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Autore: Sophie Hatter    01/02/2012    8 recensioni
Evidentemente, in quel periodo la sfortuna ce l’aveva con lui. Qualche Serpeverde invidioso del suo aitante aspetto gli aveva lanciato un malocchio, forse.
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What if?, Slash, Remus/Sirius.
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La storia è basata sull'ipotesi che Albus Silente non sia diventato Preside prima del 1971 (anno in cui i Malandrini cominciano Hogwarts), ma nel 1975.
Di conseguenza, Remus Lupin non è stato ammesso alla Scuola di Magia e ha studiato privatamente fino a quando Silente non rivaluta la sua domanda d'iscrizione.
Tuttavia non è detto che i Malandrini, grazie a qualche caso fortuito, non si siano conosciuti prima dell'arrivo del licantropo a Hogwarts...
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Questa fanfiction si è classificata seconda al "Una figuraccia di contest" di S_Lily_S e M4RT1.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: I Malandrini | Coppie: Remus/Sirius
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'The Nights Are Cold - Wolfstar'
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abdcdrg Nota d'inizio: come specificato nell'introduzione, questa storia è una “What if?”, il cui presupposto è molto semplice: e se Albus Silente non fosse diventato Preside prima del 1971 (anno in cui i Malandrini cominciano Hogwarts), ma nel 1975?
La conseguenza principale è che, quasi sicuramente, Remus Lupin non sarebbe stato ammesso a Hogwarts per via degli eccessivi pregiudizi sui licantropi.
Di conseguenza, la sua istruzione viene curata a domicilio, grazie all’aiuto di una comunità pacifica di Lupi Mannari.

Altra conseguenza ben più importante è che lui e Sirius, James e Peter non si sono mai incontrati.
Poi arriva il 1975, ovvero quando i Malandrini dovrebbero iniziare il quinto anno: Silente diventa Preside e rivaluta la domanda d’iscrizione di Remus, decidendo di ammetterlo a Hogwarts. Il giovane Lupin viene sottoposto ad una severa sessione di esami per valutare se il suo livello di preparazione è al pari dei suoi coetanei, dopodiché viene accettata la sua iscrizione al quinto anno. Ma c’è un’estate di mezzo prima che Remus inizi Hogwarts, ed è durante quest’estate che è ambientata la seguente storia.
Ho un’altra cosa da spiegare: fra gli avvertimenti ho inserito anche OOC. Si tratta solo di un avviso di sicurezza perché, dato che in questa storia Remus fino ai quindici anni vive in una comunità di Lupi Mannari e non fa parte dei Malandrini, è un’ovvia conseguenza che alcuni aspetti del suo carattere siano un po’ diversi dal Canon. Ho immaginato che Remus abbia trovato accoglienza in una comunità di licantropi che vogliono integrarsi con i maghi ed essere accettati, in maniera molto simile ai vampiri di True Blood; per tale motivo, il Remus di questa storia vive la sua doppia natura con meno autocolpevolezza e sofferenza rispetto al Remus dei libri, godendosi un po’ di più la sua età.
Da ultimo, preciso che si tratta di una storia leggera e anche un po’ clichettosa, ma soprattutto Slash. Dato il rating è implicito che non ci sarà nulla di particolarmente scabroso, ma chi non lo gradisce non è assolutamente obbligato a leggere.
Spero sia tutto chiaro. Buona lettura :)










Le infinite conseguenze di una serata insolita
(ovvero come fu che Remus Lupin mandò al diavolo Sirius Black, James Potter e Peter Minus)







Se per pura ipotesi, quel ventidue Agosto del ‘75, un Veggente si fosse avvicinato a James, Sirius e Peter e avesse predetto loro come si sarebbe conclusa quella serata, è probabile che tutti e tre sarebbero fuggiti dal locale di Barton il Guercio a gambe levate. A dispetto del suo ostentato orgoglio di unico Grifondoro all’interno di una dinastia Serpeverde, Sirius sarebbe stato sicuramente il più veloce a battere in ritirata. Tuttavia non andò così e i tre rimasero ignari di tutto fino al momento cruciale; le conseguenze di quegli avvenimenti riecheggiarono inevitabilmente nelle loro vite future, molto di più di quanto non si potesse immaginare.
