Crossover
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Autore: Claudia Ponto    01/02/2012    1 recensioni
Un lungo viaggio, una fantastica avventura che rispecchia ciò di più bello e personale che si possa avere, la fantasia.
Attraverso mondi inesplorati, grandi città, strani personaggi, Claudia, una ragazzina di 12 anni ritroverà di fronte ad un misterioso segreto e a tante magie che troveranno una risposta solo proseguendo il lungo cammino irto di ostacoli che solo lei, con l’aiuto di una simpatica gang, potrà annientare.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anime/Manga, Videogiochi
Note: Cross-over, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Un nuovo giorno splendette quella mattina, un evento speciale che mai più si sarebbe ripetuto: si trattava del mio primo giorno nel mondo parallelo dalla quale ero arrivata tramite il mio universo; il “mondo reale”. Ormai ero convinta al cento per cento che non mi trovavo più nel mio mondo dove ero nata e cresciuta; non sentivo più quell’aria familiare e sicura che ogni giorno mi tranquillizzava e proteggeva come le coccole dei miei genitori; era tutto diverso. Quel mondo tanto simile al mio per i suoi colori e i suoi odori sembrava ostile nei miei confronti, io che ero una straniera ai suoi occhi, forse perché non ero bizzarra o diversa come i suoi abitanti, o magari perché non emanavo una magica energia come Sly.
Questo ancora non potevo saperlo, erano pensieri che allora non mi vennero in mente per quanto profonde fossero; la malinconia e la tristezza d’essere lontano da casa e dai miei cari mi faceva sempre rattristare, e ogni volta i miei occhi si riempivano di lacrime. Volevo solo piangere e sfogarmi di tutto quel dolore che mi opprimeva, o meglio, avrei continuato sempre così se il procione non mi avesse sempre tirato su di morale, facendomi sempre ridere senza sosta.
 
Quella mattina, quando i primi raggi del sole mi svegliarono bruscamente, credevo che quell’avvenimento incredibile fosse stato solo un sogno creato dalla mia mente, continuamente affollata da pensieri di cartoni animati e videogiochi. Ma rivedendo la faccia di Sly, che mi ricomparve davanti all’improvviso, mi resi conto che tutto quello che era accaduto il giorno prima era successo realmente. Nonostante la confusione, mi tornò in mente la promessa fatta dal procione, che comprendeva la soluzione del mio grosso problema: tornare a casa; ma per far sì che questo accadesse, dovevamo raggiungere Parigi, la sua città, e questo significava un lungo e difficile cammino purtroppo. Qualche ora dopo c’eravamo messi di nuovo in cammino; e per tutto il tempo avevo sommerso di domande Sly, e il povero ladro ormai non mi sopportava più; ero troppo curiosa di conoscere la sua vita in modo più approfondito.
<< E dimmi; la vita da ladro è difficile? >>
<< Si, è un lavoro duro, ma qualcuno dovrà pur farlo. >>
<< E hai mai rubato qualcosa di valore? >>
<< Sì, molte volte! Ma la smetti di farmi così tante domande? Mi sembra di essere sotto interrogatorio della polizia! >> sbuffò infastidito il personaggio ad un certo punto.
<< Scusami, non sono così chiacchierona, ma sai….>>
<< Ho capito. Visto che nel tuo mondo non esisto ti è ancora incredibile vedermi in carne e ossa. >> << Proprio così. >> risposi infine con entusiasmo, prima di riprendere la conversazione, con grande disappunto del ladro.
La conversazione durò ancora per parecchio tempo, costellata di domanda e di prese in giro, curiosità e battute incentrare su quel personaggio che mi interessava più di un divo del cinema o della musica: concentrava tutta il mio più totale interesse. Ad un tratto, durante la vivace conversazione, qualcosa di strano attirò la mia attenzione. Un sibilo appena udibile simile al fruscio del vento catturò la mia curiosità per la strana particolarità che lo caratterizzava: avevo l’impressione di udire una voce, mentre soffiava una debole brezza leggera, trasportando parole invisibili che tentavano di comporre una frase. Ma non n’ero sicura.
