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Autore: nephaelibatha    03/02/2012    4 recensioni
Un'ombra incombe sul destino di Narcissa Black: un assassino vuole strapparle la sua giovane vita e la ragazza sembra entrare in un labirinto di enigmi senza soluzione. Soltanto l'amore di Lucius Malfoy potrà salvarla da quest'incubo che presto diventa talmente familiare da sostituire la realtà.
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Lucius/Narcissa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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nv 15 15. L'ultima sfida

Premetto che questo non sarà l'ultimo capitolo, bensì ci sarà un epilogo. Non ho messo nessun ringraziamento perchè voglio dedicarmici interamente alla fine. Posso solo dirvi che se mi sono commossa a questo punto, è anche perché questa storia non avrebbe avuto senso se non ci foste state voi a leggerla. Perciò, grazie infinite, siete le mie prime lettrici e vi porterò per sempre nel cuore.




Quando Villa Malfoy si stagliò davanti a Kreacher e Narcissa, quest'ultima avvertì la medesima sensazione della prima volta in cui aveva visto quello splendore. Dovettero affrettarsi perché aveva iniziato a piovere leggermente, e il cielo grigio carico di nuvole non prometteva affatto buon tempo. Bussarono alla porta con una certa fretta e per qualche secondo alla ragazza venne il dubbio di aver fatto un viaggio a vuoto, in quanto non si percepiva nessun rumore dall'interno. Ma non poteva arrendersi a quell'idea: dopotutto aveva solo una flebile speranza come ancora di salvezza. Aspettarono cinque buoni minuti prima di picchiare nuovamente sul legno liscio del portone. Stavolta furono più fortunati: una figura minuta aprì di poco e li scrutò con un'aria torva. La donna cercò di assumere la faccia più amichevole di questo mondo, nonostante fosse pervasa da un'ansia incontenibile. Dobby parve riconoscerla, perchè le rughe sulla fronte si distesero, e il volto dell'elfo si rilassò vistosamente.
"Sono Narcissa Black, non so se ti ricordi di me, sono un'amica del tuo padrone. Puoi farci entrare?" domandò Narcissa immaginandosi la reazione di sua sorella se avesse sentito con quale tono si era rivolta ad una creatura indegna come quella.
Infatti anche Dobby e Kreacher la fissarono increduli, e questo contribuì ad incrementare la quantità già notevole di imbarazzo. L'elfo si limitò a scostarsi per permettere il loro passaggio e poi richiuse la porta alle loro spalle. "Se cercate il p-padrone, lui non è in casa. E' andato via! E Dobby non ha potuto fermarlo perché Dobby è un incapace, esattamente come ha detto il padrone! Oh, se il padrone vedesse che Dobby ha fatto entrare degli estranei in casa sua..." piagnucolò la creaturina sbattendo ripetutamente la testa contro la parete. La ragazza lo fissò disgustata: odiava il modo di parlare e punirsi che avevano gli elfi, così incomprensibile e snervante. "Fermati! Voglio parlare con te del tuo padrone. Tu saprai qualcosa riguardo alla sua scomparsa, vedi, sono molto preoccupata per lui e voglio aiutarlo" gli spiegò assumendo un tono più autoritario di quello che aveva usato in precedenza.
L'elfo parve riscuotersi, e si asciugò le lacrime con il lembo della sua veste malconcia. "Dobby non sa niente! Dobby deve soltanto pulire la casa della nobile famiglia Malfoy perchè così deve essere! Dobby è nato per fare questo, Dobby ama servire il padrone..." seguitò con un tono servizievole e altamente irritante. Narcissa smise di ascoltarlo e si guardò attorno: doveva trovare lo studio di Lucius, quell'elfo non le sarebbe stato minimamente di aiuto se avesse continuato a elencare lodi senza senso. Si diresse a caso verso la prima porta che individuò, e la aprì mentre veniva inondata dalle proteste acute di Dobby che aveva iniziato a sbraitare senza controllo. Per poco non l'avrebbe assalita se Kreacher non le si fosse parato davanti, facendole scudo. "Stupido elfo! Mi farai perdere solo tempo, lasciaci in pace e stai al tuo posto, come ti ha ordinato il tuo padrone" ringhiò la donna alzando il mento con fierezza, poi si rivolse a Kreacher, addolcendo la sua voce. "Tu puoi rimanere qui, controlla che Dobby non intralci i nostri piani, io ho solo bisogno di informazioni, torno tra poco..." garantì entrando nello studio e chiudendosi la porta alle spalle. Non appena mise piede nella stanza, un delicato odore di pelle si inoltrò nelle sue narici, calmando i suoi nervi tesi.