Si ritrovarono alla losca festa organizzata nel locale quasi per caso, dopo che a James era giunta voce che vi avrebbe preso parte anche la ragazza dei suoi sogni; un’intera estate senza vederla cominciava ad essere davvero troppo per lui. Per quanto si guardasse intorno, però, non riusciva a scorgerla da nessuna parte; fu così che si ritrovò sulla veranda del locale a fumare un po’ d’Erba Allucinogena insieme ai suoi due amici, mentre Sirius stava aggiornando Peter con un entusiastico racconto della sua cacciata da Grimmauld Place.
“Non so dirti se sono più ammirato o più sconvolto,” stava commentando Peter, rimasto a bocca aperta per tutto il resoconto. “Hai veramente fatto una cosa del genere solo per farti buttare fuori dai tuoi?”
“Beh, dubito che in circostanze diverse mi sarebbe mai passato per la testa,” rispose Sirius. “Cioè, era pur sempre un ragazzo. Però era un tipo piacevole con cui parlare, sai... uno chissà cosa si immagina dei Lupi Mannari, e invece lui non aveva nulla di strano. Un ragazzo normale, esattamente come te e James. E poi ti giuro, non so come ci siamo finiti in quella situazione... ero ubriaco marcio, non capivo quasi niente e stavo malissimo. Lui è rimasto con me per tutto il tempo mentre vomitavo. E quindi, non so... credo sia stato il mio modo per ringraziarlo.”
Circa un mese e mezzo prima Sirius, uscito dal numero dodici di Grimmauld Place dopo l’ennesimo aspro litigio con i genitori, era finito chissà come in un locale per licantropi. Sapeva che ne esistevano alcuni, soprattutto nella periferia di Londra, ma non ci aveva fatto molto caso mentre ne varcava la soglia. Fin dal momento in cui si era sbattuto la porta di casa alle spalle aveva deciso che si sarebbe ubriacato, e infatti fu quello che fece; il resto, però, fu totalmente imprevedibile.
Al contrario della sua famiglia, Sirius non aveva pregiudizi, perciò non era fuggito a gambe levate quando si era reso conto di dove era finito. A toglierlo dall’imbarazzo ci aveva pensato un ragazzo della sua età, smilzo, non molto alto, che se ben ricordava aveva i capelli castano chiaro e una cicatrice vistosa sul dorso della mano sinistra. Avevano chiacchierato per ore e si erano offerti da bere a vicenda; si era creata una sorta di chimica, ma Sirius, fino al momento cruciale, non ci aveva pensato minimamente. Aveva già baciato qualche ragazza, con un paio si era spinto oltre, e quella era la normalità per lui. Tuttavia, l’alcol in corpo e il pensiero perverso di far infuriare a morte Orion e Walburga Black fecero il resto: dopo aver rimesso l’anima, Sirius si ritrovò a ringraziare il suo compagno di bevute, che non lo aveva lasciato solo un secondo, con un bacio lungo e assetato. Non sapeva quello che faceva e nemmeno come si faceva, perché nonostante le esperienze precoci a quell’epoca era ancora molto giovane, perciò nella mezz’ora successiva non combinarono poi granché; fu abbastanza perché entrambi ne uscissero discretamente appagati, tutto sommato. Quando erano quasi le quattro del mattino, Sirius rientrò in casa con un sorriso di intima soddisfazione dipinto in faccia.
Neanche ventiquattrore dopo, si trovava già sulla porta di James a domandargli ospitalità. Non aveva voluto perdere tempo nel raccontare con intenzionale e maliziosa fierezza ai genitori tutti i dettagli di ciò che aveva fatto: era sicuro che un affronto come quello – una devianza sessuale, per di più con un Lupo Mannaro – non sarebbe rimasto impunito.