<<Che ti prende piccoletta? >>
<< Uhm, niente, mi era sembrato di…>>
Di nuovo quel suono, stavolta leggermente diverso, come se pronunciasse delle lettere.
Di nuovo? Cosa sarà? Forse è solo la mia immaginazione. Pensai perplessa. Rimasi ad ascoltare in silenzio, cercando di non prestare attenzione agli suoni circostanti, tentando di capire se si trattavano realmente di parole umane, o solo di uno scherzo provocato dall’immaginazione e la stanchezza. Col passare dei minuti parve non accadere più nulla di strano, e perplessa mi apprestai a seguire Sly che mi incitava a non perdere altro tempo prezioso, poiché avevano ancora molta strada da percorrere. Ma i miei dubbi scomparirono, soffiati via da quel vento, non appena udì chiaramente una voce che mi diceva qualcosa di non ancora molto chiaro:
<<…seguiiii…….la….luce….>>
<< Sly! Hai sentito anche tu adesso, vero?! >> domandai spaventata al procione, sobbalzando per l’improvvisa sorpresa.
<<  Che cosa? >> replicò lui.
<< Sono sicura di aver sentito una voce! >>
<< Una voce? Io non ho sentito nulla. >>
<< è così, credimi. Non capisco bene cosa dice, ma è sicuramente una voce umana. >>
<< Andiamo Claudia, non c’è anima viva nel raggio di 1000 chilometri. Chi vuoi che sia? >>
<< Non lo so. Eppure ne sono sicura, non mi sto sbagliando. >> Non era frutto della mia fantasia, sentivo realmente qualcuno che mi diceva qualcosa, ma era così fievole che a malapena riuscivo a capire le parole, come se mi venissero sussurrate debolmente all’orecchio. Mi sembrò alquanto strano però che Sly non udisse nulla, dato che io riuscivo a sentirlo quasi perfettamente.
<< Che cos’altro ti dice, sentiamo. >> domandò il procione dubbioso.
In silenzio, mi misi ad ascoltare, prestando attenzione ad ogni minima lettera:
<< Dice “segui…la…...luce”. Si! Ne sono sicura! Mi sta dicendo di seguire la luce! >>
<< Quale luce? Quella del sole? >>
<< Non lo so. Cerchiamo qui intorno, forse troviamo qualcosa che assomiglia ad una luce. >>.
Nonostante l’incredulità del ladro, cominciai a frugare da ogni parte alla ricerca di un singolo indizio o traccia che le parole misteriose mi suggerivano di seguire. Controllai ogni cosa che attirasse la mia attenzione, cercando di non tralasciare nulla che poteva risultare importante per la mia ricerca apparentemente “immaginaria”, come la definì chiaramente Sly. Io però, non avevo intenzione di mollare, volevo a tutti i costi scovare qualcosa, ci tenevo troppo; era come se dovessi conquistare un prezioso giocatolo che con tentazione mi attirava a sé: sentivo che si trattava di qualcosa d’importante.
Dopo parecchie ore di ricerca purtroppo, costretta a fermarmi per la stanchezza e il caldo, non trovammo nulla d’interessante, niente di niente che potesse assomigliare ad una luce, tanto che il ladro mi suggerì che doveva esseri trattato di un bluff; ma ne ero troppo certa della veridicità di quel messaggio per demoralizzarmi ed abbandonare l’impresa. Ad un tratto, prima di andar via da lì, il ladro scorse qualcosa in lontananza che m’indicò nei pressi della cima di una collinetta poco distante, piena zeppa di trifoglio: un debole luccichio che a malapena si riusciva a scorgere, brillava nascosto tra l’erba che ondeggiava avanti e indietro creando delle suggestive onde verde smeraldo. Seguendo l’indicazione, ed incuriosita su cosa poteva trattarsi, corsi in quella direzione attraversando il “mare” d’erba fino a raggiungere la sommità che mi crollò sotto i piedi, scoprendo dopo una dolorosa caduta di essere finita davanti all’ingresso di una caverna nascosta dietro il monticello. Sbirciando nell'oscurità, riuscì appena ad intravedere un sentiero:questo scompariva nel buio senza darmi un'idea su cosa avrei potuto trovare, ed ebbi uno strano presentimento.
