Crossover
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Autore: Registe    03/02/2012    3 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
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Capitolo 10 - Il Nucleo Nero


Vexen

Vexen




Larxen non capiva perché tutti ce l'avevano con lei.
Vexen era un caso a parte, lui ce l'aveva sempre con lei, poco ci mancava che avesse da ridire persino sul suo modo di respirare. Ma gli altri...non poteva credere che dessero ragione al vecchio! Che delusione!
Che poi cosa aveva fatto di male? Dopotutto quel Mistobaan era una mina vagante in giro per il Castello, spedirlo in uno dei ricordi delle Stanze poteva essere un buon modo per sbarazzarsi di lui per sempre e senza fatica. Beh, a dire il vero lei non l'aveva fatto per quello. L'aveva fatto perché....
“...e che cavolo, mi annoiavo! E poi era il mio turno di manipolare le Stanze, lo abbiamo votato in democrazia!”
Marluxia scuoteva la testa con disappunto, i riccioli rosa che ondeggiavano a destra e a sinistra. Mistobaan non avrebbe dovuto incontrare l'Invocatrice e i suoi compagni, diceva.
Era stato un grande errore.
Una colossale imprudenza.
Bla bla bla.
Larxen non li ascoltava più. Pensava alla faccia che aveva fatto l'Intercessore quando lei aveva cancellato dalla Stanza il ricordo del lanciafiamme. Impagabile!
“Che c'è da ridere adesso?”
Anche le espressioni dei suoi compagni in quel momento erano impagabili. Si agitavano tanto per una cosa da nulla!
“Guardate che Mistobaan avrebbe potuto raggiungere Zexion e attaccarlo anche se io non lo avessi fatto finire nella Stanza”.
Argomentazione logica, ma evidentemente non abbastanza logica per Vexen-il-signore-della Logica: anche lui scuoteva la testa in un tripudio di ciuffetti volteggianti. Inaspettatamente Larxen gli sorrise e un attimo dopo, puff! gli si materializzò accanto, seduta su un bracciolo del suo trono.
“Dì la verità, l'unica cosa che ho rovinato è stato il tuo insulso esperimento” afferrò la catena d'argento che ornava la tunica di Vexen, rigirandosela tra le dita con aria casuale. “O mi sbaglio?” gli sussurrò, così vicina da poter sentire la lieve aura fredda che il corpo di lui emanava costantemente. Ma il gelo aumentò tutto d'un colpo, e la catena d'argento divenne troppo fredda da toccare. Larxen perse la presa e si ritrasse, mentre Vexen si lasciava avvolgere da un corridoio dell'oscurità e si rimaterializzava diversi troni più in basso. Le rivolse uno sguardo puramente omicida che era un autentico spasso.
“Il nostro esperimento, Larxen”. Marluxia non fece mostra di aver notato la scenetta appena avvenuta. “Avevamo lasciato Mistobaan libero nel Castello per un motivo preciso. Doveva trovare le Stanze, ma da solo, e al tempo debito. Doveva sembrare tutto naturale, non condizionato da noi. Avrebbe incontrato i suoi ricordi, e poi...noi avremmo scatenato tutto il nostro estro creativo. Avremmo capito fino a che punto può spingersi il potere delle Stanze senza danneggiare inutilmente le Invocatrici.” sospirò, una delle solite pause teatrali alla Marluxia. “Ora temo invece che il progetto sia irrimediabilmente compromesso.”
“Per riassumere in due parole lo sproloquio di Marluxia: Mistobaan doveva essere la nostra cavia ma ora tu hai mandato tutto a p...., Larxen.”
Marluxia storse il naso al turpiloquio, ma stavolta scelse di ignorare il n. VIII. “E per di più Zexion è rimasto ferito” aggiunse invece.
“Capirai che perdita! Anzi, se fosse morto ci avremmo pure guadagnato.”