“Wow. Dico sul serio, solo tu potevi riuscire a combinare un’impresa del genere,” commentò Peter, ancora incredulo. Si fosse trattato di qualcun altro, probabilmente l’avrebbe guardato storto; ma Sirius era uno dei suoi due migliori amici, perciò non poteva che approvare e lodare ogni sua azione. E poi sapeva bene che era fuori di testa, molto più di lui e James messi insieme.
“A raccontare questa storia mi è venuta sete. Dai, andiamo a farci un bicchierino di Idromele,” propose a quel punto il giovane Black, sfoderando uno dei suoi ghigni smaglianti.
“Vuoi scherzare? Io ho intenzione di berne almeno un’intera bottiglia,” replicò James, scattando immediatamente in piedi. Peter li seguì di buona lena: in occasioni come quelle, era inutile tentare di frenare la loro voglia di divertirsi. Il ragazzo non aveva mai pensato che avrebbe potuto trascorrere il suo tempo in maniera così spericolata prima di conoscere loro, ma la filosofia dei due amici gli piaceva: erano giovani, perciò era loro diritto godersela finché fosse stato possibile. Una volta diventati adulti, ci sarebbero state fin troppe responsabilità di cui occuparsi.
La coda che si era formata alla cassa era piuttosto lunga, perciò si piazzarono di malavoglia dietro l’ultima persona della fila, una ragazza con i capelli raccolti e un giubbotto in pelle di drago; per ingannare il tempo, Sirius cominciò a guardarsi intorno con vaga attenzione. Si passò una mano fra i capelli, lanciando un sorrisetto all’indirizzo di una biondina, della cui esistenza si dimenticò il secondo successivo; sapeva bene di essere universalmente ritenuto un ragazzo affascinante, perciò gli bastava ottenere delle piccole conferme per poi sentirsi a posto per molte ore. Non tentava di rimorchiare, soltanto di coccolare il suo ego.
Ad un certo punto, però, mentre Peter si allontanava un attimo per andare in bagno, Sirius lo vide passare di fianco a qualcuno a cui dedicò più di una veloce occhiata. James si voltò e lo vide pallido, la fronte corrucciata, improvvisamente a disagio; gli tirò un colpetto sul braccio, invitandolo a reagire. Tra loro funzionava così: bastava un semplice gesto per capirsi all’istante.
“Ecco... lo vedi quello? Quel tipo appoggiato al tavolino rosso, con il mantello grigio, quello là da solo. Indovina un po’... è quello il licantropo che mi sono fatto a luglio.”
L’espressione di James fu una risposta più che eloquente.
“Porco mondo, e adesso che fai?”
Sirius diede una scrollata di spalle, cercando di esibire un sorriso rassicurante.
“Ovvio, non faccio niente. Tu mi aiuterai a nascondermi. Non ho intenzione di fare niente, James.”
“Okay, ho afferrato il concetto. Troppo imbarazzante, decisamente.”
“Già. Porca miseria, pensavo che non l’avrei più rivisto in giro. Che ci fa qui secondo te?”
“E io che ne so? Non so nemmeno come si chiama...”
“Remus – si chiama Remus. Almeno questo me lo ricordo.”
Col senno del poi, James rammentò di essersi reso conto di aver notato, a quel punto, un movimento strano. Ricordava anche di aver avvertito la sensazione di essere osservato, ma sul momento non ci aveva fatto assolutamente caso. Era troppo preso dai guai di Sirius per rendersene davvero conto.
“Va bene, non faremo niente. Ci prendiamo il nostro drink, aspettiamo Peter e poi ce la filiamo.”
“Perfetto, sei un genio.”
Si scambiarono un’occhiata complice, fieri della loro intesa; l’amicizia preziosa che li univa fin dai primi anni di scuola ormai era diventata qualcosa di ben più grande, una sorta di rapporto simbiotico e assolutamente unico.
Quando Peter tornò dal bagno, erano giunti praticamente in fondo alla fila. Ordinarono da bere, pagarono e poi James disse che voleva fumare ancora, fornendo così una scusa per uscire di nuovo; quasi sulla porta, però, l’uscita era bloccata nientemeno che dal licantropo di Sirius in persona. Al suo fianco c’era una ragazza circa della loro età, coi capelli raccolti e un giubbotto in pelle di drago.
