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Autore: Seta Kaiba    12/09/2006    0 recensioni
Questa storia ha inizio 243 anni fa quando c'era il Gran Sacerdote Sion al potere. Oscure inquietudini,presagi personaggi misteriosi che cercano di uccidere Il Gran Sacerdote Sion,un dio malvagio... La guerra Sacra ha inizio!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 23

Capitolo 23

 

“Epilogo”

 

D

opo la vittoria, Sabrina si affrettò a soccorrere i cavalieri sacri, anche se però c’era in giro ancora qualcuno non tanto affidabile.

Arpia infatti salvatasi dall’ira di Ares e dall’esplosione, uscì fuori dalle macerie in cui era finita durante la battaglia.

 

Arpia: “Ahi che male, ma guarda che in che razza di situazione mi sono andata a cacciare.”.

 

Sabrina non appena vide l’Ex-saint di Ares, si mise subito sulla difensiva.

 

Sabrina: “Ehi tu?non credere che te la farò passare liscia.”.

 

Arpia: “Stai calma mocciosetta, non ho intenzione di attaccarti.”.

 

Sabrina “Mocciosetta a me, ehi e tu allora che cosa credi di essere? E comunque che significa che non hai intenzione di attaccarmi? pensi che sia stupida? Lo so che farai di tutto per vendicare il tuo signore, ed io ti fermerò.”.

 

Arpia: “Non mi importa se lo avete ucciso, è ciò che si meritava, comunque sei sorda?ho detto che non voglio combattere, dopo tutto devo ancora qualcosa al tuo maestro, visto che mi ha risparmiato la vita, ti aiuterò a portarli al sicuro va bene?“.

 

Arpia sorrise, amichevolmente.

Voleva aiutare l’atra perché,credeva che il bacio fosse stato troppo affrettato, dopotutto non si può pretendere di ringraziare qualcuno con una cosa così stupida, voleva aiutare Sabrina ammesso che lei volesse, sarebbe stato più gratificante.

 

Sabrina:”Va bene mi voglio fidare di te, ma se osi attaccarci te la vedrai con me.”.

 

Così le due ragazze procedettero, a portare via i superstiti, mentre per i morti avrebbero pensato più tardi a fargli un degno funerale.

Così mentre ognuno dei guerrieri si riposava nelle proprie case , Sabrina era sempre vigile e teneva d’occhi Arpia.

 

Arpia: “La vuoi smettere di continuare a fissarmi?”.

 

Sabrina: “Io ancora non mi fido del tutto di te, perché mi hai aiutato?è vero che hai un debito con il mio maestro?”.

 

Arpia: “Si infatti, è per questo che ti ho aiutata, anche se in verità glielo ho data una ricompensa al tuo maestro , però ecco, mi sembrava troppo stupida, meglio che gli ho salvato la vita no?”.

 

Mentre parlava la ragazza arrossì leggermente, pensando a quello stupido bacio, dopotutto ora che ci pensava è stata veramente una stupida, manco le interessava più di tanto, anche se per lei era carino, ma niente più.

 

Arpia(pensiero): “Devo chiedergli scusa, non dovevo baciarlo, sono stata una stupida.”.

 

Sabrina invece era intenta a guardare il tramonto.

 

Arpia (affiancandosi, all’altra): “Bello vero?”.

Sabrina: “Già”.

 

La Silver Saint era ancora visibilmente triste per la morte di Kraig, l’altra se ne accorse.

 

Arpia: “Sei triste?”.

 

Sabrina: “Non riesco più a sorridere ora che non c’è più Kraig.”.

 

Arpia: “Ah è per lui, dunque.”.

 

Sabrina: “Io lo amavo, non mi sembra vero che ora non ci sia più.”.

 

Arpia: “Non preoccuparti, sono sicura che sta pensando ancora a te ora che ha raggiunto anche lui gli dei.”.

 

Sabrina, non trattenne le lacrime, corse in casa, mentre Arpia rimase fuori.