Ad una prima occhiata distratta non si era accorta di essere contornata da un caos generale, che regnava incontrastato.
Sembrava che un tornado avesse investito senza pietà tutto ciò che si era trovato davanti, lasciando i resti della sua furia in ricordo del suo passaggio. Non c'era assolutamente nulla che fosse al suo posto: libri adagiati scompostamente per terra, una bottiglia di Whisky Incendiario rovesciata sul pavimento, le tende stracciate in alcuni punti come fossero state aggredite dalle unghie di una tigre e infine il tappeto palesemente spostato. Narcissa s
i avvicinò cauta cercando di non lasciarsi influenzare da quel disastro, e si appellò a tutta la determinazione che aveva per non permettersi di abbandonarsi alla disperazione.
Si guardò attorno rapidamente per scegliere il punto d'inizio delle sue indagini e scelse di cominciare dalla scrivania stracolma di scartoffie. Lucius non era il tipo da tenere un taccuino su cui appuntare i suoi piani, questo Narcissa l'aveva intuito, però di sicuro aveva organizzato la fuga in qualche modo e magari in mezzo a quel disordine disarmante c'era la risposta che cercava.
Si avvicinò ulteriormente per esaminare meglio i blocchi cartacei sparsi sul mobile, ma essi erano solo lettere scritte con noiosi ghirigori. Nella fretta di scartare tutta la carta inutile, un foglio cadde dalla scrivania sul tappeto, costringendola ad alzarsi per raccoglierlo. Durante il breve tragitto accade qualcosa di strano e fulmineo, che lasciò la ragazza letteralmente senza fiato. Di colpo il pavimento franò sotto i suoi piedi e la donna precipitò nel vuoto per qualche secondo. Non ebbe neanche il tempo per aprire la bocca e urlare, perché la sorpresa le soffocò il grido in gola.
Quando atterrò, l'impatto con il terreno fu disastroso: Narcissa mise accidentalmente male il braccio sinistro, ritrovandosi il polso interamente schiacciato dal suo peso. Con una smorfia di dolore si mise a sedere massaggiandosi la parte lesa, mentre qualcosa le suggeriva dal profondo che qualcuno le aveva palesemente teso una trappola. Si maledisse silenziosamente per qualche secondo, poi decise che era inutile continuare ad incolparsi e cercò di capire dove era finita.
La sua caduta aveva sollevato una grossa nuvola di polvere, quindi le risultava piuttosto difficile riuscire a delineare i contorni dell'ambiente circostante. Avanzò nella nebbia di qualche passo con una certa insicurezza, pentendosi di non aver portato con sé Kreacher e solo dopo alcuni minuti mise a fuoco completamente il luogo che la circondava. Era precipitata in una specie di lungo corridoio sotterraneo improvvisato in fretta che terminava con una porta grezza e malmessa. L'aria era fastidiosamente viziata, e dal pavimento spirava una leggera corrente fredda che spinse la ragazza a dirigersi verso l'uscita.
Narcissa aprì la porta con cautela mentre un cigolio acuto colmava il silenzio glaciale che aveva fino ad allora dominato la scena.
Davanti ai suoi occhi si dipanò tutto ciò che non si sarebbe aspettata di trovare: il tunnel sotterraneo conduceva ad un'immensa sala ovale che sembrava fosse stata trapiantata lì dalla dimora di un ricco principe.
I suoi passi echeggiarono in modo sinistro all'incedere lento che tradiva la sua prudenza, mentre il suo sguardo indagatore ispezionava ogni angolo di quell'eccentrico luogo. Perché mai Lucius avrebbe dovuto necessitare di un posto del genere quando aveva l'intera villa a sua disposizione? C'era qualcosa che non le quadrava, sebbene quella stanza fosse innegabilmente meravigliosa. La calma che regnava lì cominciò ad esasperarla, tanto che iniziò ad immaginarsi voci inesistenti. Accelerò il passo per provocare un pò di rumore, ma mentre si muoveva una terribile consapevolezza si insinuò nel suo petto: non era possibile delineare i confini di quella sala. A mano a mano che avanzava le pareti sembravano allontanarsi, quasi come se volessero beffarsi di lei. Un dilagante senso di dispersione la invase, tanto che la disperazione la costrinse a correre per raggiungere la fine di quel luogo, che però non arrivava mai. All'improvviso si fermò, il petto le si abbassava e alzava velocemente per la corsa, e intanto il cervello cercava di fornire una spiegazione logicamente valida a quel fenomeno. Era in trappola, chissà dove magari Lucius si trovava in pericolo e lei era rinchiusa in quella specie di infinito artificiale.