“Vi conoscete?” domandò lei dopo un attimo di stallo, osservando le espressioni imbarazzate che si erano dipinte improvvisamente sui volti di Sirius e del ragazzo che accompagnava. Il giovane Black non riuscì a spiccicare parola, gli occhi sgranati e le guance tinte di rosso.
“Oh, sì, ciao, come stai?” reagì alla fine l’altro, facendo lo sforzo di tendere la bocca in un sorriso cordiale e stringendo la mano a Sirius, evidentemente con il fine di simulare la più totale normalità. “Lui è Sirius, e lei è la mia ragazza, Marla,” spiegò, indicando la fanciulla dall’espressione severa che gli stava al fianco. Qualcosa nel cervello di James si attivò e, anche se gli ci volle un po’ per arrivarci a causa dell’Erba che aveva fumato poco fa, lo capì prima che lei aprisse di nuovo bocca.
Tuttavia non fu abbastanza svelto da reagire, prendere i suoi amici e scappare.
“Sirius, eh? Quello che ti sei fatto a luglio?
Questa volta fu Remus ad impallidire, e James notò che lui e Sirius diventavano più o meno dello stesso colore.
“Credo che ci sia qualcosa che hai capito male...”
“Non direi proprio! Questo qui era dietro di me in coda, l’ho sentito chiaramente dire che vi siete fatti, ha detto il tuo nome! Quante probabilità vuoi che ci siano che stasera qui dentro si trovi un altro Remus e che sia un Lupo Mannaro?”
James avrebbe tanto voluto fare un incantesimo per sotterrarsi, evitando così di dover assistere a quella scena. Tuttavia, si rese conto che probabilmente Sirius lo desiderava molto di più di lui.
“Dammi una spiegazione o me ne vado, giuro che me ne vado.”
“Davvero, magari hai capit-”
“NON HO CAPITO MALE, PER LA BARBA DI MORGANA!”
“Marla, non c’è bisogno di urlare, usciamo a parlarne con calma...”
“Calma un corno, Remus, io non ci posso credere che dopo un mese che stavamo insieme mi avevi già tradito, con un uomo per giunta. Sono davvero disgustata e senza parole... non abbiamo più niente da dirci, me ne vado. Non ti voglio più vedere, arrangiati.”
In men che non si dica, la ragazza si era dileguata insieme alla sua furia. James guardò con preoccupazione il suo migliore amico, dopodiché scambiò un’occhiata con Peter, che sembrava totalmente sotto shock. Senza farlo apposta, gli sfuggì una battuta.
“A me sembra che di parole ne avesse molte, comunque.”
Il ragazzo di nome Remus lo squadrò con un’espressione indecifrabile, molto probabilmente dandogli mentalmente dello stupido. Il giovane Potter per poco non si diede una botta in testa.
“Scusa, hai ragione, io sono James. Lui è Peter, invece. Siamo gli amici di Sirius, ci fa piacere conoscerti...”
“Andate al diavolo.”
Il giovane licantropo diede loro le spalle e si diresse fuori dal locale, a passi lenti ed irati. James fece un cenno veloce a Sirius, che sembrava sull’orlo della disperazione più nera.
“Fermalo, cerca di spiegargli...”
L’amico si lanciò alla rincorsa di Remus e in un primo momento riuscì a fermarlo. James non poteva sentire quello che si dicevano, ma era sicuro che Sirius si stesse scusando come poteva, tentando di fargli capire che non l’aveva fatto apposta a combinare quel pasticcio. Tuttavia, il suo interlocutore non sembrava particolarmente propenso a dargli credito; si sforzò di rispondere contenendo la sua rabbia, dopodiché se ne andò definitivamente, lasciando Sirius in mezzo alla gente con un’autentica espressione da cane bastonato. James scosse la testa, ancora mezzo sconvolto; faceva veramente fatica a credere che fossero stati così sfortunati da avere davanti a loro proprio la ragazza di Remus mentre parlavano di lui, eppure era andata proprio in quel modo. Ma come avrebbero potuto saperlo, del resto? Sirius non aveva mai detto che il licantropo avesse riferito di essere già impegnato, prima di fare ciò che avevano fatto. Perciò, dopotutto, non è che fosse completamente colpa sua.
