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Autore: Dark Magic    01/02/2012    4 recensioni
Storia ambientata dieci anni dopo gli eventi di Breaking Dawn. La famiglia dei Cullen viene distrutta da una tragedia che è stata pianificata ancor prima della nascita di Isabella Swan. Nuovi misteri, eventi ed esseri soprannaturali sconvolgeranno il mondo degli attuali immortali. Una nuova era dove i Volturi non risulteranno più il clan più potente, ma solo il braccio di esseri che agiscono all'oscuro persino degli immortali stessi.
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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cap 30

Capitolo 30

Sono sconvolta.
Avete capito bene: sono assolutamente sconvolta e boccheggio ripetutamente come un pesciolino fuori dall’acqua.
Lui ha un amico qui, qualcuno che sa di lui già da molto tempo.
Possibile che nessuno di noi ne ha mai fatto parola?
Possibile che io debba dubitare di tutti adesso?
Come posso fidarmi dei miei amici, dei miei familiari se tra questi c’è qualcuno che conosce Sebastian da mesi, o addirittura anni?
Questa proprio non me lo sarei mai aspettato. Anni alla ricerca del minimo indizio per rintracciare mia madre e qualcuno di così vicino a me si beffa della mia sofferenza.
Stringo i pugni fino a far sbiancare le nocche.
Cosa devo fare adesso?
Avverto un leggero spostamento d’aria alle mie spalle e subito dopo una mano si poggia sulla mia spalla. È calda, terribilmente calda.
È strano, i lupi hanno la mia stessa temperatura. Perché allora sento questa netta differenza?
«Hai la pelle congelata» sussurra Jake, «sarà meglio entrare in casa».
Congelata? Sono io ad essere diventata un ghiacciolo.
Sussulto non appena mi accorgo che il mio corpo trema. E dubito sia per la brezza che aleggia nell’aria.
Mi volto pronta per tornare indietro, ma senza incrociare il suo sguardo.
Cosa ci troverei? Non lo so, ma qualcosa mi dice che non è il momento di parlare.
Tante cose sono accadute, troppi per essere ignorati.
Non abbiamo avuto il tempo di parlare di quel succhiotto che lo ha mandato in bestia, né dell’odore del vampiro sulla mia pelle.
Scommetto che prima o poi mi domanderà cosa stia accadendo, cosa stia nascondendo e allora dovrò dirgli ogni cosa.
Basta bugie, basta segreti. Gli parlerò di Sebastian e di quei sogni in cui lui riesce a materializzarsi senza invito.
Eppure chi mi garantisce che proprio lui non fosse l’amico segreto di Sebastian?
No, non può essere. Da come si osservavano prima, dalle domande rivolte, non può essere lui.
Posso fidarmi di Jake, non mi terrebbe mai all’oscuro di qualcosa.
O forse sì?
«Allora? Che ha detto quel succhiasangue?»
Leah spunta dal limitar del bosco con uno sguardo guardingo. Scruta nel punto in cui prima vi era il vampiro, constatando che non c’è più. Sulle spalle tiene due grosse alci stordite. Riesco a sentire il battito lento del loro cuore.
Per fortuna non li ha uccisi.
«Dopo ne parliamo alla riunione del branco», chiudendo lì il discorso.
«Quale riunione?» gli chiede Leah corrugando le sopracciglia. Evidentemente non le va già che sia stata organizzata una riunione senza che lei sia informata per prima.
Forse anche io rimarrei un po’ stizzita essendo la beta del branco di Jake. Essere una donna in un branco di soli uomini deve essere terribile.
«Immagino quella che Jake vuole indire il più in fretta possibile per aggiornare gli altri di alcuni risvolti inaspettati» le spiega Embry sospirando. Si volta verso Jake, «dico bene, capo?»
Non risponde, ma immagino un cenno affermativo del capo. «Andate da Sam e ditegli di riunire il suo. Quando sono pronti chiamami, arriverò subito».
Con la coda dell’occhio vedo Leah serrare le labbra – probabilmente tempesterà Embry di domande fino al loro arrivo da Sam – ed Embry togliersi la maglietta per trasformarsi in lupo. Subito dopo scompaiono tra gli alberi e in lontananza si avvertono ringhi e passi pesanti sul terreno.
Prendo un alce e la trascino dentro casa, ai piedi del divano su cui riposa mio padre.
«Tu tienilo lontano dai guai e farò tornare tuo padre come prima»