 

Arpia: “Come la capisco, poverina speriamo che si riprenda presto.”.

 

Una volta in casa Sabrina, si chiuse la porta di ingresso alle spalle, poi si lasciò scivolare a terra fino a sedersi. Si rannicchiò abbracciando con le braccia le ginocchia, fina a lasciarsi sprofondare in un pianto senza freno, in quel momento però sentì una voce che proveniva dal fondo della stanza, che la riportò alla realtà, lasciandosi dietro quella disperazione angosciosa.

 

Voce: “Sabrina, perché piangi?”.

 

Sabrina guardò verso il fondo della stanza, e vide il suo maestro, era in piedi , sembrava essersi ripreso nonostante un po’ di debolezza,  voleva uscire, ma vedendo Sabrina così, non potette fare a meno di cercare di tranquillizzarla.

La ragazza si rialzò velocemente, non voleva farsi vedere che piangeva, si asciugò le lacrime.

 

Sabrina: “Maestro?Come vi sentite?”.

 

Douko: “Bene. Non ti preoccupare per me ora, tu piuttosto come  ti senti?Perchè piangevi , non dirmi che pensavi di nuovo a Kraig?”.

 

Sabrina non ripose, ma il suo silenzio parlava per lei, non riuscì ancora una volta a trattenersi e pianse di nuovo.

 

Douko: “Scusami non volevo ricordartelo.”.

 

Sabrina corse in camera, per lasciarsi poi cadere sul letto a piangere, il suo maestro la raggiunse. Non aveva mai visto la sua allieva in quello stato depressivo, pensò che doveva calmarla e cercare di fargli coraggio.

 

Douko(avvicinandosi verso il letto in cui piangeva l’altra): “Adesso basta Sabrina, non può continuare così devi reagire, anche io ho perso degli amici in questa battaglia, ma anche se mi dispiace profondamente per loro , non posso continuare a disperarmi, devo essere forte e anche tu devi esserlo.”.

 

Sabrina(singhiozzando): “Non ci riesco. Lui non era un amico, era molto di più, ed io non riesco più a levarmi dalla testa l’immagine di quando l’ho ucciso, è stata colpa mia, mia.”.

 

La ragazza iniziò a battere dei pugni di rabbia sul letto, poi ne strinse le coperte, sembrava volerle strappare.

Douko la vide disperarsi, non gli era mai capitato di essere così impotente davanti ad una situazione del genere, ma comunque non poteva lasciarla da sola, ora che aveva più bisogno, non pensava di doverlo mai fare ma doveva aiutare la sua allieva.

Douko(stringendo i pugni): “Smettila, non è vero questo.”.

 

Sabrina: “Si invece è colpa mia.”.

 

Douko: “No ascolta”.

 

Sabrina non lo voleva ascoltare , si coprì la testa con il cuscino per non sentire le parole del suo maestro. Douko a quel punto, le tolse con forza il cuscino, e la obbligò a girarsi , poi le bloccò le braccia, le era sopra, la guardò con il suo sguardo severo, anche se lei chiudeva gli occhi per non guardarlo.

 

Douko: “Devi ascoltarmi invece. Guardami Sabrina…”.

 

Sabrina aprì gli occhi, poi guardò l’altro, con leggero imbarazzo, non le era mai capitato di essere così vicina al suo tutore, e di poterlo guardare così intensamente negli occhi, che erano bellissimi così intensamente scuri e fieri, ma non erano come quelli di Kraig, capaci di stregare anche gli dei.

 

Douko: “Non devi dirlo mai più capito?Lui ha scelto il suo destino, e tu hai compiuto il tuo dovere, sei un’Saint d’Atena non potevi fare altro. Perciò smettila di torturarti così, con i sensi di colpa. Sai sono sicuro che se lui ti vedesse adesso non vorrebbe vederti così. Torna a sorridere e a essere quella di sempre. Te lo chiedo per favore, anzi ti prego di smetterla, non sai quanto mi fa male vederti così, non voglio più che tu pianga, se stai male tu sto male anche io.”.