D’altronde, non era nemmeno piacevole essere piantati in quel modo dalla propria ragazza. James questo lo capiva. Non sapendo in che altro modo uscirne, si limitò a fare un cenno d’intesa a Peter.
“Dai, portiamolo via di qui che è meglio.”

*

Il ritorno a scuola, quell’anno, fu molto più traumatico di quanto i tre amici non immaginassero. Quando si incontrarono al binario 9 e ¾, a Sirius per poco non prese un colpo: Remus, il licantropo, stava in un angolo solitario con la sua valigia, chiaramente in attesa dell’espresso per Hogwarts. Nessuno di loro sapeva di doversi aspettare una cosa del genere perciò, dietro insistenza di James, alla fine andarono a salutarlo; fu lo stesso James a parlare, mentre Peter si limitò a fargli da spalla e Sirius rimase in retroguardia, osservandosi con nervosismo le punte dei piedi. Remus si comportò educatamente e rispose con fredda cordialità alle domande; raccontò che all’inizio dell’estate il Preside Dippet era andato in pensione e l’incarico era passato ad Albus Silente, che l’aveva contattato per ammetterlo alla Scuola di Magia, non ritenendo giusto che la sua domanda fosse stata rifiutata. Alla fine di giugno Remus aveva sostenuto gli esami d’ammissione con tutti i professori di Hogwarts, un calvario che si era protratto per giorni e durante il quale non gli era stato risparmiato nessun colpo, facendolo sudare freddo fino all’ultimo; alla fine, però, l’avevano giudicato idoneo ad essere iscritto al quinto anno, insieme ai ragazzi della sua età. Spiegò che aveva avuto la fortuna di trovare dei bravi insegnanti privati fra i licantropi, che lo avevano sempre preparato bene. Così, non appena fossero giunti a Hogwarts, avrebbe partecipato allo Smistamento con quelli del primo anno per sapere in quale Casa sarebbe stato inserito.
Vincendo la sua reticenza, alla fine, Remus li guardò negli occhi e decise di essere franco.
“Non sono nella posizione per chiedervi alcun favore, ma vi sarei grato se non diceste in giro che sono un Lupo Mannaro. Ho avuto fortuna ad essere ammesso e se è accaduto è soltanto perché Silente è una persona di larghe vedute, ma non tutti fra gli studenti potrebbero esserlo. Insomma... preferirei essere io a decidere cosa raccontare in giro, per cui vi sarei grato se...”
“Ma certo, nessun problema, e poi credo che dopotutto ti dobbiamo un favore – cioè, hai passato dei grossi guai per colpa nostra, quindi non ti preoccupare... ti dimostreremo che siamo capaci di tenere la bocca chiusa, almeno questa volta. Vero?”
James si voltò verso Peter e Sirius, sorridendo. Il giovane Black lo fissava a labbra strette, e James sapeva che stava desiderando intensamente di sussurrargli all’orecchio “Sei un idiota”. Ma alla fine si limitò ad annuire in sincronia con Peter.
Dopo che Remus li ebbe ringraziati arrivò il treno, e da quel momento le cose andarono sempre peggio. James, Sirius e Peter fecero il viaggio quasi in assoluto silenzio all’interno del loro scompartimento, in balia di un nervosismo vivo e palpabile; quando poi giunse il momento più temuto e Remus John Lupin fu Smistato a Grifondoro, James guardò il suo migliore amico con la più sincera compassione di cui era capace.
Evidentemente, in quel periodo la sfortuna ce l’aveva con lui. Qualche Serpeverde invidioso del suo aitante aspetto gli aveva lanciato un malocchio, forse.
In ogni caso, Sirius fu costretto a rassegnarsi: anche l
’ultima possibilità di scampare all’imbarazzo di dover stare a contatto con Remus era miseramente svanita nel nulla, essendo diventato loro compagno di Casa.