Girò su se stessa più volte, aggrappandosi a qualsiasi idea le passasse per la mente, ma non arrivò niente che potesse aiutarla.
Proprio quando aveva perso ogni speranza, ormai sconfitta dall'ansia, percepì un suono che assomigliava ad un lamento.
Con la bacchetta sfoderata si mosse alla cieca quasi correndo, poi, non appena risentì quella voce, si bloccò pietrificata. Era una sorta di rantolo soffocato che invocava aiuto. Quella richiesta disperata e confusa proveniva da dietro un gruppo di ampie colonne sulla destra, e la ragazza vi si fiondò all'istante. 
Quello che vide la uccise e la fece rivivere allo stesso tempo: logoro e legato ad una colonna con spesse corde stava Lucius, l'unico uomo, eccetto suo padre, per cui lei avrebbe rischiato la vita.
L'emozione la travolse e per qualche secondo rimase a contemplare il corpo di Malfoy ferito che ormai aveva accettato impotente quella prigionia. Non c'era nessun centimetro di lui che non fosse ricoperto di ferite: la camicia strappata in alcuni punti lasciava intravedere la pelle coperta di sangue rappreso, e il volto era pallido e provato, ma nonostante questo, a Narcissa parve bellissimo come sempre. Nel vederlo così brutalmente straziato, alcune lacrime cominciarono a sgorgarle dagli occhi, e la voce le si spezzò mentre pronunciava il suo nome ripetutamente.
Lucius alzò lo sguardo su di lei come se gli si fosse appena rivelata una dea salvatrice. "Narcissa!" esclamò con voce roca mentre i suoi occhi grigi erano colmi di incredulità e gioia allo stesso tempo. Lei si precipitò gettandogli le braccia al collo, mentre lui cercava avidamente la sua bocca. "Chi ti ha ridotto così?" più che una domanda, quella della ragazza parve una supplica. Prese tra le sue delicate mani il volto pallido dell'uomo, mentre il suo viso era incessantemente rigato da lacrime di felicità e dolore.
Narcissa non aspettò la sua risposta e cominciò a slegare le corde che gli tenevano le braccia strette alla colonna cui era appoggiato con la schiena. Le dita le tremavano convulsamente e le sembrava che ad ogni nodo che riusciva a sciogliere se ne formassero altri dieci. "Narcissa, tu non capisci... Devi lasciarmi qui, è
te che vuole, se ti troverà accanto a me ti ucciderà. Devi andartene prima che lui ritorni e fuggire in un posto sicuro. Ti prego, fermati" le sussurrò Lucius a fatica con la gola arsa che gli bruciava per lo sforzo di aver parlato. La donna non lo ascoltò, anzi continuò a districare quei lacci ben saldi, nonostante le mani le dolessero notevolmente. "Non ti lascerò proprio ora che ti ho ritrovato, non mi importa più di nient'altro, adesso voglio solo liberarti e tornare a casa" disse lei asciugandosi una lacrima con il polso.
Quando Lucius fu libero non attese neanche un secondo e la abbracciò con tutte le energie che gli erano rimaste, stringendo Narcissa a sé come per recuperare tutto il tempo perduto in quei giorni di prigionia. La ragazza rispose con entusiasmo a quel contatto che troppo le era mancato: in quell'attimo capì quanto era stata stupida a rinchiudersi nel suo sciocco orgoglio senza riuscire a vedere che insieme a lui si sentiva forte, ma allo stesso tempo al sicuro. Malfoy prese a baciarla con foga, come se le labbra di lei fossero l'acqua che gli era mancata in quei giorni. Il suo era un disperato bisogno che mai aveva provato in vita sua. La desiderava, certo, ma soprattutto voleva amarla come non aveva fatto in precedenza. Le sue mani, nonostante gli dolessero perché piene di tagli, delinearono le curve del corpo di Narcissa quasi a voler tracciare i confini di qualcosa che gli apparteneva.