 

La ragazza vide negli occhi del suo maestro, una strana luce, era triste però nello stesso tempo era così intensa , sembrava quasi chiamala.

 

Sabrina(sospirò): “Maestro…”.

 

Le parole le si fermarono, quando sentì nell’aria l’intenso cosmo dorato del  guerriero della bilancia, che sembrava avvolgere il suo corpo, come a volerle far capire che lui le era vicino, ed anche il suo microcosmo interiore lo era.

La ragazza chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da quell’energia, lasciandola  penetrare nel suo animo, in modo tale che potesse  raggiungere così la sua.

Anche Douko sentì l’energia della ragazza, era triste anche quella, però si faceva sempre più intensa mentre lo avvolgeva, e lo catturava, si sentì per la prima volta attratto da un’altra energia che non fosse quella d’ Atena, lì avanti a lui vi era solo Sabrina.

 

Sabrina(pensando): “Questo cosmo? È lo stesso che ho sentito tante volte, quando lui mi proteggeva dai nemici, quando lui voleva farsi perdonare, quando lui voleva raggiungere Atena. Tuttavia non mi era mai capitato di sentirlo così da vicino. Il cosmo dei cavalieri d’oro è veramente fantastico.

 

Douko(pensiero): “Questa è la sua energia? Non immaginavo che fosse così intensa da farmi perdere la ragione, dovrei lasciarla ormai , si è tranquillizzata, eppure non ci riesco, cosa mi prende?”.   

 

Il giovane Saint era combattuto, non capiva più niente, fatto sta che non voleva che Sabrina se ne andasse così la trattenne, forse ciò che lo turbava maggiormente, era il sentimento del desiderio materiale che aleggiava in lui in quel momento, ora non era il semplice desiderio di proteggere Sabrina oppure di aiutarla quando è in difficoltà, come maestro e allieva era di più, e non sapeva se cedere oppure resistere e lasciarlo passare aspettando che Atena se lo porti via.

 

Douko(pensiero): “Aveva ragione Alexander, ci azzecca sempre quando si parla di certe cose.”

 

Il guerriero sorrise lievemente, pensando a ciò , poi però si accorse che non era possibile scacciare quel desiderio  di averla, anche se sapeva a cosa comportava  se avesse ceduto, anche se sapeva di trasgredire alle regole e di fare peccato, non riuscì a resistere a quel desiderio, e baciò la ragazza prima delicatamente appoggiando solo le sue labbra a quelle dell’altra.

Sabrina quando sentì le sue labbra su quelle sue, le sembrò di vivere un sogno, non si aspettava che il suo maestro, le volesse così bene fino a quel punto, anche se però quel bacio le ricordava quello che le aveva dato  Kraig, anche lui era stato il primo a baciarla, e una vena di tristezza iniziò nuovamente a percorrerla, poi però quando lui iniziò a baciarla con più foga e più passione, lei si lasciò andare ricambiando a sua volta.

Il giovane cavaliere lasciò un braccio della ragazza, poi fece scivolare la sua mano lungo il corpo di lei, toccando tutte le sue forme ed ogni curva, che venivano fuori dalla maglietta nera attillata, che poi le sfilò lentamente, mentre Sabrina invece con la mano che le era libera, gli toccò i suoi capelli così folti e ribelli. Non era di certo come toccare i lunghi capelli lunghi e lisci che aveva Kraig, ma quel tocco era piacevole, esattamente come lo erano poi i baci che quel cavaliere le faceva scivolare sul collo, mentre lei man mano  sempre con la sua mano gli toccò la schiena muscolosa fino ad arrivare poi al suo torace che iniziò a spogliare del suo vestito, mentre i suoi polpastrelli iniziarono ad esplorare e a testare, le forme perfette e virili dei pettorali  del bel maestro, tutti i suoi muscoli.

I due si baciarono e si toccarono presi in quella passione, fino a tardi.

Intanto da un'altra parte, Alexander si era ripreso, ed era uscito fuori a guardare il calare della sera. lo raggiunse Selene.

