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Autore: Il_Genio_del_Male    02/02/2012    13 recensioni
John non si sente troppo bene, e la colpa è di Sherlock.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: Mpreg
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- Questa storia fa parte della serie ''We're not a couple'. 'Yes you are'.'
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NOTE: Chi non muore si rivede… Sì, ricordo di aver presentato il precedente capitolo come secondo e ultimo. Non avevo tenuto conto, però, dell’entusiasmo manifestato da voi lettori nei confronti di questo bizzarro esperimento, né mi aspettavo che le richieste di continuare la storia fossero così tante. Indi per cui, grazie a Grinpow, Maia in Wonderland, Princess_Perona, griffoncina2009 e Taila, perché per merito vostro ho deciso di proseguirla, yay! (Prendetevela con loro se pensavate (invano) di esservi liberati di me).

Facezie a parte, a questa seguirà una quarta parte che provvederò a scrivere quanto prima. Vi avviso in anticipo, però, che potrei ritardare un pochino i tempi di aggiornamento: sono sotto esami e inoltre il mio pc è in manutenzione, sicché devo utilizzare quello di mio papà. Spero che il capitolo sia all’altezza delle vostre aspettative.

Buona lettura e a risentirci a fine pagina!

 

 

 

 

 

Tutto si poteva dire di Sherlock Holmes meno che non fosse un uomo determinato. Estremamente determinato. Benché non morisse dalla voglia di sperimentare sulla propria pelle gli effetti psicofisicamente devastanti degli ormoni della gravidanza, si era messo in testa di dare un fratellino od una sorellina a Boswell, e niente e nessuno l’avrebbe distolto dal suo proposito.

Erano così cominciate delle lunghe e abbastanza spossanti -per John- sessioni di sesso a scopo riproduttivo, termine espressamente coniato dal detective. Che poi, a voler essere del tutto onesti, il dottore si sarebbe anche potuto abituare volentieri a quella novità. Gli restavano ancora tre mesi del congedo per maternità (paternità, insisteva a chiamarla lui) e la prospettiva di trascorrerli occupandosi di Boswell che, bontà sua, era un bambino tranquillissimo e in piena salute e, alternativamente, scopandosi Sherlock, era alquanto allettante.

Ma… C’era un ma, ovviamente. Era una cosa da poco, forse, ma a lungo andare aveva finito per esasperarlo.

“Mi raccomando, John. Fa’ del tuo meglio” era la frase che gli rivolgeva il compagno ogni dannatissima volta che si accingevano a fare sesso, guardandolo serio con quei suoi occhi di ghiaccio bollente e il respiro mozzato per l’eccitazione.

Ora, tutto si poteva dire di John Watson meno che non fosse un uomo paziente. Estremamente paziente. Era stato in grado di gestire un sociopatico ad alta funzionalità da tre anni a questa parte e di dargli pure un figlio senza mai soffrire di crisi di nervi. La sua pazienza era granitica, ammirevole, eroica.

Però.

Però.

Però (respira, John).

Non era colpa sua se i tentativi fatti fino a quel momento erano andati a vuoto. Lui si impegnava, maledizione! Si sfiancava, a dirla tutta. Sherlock gli saltava addosso almeno tre volte al giorno (anche quattro, se non erano impegnati ad aiutare Lestrade a risolvere un caso) e lui non si tirava mai indietro. Mai.

“Che c’è, John? Ti vedo distratto” aveva osservato il compagno mentre erano a letto.

“Stavo pensando”, aveva risposto lui, spingendo più a fondo, “che fare l’attivo è abbastanza noioso. Perché non mi dai il cambio, una volta ogni tanto?”

“Non dire assurdità! E se rimani incinto al posto mio?” aveva ringhiato Sherlock, trattenendo un gemito.