Larxen era in guerra perenne con Vexen: il n. IV era sempre così freddo e altezzoso, ma per lo meno aveva una personalità, e provocarlo era uno dei suoi divertimenti preferiti. Zexion, si era resa conto con il tempo, era molto peggio: un'autentica ameba, sempre chiuso in te stesso, sempre lì a scrutarti torvo da dietro quel ridicolo ciuffo di capelli. Alle riunioni parlava pochissimo, e pareva che non gli interessasse nulla di quello che stavano facendo. Un essere così inutile era degno a malapena del suo disprezzo, e non era la prima volta che se ne usciva con commenti di quel tipo in sua presenza.
Commenti che il cerebroleso (così lo avevano soprannominato lei e Axel ormai da lungo tempo) regolarmente lasciava cadere nel vuoto, come se non li avesse nemmeno uditi. Noioso.
“Larxen, basta” ed ecco Bocciolo di Rosa che scattava a riportarla nei ranghi, puntuale come la morte e le tasse. Da quando avevano conquistato il Castello era diventato anche lui tremendamente serio e insopportabile, come se si credesse investito di una missione divina. Pfui!
Narratore: "povera Larxen, ti senti incompresa, eh?"
"E tu che cosa vuoi adesso??"
Narratore: "suvvia, non essere così diffidente! Sono venuto a trovarti per tirarti su di morale: abbiamo appena ricevuto la posta dei fan, e...beh, pare ci sia un certo RoxasXIII95 letteralmente impazzito per te! Hai fatto colpo!"
"Oh, finalmente qualcuno intelligente!"
Narratore: "bene, per averti consolata fanno 10 euro!"
REGISTE: "Narratore, finiscila di ricattare i personaggi e torna al tuo lavoro!!"
Narratore: "okay, okay, calmatevi...riprendiamo..."

“Vabbè, insomma che si fa con Mistobaan?” Doveva essere quasi ora di pranzo, perché Axel iniziava a dare segni di impazienza.
“Suppongo che dovremo eliminarlo. Mi piacerebbe sapere come ha fatto ad arrivare in questo limbo interdimensionale, ma immagino che non ce lo dirà mai. Meglio farla finita subito.”
“Per una volta sono d'accordo con te, Marluxia” fece Axel. “Chi se ne occupa?”
“Aspettate. Forse non ce ne sarà bisogno.”
Gli sguardi di tutti corsero verso il più basso dei troni occupati, dove Vexen sedeva con il gomito su un bracciolo e il mento poggiato sulla mano. Larxen conosceva bene quel sorrisetto, poco più che una sottile increspatura delle labbra, e quel guizzo divertito che si intravedeva nei suoi occhi verdi. C'era qualcosa che lui sapeva e loro no.
Vexen infilò la mano in una tasca della tunica e ne trasse fuori un oggettino minuscolo. Lo tenne alto sul palmo della mano perché tutti potessero vederlo, ma anche così era difficile distinguerlo dalla stoffa nera del suo guanto. Sembrava una piccola sfera dalla superficie irregolare, del colore dell'ebano. Nulla di particolarmente notevole...
“Un esplosivo. Magico. E potente, anche.”
“Uff Zexion, ti piace vincere facile. Dacci il tempo di pensarci, almeno.” Ma era chiaro che Axel di voglia di pensare ne aveva ben poca, tanto che si appoggiò allo schienale del trono con le braccia dietro la testa e un piede che penzolava oltre il bracciolo, in evidente attesa che qualcuno chiarisse il mistero per lui.
“Da dove salta fuori?”
Marluxia era tanto intelligente, ma ogni tanto faceva delle domande davvero idiote. Tutta quella suspence da parte di Vexen non poteva che voler dire una cosa.
“L'ho creato io.”
Appunto.
“Il massimo dell'energia nel minimo dello spazio. L'ho chiamato Nucleo Nero.”
“Vuoi l'applauso?”
Vexen la guardò come si guarda un insetto fastidioso o una gomma da masticare appiccicata sotto le scarpe, ma stavolta non le rispose. “E' regolato da un telecomando a distanza. Possiamo impiantarlo nel corpo di Mistobaan e costringerlo a obbedirci. Così avremo tutto il tempo per portare a termine l'esperimento senza temere colpi bassi da parte sua.”
