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Autore: LoveYourself_    03/02/2012    7 recensioni
«Secondo me, quei due si piacciono.»
«No, ti sbagli. L'amicizia è più forte dell'amore e loro non sarebbero in grado di amarsi... Non gli basterebbe, ecco.»
Niall è il migliore amico di Fede, quello che non le asciuga le lacrime, ma le impedisce di versarle.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ero psicologicamente pronta ad uscire con Harry. Non che quello fosse un vero e proprio appuntamento (credo) ma il solo pensiero che sarei dovuta stare da sola con lui e andare chissà dove non mi piaceva per niente. E la cosa peggiore era che avevo perso la mia fiducia nei suoi confronti. C’era qualcosa che mi inquietava ed essere lì, davanti al mio specchio, a guardarmi in continuazione non migliorava le cose. Mi ero vestita con un paio di jeans, una semplice maglietta e le mie converse preferite, ma il mio abbigliamento non mi convinceva. A Harry piacevano le ragazze un po’ appariscenti, sicure di sé e spigliate nel modo di parlare e di vestire. E io non avevo nessuna di queste caratteristiche, per lo meno, non quando ero con lui.
Gettai un’occhiata alla sveglia sul mio comodino e realizzai che mancava veramente poco al suo arrivo. Sempre che non mi avesse dato buca. Ecco, un’altra prova della mia sfiducia verso di lui. Forse avrei dovuto chiudermi in camera e lasciarlo lì, fuori dalla porta, aspettando che se ne andasse. Ma volevo godermi gli ultimi giorni rimasti di questa vacanza con i ragazzi e, ahimè, anche con lui.
Il campanello suonò. Il mio cuore perse un battito. Come inizio era davvero disastroso, considerando che ancora non avevo i suoi occhi su di me.
Scesi le scale titubante e mano a mano che mi avvicinavo alla porta, il mio cuore accelerava i battiti.
Poggiai la mano sulla maniglia, e inspirando profondamente, la tirai giù, ancora non molto sicura della mia decisione di vederlo.
“Ciao” mi sorrise.
“Ciao”
Okay, dovevo darmi una svegliata ed riuscire ad essere me stessa.
“Allora, dov’è che mi porti?” Ecco, era già un’altra cosa.
“Pensi davvero che te lo dica? Sali in macchina, dai.”
La macchina di Harry era una vera e propria figata. Sapevo che aveva preso da poco la patente, ma nonostante la sua poca esperienza, aveva già imparato a tenerla bene. C’era un profumo soffice, quasi soporifero, che aleggiava nella macchina. Era tirata a lucido, sia dentro che fuori. Sullo specchietto retrovisore c’era appeso un panda di peluche, e sul parabrezza c’era una foto dei ragazzi, che sorridevano felici all’obiettivo.
“Vedo che tratti bene le cose a cui tieni” me ne uscii dopo poco essere partiti.
“Già, anche se non sempre mi riesce.”
Il tempo passava, io non riuscivo a rimanere tranquilla, e la presenza di Harry mi metteva a disagio. Ma era un disagio diverso dal solito, un disagio quasi piacevole, difficile da spiegare.
La tensione cominciò ad alleggerirsi quando Harry se ne uscì con una delle sue stronzate.
“Facciamo un gioco.” Disse, abbassando la musica della radio.
“Un gioco?”
Annuì. “Scegli una persona e immagina la sua vita.”
“Ti seguo poco Harry.” biascicai, guardandolo.
“Mhh, ti faccio vedere. Guarda quel signore lì, con quella BMW bianca- indicò una macchina poco distante dalla nostra- la vedi? Bene, quello lì è un pezzo grosso della CIA, uno di quelli che si chiude nel suo ufficio e riesce sei ore dopo. I giorni pari torna a casa dalla moglie, quelli dispari prenota una camera in un Motel per farsi la sua amante. Il che contrasta un po’ con il suo lavoro.”
Scoppiai a ridere, affascinata dalla fantasia di Harry.
“Dai, tocca a te.”
“D’accordo. Allora, vediamo… quella donna lì sulla cinquantina, con quella macchina sfasciata che dovrebbe essere una Panda,  sta andando al lavoro. E’ innamorata di un suo collega che però non se la fila minimamente e perciò riversa la sua rabbia nell’alcool.”
“Ma sei tragica!” esclamò Harry, svoltando a destra e allontanandosi sempre di più dal centro.
“E’ la prima cosa che mi è venuta in mente! Andiamo, una che porta una macchina del genere o è un’alcolizzata o è una che non capisce molto di macchine!”
“Perché, tu capisci qualcosa di macchine?”
“No, ma non terrei mai la mia compagna di avventure in quello stato.”
“Ne riparliamo quando prenderai la patente!”