<< Che facciamo? Entriamo? >> chiesi titubante.
<< Bè, visto che siamo qui, tanto vale scoprire cosa c’è dentro. >> rispose Sly.
E fu allora che entrammo.
 
Tanto per cominciare, non fu piacevole ritrovarsi immersi nel buio totale senza poter vedere nulla. Procedere a tentoni si rivelò abbastanza complicato; il terreno era parecchio accidentato, pieno di pietre e sassi che ti facevano perdere l’equilibrio, la parete rocciosa talmente ruvida da graffiarti le mani, e il soffitto del sentiero basso tanto quanto bastava per farci sbattere la testa.
<< AHIO! Qui non si vede un accidente! Non hai un fiammifero o qualcosa per illuminare questo cavolo di posto? >> dissi dopo l’ennesima botta in testa.
<< Aspetta, dovrei avere una torcia. Ora l’accendo. >>
<< E la usi solamente adesso? >>
<< Me ne sono completamente dimenticato… >> Inconveniente a parte, quando Sly accese la torcia, la luce dello strumento si rifletté contro qualcosa che amplio il suo raggio con notevole potenza, rivelando la maestosità della caverna fino a quel momento nascosta dalle tenebre: scoprì che la grotta era molto più grande di quanto mi ero immaginata dall’esterno, immensa e senza fine, costellata da un minerale particolare color violetto incastonato dappertutto nella roccia che potenziava il raggio della torcia che la illuminò a giorno. Ma non furono le uniche cose a sorprendermi: dal terreno spuntavano altissime stalagmiti che raggiungevano altezze pazzesche come i grattacieli, e dall’alto, pericolose stalattiti pendevano dal soffitto, aguzze come denti di gigante pronte franare da un momento all’altro, alcune rese affascinanti dai corpi cristallini che li facevano assomigliare a dei festoni natalizi. Meraviglia a parte, procedere nell’esplorazione non fu semplice: non c’era alcun sentiero a guidarci oltre, fummo quindi costretti a scalare le grandi stalagmiti per proseguire e raggiungere quegli avvallamenti che permettevano di camminare normalmente, mentre le stalattiti più sottili che pendevano come lame di ghigliottina, ad ogni minimo rumore scricchiolavano minacciose.
La prima regola era dunque silenzio assoluto: impresa dura per chi come me indossava le ciabatte di casa.
Poco dopo, superato finalmente quel labirinto di stalagmiti, ci ritrovammo all’inizio di un nuovo percorso simile ad un corridoio che sembrava senza fine; la luce della torcia non riusciva ad illuminarne il fondo, perdendosi nel vuoto oscuro di quell’antro misterioso.
<< Che dici? Continuiamo? >> chiesi al ladro, stanca e quasi senza fiato.
<< Uhm... non lo so. Questo posto si è già rivelato abbastanza pericoloso, non credo che dovremmo proseguire. Credo che sia meglio… ehi, che ti prende adesso? >>
<< Sly… guarda. >> Mentre il procione decideva sul da farsi, avevo notato nel frattempo qualcosa di strano che pendeva dal soffitto della grotta, e aguzzando bene la vista scoprì che erano pipistrelli giganti, semi – nascosti nelle loro sottili ali che li avvolgevano completamente, con gli occhi luminosi come pepite. Avevo tanta voglia di urlare per il disgusto che quelle creature mi trasmettevano a causa del loro peloso manto nero e dei loro piccoli musi arricciati da cui usciva uno squittire continuo, ma Sly mi serrò la bocca soffocando il grido, sussurrandomi all’orecchio di non far rumore, altrimenti gli abitanti di casa ci avrebbero immediatamente assalito.