“Ed esattamente...quanto è potente?” Difficile dire se Marluxia fosse soddisfatto o turbato da quel risvolto inatteso: Bocciolo di Rosa sapeva mascherare la sua espressione tremendamente bene. Tutto il contrario del n. IV, il cui volto era un libro aperto sulle pagine dei suoi pensieri. Lui sì che era soddisfatto, e compiaciuto, molto compiaciuto. Era sempre così quando inventava qualcosa di nuovo.
“Diciamo che quattro di questi potrebbero polverizzare il nostro Castello.”
“E tu hai costruito un coso del genere senza dirci nulla?!” Axel fissava il Nucleo Nero con aperta diffidenza. Larxen sapeva c'erano mondi in cui bombe ed esplosivi erano all'ordine del giorno, ma da dove venivano loro una cosa del genere non era mai esistita. In più quel Nucleo Nero doveva contenere un bel po' di energia magica, magari presa dal Castello stesso. Non osava immaginare cosa sarebbe successo se Vexen avesse deciso di usarlo contro di loro....
“Sono d'accordo con Axel” esclamò. “Dovremmo prendere le decisioni tutti insieme, ma tu fai sempre di testa tua, Vexen. Non siamo più nella vecchia Organizzazione, non sei il nostro capo!”
“Se mi sono unito al vostro complotto, cara la mia Larxen, è stato proprio per avere la libertà di sperimentare a mio piacimento!”
“Io invece avrei tanta voglia di sperimentare cosa succede se prendo quel Nucleo Nero e te lo ficco nel...”
“BASTA! Vedi di stare zitta una buona volta!”
“E tu vedi di stare attento” Larxen sorrideva, ma dentro di sé era seria, terribilmente seria. “Perché prima o poi potrei stancarmi della tua aria di superiorità. Più prima che poi, a dire il vero.”
Ma ecco di nuovo Marluxia il cane da guardia intervenire abbaiando furiosi ordini di farla finita, di smetterla di litigare come bambini, come diceva lui.
Stupido terzo incomodo, si intromette sempre.
Cosa avevano preso a fare il potere se ora non potevano neanche divertirsi un po'?
“C'è un problema nel tuo piano, Vexen” stava dicendo adesso Marluxia. “Quel Mistobaan è un fanatico. Scommetto che si lascerebbe saltare in aria dentro le Stanze della Memoria piuttosto che abbassarsi a obbedire a noi.”
“Oh io non credo proprio che lo farà.” ancora un sorriso, segno che stava per arrivare qualche altra grande rivelazione. Un'informazione che, come al solito, Vexen aveva tenuto solamente per sé in attesa del momento migliore per servirsene.
Ma sì, goditi in tuoi cinque minuti di gloria. Vedrai che presto sarò io a farti piangere lacrime amare.
Vexen fece correre lo sguardo tra tutti loro, gli occhi accesi per la soddisfazione.
“E adesso vi spiego il perché.”



Del n. IV si poteva dire di tutto, ma non che non fosse un bravo medico. Aveva fatto miracoli con le sue ferite, rimettendolo in sesto in men che non si dica. Malgrado ciò Zexion era esausto: partecipare a quella riunione aveva richiesto più fatica del previsto, e le fasciature sotto la tunica cominciavano a dargli un prurito fastidioso. Forse avrebbe dovuto a chiedere a Vexen di cambiarle. Rabbrividì al pensiero di dover sentire di nuovo su di sé il tocco gelido di quelle mani prive di gentilezza e affetto. Erano molto più fredde di come le ricordava.
Lui e Vexen erano rimasti soli nella sala riunioni. Marluxia era andato a supervisionare la prossima Stanza (meglio lui che Larxen, almeno sotto quel punto di vista), e gli altri due...non gli interessava nemmeno saperlo. Sapeva solo che sarebbero stati presenti all'operazione per impiantare il Nucleo Nero in Mistobaan, perché Larxen non si fidava a lasciare campo libero a Vexen. Forse non aveva tutti i torti. Dentro di sé Zexion non sapeva che pensare di quel piano: gli pareva un rischio tutto sommato inutile, ma gli altri, Marluxia in testa, avevano dato il loro consenso dopo che Vexen aveva rivelato loro la vera natura dell'essere chiamato Mistobaan. Ironia della sorte, probabilmente era stato proprio lui a spingere lo scienziato a indagare in quella direzione, quando gli aveva rivelato le sue percezioni sull'intruso.