Dal canto suo, il ragazzo era in preda alla crisi più nera. Quello che era stato il gioco provocatorio di una sera si stava trasformando per lui in un incubo, che non era assolutamente preparato ad affrontare; era certo che Remus lo odiasse profondamente per ciò che era successo quella sera di Agosto e che probabilmente non desiderasse neppure rivolgergli la parola, perciò per i primi tempi si sforzò di facilitargli il compito evitandolo il più possibile. Ma non era facile convivere in una situazione del genere: James e Peter instaurarono con lui un rapporto cordiale per cercare di allentare la tensione generale e sembrarono riuscirci, perché Remus con loro parlava volentieri. Era una persona modesta, piacevole e con dei sani principi, dopotutto; inoltre, la condivisione del segreto riguardo alla sua doppia natura ebbe l’inevitabile funzione di collante fra tutti loro. Sirius, però, si sentiva tagliato fuori da quell’amicizia. Tentare di discutere di nuovo di quel ventidue Agosto era fuori discussione, in quanto sarebbe stato decisamente troppo imbarazzante; inoltre per quanto lo riguardava si era già scusato, cosa che se gli riusciva di fare una volta era già una specie di miracolo, orgoglioso com’era.
Dentro di sé si sentiva comunque in colpa, anche se quella sera si era evidentemente trattato di una sfortunata coincidenza. Se solo fosse stato capace di tenere bocca e pantaloni chiusi, anziché cercare a tutti i costi un modo per farsi buttare fuori di casa, non avrebbe mai trascinato Remus in quel disastro. Gli dispiaceva di aver distrutto la sua storia, perché tutto sommato non se lo meritava: sembrava un bravo ragazzo, sempre gentile e disponibile, con un gran cuore. Anche se gli parlava direttamente il meno possibile, riusciva comunque ad osservare il modo in cui si comportava con James e Peter e si era fatto l’idea che, se tutto quel complicato pasticcio non fosse mai accaduto, a quell’ora sarebbero stati tutti e quattro amici per la pelle. L’idea di essere odiato dal licantropo uccideva Sirius ogni minuto della giornata, anche se non ne capiva fino in fondo il perché; in genere, dell’odio di qualcuno verso di lui si faceva soltanto beffe, se non addirittura vanto. In quel caso, però, quell’ignorarsi reciprocamente non faceva altro che logorarlo; era abituato a stare al centro dell’universale attenzione, sia nel bene che nel male, mentre al contrario non poteva soffrire quell’evitare a tutti i costi di incrociare gli sguardi o di scambiarsi una parola, limitandosi a rispettare i principi essenziali dell’educazione. Non sapeva assolutamente come avrebbe potuto uscirne, ma un giorno, mentre tentava disperatamente di fare un tema di Trasfigurazione decente, ebbe un’idea che per poco non lo paralizzò per lo stupore: era un piano geniale, un’intuizione sbalorditiva che, se fosse andata in porto, avrebbe lasciato Remus senza parole e incapace di non perdonarlo in maniera definitiva.
Ne parlò con James e Peter ed entrambi aderirono entusiasticamente al piano fin da subito, anche se Peter aveva il timore di non farcela perché non era bravo come Sirius e James in Trasfigurazione; i due amici, però, non esitarono a promettergli tutto il loro aiuto per farcela. Sirius si fece promettere dagli altri due che avrebbero tenuto la bocca chiusa con Remus, perché voleva che fosse una sorpresa, ma le sue speranze crollarono miseramente neppure una settimana dopo, quando il giovane licantropo li beccò in pieno mentre rientravano di notte dalla biblioteca con cinque o sei tomi sulla Trasfigurazione Avanzata nascosti sotto il Mantello dell’Invisibilità di James.
“Beh, di che ti stupisci? Ci siamo dimenticati che dovevamo fare una ricerca per punizione,” s’inventò su due piedi Sirius, sforzandosi di sfoggiare tutta la baldanza e la convinzione di cui era capace. A quel punto, per la prima volta dopo mesi, lui e Remus si guardarono negli occhi per più di uno sfuggente nanosecondo.
