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Autore: nadya94    02/02/2012    1 recensioni
Questa è la mia prima ff quindi sarei davvero felice se mi deste dei consigli su come migliorare. Ho deciso di scrivere riguardo a questa coppia magnifica, Robert e Kristen, con le dovute modifiche! Spero vi piaccia!
"Ma dove trovarla? In fin dei conti sapevo solo il suo nome. Ma perchè mi interessava tanto? L'avevo vista una sola volta e non sapevo nulla del suo carattere, nulla di nulla": ragionamento con il cervello.
"Devo trovarla": ragionamento con il cuore.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kristen Stewart, Robert Pattinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi di nuovo! Bhè, volevo solo dire grazie per le molte visualizzazioni e dirvi che mi farebbe tantissimo piacere se lasciaste qualche commento, almeno per farmi un'idea, se vi piace, se non vi piace..Mi sembra di parlare da sola! Comunque voglio ringraziare come al solito Fede e Lalla, che continuano a riporre in me una fiducia che forse non merito! Vi voglio bene! Detto questo..Fatemi sapere!!  “Cause i cannot speak
   i lost my voice
   I’m speechless and redundant
   cause “I love you” is not enough
   I’m lost for words”

  Green Day- Redundant
 

Pov Robert

Ero alla biblioteca, seduto ad un bancone che si trovava vicino ad una finestra. In mano avevo il libro di Jane Austen ed ero arrivato al punto in cui Darcy chiede ad Elizabeth di concedergli un ballo.
“Stavo riflettendo sul diletto che possono offrire due begli occhi sul volto di una donna leggiadra” diceva Darcy. Bhè, riflettevo anch’io riguardo a ciò! A quanto due occhi verdi potessero essere rimasti impressi nella mia memoria così in profondità da non riuscire più a dimenticarli. Era destino? No, non credevo in quelle cazzate. Il mondo è un totale caos, in cui non c’è alcuna regola divina che punisce o premia: l’uomo è artefice del proprio destino, è questa la dura verità. Era stato un caso, ma di certo il più bel caso della mia vita, questo era sicuro. Mi immersi completamente nella lettura, tanto da non sentire passi incerti e frettolosi avvicinarsi a me.
Alzai lo sguardo, fulmineo, e mi ritrovai davanti Kristen: era venuta proprio quando cominciavo a perdervi le speranze.
“Ciao” la salutai, caloroso ed allo stesso tempo in ansia.
“Ciao Rob!” ricambiò.
Volevo conoscerla di più, perciò, prima che si gettasse a capofitto nella lettura e nascondesse alla mia vista i suoi occhi meravigliosi, cercai disperatamente un argomento di conversazione che non sembrasse tremendamente banale.
“Come mai leggi un libro della Austen?” okay, questo si che era banale!
“E’ per un compito a scuola, ma in realtà comincia a piacermi. Trovo che scriva in un modo mai scontato, sempre nuovo e avvincente. E’ una continua sopresa: ogni pagina ti lascia col fiato sospeso” disse sorridendomi.
“Lo penso anch’io! E dove vai a scuola?” chiesi incuriosito.
“Qui, è a pochi isolati da qui, di fronte alla stazione di St Pancras”.
“Ma..anche io vado lì! Come mai non ti ho mai vista?”. Ero sbalordito!
“Bhè, te l’ho detto che non sono molto espansiva ricordi? No, scherzo! Mi sono trasferita da qualche mese e ancora non sono riuscita ad abituarmi ai ritmi londinesi né a farmi delle amicizie, per cui..non conosco quasi nessuno” replicò, abbassando lo sguardo per nascondermi chissà quale emozione. Diamine, era così bella..
“Allora hai trovato un amico! Non hai fatto un bell’acquisto però!”scherzai, prendendomi gioco di me stesso e impaziente di vedere la sua reazione.
Arrossì come l’avevo vista fare un paio di volte e mi sorrise.
“Grazie”rispose.
“E di che! Come mia ti sei trasferita? Impaziente di mettere felpa e cappotto?”
“No affatto! Ecco, io..” Non riusciva ad emettere suono e capii che non voleva affrontare l’argomento.
“Ops, sono troppo invadente. Comunque io sono arrivato qui” dissi, indicandole il punto in cui ero arrivato a leggere. Era una scusa per cambiare discorso, non volevo dì farla star male a causa della mia maledetta curiosità.
“Io un po’ più avanti, quando Jane si ammala ed Elizabeth corre in suo soccorso” replicò, ringraziandomi con uno sguardo grato.
“Visto che siamo così avanti..che ne dici di fare una passeggiata? Oggi stranamente c’è il sole e saremmo degli stupidi a lasciarci scappare quest’occasione!”
La vidi tentennare, indecisa sul da farsi. Probabilmente neanche lei voleva rinunciare a quell’opportunità, perché alla fine accettò. Non sapevo cosa dire o cosa chiederle: temevo di nuovo la sua reazione e così me ne stavo con le mani sprofondate nelle tasche, non sapendo come rompere il ghiaccio, mentre attraversavamo le strade del centro. Le luci erano accese e la gente camminava veloce, forse indaffarata e ansiosa di tornare a casa. Io, invece, ero di tutt’altra opinione.
“Certo che è impossibile non averti visto finora” irruppe lei, prendendomi alla sprovvista.
“Infatti..almeno qualche lezione dovremmo condividerla” pensai ad alta voce, dandole ragione.
“Aspetta, forse quella di Spagnolo!” esclamò, e nel farlo le si illuminarono gli occhi. “Si, adesso mi ricordo di te” disse ancora.
“Che strano, io sono sicuro di averti mai vista prima, altrimenti mi sarei di sicuro ricordtao di te” risposi, ma subito mi resi conto della mia ennesima gaffe e provavo il profondo desiderio di tagliarmi la mia maledetta linguaccia.
“Non abbiamo mai parlato, forse è per questo” replicò calma. Non aveva sentito? O forse aveva deciso di sorvolare?
Intanto eravamo giunti ad un parco che si trovava nei pressi della scuola e ci inoltrammo tra gli alberi. Non so perché, ma ho sempre invidiato la natura. Da piccolo, avrei voluto essere un albero: è strano, lo so. Ma invidiavo la natura per il fatto che sembrava sempre in pace con se stessa: mi sembrava l’unico luogo in cui si potesse vivere per come si è e non per come la convenzione detta di essere. Mi bastava pensare al Paradiso terrestre: quale altro luogo, se non la natura, avrebbe potuto essere un paradiso migliore per l’uomo?
“ Che ne dici se ci sediamo qui?” le chiesi, indicando le radici di un faggio.
“Si, certo” e sorrise, illuminando i miei pensieri. Ci sedemmo lì sotto e rimasi incantato nel vedere come la luce che rifletteva tra le foglie ancora ricche di rugiada formasse strani giochi di luce e colore sulla sua pelle.
“Sai, io sono sempre cresciuto qui, a Londra, e ti assicuro che è un posto affascinante. Se vuoi, ti faccio da guida..Okay, non sono il migliore in circolazione, ma ti assicuro che conosco i migliori posti per la cioccolata calda!”
Rise di gusto: forse pensava che fossi spiritoso?
“ E poi sono gratis quindi approfittane!” scherzai ancora. Vidi il suo sorriso illuminare di nuovo il suo incarnato e mi sentii estasiato.
“Ci penserò!”
“Se accetterai mi farai un favore in realtà” dissi mesto. Non sapevo come, ma le parola uscivano senza freni. Non sentivo il bisogno di nasconderle la verità, perché sapevo, seppur inconsciamente, che sarebbe riuscita a capirmi. Negli occhi sembrava avere la stessa scintilla di dolore che c’era nei miei.
“Perché?” mi chese.
“Non sei l’unica che hai segreti” sorrisi, cercando di attenuare la mia frase brusca. Non le lasciai il tempo di controbattere.
“Mio padre è morto. Due mesi fa. In un incidente automobilistico. Stava tornando a casa e…era notte ed è uscito fuori dalla carreggiata. Ecco..mia madre non l’ha presa bene. Bhè, come pensare altrimenti? Piange ogni giorno, non riesce ad andare avanti. Ho cercato di aiutarla all’inizio ma..è difficile anche per me”. Avevo gli occhi lucidi e non me ne vergognavo. Era la verità, nient’altro che la verità e non mi sfogavo con nessuno da troppo tempo. Nemmeno Tom aveva mai cercato di farmi parlare di ciò.
Kris, inaspettatamente mi prese la mano. Era calda, piccola ma rassicurante. Il solo contatto mi mandò il cuore a mille. Subito dopo mi abbracciò.
Non sapevo che fare, avevo la testa fra le nuvole, non ragionavo lucidamente.
Dopo un millesimo di secondo, l’abbracciai anch’io, stringendola forte al mio petto. La sua presenza era la miglior cura per lenire le mie sofferenze.
Abbassai lo sguardo, attento a non rompere quell’attimo perfetto.
Nello stesso istante, lei alzò il suo viso fino a guardarmi negli occhi.
Erano così profondi: sentivo sentivo che sarei stato capace di perdermi in essi, percepivo che nei loro abissi giaceva una pena immane e volevo rassicurarla e dar sollievo alle sue sofferenze così come lei aveva fatto prima con me.
Stavo per avvicinarmi alle sue labbra, attratto dal suo profumo intenso…
“Devo andare” disse, sollevandosi velocemente e prendendo in mano la sua felpa.
“Quando ci rivedremo?” chiesi, avevo paura che adesso sarebbe scappata a gambe levate da me.
Non si girò, ma mi giunsero chiare le sue parole.
“Domani abbiamo Spagnolo insieme, ricordi?”
Sorrisi, felice.
 