Vedi che alla fine hai ancora bisogno di me...
“Mi serve che tu faccia una cosa per me.” disse improvvisamente l'uomo più anziano, come se avesse letto nei suoi pensieri.
Cosa? Hai davvero la faccia tosta di venirmi a chiedere...?
“Voglio ampliare il campo di indagine dell'esperimento, ma contando che con le Invocatrici e gli Intercessori non possiamo prenderci troppi rischi...mi servirebbe un altro soggetto.”
“Mistobaan non ti basta?”
“Evidentemente no, altrimenti non te l'avrei chiesto.”
“Beh, vattelo a prendere da solo.”
“Devo preparare il laboratorio per l'operazione di Mistobaan. Marluxia sta controllando la Stanza, e Axel e Larxen sono con me. Resti solo tu.” Le parole di Vexen erano sempre neutre, fredde, implacabili nella loro logica. Il n. IV aveva deciso che avrebbe soddisfatto quel suo ennesimo capriccio di scienziato e non si sarebbe fermato davanti a nulla e nessuno.
Zexion da parte sua cominciava davvero a infuriarsi: “Perché non ci mandi il tuo stupido schiavetto?!”
“Lui deve assistermi nell'operazione.”
Già, sempre lui, sempre quello stupido, insulso, inutile Camus. Persino lui è più importante di me.
“Sono ferito, in caso tu non te ne sia accorto.”
“E io ti ho curato, in caso tu lo abbia dimenticato. Vorrei non aver perso tempo inutilmente.”
Ecco, quello era il momento di alzarsi, sputargli in un occhio e urlargli in faccia tutto quello che pensava di lui. E allora perché aveva chinato la testa? Era davvero la sua voce quella che gli stava dicendo di sì?
Sono un idiota. Come se fosse ancora possibile tornare indietro, cambiare le cose...
“Bene” disse Vexen. “Il soggetto che devi andare a prendere è legato alle Invocatrici, l'ho scelto appositamente.” si concesse un sorriso. “Non sa usare la magia, non dovrebbe essere difficile da prelevare nemmeno per te.”



Il pianeta Kamino emanava degli odori disgustosi. Non tanto per via della pioggia scrosciante, o del mare in tempesta, o del vento sferzante il cui ululato faceva da perenne rumore di fondo a tutto quel paesaggio grigio e terribile. No, a stordire Zexion erano piuttosto i mille odori che permeavano i laboratori, gli immensi centri di produzione in cui giorno e notte venivano prodotte schiere di cloni soldati per l'esercito del sovrano di quella Galassia. Quel pianeta era una tetra fucina sempre in attività, produttiva, efficiente e spietata. Gli ricordava il laboratorio del n. IV.
A lui piacerebbe qui, ne sono sicuro.
Il suo obiettivo era una persona importante, e come tale godeva di tutte le protezioni possibili: scudi antimagia, allarmi ipersofisticati, guardie giorno e notte di fronte alla sua porta. Nulla che il potere del Castello dell'Oblio non potesse superare senza difficoltà. In barba a tutti gli antifurti e i soldati Zexion si teletrasportò direttamente negli alloggi del governatore Boba Fett: lui gli dava le spalle, immerso in una fitta conversazione via ologramma, e non lo udì nemmeno arrivare.
“Ancora niente, nemmeno nell'Orlo Esterno?”
“No Boba, me ne sono occupato di persona, ma...sembra svanito nel nulla. Non so davvero che pensare. L'Imperatore è furioso.”
“Dannazione Maul...è chiaro che c'è Kaspar di mezzo! Già una volta è successo, e nemmeno troppo tempo fa! Senza contare che è sparita pure Zachar, è ovvio che le due cose sono collegate!”
“Ma in quel caso Zam avrebbe visto qualcosa, non credi? Era lì quando è successo.”
“L'altra volta nemmeno le telecamere avevano visto nulla! Kaspar ne sa una più del diavolo, che ne sappiamo che incantesimo può aver usato!”
“Potrebbe essere opera dei Ribelli.”