La tensione che Sirius aveva cercato di reprimere per due mesi si rese improvvisamente manifesta: tutte le volte che vedeva Remus o che lui compariva nei suoi pensieri, si ritrovava a pensare a quella notte di luglio e al disastro che aveva combinato. Si domandava perché accidenti lui non l’avesse respinto, pur avendo una ragazza. Forse non era un impegno poi così serio e probabilmente l’alcol aveva fatto precipitare la situazione, ma dopotutto non l’aveva mica violentato. Inoltre si sforzava di capire come riuscisse ad ignorarlo così bene ora che si trovavano a vivere nello stesso dormitorio per sette giorni su sette, mentre lui fremeva per il nervosismo ogni secondo. C’era una marea di problemi irrisolti fra loro e, se fossero stati abbastanza adulti e maturi, avrebbero dovuto sedersi in un posto tranquillo per parlarne faccia a faccia. Ma erano soltanto due quindicenni incasinati, perciò nessuno dei due aveva fatto nulla, scegliendo la via più facile.
“Domani è domenica, Sirius. Nemmeno la McGranitt sarebbe capace di tanto,” rispose infine Remus, stringendosi nelle spalle. “Mi dispiace di avervi interrotti. Buonanotte.”
A quel punto, il giovane Black andò su tutte le furie.
Gettò a terra i pesanti libri che teneva fra le braccia, poi si diresse verso Remus, lo afferrò per un braccio e lo trascinò fuori dalla stanza, chiudendosi la porta alle spalle senza badare alle espressioni sconcertate di James e Peter.
“E va bene, non è per una punizione. C’è una cosa che vogliamo fare – una cosa importante, per aiutarti. So che hai raccontato a James di come sono le tue trasformazioni, che sono molto dolorose e tutto il resto. Perciò abbiamo deciso che diventeremo Animagi per starti vicino, e sai una cosa? Lo faremo solo per farti un piacere. Oh, dimenticavo: l’idea è stata mia, perché ci tengo a te.”
Mentre Sirius fissava orgogliosamente un punto sulla parete, infuriato per essersi impulsivamente esposto così tanto, un Remus ancora parecchio sotto shock per quella rivelazione inaspettata gli posò una mano sulla spalla, per poi avvicinarsi con un paio di passi incerti e regalargli un bacio che lasciò di sasso entrambi per la sorpresa.
Sirius lo fissò ad occhi sgranati. Non si era perso ad immaginare la possibile risposta di Remus a quella sua brusca e stizzosa confessione, ma di certo non si aspettava una reazione di quel genere. Forse allora non lo odiava poi così tanto, pensò.
“Grazie,” mormorò infine il giovane licantropo, con un filo di voce. Il primogenito Black abbozzò un sorriso imbarazzato, mentre una lieve morsa gli stringeva piacevolmente lo stomaco; di colpo, il ricordo di quella notte di luglio smise di essere fonte di angoscia e divenne invece un pensiero felice, tanto da poter essere utilizzato per un Incanto Patronus.
“Forse ora sarebbe meglio tornare a dormire, è piuttosto tardi,” osservò infine l’altro, con la sua solita, pragmatica razionalità.

Sirius annuì, dopodiché entrambi rientrarono nella loro stanza, le guance ancora lievemente colorite per l’emozione.


*fine*




Nota conclusiva: da questo punto in poi, si può considerare che la storia vada avanti com’è stata scritta dalla Rowling. In fondo è durante il quinto anno che James, Sirius e Peter diventano Animagi, che viene messo in atto lo scherzo a Piton eccetera; se non ho fatto male i miei calcoli, nessun altro avvenimento sostanziale viene intaccato da questo What if? nelle vite dei Malandrini, eccetto giusto il fatto che Remus sia un prefetto di Grifondoro – ma magari lo diventa al sesto anno, perché Silente decide di fare un cambio, è comunque possibile. Insomma, spero che questa storia sia suonata un minimo convincente, ma dato che è il mio primo tentativo avrò sicuramente combinato qualche strafalcione XD
Per chi volesse leggere il giudizio del contest, lo può trovare
qui :)

   
 
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