“Correrò il rischio, che vuoi che ti dica? Sii ragionevole: tra cinque giorni riprendo a lavorare, non avremo più tempo per starcene a gambe all’aria con la stessa frequenza. Ci abbiamo provato, non ha funzionato. Prendiamone atto” l’aveva blandito, chinandosi sul suo collo niveo per depositarvi un bacio.

“Io, arrendermi? Giammai. Ho preso un impegno ed intendo rispettarlo. Ne va del mio orgoglio virile, John”.

Il dottore aveva sospirato, sconfitto. Quando Sherlock si impuntava non c’era verso di farlo ragionare.

 

 

Se John, nella sua ingenuità, aveva sperato che il compagno scendesse a più miti consigli, dovette ben presto ricredersi.

Erano trascorse appena due settimane dal suo rientro al lavoro quando, una sera, tornato a casa e bisognoso di un bagno caldo e di una bistecca ben cotta, assistette ad una scena che gli fece passare di colpo l’appetito.

Sherlock aveva ingombrato nuovamente il tavolo della cucina con le sue mille e una provetta, il microscopio, due becchi Bunsen e svariati campioni che aspettavano di essere analizzati. In quel momento era assorto nella contemplazione di un non meglio identificato liquido ambrato contenuto in una fiala che teneva sollevata all’altezza degli occhi: ordinaria amministrazione. Peccato, però, che non fosse solo. Infilato in una specie di zainetto porta neonati appeso alle sue spalle, infatti, stava Boswell.

Il dottore vide rosso. “Sherlock, razza di sociopatico!” avanzò a grandi passi verso il detective.

“Bentornato a casa, caro. Non vieni a darmi un bacio?” lo salutò l’altro velatamente ironico.

“Ringrazia il Cielo che non ti ho ancora preso a calci in culo, idiota!” sbraitò. “Come ti è saltato in mente, incosciente che non sei altro, di coinvolgere mio figlio in uno dei tuoi assurdi esperimenti?!”

“John, per la miseria, calmati. Vuoi che Mrs. Hudson ti senta dare di matto?”

“Me ne frego di Mrs. Hudson! Voglio sapere in preda a quale delirio di deficienza eri quando hai avuto la bella pensata di mettere in pericolo un bambino di sei mesi-”

“John, smettila di strillare come una pescivendola e ascoltami. Boswell sta benone -dorme, te ne sei accorto?- e non ha inalato alcuna sostanza velenosa, né tantomeno è venuto a contatto con un acido. Sto solo analizzando i residui del tè che abbiamo bevuto a colazione, niente di tossico. Ho tutto sotto controllo” lo zittì Sherlock, gelido come un iceberg.

John lanciò un’occhiata al piccolo che dormiva nella grossa, in effetti, ed era il ritratto della beatitudine. Un forte senso di colpa lo assalì.

“Oddio, scusa. Scusami. Sono un idiota, so che non faresti mai nulla che possa nuocere a Boswell. Scusami, Sherlock” mormorò con un’espressione da cane bastonato.

A quel punto il detective compì un gesto inaspettato: posò la fialetta da qualche parte sul tavolo e, voltatosi verso di lui, gli circondò il volto con entrambe le mani, chinandosi fino a far congiungere le loro fronti.

“Scuse accettate, dottore. Sei stressato, evidentemente è stata una giornata pesante in ambulatorio” lo cullò la sua voce vellutata. “Adesso va’ a goderti il bagno che tanto agogni, io nel frattempo ti preparo una bistecca come piace a te. Ben cotta, ho indovinato?” accennò un sorriso.

“Io… Sì, insomma, grazie” balbettò lui. “Come-?”

“Dovresti averci fatto l’abitudine, ormai. Fila a lavarti, ho una bella notizia per te”.

 

 

Un quarto d’ora dopo, rinfrancato nel corpo e nello spirito, John trovò ad aspettarlo un cenetta assolutamente deliziosa (che consumò su un vassoio seduto in poltrona, perché il tavolo era off-limits): bistecca cotta a puntino, patate arrosto e spinaci al burro, con un bicchiere di vino rosso ad accompagnare il tutto e addirittura del budino al cioccolato per dessert.

