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Autore: hersweetsmile_    01/02/2012    8 recensioni
quello che vedeva, sentiva era reale. era cambiato tutto in un minuto, lei avrebbe continuato, visto suo padre tornare indietro per quel vialetto. avrebbe preso una nuova strada senza dimenticarsi i passi fatti sulla vecchia. era davanti alla donna che l'aveva resa vera.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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WHY DOES MY SOUL FEEL ALONE TODAY?
Una settimana prima, Scarlett, Richmond.
Scarlett non aveva voglia di alzarsi quella domenica mattina, un po' perchè novembre rendeva tutto più grigio e irritante, ma soprattutto perchè quello sarebbe stato uno dei giorni più brutti della sua vita. 
Una ciocca dorata le scivolò sulla guancia, sbadigliò e infilò le pantofole a forma di coniglio che teneva sul tappeto. 

«Buongiorno Sam» disse accarezzando il dorso del suo pastore tedesco che sonnecchiava ai piedi del suo letto. 
Accese il cellulare e mandò un sms ad Annabeth per augurarle una buona giornata e proporle di vedersi il pomeriggio. Intanto sperava che sua madre non la chiamasse mai per salutare suo padre, voleva fermare il tempo, voleva avere altre occasioni per dimostrargli quanto amasse e quanto fosse disposta ad aiutarlo. Ma sapeva, sapeva che suo padre dopo quel giorno non sarebbe più tornato. Era passato un mese da quando gli era stato diagnosticato il tumore al fegato e solo un giorno da quando aveva deciso di partire per New York per curarsi meglio. 
Aveva poco da vivere, davvero poco e Scarlett aveva desiderato che suo padre decidesse di passare quel poco tempo con lei, ma era anche felice che andasse in qualche ospedale dove aveva un minimo di speranza di sopravvivenza. Il loro medico aveva esplicitamente detto che doveva, doveva morire, non c'era salvezza nè cure per quel suo cancro particolare, solo che suo padre, Ritchard Honson non si dava per vinta. 
Le scese una lacrima. Suo padre c'era sempre stato, quando era sola, quando aveva bisogno di lui o di un suo abbraccio, sempre. Non aveva mai sottovalutato la sua presenza, si sentiva fortunata ad averlo accanto e non poteva credere che stesse per lasciarla per sempre.

«Scarlett, fa presto! Vieni di sotto e saluta tuo padre!»  sua madre si mostrava fredda quando parlavano di lui, ma l'aveva sentita piangere tante volte la sera. Davvero tante volte. 
Prese un golfino color pesca e scese giù per le scale, si fermò sull'ultimo gradino. Suo padre stava prendendo le valigie, lo osservò a lungo. Osservò suoi capelli castani spettinati, che continuavano a cadere dopo la chemioterapia, gli occhi blu luminosi come l'oceano, le labbra increspate, il corpo fragile, che solo poco tempo fa era robusto e forte.                                 

«Ciao piccola» l'uomo le rivolse un sorriso triste, prendendo l'ultima valigia per terra. Scarlett gli corse incontro e lo abbracciò dolcemente per paura di fargli del male, affondò il suo viso nella sua camicia e respirò profondamente, «Ciao papà».
Maledizione, non voleva, non voleva lasciarlo andare. Voleva solo tornare indietro, voleva che tutto tornasse come prima.                                                                                                   
«Dai accompagnami fino all'auto» le disse il padre dopo aver indossato il cappotto. 
Scarlett lo prese per mano e con l'altra prese un borsone che le passò sua madre. 
Uscirono tutti e tre fuori, ognuno pensando a qualcosa di diverso.
La madre di Scarlett baciò il marito e poi corse dentro singhiozzando.
Mentre la ragazza accompagnò suo padre fino alla porsche dove William, l'autista discuteva con qualcuno al telefono. 
Si fermarono sul gradino del vialetto, Scarlett aveva gli occhi pieni di lacrime e fissava il vuoto, trattenendosi dal piangere. Non voleva rattristare suo padre ancora di più. Lui scese il gradino e le baciò il palmo della mano.
«Addio papà» mormorò la ragazza con un filo di voce.
«Non è un addio, tesoro. Ce la faremo. Un giorno mi vedrai ritornare sul vialetto con le mie valigie, mi vedrai sorridere e rinizieremo daccapo, dimenticando tutto quanto».
«vorrei dimenticarlo adesso, così da pensare che stai andando solo al lavoro e sarai qui dopo pranzo».
«Tu andrai avanti con la tua vita e sarai felice, io rimarrò nel tuo cuore e se avrai bisogno di me, non dovrai fare altro che pensarmi. Sei mia figlia, non ti dimenticherò mai. Salutami la mamma, vi chiamerò almeno un milione di volte al giorno»
 sorrise lui. 
Le lasciò la mano e fece cenno all'autista di accendere il motore. Chiuse la portiera e la osservò dal finestrino, disegnando un cuore sul vetro e mandandole un bacio. L'auto sfrecciò via, come se volesse lasciarsi tutto dietro e non pensare a cosa aveva perso.  Scarlett rimase sul vialetto, si sedette sul gradino e poggiò la testa sulle ginocchia piegate sul petto. Era accaduto tutto troppo in fretta, aveva avuto diciotto anni per stare con suo padre, e ora non le sembrava abbastanza quello che aveva vissuto con lui, le sarebbe mancato troppo. 