Era un contatto passionale che travolse la donna fin nel profondo, proprio dove sentiva risvegliarsi un istinto sino ad allora sopito. Percepiva il suo corpo interamente avvolto da quello di Lucius, e sebbene fossero più che vicini, avvertiva che non era abbastanza, e qualcosa in lei la spingeva a donare la sua essenza interamente all'uomo. Fu lui ad interrompere quel bacio passionale staccandosi da lei bruscamente, ed entrambi si ritrovarono con il fiato corto e scossi dalle emozioni appena provate.
"Ho visto il tuo assassino, ti giuro che ucciderò quel bastardo con le mie mani, ma adesso mi sta più a cuore la tua incolumità, perciò dobbiamo andarcene prima che sia troppo tardi" le rivelò prendendole una mano e si voltò per condurla all'uscita.
Narcissa non ebbe neanche il tempo per chiedergli chi fosse il suo sicario, perché un fruscio catturò la sua attenzione, subito dopo seguito da un lampo rossastro. Senza nemmeno pensare agì d'impulso, gettandosi su di Lucius che le dava le spalle. Gli cadde addosso mentre un dolore lancinante alla coscia sinistra le tolse il fiato. Si era lanciata su Malfoy per proteggerlo dall'incantesimo non verbale che qualcuno aveva lanciato su di lui, e ora si era ritrovata a terra urlante per la sofferenza insopportabile.
Una grossa macchia rossa le era comparsa sul vestito all'altezza del quadricipite sinistro e si andava allargando piano piano. Guardò con orrore il dilagarsi del sangue, mentre la ferita la costringeva a contorcersi per impedirsi di gridare fino a lacerarsi le corde vocali. Udì un urlo diverso dal suo, quello di Lucius che le si fece vicino all'istante partecipando alla sua agonia.
Il pensiero che Narcissa si era presa un Sectumsempra al posto suo lo uccise, e la strinse forte come a voler prendere su di sé quel tremendo supplizio.
Subito dopo entrambi avvertirono l'eco di una risata sadica rimbalzare su tutte le pareti, senza che ne individuassero l'origine. Poco dopo un uomo che sorrideva diabolicamente sbucò da una colonna con fare cospiratorio e si avvicinò verso di loro.
"Guarda guarda... oggi è il mio giorno fortunato, due prede in una sola volta! Così però non c'è gusto" disse mentre le sue labbra sottili si muovevano elegantemente. Lucius si alzò in piedi e fece per fronteggiarlo, ma lo sconosciuto lo bloccò immediatamente con un fluido gesto della bacchetta, scaraventandolo addosso alla parete opposta. Narcissa gemette ulteriormente osservando impotente la figura di Malfoy che si accasciava al suolo, perdendo coscienza. Poi spostò lo sguardo sul suo assassino con ferocia, incenerendolo come fosse un pezzo di carta.
"Non mi guardare così, tesoro, se tu avessi fatto la brava ora avresti una gamba sana, e una persona in meno sulla coscienza" le sussurrò alzando le sopracciglia in un'espressione di rimprovero, accostandosi a lei sempre di più. Narcissa indietreggiò facendo leva sui gomiti, ma procedeva troppo lentamente, e l'uomo la raggiunse affrettando di poco il passo. Si inginocchiò, le afferrò la caviglia sinistra e la trascinò verso di sé finché il volto della donna non fu vicino al suo. Quel gesto strappò un urlo di dolore alla ragazza, perchè la gamba ferita strusciò sul pavimento imprimendole una tortura insopportabile.
Narcissa aveva il respiro affannato e il viso solcato dalle lacrime uscitele per la sofferenza. L'uomo le sorrideva insistentemente, ma era un sorriso privo di gioia, un'espressione che lei avrebbe voluto togliergli a furia di graffiargli la faccia. Ma non lo fece.
Lo fissò con tutto l'odio che era capace di covare nel cuore, ed ebbe modo di mettere a fuoco la sua figura.