 

Selene: “Alexander? Stai bene?”.

 

Alexander si voltò, e sorrise a sua moglie.

 

Alexander( mettendole un braccio sulla spalla): “Certo che sto bene. Tu?”.

 

Selene(annuendo): “Sto bene anche io, sai sono felice che si sia concluso tutto bene.”.

 

Alexander: “Già abbiamo fatto il nostro dovere, e Atena ci ha aiutato.”.

 

Selene: “Senti stavo pensando ad una cosa.”.

 

Alexander(con aria interrogativa): “A che cosa?”.

 

Selene: “Ora che il gran Sacerdote sa che siamo sposati, non so se sia giusto rimanere, vorrei lasciare il santuario e andare dai bambini, sai sento la loro mancanza.”.

 

Alexander stette in silenzio, in effetti anche a lui mancavano i propri figli, però abbandonare il santuario, era una decisione un po’ drastica, dopotutto Sion non li aveva ancora cacciati, lo sapeva quindi li voleva ancora al suo fianco, tuttavia una sensazione di indecisione lo percosse.

 

Alexsander: “Non so sai sono indeciso, non vorrei lasciare il santuario ora che siamo rimasti pochi. Atena ha bisogno ancora di noi. Penso che ne dovremmo parlare con il gran Sacerdote.”.

 

Selene: “Beh se non vuoi lasciare il santuario potremmo chiedere al Gran Sacerdote se ci permette di andare dai nostri figli, ma cosa ne pensi? Dici che possiamo rimanere?”.

 

Alexander: “Penso di si altrimenti saremmo già fuori, Ti ricordo che lo sapeva.”.

 

Selene: “Già hai ragione. Penso che il gran Sacerdote ci abbia perdonato.”.

 

Alexander: “Non preoccuparti per questo. Ora torniamo a riposare.”.

 

 

 

Intanto in un bar per le reclute del santuario, del paese dove Orion si era rinchiusa a sbronzarsi vestita sempre da recluta, un pensiero la percosse, mentre guardava il fondo del bicchiere che ormai era vuoto, giocando con esso.

 

Orion (pensando): “Eliot mi ha detto che dovrei essere più femminile, Tsck che sciocchezze , me lo ha detto solamente perché stava morendo, non c’altra risposta, figuratici se io posso essere più femminile ormai.”

 

Orion ordinò un altro bicchiere di liquore, poi se lo buttò giù con un solo sorso.

In quel momento qualcuno si sedette vicino a lei dicendole qualcosa.

 

Voce: “Ti spiace se te lo offro io l’ultimo?”.

 

Orion si volta, accanto a lei vi era Enea.

 

Orion: “Tu qui?”.

 

Enea: “Sempre, ma di solito vengo sempre tardi, anche se poi quando mi riprendo mi viene da vomitare.”.

 

Ordinò anche lui da bere.

 

Orion(ironica): “Ti viene da vomitare, se mandi giù una bottiglia di troppo, ma dai.”.

 

Enea: “Beh non che faccia bene ubriacarsi come spugne, ma sai cosa ti dico? Fin che si vive si vive, perciò non facciamoci tanti problemi.”.

 

Mandò giù il suo alcool.

 

Orion: “Già hai ragione e poi con la vita che facciamo, non importa se moriamo prima.”.

 

Riordinò un altro bicchiere, anche l’altro fece lo stesso, bevvero quasi insieme.

 

Enea: “Sai siamo stati fortunati a essere sopravissuti.”.

 

Orion: “Già ma perché anche Eliot si è fatto ammazzare, non doveva finire così”.

 

Strinse il bicchiere tra le mani, Eliot era comunque molto importante per lei.

 

Enea: “Già purtroppo questa è la guerra.”.

 

Il cavaliere si alzò in piede, poi si fece dare una bottiglia di room.

 

Enea: “ Vieni andiamo a ubriacarci, lontano da questa feccia puzzolente.”.

 

Orion: “Solo se me ne lasci la metà.”.