“Non è il loro solito modo di agire...e le spie sulla Terra II non hanno notato nulla di anomalo...per me è Kaspar, ci scommetto quello che vuoi! Si è ripreso Zachar e poi hanno deciso di fare i bastardi con Tarkin!”
Ira e disperazione, questi gli odori che si intrecciavano attorno al corpo dell'uomo di nome Boba Fett. Zexion capì che era preoccupato per uno degli Intercessori, quello anziano che stava dando tanto del filo da torcere al povero Mu.
“Nessuna notizia da Zam, invece?”
“Anche se ci fosse non sarei io il primo a cui lo direbbe, temo...”
“Però se c'è una persona che può trovare Tarkin quella è lei. Zam è imbattibile in queste cose.”
“Zam è imbattibile in tutto quello che fa.”
“Già.”
Seguì un attimo di silenzio. Zexion decise che aveva osservato abbastanza, e sollevò le braccia per evocare il potere dei corridoi dell'oscurità.
“Va bene Maul, ti lascio alla tua ricerca. Io purtroppo qui sono invischiato in una serie di cazzate burocratiche con i kaminoani, ma appena ho finito ti raggiungo. Non ho intenzione di starmene con le mani in mano mentre Tarkin è in pericolo da qualche parte là fuori.”
“Bene. A più tardi allora.”
“Ciao.”
Solo in quel momento Boba Fett si voltò e lo vide. Nello stesso istante si accorse anche della nebbia nerastra e fluttuante che si muoveva attorno ai suoi piedi, ma era già troppo tardi. Il portale dell'oscurità si aprì, e Boba Fett ne venne inghiottito senza nemmeno avere il tempo di urlare.



Padron Zexion si era presentato mentre gli altri dormivano, portando con sé un uomo privo di sensi. Il nuovo arrivato indossava un'armatura stranissima, simile a quelle che portavano i guerrieri nel suo mondo ma molto più leggera, e fatta di un materiale che Auron non aveva mai visto.
“D'ora in poi lui si unirà al tuo gruppo” aveva detto padron Zexion nel suo solito tono laconico, ed era sparito senza dare ulteriori spiegazioni.
Subito dopo si era scatenato il finimondo.
Il tizio misterioso si era svegliato, e com'è logico aveva iniziato a tartassarlo di domande, accusandolo di essere il responsabile della sparizione di un certo “Tarkin”. Poi aveva visto l'Invocatrice e l'Intercessore, e da un secondo all'altro la sua furia si era quintuplicata. Si era scagliato contro di loro estraendo un'arma stranissima, ma fin lì Auron era riuscito a mantenere il controllo: aveva imprigionato lo straniero nella stretta implacabile delle sue braccia, e gli aveva torto il polso fino a che quello non aveva lasciato cadere l'arma con un grido di dolore.
A quel punto l'Invocatrice e l'Intercessore si erano svegliati, ed erano cominciati a volare gli incantesimi.
“Cacciatore di taglie, feccia della galassia!”
“Schifoso mocho vileda bastardo, cosa hai fatto a Tarkin?!”
“TU!! Te la farò pagare!”
“Brutto gorilla lasciami subito che gli spacco la faccia!”
“Non la passerai liscia stavolta! PRENDI QUESTO!”
Auron estrasse la spada un attimo prima che la prima palla di fuoco colpisse il nuovo arrivato, ma quest'ultimo approfittò dell'occasione per sfuggire alla sua presa e raccogliere la sua strana arma. La puntò contro Zachar e Kaspar e quella eruttò dei sottilissimi raggi verdi, che però vennero assorbiti da una barriera magica evocata dall'Intercessore.
Dannazione, mi ci vorrebbero sei mani per tenerli tutti a bada!
Kaspar era veramente un mago di potenza eccezionale: con una mano teneva eretta la barriera, con l'altra scagliava incantesimi a ripetizione, senza fermarsi. Usava la magia con la stessa naturalezza con cui respirava. Auron per sua sfortuna non possedeva questo dono innato, e doveva barcamenarsi brandendo la spada incantata da padron Vexen come un'enorme mazza da baseball per bloccare tutti quei proiettili magici. Un solo errore e il nuovo arrivato si sarebbe trasformato all'istante in un simpatico mucchietto di cenere.