Era giovane, gli occhi grigi privi del calore di quelli di Lucius la osservavano glacialmente, scrutandole fastidiosamente l'anima. Aveva dei capelli neri e lisci, lunghi fino all'inizio del collo, un corpo magro e alto e dei lineamenti taglienti. Era abbastanza robusto sebbene fosse più filiforme di Malfoy, ed era completamente vestito di nero. Se non fosse stato per l'atmosfera di malvagità estrema che lo ricopriva, sarebbe stato anche un bell'uomo.
"Narcissa... scommetto che non ti ricordi di me, eppure avresti dovuto, ti saresti risparmiata questi giorni di angoscia. Io invece non ti ho dimenticata, sei stata nei miei pensieri per tutti questi maledetti anni, mentre il desiderio di stringerti tra le mie mani mi ossessionava. Già, sono impazzito per te, ho ucciso per averti, mi sono rovinato... fin quando ho capito che avevo sprecato tutto quel tempo per una donna per cui neanche esistevo". Raccontò come se stesse narrando una favola ad un bambino, facendo scorrere l'indice sulle labbra di lei. La donna si irrigidì a quel contatto, e non reagì subito soltanto perché ancora non ne aveva le forze. "Vedo che la mia faccia ti è ancora sconosciuta... Sono Adam Blanche, il figlio di Alger Blanche, il mago più disonesto che Londra conosca. E' stato lui ad ingaggiare il sicario che nei primi giorni ti ha tormentato. Una volta che quest'ultimo è morto, sono subentrato io, e ora, eccomi qua. Vuoi illuminarci tu su come ci siamo conosciuti, tesoro?" le suggerì facendo un cenno con la testa in direzione di Lucius, che si stava riprendendo dall'impatto con il muro.
Con un'espressione disgustata Narcissa ricordò tutto in un attimo. Anni fa Alger Blanche e suo padre avevano stretto un accordo che doveva essere suggellato dal matrimonio tra lei e Adam. Come aveva fatto a non pensarci? Probabilmente la sua mente aveva rimosso quell'episodio spiacevole della sua vita, lasciando al posto del ricordo un grosso buco nero. I due alla fine non si erano più sposati perché Cygnus, il padre della ragazza, si era accorto che il signor Blanche non era affatto la persona onesta e illustre che tutti credevano: per questo aveva bruciato il contratto matrimoniale e impedito che sua figlia andasse in sposa all'erede di un terribile individuo. Il periodo che seguì fu durissimo per i Blanche: la notizia circolò e giunse perfino alle orecchie dei maghi più in vista della società londinese, che iniziarono ad evitare la famiglia, escludendola da qualsiasi evento mondano. Alger intese il gesto dei Black come un affronto alla sua immagine pubblica che si era costruito con tanta fatica. Narcissa non riusciva a credere che il ragazzo timido e cortese che aveva conosciuto quando era più piccola si fosse trasformato nella copia sbiadita di suo padre. 
"E' successo anni fa, e tu ancora ti porti dentro così tanto rancore?" ringhiò lei guardandolo con tutto il disprezzo che sentiva esploderle dentro al petto. Adam rise sommessamente prima di afferrarle un polso e avvicinare la sua faccia a qualche centimetro da quella di Narcissa, che lo fissava senza paura.
"Tu non capisci, vero? Io ero innamorato di te, io ero destinato ad averti, avrei dato qualsiasi cosa per renderti felice. E tu mi hai ripudiato senza pensarci due volte, ponendomi uguale a mio padre. E' per questo che devi essere punita, e lo farò così lentamente che ti pentirai di aver fatto della tua bellezza una condanna per ogni uomo che hai scartato" sibilò accostando inesorabilmente le sue labbra a quelle della donna. La ragazza fu rapida e repentina. Il rumore di uno schiaffo risvegliò del tutto Lucius, che si stava riprendendo a poco a poco. Il sicario si ritrovò anch'egli a terra e mentre si massaggiava incredulo la guancia colpita dalla mano di Narcissa. Quest'ultima gettò un'occhiata al suo vestito che ormai era completamente cosparso di sangue nella zona della coscia. "Già, e se dovessi tornare indietro rifarei la stessa scelta" dichiarò lei con orgoglio, fissandolo con superbia. Adam era furioso, si alzò con un andamento minaccioso e roteò la bacchetta in modo tale che dei lacci le legassero le braccia, bloccandola in una morsa inespugnabile. Successivamente, una volta inginocchiatosi alla sua altezza estrasse dalla giacca un piccolo pugnale che alzò a mezz'aria, provocando un urlo disperato di protesta di Lucius, che non riusciva più a rialzarsi e ad intervenire. Narcissa gridò voltando la testa di lato per non guardare la sua fine, ma il colpo fatale che si era aspettata non giunse, e lei rimase con il fiato sospeso. Il coltello di Adam lacerò la lunga gonna del suo vestito creando uno spacco vertiginoso, e si interruppe non appena la stoffa lasciò scoperta la coscia sinistra.