«Ne sei capace?»
«Io no… ma un mio conoscente può interagire meglio, non appena tornerò a casa»

Mi inginocchio accanto al suo viso e scosto una ciocca di capelli che gli è caduta sulla fronte. Un pensiero del tutto nuovo mi attraversa la mente: non ho mai visto mio padre dormire.
Un piccolo sorriso si disegna sulle mie labbra. Di solito sono io quella che ha bisogno di riposare, invece adesso è il contrario.
«Perché sorridi?»
Lancio un’occhiata a Jake che si trova in piedi con le braccia incrociate appoggiato sullo stipite della porta. Ai piedi l’altro alce. I suoi occhi scuri sembrano tornati quelli di sempre, tranquilli, ma con un pizzico di vivacità.
Occhi che nascondono una tenerezza infinita. Ed io lo so bene.
In quella posa potrebbe benissimo assomigliare a uno di quei modelli che ho visto nelle riviste delle mie zie. Mascella forte, braccia muscolose, capelli morbidi, un corpo che invidierebbe chiunque. Chissà perché non ha ancora trovato una ragazza adatta a lui…
Sussulto a quell’ultimo pensiero. Da dove mi è saltato fuori? E soprattutto: perché sento una fitta allo stomaco quando lo immagino abbracciato a una ragazza qualunque?
Jake è un mio amico, il migliore che abbia mai avuto. Merita una ragazza magnifica che lo ami in maniera incondizionata.
Allora perché non riesco ad essere felice per lui?
Distolgo lo sguardo dalla sua figura, sentendomi improvvisamente a disagio.
Non dovrei esserlo. Non dovrei esserlo. Non dovrei esserlo.
Anche se me lo ripeto come una mantra, non riesco a scacciare l’immagine di Jake con le braccia strette attorno alla vita di una bionda, oppure bruna.
Neanche so quale sia il suo tipo ideale di donna. Non ne abbiamo mai parlato. Mai.
«Perché sei arrossita?» domanda ancora.
Persino le mie guance sono rosse. Guance traditrici!
«Niente. Probabilmente è il camino che è troppo vicino. Comincio a sentire caldo».
Eludere, sempre e comunque. Almeno evito di una fare una figura imbarazzante.
Con un colpo di spalla si allontana dalla porta, chiudendosela alle spalle e avvicinandosi a me. Mi afferra una mano nascondendola tra le sue.
Sono così grandi, calde, delicate…
«Sei ancora fredda» mormora con voce… roca? Perché?
Se le porta alle labbra con la mia nascosta all’interno e vi soffia piano. Il suo alito caldo accarezza la mia pelle. Un gemito mi sfugge dalle labbra.
Perché trovo così intimo questo semplice gesto.
Ha solo soffiato per riscaldarmi. Non farti strani pensieri, Renesmee.
«Come fai a dire di sentire caldo se ancora la tua temperatura non è tornata quella di sempre?»

Perché tu sei accanto a me e sentire caldo diventa normale
. Può andare come risposta?
Non la prenderebbe male, no? Oppure risulterei una stupida?
Mi ha vista nascere, ha aiutato mio padre a farmi venire al mondo. Perché dovrebbe vedermi sotto una luce diversa?