E dopo chi lo spiega a padron Zexion?
Era il momento di passare a una tattica alternativa. “Mia Invocatrice, la prego! Questa persona è stata mandata qui dai saggi e potenti membri dell'Organizzazione!”
“Auron, questa persona una volta ha tentato di uccidermi!”
Di bene in meglio...
“Invocatrice mi ascolti, per favore!” Kaspar non gli avrebbe mai dato retta, perciò la sua unica chance era convincere lei. “Se i membri dell'Organizzazione hanno preso questa decisione ci sarà un motivo...evidentemente lui è importante per il successo di questa missione!”
“Storie!” gridò Kaspar, facendo partire l'ennesima palla di fuoco. Auron stavolta non si limitò a parare, ma passò al contrattacco, correndo verso il mago mentre quello ancora stava caricando l'incantesimo successivo. Tenne la lama dritta davanti a sé come uno scudo mentre con il piede andava a insinuarsi dietro la gamba di Kaspar, facendogli perdere l'equilibrio con un calcio ben assestato. Kaspar incespicò e il suo incantesimo si spense, e Auron gli sferrò senza troppe cerimonie un colpo alla nuca con l'impugnatura della spada. Il mago si afflosciò sul pavimento bianco come un sacco vuoto, privo di sensi.
Peccato solo che in quei pochi attimi l'Invocatrice ne avesse approfittato per incalzare il nuovo arrivato a suon di catene di fulmini, che quello era riuscito non si sa per quale intervento divino a schivare. Ora però era con le spalle al muro, e Zachar stava per vibrare il colpo fatale.
“NO!”
La bloccò appena in tempo, afferrandole le braccia; lei si divincolò, ma non poteva nulla contro la sua stretta d'acciaio.
“La prego Invocatrice...so che è difficile, so che le stiamo chiedendo già molto, ma deve fidarsi dei membri dell'Organizzazione!”
La ragazza lottò ancora per un po', ma sempre più debolmente. Gli dispiaceva doverle fare del male, non se lo meritava. Già ci pensava quel Kaspar a farla soffrire abbastanza.
“Dai Zachar, è solo il governatore Fett” meno male che Ash si degnava di venire in suo aiuto! “So che non ti sta simpatico, ma all'Impero lo sopporti sempre, no? E poi qui c'è il signor Auron che finora ci ha protetti benissimo!”
L'uomo in armatura, questo governatore Fett, li fissava tutti come fossero dei morti resuscitati dalle tombe.
Poveraccio, probabilmente starà pensando di aver mangiato troppo pesante e di star facendo un incubo...
Piano piano Zachar si arrese. Smise di divincolarsi e lasciò che le saette che guizzavano dalle sue dita si spegnessero. Auron però ancora non si fidava a lasciarla andare.
“E va bene, Auron” disse lei infine. “Non gli farò alcun male, te lo prometto.”
“Grazie, Invocatrice. E lui non ne farà a lei, questo glielo prometto io.”
Delicatamente la liberò dalla stretta, e lei si massaggiò i polsi doloranti.
“Mi dispiace di averle fatto del male.”
“Auron” disse lei guardandolo negli occhi. “Non lo faccio perché mi fido dell'Organizzazione. Lo faccio perché...forse è una follia, ma voglio provare a fidarmi di te.”
Il suo sguardo era intenso, profondo, e lui inaspettatamente si ritrovò a distogliere gli occhi dai suoi, imbarazzato.
“Invocatrice, io....”
“Ehm, scusate...qualcuno vorrebbe cortesemente spiegarmi che diamine di posto è questo?!?!”
Già, il governatore Fett. Sospirò. A quanto pare gli toccava ripetere le spiegazioni per l'ennesima volta. Ma del resto avevano tempo, almeno finché quel maledetto Intercessore non fosse rinvenuto.
Dopodiché...dopodiché avrebbero dovuto affrontare la prossima Stanza.
Auron sperò ardentemente che, almeno per una volta, filasse tutto liscio.


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Fonte della fan art a inizio capitolo: http://browse.deviantart.com/?q=vexen+arkoniel#/d1c5y0i
  
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