Quando la donna vide la ferita si sentì mancare: era più profonda di quanto si fosse immaginata, e inoltre le copriva buona parte del quadricipite. Fissò la pelle insanguinata come se non appartenesse a lei, e temette ciò che aveva intenzione di fare quel pazzo. L'uomo la osservò prima in modo torvo, poi agì, sputandole addosso parole velenose. "Pagherai per questo, sporca sgualdrina". Contemporaneamente il suo indice e pollice si poggiarono ai lembi della ferita, e distesero la pelle in modo da allargare tormentosamente il taglio.
Narcissa non aveva provato in nessun momento un dolore più grande di quello. Lanciò un grido disumano, gutturale, che nemmeno le apparteneva, e mai come in quel momento si sentì simile ad una bestia. Lo strazio era insopportabile, Adam non si fermava e lei credette di morire. Si contorceva disperata, tentando di liberare le braccia incatenate, proprio come un insetto prova inutilmente a staccarsi da una ragnatela in cui è rimasto intrappolato. Le sue urla le graffiarono la gola, e ben presto si unirono a quelle di Lucius che guardava la scena incapace di fermare quell'agonia, perchè la botta che aveva preso contro la parete probabilmente gli aveva fratturato qualche costola. "NON LA TOCCARE!" ringhiò; anch'egli scalciava, e partecipava contrito alla sofferenza della ragazza, che era sul punto di svenire.
Quando lei ormai stava perdendo conoscenza, Adam interruppe la tortura, contemplandola mentre agonizzava in quella pozza di sangue. L'uomo strappò un pezzo di stoffa dalla veste di Narcissa e le fasciò la ferita in modo da fermare l'emorragia che di lì a poco l'avrebbe uccisa. Mentre arrotolava la benda improvvisata attorno al taglio, la donna smise piano piano di tremare, e chiuse gli occhi sperando ardentemente che qualcuno intervenisse e portasse via sia lei che Lucius.
Come se il suo torturatore le avesse letto nel pensiero, le sussurrò dolcemente la sua condanna.
"Non verrà nessuno, ho messo una protezione a questa sala che la rende invisibile, e inoltre l'incantesimo Muffliato che ho vi applicato trasforma le vostre grida in silenzio. Non puoi sfuggire al tuo destino, non ti permetterò di rovinarmi questo progetto, non ora che sono quasi giunto alla fine. Manca solo un piccolo dettaglio".
Adam le prese il polso sinistro e la trascinò verso Malfoy, che lo fissava con uno sguardo deformato dall'odio. Narcissa fece uno sforzo immane per stare dietro al passo svelto del suo aguzzino e non poggiare il peso sulla gamba ferita.
"Scommetto che nessuno finora ti ha mai portato via la persona che amavi, vero damerino? Hai sempre avuto tutto quello che desideravi nell'istante stesso in cui lo bramavi, ma io rovescerò la situazione, e finalmente renderò giustizia. Ucciderò la donna che ami davanti ai tuoi occhi. Guarderai la sua agonia impotente, mi implorerai di smetterla sapendo che io non esaudirò le tue preghiere" disse l'assassino con crudeltà, rivolgendosi a Lucius con un'espressione beffarda.
"Non risolverai niente con la sua morte. Rimarrai comunque un perdente, perché lei non ti ha amato e mai lo farà, mentre io sono stato capace di farle provare emozioni che tu non ti immagini lontanamente" sbraitò digrignando la mascella con forza.
Narcissa avvertì il braccio del sicario irrigidirsi e sentì la sua rabbia condensarsi nell'aria.