Harry stava riuscendo a farmi uscire dal guscio e anche a farmi riacquisire un po’ della mia fiducia.
“Oh, guarda questa!” indicò una ragazza che ci aveva appena sorpassato. “Lei ha l’età nostra e la sua faccia arrabbiata ci fa capire che sta andando dal suo ragazzo per dirgli che è uno stronzo. Non doveva lasciarla così, senza dirle niente e sparire per sempre. Ora lei vuole vendetta.”
Il tono di Harry si era irrigidito e la storia di quella ragazza aveva un che di familiare.
“Chissà per quale futile motivo l’ha abbandonata…” sospirai più a me che a lui.
“Perché è un coglione, suppongo. Scommetto che lei è diversa dalle altre. E’ bella e non sa di esserlo. E’ insicura. E’ timida. E’ dolce. E’ tutto quello che vorresti avere, ma sei talmente stupido che neanche te ne accorgi. E’ qualcosa di perfetto, di indescrivibile, di così lontano che non riesci ad accettare il fatto che non puoi averla, incazzandoti con te stesso e poi con lei. E quello stupido ragazzo che l’ha lasciata, ben presto capirà della cazzata enorme che ha fatto.”
Il mio cuore non smetteva di martellare, faceva quasi male. La mia mente lavorava a mille, memorizzava le parole di Harry e le mandava via fax a tutte le parti del corpo, facendo arrossire le guance e occupare la schiena da continui brividi. Non dissi nulla, ero totalmente bloccata.
Il resto del viaggio fu silenzioso, nessuno di noi diceva nulla ed era la musica della radio che rimpiazzava le nostre parole.
“Harry, potrei sapere dove stiamo andando dato che è più di un’ora che siamo chiusi qui dentro?”
“Siamo quasi arrivati, non preoccuparti.”
Dio santo, che testa dura. Avevamo superato anche Chelmsford e se le mie conoscenze in geografia non mi ingannavano, ci stavamo avvicinando verso… il vuoto. Seriamente, non avevo idea di dove Harry mi stesse portando e i timori stavano cominciando a nascere. Non sapevo più come comportarmi con lui, era un rebus.
“Okay, siamo quasi arrivati perciò chiudi gli occhi.” Mi disse rallentando. Eravamo su una piccola strada a senso unico, delimitata da piante selvatiche. Intorno a noi il nulla.
“Harry, dove mi stai portando, in Madagascar?” chiesi, guardandomi intorno seriamente preoccupata. Un sole brillante ci guardava dall’alto, un sole che a Londra si vedeva poco.
“E piantala di lamentarti. Chiudi gli occhi e taci.”
Chiusi gli occhi riluttante, aspettando un segno divino. Feci mente locale, pensando a cosa avesse in mente quel ragazzo. La mia mente malata vedeva solo cose tragiche, tipo stupri o rapimenti, il che mi spaventava ancora di più. Ma in fondo, da qualche parte ben nascosta del mio cuore, sentivo di potermi fidare. Di dovermi fidare.
“Bene, siamo arrivati, ma non aprire gli occhi!” disse prima di spegnere il motore della macchina. Sentivo che aveva aperto lo sportello, prima il suo e poi il mio. Mi aiutò a scendere raccomandandomi una decina di volte di tenere gli occhi chiusi fino a quando non mi avesse ordinato di aprirli. La prima cosa che sentii fu il terreno sotto i miei piedi. Era morbido e irregolare, quasi come la neve, solo più soffice. Harry aveva le sue mani sui miei occhi, il che mi impediva di sbirciare.
“Siamo quasi arrivati…” sussurrò accompagnando i miei passi e aiutandomi a non inciampare.
Finalmente si fermò.
“Hai paura?” bisbigliò nel mio orecchio, continuando a tenermi gli occhi chiusi.
Un brivido mi percorse la schiena al suo soffio morbido a contatto con la mia pelle.
“Sei un punto interrogativo, diciamo che ho i miei timori.” Sdrammatizzai, consapevole di avere una paura immonda.
Tolse le mani dai miei occhi e tutto ciò si fece più chiaro. Mi resi conto di quanti fossi stata stupida a dubitare di Harry, anche solo per un momento. Quello era il posto più semplice dove una persona potesse portarti, ma il più magico e suggestivo di tutti gli altri.
Restai a guardare il mare davanti a me, a pochi centimetri dalla riva, con Harry dietro di me che probabilmente stava sorridendo soddisfatto.
“Perché proprio il mare?” chiesi senza girarmi.
“Perché quando guardo il mare tutte le mie paure, le mie preoccupazioni, tutto ciò che c’è di cattivo in me, la mia presunzione, il mio narcisismo, le mie manie svaniscono subito. E quando sto con te, è la stessa identica cosa. Tu sei il mio mare, ed io ci ho messo una vita per capirlo. Un’intera estate addirittura.”