 

La ragazza si alzò, ma non sembrava reggersi in piedi tanto bene, ed Enea le sorrise, cercando di trascinarsela via.

 

Enea: “Certo non preoccuparti te la lascio quanto ne voi.”.

 

Orion: “Senti dimmi la verità, io starei meglio se fossi più femminile?”.

 

Enea non sapeva cosa risponderle.

 

Enea: “Bho, non saprei, forse si, ma sai non credo proprio che tu ti vestirai mai da donna conoscendoti.”.

 

Orion , stette zitta, anche perché l’alcool la stava letteralmente rimbecillendo, si sentiva girare la testa , così mentre iniziava a sparare cavolate , se ne andò assieme all’altro cavaliere.

Intanto al Santuario Sion dopo essersi ripreso pregava Atena e la ringraziava per l’aiuto che gli aveva dato.

Arrivò il giorno, a casa della bilancia Douko si svegliò,era sdraiato sul letto, mentre un raggio di sole penetrava dalla finestra, accanto  abbracciata, con la testa sul suo torace vi era Sabrina addormentata.

Il cavaliere le accarezzò delicatamente  i capelli corvino, lei a quel dolce tocco, si svegliò dal sonno.

 

Douko: “Ti sei svegliata mia piccola dea?”.

 

Sabrina alzò lo sguardo per incrociarlo con quello dell’altro, gli sorrise, era contenta, almeno quella notte non aveva pensato a Kraig, anche se oggi sarebbe dovuta andare al suo funerale, e quello degli altri, ma almeno la notte era stata splendida.

 

Sabrina: “Grazie.”.

 

Poi il suo sguardo si rabbuiò, Douko capì che stava pensando ancora all’altro, nonostante tutto quello che ha fatto per renderla felice, beh di certo sarebbe dovuto passare almeno qualche giorno per vederla ancora come prima. Sicuramente anche durante quella notte pensava a Kraig.

 

Douko: “Dimmi la verità Sabrina. Pensavi a lui anche quando facevamo l’amore vero?”.

 

Sabrina: “Mi ci vuole del tempo, mi dispiace, comunque ho apprezzato quello che hai fatto per me, non lo dimenticherò mai.”.

 

Douko: “Mi ami?”.

 

Sabrina. “Adesso più di prima.”.

 

Douko uscì fuori, mentre Sabrina  rimase per un attimo dentro, Arpia nel vederlo, gli corse subito incontro.

 

Arpia: “Douko?”.

 

Douko si voltò e vide la ragazza.

 

Douko: “Ciao. Sei viva allora.”.

 

Arpia: “Già. Senti scusami per il bacio…”.

 

Douko alzò le spalle.

 

Douko: “Non importa è acqua passata, cosa farai adesso?Ares non c’ è più.”.

 

Arpia: “Beh ecco, pensavo di rimanere qui ad aiutarvi. Dopo tutto ve lo devo dopo quello che è successo.”.

 

Douko: “Mi fa piacere che tu rimanga, se la metti così sono sicuro che il Gran Sacerdote ti perdonerà.”.

 

Arpia: “Lo spero.”.

 

Douko le diede una pacca sulla spalla, come incoraggiamento.

 

Douko: “Non preoccuparti, stammi bene capito?”.

 

Arpia sorrise.

Sobito dopo Douko Sabrina e Arpia raggiunsero  gli altri che stavano pregando in solenne silenzio gli altri caduti, tra cui c’era anche Kraig e gli altri morti della coalizione.

Fu un pomeriggio triste, non solo per via dei vari funerali, ma anche per via di Alexander e Selene, che se ne andarono non specificando quando sarebbero tornati, il gran Sacerdote comunque non lì mandò via e gli permise di portarsi anche i Pandora’s box con le armature sacre, un giorno comunque li avrebbero senz’altro rivisti.

Così sotto l’alba di un nuovo giorno si conclude questo episodio.

 

Fine e alla prossima avventura.

 

 

 

 

 

   

 

 

 

   

 

 

 

 

  
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