Facendo il più assoluto silenzio, provammo ad allontanarci il più possibile dai quegli orribili animali. Purtroppo la sorte non fu benigna: c’era una tale umidità lì dentro che ebbi i brividi a non finire, impazzendo quando il naso cominciò a pizzicarmi e alla fine non resistetti nel trattenere uno starnuto che riecheggiò per tutta la caverna continuamente. I pipistrelli si destarono completamente con tutto quel fracasso, spalancando completamente gli occhi e le ali, e innervositi spiccarono il volo per azzannarci con i loro minuscoli e terribili canini. Qualcuno potrebbe anche ridere con questa scena, ma vi posso assicurare che non ci fu nulla da ridere durante la rocambolesca fuga da parte di quegli orribili topi volanti. Prima di allora avevo sempre pensato che quei “cosi” non mi avrebbero sortito alcun effetto di ribrezzo, invece, nel sentirli così vicini mi fece davvero senso, insomma: disgustoso! Ad un tratto, intenta com’ero a scappare, sentì improvvisamente la terra mancarmi sotto i piedi, e io e Sly precipitammo dentro un fossato.
 
Dopo un lungo volo e un brusco atterraggio su un monticciolo di sabbia, cercammo di riprenderci dalla piccola avventura appena vissuta, massaggiandoci schiena e collo essendo le parti che più facevano male. Mi sentivo tutta indolenzita, piena di dolori su tutto il corpo, costretta a muovermi lentamente per non istigare il dolore che mi faceva venire le lacrime agli occhi. Subito il personaggio si mise all’opera per escogitare un modo per risalire la parete rocciosa e tornare indietro, studiando attentamente la pietra che la formava in cerca di eventuali fenditure da sfruttare come “scaletta”.
Prima che potesse mettersi al lavoro, lo fermai per fargli notare qualcosa che si trovava proprio davanti a noi: una fiocca luce risplendeva dall’altra parte della caverna appena raggiunta, preceduta da un breve corridoio che non sembrava essere stato formato per cause naturali. Incuriositi, seguimmo il bagliore che a man mano che ci avvicinavamo aumentava d’intensità, finché non ci condusse all’interno una sala notevolmente fuori del normale: pareva di essere entrati in un antico tempio Maya o qualcosa di simile, sulle pareti vi erano incise misteriose figure che forse rappresentavano un popolo primitivo e la vita che conducevano con riti, giochi e guerre, appartenenti a un tempo ormai dimenticato dalla mente umana e dalla storia stessa. Grossi pilastri di pietra color ocra erano disposti in un maniera particolare in alcuni punti della sala come a formare sul pavimento e sul tetto una stella a sette punte, geometricamente precisa e perfetta, abbellita da minuscoli quadratini colorati che formavano un meraviglioso mosaico raffigurante la volta celeste con gli astri, stelle cadenti e i pianeti, e la terra con animali, fiori e fate danzanti.
Ma la cosa che mi sbalordì di più fu un particolare oggetto al centro della stanza, posto sopra un altare di pietra anch’esso inciso con misteriosi disegni antichi. L’oggetto in questione era una gemma di un brillante colo oro con venature color ambra che luccicavano al suo interno, producendo dei raggi d’oro come il sole che illuminavano tutta la stanza, inondandola della sua splendente brillantezza. Ero ammaliata da quello scenario magico; quella pietra così brillante e perfetta mi attraeva tantissimo come una calamita, sollecitandomi a rimanere lì a fissarla per sempre.
La luce che la voce mi diceva di seguire deve essere quella.