E poi… io voglio che lui mi veda diversamente? Da quando desidero qualcosa di più che semplice amicizia tra di noi?
Deve essere la tensione di questi ultimi giorni a farmi dare di matto.
Da quando vedo Jake come uomo e non più amico?
«Non so. Io sento comunque caldo» insisto. Be’, non sarò io a fare una figura… di cacca, sì!
Qualcosa di caldo mi avvolge da dietro e le sue dita mi sfiorano le spalle facendomi irrigidire. Sembrano tante piccole scariche elettriche.
«Mmh».
Un gemito soffocato esce dalle labbra di mio padre. L’altra mano, quella che tengo sulla sua guancia, la blocco a quel suono. Mio padre si sta svegliando oppure soffre pure nei sogni?
«Forse è meglio che ti allontani da lui, almeno finché non avrà… bevuto un po’» suggerisce, sollevandomi da dietro.
Scuoto la testa, cercando di liberarmi. Proprio ora che si sta svegliando? No, devo restare al suo fianco.
Anche dopo quello che ti ha fatto?, mi domanda una vocina.
Sì, rispondo senza esitare. È mio padre e in questo momento ha bisogno di me come non mai.
Non c’era quando tu hai avuto bisogno di lui, continua la vocina.
È vero, non c’è stato in questi anni. Ma anche se potessimo tornare indietro e lo implorassi di non andarsene, lui non mi ascolterebbe.
Non posso cambiare il passato semplicemente perché non posso chiedere a mio padre di amare meno la mamma e restare con me.
Sono nata da un amore impossibile, forte e indissolubile. Chi sono io per spezzarlo?
«Voglio restare» dichiaro con fermezza. Non mi farai cambiare idea, Jake. Non questa volta.
Sospira, allentando la presa di quell’abbraccio. «Almeno resta dietro di me nel caso dovesse attaccarti come prima».
«Non lo farà». Ne sono certa.
«Ho qualche dubbio in proposito» ribatte lui.
Scrollo le spalle. Conosco mio padre meglio di lui, cosa crede!
«Assecondami, o ti porto via comunque» dice impettito, poi mi volta per guardarlo negli occhi, la mascella indurita, «cosa scegli?»
È irremovibile, devo fare come dice. Annuisco sconfitta.
Passano alcuni minuti in cui restiamo in silenzio, gli unici rumori sono i nostri cuori che battono e il respiro regolare di papà, ancora addormentato. Durante questo breve periodo si è voltato da una parte all’altra, agitato. Qualsiasi cosa stia sognando, lo rende inquieto.
«Cosa ne pensi di quel vampiro?» mi ritrovo a dire per spezzare quel silenzio.
Di tanto in tanto Jake ha lanciato qualche occhiata nella mia direzione, senza aprire bocca. Qualcosa nel suo sguardo mi ha indotto al mutismo.
«Cosa dovrei pensare secondo te?» sbotta seccato.
Perché è arrabbiato? Inarco un sopracciglio. Che abbia capito qualcosa su noi due?
Noi due? Ma che mi succede? Perché parlo di me e Sebastian come un noi?
Solo un bacio, Renesmee, solo uno. Ed è bastato per farti toccare il cielo con un dito.
Per non parlare quando viene a farmi visita nei sogni.
Un brivido risale lungo la schiena, che non ha niente a che vedere con il freddo.
Ma perché adesso comincio a guardare sia Jake che Sebastian in modo differente? Non mi era mai capitato prima, accidenti! Con nessuno, per giunta.
Mi schiarisco la gola, rispondendo alla sua domanda con un’altra ancora: «Chi pensi che sia il suo amico?»
«Non ne ho idea. Ma devo cominciare a pensarci e guardarmi intorno. Può essere qualcuno che conosciamo», si picchietta il mento con fare pensieroso, «dubito che l’abbia detto con lo scopo di farci cercare questa persona».
Qualcuno che conosciamo? Ci ho pensato anche io, ma chi può mai essere questo qualcuno?
Uno dei miei familiari?
Jake sembra leggermi nel pensiero e scuote la testa, «non credo sia uno dei Cullen. Troppo scontato e soprattutto nessuno avrebbe nascosto qualcosa di così importante per la nostra ricerca».
Se non sono loro, allora può esserlo il nonno Charlie. Ma ora che ci penso, non può essere in contatto con lui adesso, visto che è entrato in coma. Come un flash, ritorna il discorso sull’adozione di mamma. Possibile che sia tutto collegato? Che ci sia un nesso con la sua sparizione?
«Jake, hai mai riflettuto sul fatto che l’adozione di mia madre sia connessa alla sua sparizione?»
Si volta verso di me, tamburellando con le dita sul tavolino, rimuginando qualche secondo sulla mia domanda.
«Be’, anche se è stata adottata, non significa che chi l’ha presa lo sapesse» mi fa notare.
