instaurato tra me e Harry qualcosa di veramente forte.
Solo che non volevo dirglielo. Non volevo dirgli che volevo smettere, che le cose sarebbero peggiorate se avessimo continuato così, che io non ero più sicura di essere la sua migliore amica. Ma mi mancava quel coraggio che gli altri invece avevano promesso di mostrare subito quando sarebbe venuto il momento della verità: per ora né Louis né Mary Anne né Liam né Charlotte né Niall né Rebecca né Zayn né Scarlett avevano intenzione di mettere freno a quello che stava succedendo tra di loro. E neanche Harry.
Forse la mia mente si rifiutava semplicemente di dire basta, forse perché mi piaceva, forse perché l’idea di stargli vicino era troppo allettante e troppo bella per essere veramente eliminata dal mio subconscio ormai fritto da quello strano – sentimento? Chiamiamolo così – che si propagandava nel mio cuore, nel mio corpo.
A volte mi chiedevo perché mi ponessi tanti problemi per questa ormai relazione con Harry, forse qualcosa si era approfondito e neanche Scarlett lo negava: quella situazione la stava irrimediabilmente legando a un sentimento che non aveva mai sentito per Zayn. Nessuno però voleva chiamarlo amore… troppo difficile da comprendere, troppo difficile come concetto in sé.
Non sapevo se chiamare quella strana sensazione con quell’appellativo che era scritto nei romanzi rosa; era difficile per la mia mente elaborare un concetto così complesso, ma forse era la paura che sovrastava ogni mia facoltà intellettiva. O forse era semplicemente l’amore che faceva il suo effetto e che mi avrebbe consumata fino allo stremo se non avessi interrotto quel rapporto con Harry, altrimenti lo avrei inevitabilmente legato a me, avrei rotto quell’amicizia di valore inestimabile.
Ma Harry non voleva smettere, forse perché stava bene con me o forse perché era lui stesso in confusione e non voleva deludermi. Ma in quei momenti di silenzio – mentre guardavamo delle foto sul divano, senza commentare – avrei voluto veramente confessargli il mio tormento, anche se non potevo più parlargli da amica.
Harry fece scorrere l’album fotografico di fronte ai miei occhi, voltando la pagina successiva e liberandola dalla polvere. In quelle foto i soggetti erano sempre gli stessi: io e Harry che ci tenevamo per mano, io e Harry che sguazzavamo in acqua, io e Harry che ci picchiavamo rotolandoci in terra.
« Qui, mi ricordo » accennò lui e additò una foto, nella quale un bambino e una bambina sorridevano con dei vestiti di Carnevale addosso. « Che riuscii a spruzzarti le stelle filanti sulla testa e che ti ci volle un secolo prima di toglierle »
Harry aveva ormai intuito che c’era qualcosa che non andava in me: la sua voce era monocorde, triste, nostalgica. A lui mancava la sua migliore amica, non voleva che la sua migliore amica fosse la sua ragazza.
Stetti zitta ancora una volta, incapace di commentare.
« Kendra, c’è qualcosa che non va? »
« No, niente, tranquillo » bisbigliai e feci per girare un’altra pagina polverosa, ma Harry mi bloccò il polso con una mano e chiuse con un gesto secco l’album, da cui si alzò una nuvola di polvere.
I miei occhi raccontavano altro da quello che volevo mostrare e Harry era abbastanza intelligente da capire che c’era qualcosa che mi prudeva sulla lingua ma che non voleva uscire fuori allo scoperto.
« Invece c’è qualcosa che non va » sospirò, e allontanò l’album dalle mie ginocchia. « Anche se ora c’è questa situazione… »
« Quella idea è stata una cazzata! » sbottai esasperata, incapace di trattenere quell’angoscia che sostava in me da tempo.
I suoi occhi si spensero. « Perché, Kendra? »
« Harry, io non so più cosa provo per te, perché mi sento così. Penso che sia giusto smettere, adesso, ho raggiunto il limite della sopportazione » le lacrime mi salirono agli occhi, « veramente… non so cosa stia succedendo… »
Era semplice sapere che cosa era successo: la situazione era sfuggita di mano, mi ero condotta da sola verso un baratro profondo, condotta da un’illusione che sarebbe poi svanita. Un’illusione che nessuno aveva il coraggio di chiamare amore.
« Vuoi… smettere? » sillabò Harry, poi annuì poco convincente. « Va bene… » e si allontanò da me, in silenzio.
Sembrava che le cose che avevo detto lo avessero colpito come un macigno: forse ero stata troppo affrettata a giudicare lui stesso, forse era ferito quanto me, forse voleva me come ragazza, non come migliore amica. Ma forse ero troppo accecata dall’illusione per vedere la realtà.
Dopo attimi di silenzio, secondi, minuti, secoli di insopportabile silenzio, ebbi il coraggio di proferire parola, spinta da qualcosa di sconosciuto.
« Sei un usuraio, Harry »
Continuai a guardare il pavimento con aria assorta, mentre sentivo il suo sguardo su di me, il suo verdastro sguardo triste che mi perforava la testa come se volesse carpirmi i pensieri.
Nel silenzio, sentii un’altra pagina che veniva sfogliata.
« Ti ho prestato il mio cuore, Harry, e tu sapevi che non sarei stata capace di renderti tutto ciò che mi hai dato in questo mese e mezzo. Così ti sei preso tutto quello che ho: me stessa »
E un’altra pagina fu sfogliata mentre le parole morivano nel silenzio. E un altro sentimento si distrusse nella realtà.

Carrot's Corner

Forse non ci sono parole per questa one shot. Mi ero promessa di non farla leggere a nessuno e invece eccomi qui a postarla. Per questo vorrei direttamente rivolgermi alla mia one shot: i miei sentimenti sono qui dentro, vai e vedi se riesci a trasmetterli. Se non ce la fai, significa che sono pessima a scrivere.

All'Harry di questa one shot. Oggi è il tuo compleanno, ne compi diciannove. Sarei cattiva se dicessi di non volerti vedere felice con lei, ma in qualche modo vorrei che tu capissi il dolore che sto provando in questo momento; non sai in quanti sorrisi nascondo ciò che provo, non sai quanti sforzi sto facendo per emergere, non sai quanto vorrei permettere al mio cervello di lasciarti andare. Che sia amore platonico o amore vero non mi è permesso conoscerlo, preferisco vivere nell'insicurezza che affrontare la vera realtà. La realtà in cui so che non sarai mai mio.

M.

  
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