[And what with those crimson lips]
Il vino gli colora le labbra di rosso cremisi. Sembrano quelle di una donna.
Magari è questa convinzione a spingerlo a trovarle attraenti. Magari è solo il fatto che d’un tratto le trovi attraenti, a spingerlo ad auto-convincersi che sembrino quelle di una donna.
Comunque sia, Ludwig si rigira tra i guanciali, con il calice fra le dita sottili, e il cuoricino pavido di Wil balzella, come gli balzellano le viscere ogni volta che salta in sella e arranca nel tentativo di star dietro a Sua Altezza.
Ha le dita impiastricciate d’arancione, come quella macchia che si allunga sulla tela – che dovrebbero essere capelli, e invece, ecco, sono solo La Macchia Arancione – e sotto c’è la cornice del suo viso-macchia, con la bocca-macchia e gli occhi-macchia.
Wilhelm tiene l’indice in equilibrio sulla punta di quel naso d’olio e tempera – il naso-macchia – riflettendo che, assurdità per assurdità, così come sono, le dita è come se le avesse passate davvero fra i suoi capelli e ne avesse portato via un po’ di colore.
Nah, sciocchezze.
Però c’è una cosa che gli preme sapere. Oltre al perché dell’assenza di un pennello, ma forse quello è solo un altro degli infiniti kink personali del principe-
“Perché un ritratto da me, sire...?” Io che
Loui gli concede di guardarlo negli occhi per un momento, prima di inarcare un sopracciglio e far ballare il vino nel bicchiere.
“Perché mi va così.”
Beve; una goccia rotola giù per la coppa, scivolandogli tra le falangi.
Rosso come Wilhelm non ne aveva mai visto.
Ludwig deglutisce.
Anche lui.