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Autore: Wren07    02/02/2012    9 recensioni
Evidentemente le donne dovevano essere una delle irrinunciabili consuetudini di John, come il suo schiarirsi la gola, o il mettere sempre un cucchiaino e mezzo di zucchero nella sua tazza di tè.
Eppure, precisamente da quattordici giorni e tre ore, anche loro erano diventati una consuetudine.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Consuetudini

 

Un buon tè sarebbe stato l’ideale al momento, ma aspettare che fosse John a prepararlo continuava a sembrargli l’idea migliore, quindi rimase seduto sul letto avvolto nella sua vestaglia, gli occhi fissi sulla parete di fronte a lui. Anche alla luce fioca della lampada ancora accesa sul comodino, Sherlock riusciva ad identificare con chiarezza ognuno dei fori sulla parete, tutti opera della sua pistola L16A.
Il più recente (che era chiaramente quello in alto a destra, a giudicare dalle sfumature che lasciava sulla parete) doveva risalire a un paio di settimane prima; poco dopo Lestrade gli aveva affidato un caso di rapimento decisamente noioso – lo aveva risolto in quasi meno di ventiquattro ore.

Da allora, non aveva avuto nulla su cui lavorare, ma non era più ricorso a quel passatempo.

Dopo le continue lamentele di John – fomentate dalla signora Hudson – che andavano avanti da quando condividevano l’appartamento di Baker Street, aveva ceduto per quieto vivere a limitare quei suoi divertimenti insani, come loro li definivano, ad una parete della sua camera.

Adesso che lui e John condividevano anche quella camera, però, la situazione si complicava.

In quel momento, ad esempio, gli sarebbe bastato allungare il braccio di poco, circa cinquantanove centimetri, con un unico rapido movimento, per raggiungere la pistola nel cassetto del comodino. Avrebbe evitato accuratamente il corpo seminudo di John, avvolto goffamente tra le lenzuola, ad una distanza innaturale dal suo; naturalmente tanta cautela sarebbe stata del tutto priva di senso, se lo avesse svegliato un attimo dopo a colpi di pistola.

Ma il punto centrale era un altro: normalmente non si sarebbe fatto alcuno scrupolo a svegliare qualcuno alle cinque del mattino, o meglio, normalmente non avrebbe avuto un’altra persona a dormire nel suo letto a quell’ora.
Senza contare che quella persona fino a due settimane prima spendeva le sue serate in appuntamenti con donne conosciute appena, che chiaramente si svolgevano sempre allo stesso modo – da quanto poteva dire osservandolo al suo ritorno, generalmente mentre era impegnato a suonare il violino – con leggere varianti facilmente deducibili dalla fermezza delle mani mentre posava la giacca sull’appendiabiti (più o meno alcol), dagli occhi arrossati (cinema) o dall’inconfondibile odore di fritto che spargeva in tutta la casa (scelta di un ristorante decisamente poco appropriata).

Noioso, noioso, noioso.

Ma evidentemente le donne dovevano essere una delle irrinunciabili consuetudini di John, come il suo schiarirsi la gola, o il mettere sempre un cucchiaino e mezzo di zucchero nella sua tazza di tè.

Eppure, precisamente da quattordici giorni e tre ore, anche loro erano diventati una consuetudine.

Era una consuetudine che John entrasse nel suo letto, di fretta, quasi temendo che per un secondo di esitazione Sherlock lo avrebbe lasciato lì per correre nel suo laboratorio; ed era diventata una consuetudine per Sherlock anche percorrere con le dita il suo profilo, evitare le cicatrici sulla sua pelle, osservare il piacere riflesso nei suoi occhi, per poi sentirlo allontanarsi leggermente quando pensava che lui si fosse addormentato, come per paura di sfiorarlo anche involontariamente nel sonno.

E stranamente, quel genere di consuetudini non lo annoiava affatto.

Mentre Sherlock osservava John con il gomito appoggiato sul cuscino, ancora indeciso se prendere o no la pistola stendendo una mano oltre la sua testa, sentì il suo respiro regolare trasformarsi fino a diventare un tossire leggero.

« Sherlock? » chiamò John voltandosi, notando i suoi occhi spalancati e la mano tesa.

« Oh, sei sveglio. Stavo giusto pensando che ci vorrebbe un buon tè in questo momento » disse in risposta, simulando un tono neutro e mascherando il suo gesto fingendo di stiracchiarsi.

« Un tè, certo. Ma che ore saranno? » mugugnò John, ancora in dormiveglia, avvolgendosi di più nelle coperte. « Beh, un tè non dispiacerebbe neanche a me comunque » riprese, sbadigliando.

Sherlock alzò un sopracciglio, continuando a fissarlo. « Mi aspettavo che fossi tu a prepararlo, veramente » aggiunse, in tono perentorio.

John, già sul punto di riaddormentarsi, riaprì una palpebra a quella  voce. « Oh, certo. Non si rinuncia a certe consuetudini, eh? » domandò alzando gli occhi.

« Il latte è in frigo » puntualizzò Sherlock, senza battere ciglio.

Un attimo dopo, vide John infilarsi nella sua vestaglia e alzarsi, annoiato; mentre usciva dalla stanza, Sherlock allungò finalmente la mano verso il cassetto che conteneva la pistola, meditando che doveva aver dimenticato di dire a John che accanto al latte c’era un recipiente contenente dita umane per un suo esperimento.

« SHERLOCK! »

L’urlo che arrivò poco dopo dalla cucina, mentre prendeva la mira verso la parete, confermò i suoi dubbi; non rispose, ma premette finalmente il grilletto.

C’erano alcune consuetudini a cui non avrebbe mai rinunciato.

 



Wren’s Corner 

Ma salve!

Questa è la mia prima incursione nel fandom di Sherlock, quindi sono ancora un po’ traumatizzata (sarà anche perché mi sono ritrovata a scrivere con naturalezza dal punto di vista di un sociopatico iperattivo?). Ovviamente qualsiasi tipo di recensione o consiglio è benaccetto!
Un ringraziamento speciale alla mia pazientissima e amabilissima beta Joey *-*
E grazie a tutti per aver letto!

Wren

   
 
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