È vero, non ha tutti i torti, eppure c’è qualcosa di strano. La mamma ha sempre saputo di essere stata adottata? Nonno Charlie lo ha mai detto a lei?
Perché non dirlo anche a noi della sua adozione? Perché nonno Carlisle non l’ha mai letto sui documenti?
«Carlisle avrebbe dovuto saperlo…» dice ad un certo punto lui.
È quello che non capisco, infatti. E se invece…
«Non se il nonno ha fatto di tutto per nascondere la cosa».
«Vuoi dire che Charlie ha omesso questa notizia?» mi chiede perplesso. In effetti non c’è motivo di nasconderlo, a meno che non ci sia altro sotto. Magari qualcosa che nessuno doveva scoprire.
«Sì, l’ha fatto».
Più ci rifletto, più la risata isterica che cerco di tenere a bada tenta di venir fuori. Mia madre non è la vera figlia del nonno. Assurdo, quanti anni abbiamo trascorso insieme senza sapere la verità e chissà se mia madre l’ha mai scoperto.
Secondo Jake lei non lo sa, non si può certo dire che la differenza si noti. In fatto di carattere sembra proprio la figlia di Charlie, ma ora che ho visto quei documenti non si può più negare la realtà.
Se solo il nonno non fosse in coma…
Sospiro stropicciandomi gli occhi. Da quant’è che non chiudo occhio? Chi se lo ricorda più.
«Vai a riposare un po’, ti chiamo se tuo padre si riprende» mi consiglia Jake.
Cerco di ribattere, ma prontamente poggia un dito sulle mie labbra per zittirmi.
Caldo, tanto caldo. Come può un semplice tocco scaldarmi tanto?
I miei occhi si posano sull’indice, le labbra si schiudono di propria volontà e un piccolo respiro affannoso esce fuori. Alzo lo sguardo verso il suo, trovando due occhi neri lucidi e fissi sulla mia bocca. Anche il pollice imita l’altro dito, cominciando a percorrerne i contorni.
Senza rendermene conto, le mie mani finiscono sulle sue spalle e lentamente mi avvicino.
Tutto nella mia mente sembra andare in cortocircuito. Quello che conta e sentire le sue labbra sulle mie. Non importa del dopo, m’importa solo del presente.
L’altra mano finisce sui miei capelli e scende sempre più giù, fino ad afferrarmi la nuca saldamente.
Ti ho mai detto quanto sei bello, Jake? No, non l’ho mai fatto. Allora perché non riesco a smettere di accarezzarti le braccia, il petto, la schiena…
Cosa mi succede? Perché adesso sembra che non desideri altro che un tuo bacio?
«Jake, io…»
Quella è la mia voce? È irriconoscibile! No, no, no.
«Nessie…», il suo alito caldo e inebriante entra nella mia bocca senza neanche toccarci.
Manca poco, qualche centimetro e assaporerò quelle labbra scure, carnose. Almeno una volta.
«Baciami, Jake…»
E un attimo dopo lo fa. Le nostre bocche si sfiorano quasi impercettibilmente, l’aria intorno a noi si carica di elettricità. I miei seni si fanno via via più sensibili, mentre si sfregano contro il petto duro e muscoloso del mio Jake.
Poi premono sulle mie, prima piano, poi con più audacia. Il pollice dietro la nuca traccia ghirigori sulla mia pelle, facendomi gemere e ansimare sulla sua bocca. L’altra mano stringe il mio fianco, cercando di avvicinarmi di più, cosa impossibile dato che ormai sembriamo un tutt’uno.
Proprio mentre la punta della sua lingua preme sulle mie labbra per chiedere di più, una voce roca giunge alle nostre orecchie.
«Avrei preferito ricevere una botta più forte, così mi sarei risparmiato questa scena».
Accidenti!, impreco tra me e me, barcollando lontano da Jake per riprendere un po’ del mio autocontrollo.
«Papà, come ti senti?»
Inarca un sopracciglio, gli occhi neri. «Prima ero confuso, ora sono nauseato se davvero sei mia figlia».

Cominciamo bene, mormora la vocina nella mia mente, mentre io arrossisco e corro verso il bagno tenendomi le mani sulle guance. Ora sì che sono rosse come un pomodoro.

 

Angolo autrice:
Eccomi tornata! Il capitolo… be’, immagino che molti di voi se lo aspettavano e come vedete è arrivato anche per questa coppia. Renesmee è confusa? In effetti direi di sì, visto che prima aveva baciato l’altro. E come ciliegina sulla torta, il papà si sveglia.
Sono perfida, vero? xD
Bando alle ciance, spero via sia piaciuto.
Fatemi sapere cosa ne pensate, i vostri commenti mi aiutano e mi stimolano molto
:)
Ringrazio tutti quanti voi per il sostegno che mi date.
Grazie, grazie, grazie. Non smetterò mai di dirvelo :D

   
 
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