“A cosa devo questo banchetto?” domandò tagliando la carne, piacevolmente sorpreso.

“Te lo sei meritato” scrollò le spalle l’altro. “Come ti sembra, è venuta bene?” si informò poi, accomodandosi sul divano.

“Squisita” assicurò dopo aver inghiottito il boccone. “Ma tu non mangi nulla? Vuoi una patata, un po’ di spinaci?” gli offrì, premuroso.

“No, grazie. E’ tutto il giorno che vado avanti a tè non zuccherato, sono a posto così”.

“Cosa? Sherlock, sei impazzito?” esclamò, rischiando di strozzarsi col cibo.

“Certo che no. Ha a che fare con la bella notizia di cui ti dicevo prima, sai”.

“No, non so. Se ti spieghi meglio magari riuscirò a capire perché  ti sei dato alla dieta liquida. Come se ne avessi bisogno, poi” borbottò, occhieggiando con un po’ d’invidia l’ossatura sottile del compagno.

“Sta’ tranquillo, non intendo restare ancora per molto a dieta. Però credo di aver trovato un modo per rimanere incinto” annunciò enfaticamente.

“Dici sul serio?”

“Precisamente. Il segreto, molto semplicemente, sta nel non assumere zuccheri di alcun tipo”.

“Scusa?” infilzò una patata, scettico.

“Comprendo la tua incredulità, John. Sembrava impossibile persino a me, tuttavia ho scoperto che l’assunzione di zuccheri -che siano semplici o complessi- aumenta la produzione di testosterone. Affascinante, non trovi?”

“Continua” masticò l’altro, assorbito dal racconto.

“Passando in rassegna le tue abitudini alimentari, ho notato che solitamente rifuggi qualsiasi cosa che contenga zucchero. Non lo metti mai nel tè, non mangi dolci; ti concedi un piatto di pasta quando pranziamo da Angelo, ma è l’unico strappo alla regola. Sicché -conclusione logica- il tuo livello di testosterone è sicuramente più basso del mio. Mi segui?”

John annuì, bevendo un sorso di vino.

“A sostegno della mia tesi ho qui con me le tue analisi del sangue risalenti all’anno scorso, quando hai scoperto di essere incinto. All’epoca non ci ho prestato sufficiente attenzione, ma andandole a rileggere ho trovato quel che cercavo. Guarda”, gli passò un foglio, “i valori evidenziati in giallo sono quelli di estrogeni e testosterone: i primi sono quasi il doppio dei secondi. Avevi un sacco di ormoni femminili in corpo” terminò il suo ragionamento.

“Vieni al dunque, Sherlock” lo incitò il dottore, un pochino offeso nella sua mascolinità.

“Ebbene, è da qualche giorno che mi nutro esclusivamente di verdure bollite e tè amaro -che schifo, a proposito- per abbassare il livello di glucosio nel sangue. Preparati, perché da stasera ti verrà richiesto il doppio dell’impegno, campione” mormorò allusivo.

“Eh?” avvampò John. “Oh. Aspetta un momento: la cena così sostanziosa e proteica serve a-”

“A fornirti il quantitativo d’energia necessario per assolvere al tuo dovere, esatto. Mangia tutto, mi raccomando, avrai modo di smaltire” gli sorrise maliziosamente.

 

 

Diciotto giorni dopo, Sherlock Holmes eseguì un test di gravidanza che risultò essere positivo.

 

 

 

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Ooook, mi auguro davvero di non beccarmi qualche pomodoro volante in faccia.

Questa, se vi interessa, è la mia pagina autore su Facebook, per seguire in diretta i miei scleri (http://www.facebook.com/pages/Il-Genio-del-Male-EFP/152349598213950).

A tutti voi che sopportate con pazienza i miei deliri ed anzi li incoraggiate, un bacione <3.

Alla prossima!

 

 

   
 
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