 - - - - - - - - - - - - - - - - - 

Jennifer, Los Angeles.
Mentre a Richmond erano le undici di una giornata grigia di novembre, a Los Angeles erano solo le otto e il sole penetrava dalle fessure della finestra. L'appartamento sulla Toluca Lake Avenue, era molto luminoso, nè grandissimo nè piccolo. Si entrava da un cancello di legno scuro e seguendo un vialetto d'erba, si arrivava alla porta principale. Jennifer decise che sarebbe uscita più tardi, odiava essere fotografata a quell'ora del mattino. 
Dannati paparazzi che la seguivano dappertutto; poteva essere anche divertente per un certo tempo, ma poi diventava irritante. 
Si fece una doccia veloce e indossò una tuta azzurra, e delle scarpe da ginnastica. Era pronta per l'allenamento.  Prima però si rilassò sul divano, con una tazza di caffè fumante in mano. Amava il caffè. 
«Jennifer Love Hewitt» «Jennifer» «Hey Jennifer» «JLove Come on» i tizi che urlavano fuori casa non erano un bel modo di cominciare la giornata, ma quello era il suo lavoro, era un'attrice di Hollywood e le piaceva. Gli aspetti negativi ci saranno sempre, in qualunque cosa. Quella mattina era leggermente diversa dalle altre, aveva un importante incontro agli Universal Studios, per girare delle scene di un film a Richmond. Non c'era mai stata prima d'ora ed era un'occasione per godersi il paesaggio e respirare aria nuova.  Afferrò gli occhiali da sole, le chiavi e il telefono e le mise in tasca. Uscì velocemente sorridendo ai paparazzi. 
Quei flash erano accecanti. Indossò gli occhiali e si diresse verso la sua macchina salutando tutti.
«Ciao ragazzi, grazie. Sì grazie mille. Sto bene. Grazie. Vi amo anche io. Grazie» sorrise nuovamente vedendo Jarod davanti alla sua macchina. 
Jarod era il suo ragazzo da giugno e andavano d'accordo, non aveva ancora le idee chiare su di lui ma le diffondeva allegria. 
«Hey baby, dormito bene? Dove vai?» le chiese stampandole un piccolo bacio.
«Beh, sai com'è. Allenamento, meetings, ti va di andare a pranzo insieme dopo? Ah no, non posso. Magari ci vediamo nel pomeriggio.. No mi dispiace sono sul set. A cena?» 
«Ehm come vuoi tesoro» disse lui ridendo, «Ti accompagno».
Salirono in macchina seguiti dai fotografi che man mano si allontanarono. Jennifer accese il motore e si avviò verso gli Studios. 
Arrivati lì, Carl, il regista del film la accolse con un sorriso stampato in faccia. 
«Ciao Carl, come mai così felice? Tua suocera è in vacanza?»  chiese ironicamente la donna avvicinandosi.
«Come mai devi sempre scherzare Jen? Comunque purtroppo è ancora a casa mia, sto incominciando a pensare che non se ne andrà mai». 
Jennifer rise e anche Jarod. 
«Okay J & J, ridete pure. Comunque, Love dovresti firmare il contratto e la disponibilità di spostarti a Richmond per le scene che ti dicevo ieri a cena, forse ci tratterremo in città un po' di più di quando previsto. Ma credo non sia un problema, no?»spiegò l'uomo passandosi una mano nei capelli neri.
«No, nessun problema. Ci divertiremo» affermò la donna alzando il sopracciglio destro e rivolgendosi al ragazzo che le stava accanto.
Jarod annuì. 

SPAAAAAZIO AUTORE: ma ciaaao, allora, questo era un po' l'inizio di tutto. Non ho ancora descritto Scarlett perchè toccherà a qualche altro personaggio farlo. Jennifer Love Hewitt è la star di Ghost Whisperer (Melinda Gordon) ed è anche il mio idolo nella realtà. Gli Universal Studios sono gli studios di Hollywood e Toluca Lake è un quartiere di Los Angeles. Spero vi piaccia, ci ho messo molto a scriverlo e vorrei accertarmi di aver fatto un buon lavoro. 
Okay grazie mille a tutti e ci vediamo al prossimo capitolo e.e
   
 
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