<< Prendila. >>
<< Come? >>
<< Forza, prendi la gemma. Quella “voce” non ti aveva detto di “seguire la luce”? >> disse ad un tratto Sly, spingendomi verso l’altare per prendere la gemma.
<< Bè, si. Ha detto questo. >>
<< Bene. Non devi far altro che andare lì sopra e prendere quella pietra. >> .
<< Non so, non sono sicura. Dì un pò, non è che vuoi la pietra tutta per te? >> chiesi sospettosa.
<< Non è il momento di parlare del mio lavoro. Ora, fatti coraggio e afferrala. >>
<< Va bene, non c’è bisogno di spingere. >> Timorosa e preoccupata, mi avvicinai all’altare dove era posta quella specie di idolo che continuava a brillare come la fiamma di una torcia. Girai intorno la struttura, salendo lentamente il gruppetto di scale che precedeva la piattaforma sulla quale si trovava il tesoro, per nulla convinta di ciò che dovevo fare. Dopo esami vari, finalmente mi fermai e rimasi ad osservare il cristallo, preoccupata su che cosa sarebbe potuto succedere se l’avessi preso: esitai, ma alla fine con coraggio e con un gesto secco la tolsi dal piedistallo. Per un attimo ci fu un’esplosione di luce che sembrò non finire mai, spargendo la sua aura magica per tutta la sala mentre mi bruciava gli occhi per quanto intensa fosse: durò solo pochi secondi, abbastanza da lasciarmi tremante mentre tenevo tra le mie mani solo la grande gemma d’oro.
<< Ehi, tutto a posto? >> mi domandò Sly preoccupato.
<< Si, va tutto bene. >> risposi affaticata.
<< Che cosa è successo? >>
<< Non lo so. >>
In quello stesso momento si aprì alla nostra sinistra un passaggio segreto con delle scale: risalito uno stretto pendio, poco dopo finalmente tornammo all’aperto, con il cielo azzurro a darci il benvenuto e la brezza fresca ad accarezzarci il viso.
<< Aria finalmente! E’ stata dura, ma c'è l’abbiamo fatta. >>
<< Vero, abbiamo scalato stalagmiti, siamo sfuggiti da pipistrelli giganti, ma alla fine i nostri sforzi sono stati premiati, abbiamo trovato una gemma fantastica. >>
<< Vero. Ma secondo te, da quanto tempo si trovava in quella grotta? >>
<< Non lo so, osservando quegli ideogrammi sulle pareti doveva trattarsi di un oggetto di culto molto amato, dato che l’hanno custodito così bene per tutto questo tempo. Cosa pensi di fare ora che hai questa “bellezza”? >>
<< Ecco, se devo essere sincera, non ne ho la più pallida idea. Non ho mai posseduto un oggetto così prezioso. La voce che ho sentito prima mi ha detto di seguire la luce, e io l’ho fatto, ma adesso? >>
<< Se fossi in te, la custodirei in qualche posto sicuro per evitare che venga rubata. Molti ladri sarebbero pronti a tutto per averla. >>
<< Ladri…come te? >>
<< No, io sono un gentil uomo, non farei mai una cosa simile con una ragazzina. >>
<< Certo, come noi. >>
<< Bene. Abbiamo quello che volevamo. Sarà meglio ripartire adesso, se siamo fortunati, forse troveremo il paesello dove potremo riposare. Allora? Sei pronta? >>
<< E me lo domandi? Andiamo! >>
 
E così, il nostro viaggio continuò. Quel giorno, il ritrovamento di quel prezioso monile sembrava un buon segno ben augurale che ci diceva la fortuna ci avrebbe aiutato spesso in futuro.
Non era affatto così.
Ero inconsapevole che non si trattava di un semplice gioiello dal valore sconosciuto e dal passato misterioso, si trattava di qualcosa di più importante e prezioso dell’oro o di qualsiasi altro tesoro al mondo; qualcosa di potente e misterioso che mi avrebbe procurato un sacco di avventure e di guai.
 
  
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