Pov Kristen
Era notte, una notte senza stelle. Non riuscivo a dormire e continuavo a tenere gli occhi fissi al pezzo di cielo che riuscivo a intravedere dalla finestra della mia camera.
Pioveva. Amavo la pioggia: adoravo stramene a casa, incappucciata da una coperta e con un libro in mano. Ma quella sera era diverso, la pioggia batteva incessante e non mi aiutava di certo a pensare ad altro se non a ciò che era successo quel giorno. Mi ero lasciata andare, ero stata quasi sul punto di.. no, meno male che mi ero scansata subito. Ciò che era accaduto era stato solo frutto di un dejà-vu. Mentre lui raccontava del suo dramma, di ciò che gli causava dolore, io mi ero lasciata trasportare dai ricordi, avevo quasi dimenticato dov’ero e mi ero lasciata prendere dall’istinto.
Avevo provato una pena immensa quando avevo visto i suoi occhi lucidi. Era come se il ghiaccio che sembrava costituirli si fosse sciolto davanti ai miei stessi occhi. Aveva messo a nudo la sua anima, l’aveva deposta tra le mie mani chiedendomi tacitamente di averne cura..E io non avevo resistito ad una richiesta così dolce. Ma era insensato. Non Potevo. Dovevo allontanarlo. Fargli capire che non potevo né volevo essere qualcosa di più che una semplice conoscenza.
Il mio cuore sobbalzò.
“Che bugiarda” sembrava ripetere.
No, il mio cuore era tutt’altro che d’accordo.
 
   
 
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