La lasciò bruscamente, facendola atterrare con poca delicatezza sul pavimento. L'uomo si diresse verso Malfoy e gli sferrò un calcio alle costole già doloranti per l'impatto precedente. Lucius fece uno sforzo immane per non gridare, ma strinse con più veemenza i denti, portandosi le mani alla parte lesa. "Non ti azzardare mai più a rivolgerti a me in quel modo. Cosa credi, che non la ucciderò? Lo farò, e poi toccherà a te, ti lascerò morire qui e sarà una morte lenta e dolorosa" Adam sfogò ripetutamente la sua ira colpendo Malfoy in zone diverse, e Narcissa si sentì esplodere a quella visione. Non poteva sopportare che venisse fatto del male all'uomo per cui era pronta a rischiare tutto, e così approfittò di quell'attimo di distrazione del suo aguzzino per colpirlo alle spalle. Con grande fatica la donna si alzò in piedi facendo leva sulla gamba sana, e cercando di emettere meno rumore possibile gli si scaraventò addosso con tutte le forze rimastele, facendolo crollare rovinosamente a terra.
Nel frattempo Lucius provò a muoversi nonostante le percosse ricevute gli facessero girare la testa e strisciò più veloce che poté verso la sua bacchetta che era caduta poco più lontano da lui quando era stato scagliato contro il muro.
Avvenne tutto rapidamente: la ragazza capì al volo quale fosse l'intenzione di Malfoy, e bloccò le braccia ad Adam, che si divincolava cercando di togliersi la donna da sopra la schiena.
Qualcosa però andò storto: la donna si sentì mancare proprio come quando il corpetto le aveva mozzato il fiato il giorno prima. Il corpo le si paralizzò all'istante e la sensazione di soffocamento si fece sempre più crescente. Bastò quell'attimo all'assassino per liberarsi dal suo peso. Narcissa respirava a malapena, avvertiva come una morsa che le bloccava i polmoni, e un gelo innaturale iniziò a propagarsi lentamente dallo sterno fino al resto delle membra. Un secondo dopo udì lontanamente la voce di Lucius che gridava, e un lampo verde le riempì le iridi, lasciandole mille punti interrogativi.
La ragazza non riusciva a muoversi, e qualsiasi contatto con l'ambiente esterno le giungeva distante e rallentato.
Stava perdendo sensibilità alle gambe e alle braccia, e ben presto comprese ciò che le stava accadendo.
Quando ancora frequentava Hogwarts, un giorno, durante una lezione di Pozioni, il professore si era soffermato sui distillati velenosi, e aveva spiegato i vari effetti che procuravano sulle vittime.
Probabilmente Adam le aveva somministrato quel filtro il giorno del falso rapimento. La pozione causava tutti i sintomi che lei aveva provato sulla sua pelle, e il corpo veniva distrutto a poco a poco.
Sto morendo. Quel pensiero le riempì la testa celermente e le fece spuntare una lacrima che scivolò pigramente lungo una guancia. Non avrebbe più rivisto nessuno dei suoi cari, non avrebbe potuto chiedere scusa a Lucius per come si era comportata.
Chissà se qualcuno l'avrebbe ricordata d'ora in poi. Sarebbe morta così, senza aver vissuto tutte quelle esperienze che rendevano una persona reale. Niente matrimonio, niente figli, niente nipoti. Avrebbe lasciato quel mondo sola, mentre tutti gli altri continuavano la loro esistenza essendo magari insoddisfatti.
Non voleva andarsene, aveva ancora troppo da imparare, non poteva essere davvero quella la sua fine.
Ad interrompere quel flusso di tristi considerazioni fu Lucius, che l'aveva raggiunta a fatica. Si inginocchiò accanto a lei e la chiamò ripetutamente accarezzandole il viso. Senza sapere perché, Narcissa gli sorrise stringendogli una mano.
"Ti amo" gli sussurrò con un filo di voce, come se le ultime parole, le più importanti della sua vita fossero quelle.
"L'ho ucciso! E' morto, ti prego, Narcissa non lasciarmi..." Lucius gridò forte, ma alla donna arrivò solo un flebile suono.
La baciò intensamente prima di stringerla a sè con dolcezza, come se volesse trasmetterle la sua vita e sacrificarsi per lei.
Era terribilmente fredda, e il suo cuore batteva piano, mentre il ragazzo cercava di non perdere la speranza.
Rimasero insieme per un tempo infinito, e l'ultima percezione che la donna ebbe prima di cadere in un buio profondo, furono le lacrime dell'uomo che amava che le bagnavano il viso.



  
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