“Me ne sono accorta. Voglio sapere perché mi trattavi male, perché mi odiavi e soprattutto perché non ti sei più fatto né sentire né vedere, proprio nel momento in cui avevamo chiesto una tregua. Voglio saperlo Harry e voglio che tu sia sincero, anche se questo volesse dire ferirmi. Come se non avessi fatto abbastanza.” Potevo risparmiarmi l’ultimo commento in effetti, ma evidentemente la mia parte irrazionale aveva avuto la meglio sulla sua nemica. Ed era pure ora.
 “Inizialmente non ti sopportavo. Non riuscivo a capire come uno dei miei migliori amici potesse avere una come te accanto. La verità? Ero geloso marcio. Ti volevo più di ogni altra cosa e il fatto che non fossi caduta ai miei piedi come tutte le altre ragazze, mi faceva incazzare ancora di più. Mi ero accorto che insultarti, prenderti per il culo era l’unica cosa che placava la mia rabbia. Se non potevo averti, era meglio allontanarti da me il più possibile. Ma tu eri sempre lì, con quel sorriso così fottutamente bello, e non c’era niente e nessuno che era in grado di levartelo. Poi ti sei messa con Zayn e ho capito che non ero all’altezza neanche di odiarti. Non era all’altezza di fare un cazzo senza di te. Quella sera, ero ubriaco sì, ma quella lucidità per dirti quanto fossi bella ancora ce l’avevo. Eri così premurosa, così carina con me, che mi sentivo una completa merda per tutto quello che ti avevo detto. Così decisi di darmi una mossa, di provare a farti cambiare idea su di me, sperando che potessi diventare per lo meno un buon amico. Zayn se ne accorse. Era il mio migliore amico e provarci con la sua ragazza era una cosa che andava ai limiti del pensabile. Mi staccai da te, pensando solo al vostro bene. Stavo malissimo e non mi vergogno di dirlo. E la notizia del tour è stata un’ulteriore mazzata sui piedi, ma cercai di non trapelare nessuna emozione e feci quello che mi riusciva meglio: tornare ad essere il vecchio spocchione di sempre. Ma tu mi impedisci di essere anche questo.”
Mi girai, guardandolo finalmente negli occhi.
“Ti impedisco di essere il solito spocchione perché non lo sei. Tu sei un semplice ragazzo che ha avuto la fortuna di diventare un idolo per milione di ragazze come me, e questo ti ha bruciato gran parte dei tuoi neuroni. Tu sei un completo imbecille, Harry Edward Styles, perché pensi di saper fare tutto, invece sei un incapace. Prendi in giro la gente, la fai star male e magari stai male anche tu! Non ti apri con le persone che ti amano per quello che sei, che non ti giudicano solo perché hai gli occhi magnetici e un sorriso da Dio, che ti dicono ogni giorno se ciò che fai è giusto o sbagliato o che ti consigliano e ti sono sempre vicine. L’unica cosa che sai fare è trascinare nella tua stessa merda le altre persone, senza bisogno di dire nulla. Non hai idea di quanto tu mi abbia fatto soffrire, e non lo dico perché voglio farti assalire dai sensi di colpa, lo dico perché voglio che tu sia cosciente della tua importanza. Della tua importanza per me.”
Avevo quasi il fiatone, ma fermarmi era un’impresa e già era tanto se riuscivo a prendere fiato di tanto in tanto.
“Mi dispiace. Niente di tutto quello che ti ho fatto meriti.”
“Sta zitto.” Sbottai, abbracciandolo.
Gli abbracci valgono più di mille parole e quello era il migliore abbraccio di sempre.
Restammo così per un po’, poi mi staccai da lui e lo guardai negli occhi, di nuovo. Incredibile il potere che avessero su di me.
“Tu non sei proprio capace ad amare.” Dissi amareggiata.
“E allora insegnamelo tu.”
 Lo avvicinai a me, gli occhi ancora puntati sui suoi, quasi fosse una droga. I suoi occhi erano diventati la mia droga. Mi accarezzò la schiena, sentivo le sue mani scendere e pian piano risalire delicatamente. Continuavo a giocherellare con i suoi capelli, anche quando le nostre bocche si toccarono, prima in modo dolce, quasi intimorite l’una dall’altra, poi in modo più passionale e istintivo. Mi sdraiò sulla sabbia, continuando ad accarezzarmi, a baciarmi, a respirarmi. Si staccò da me per sfilarsi veloce la maglia, poi ricominciò a poggiare la sua bocca sulla mia, sulle mie guance, sul mio collo. Mi tolse la t-shirt, facendo scorrere le sue mani sui miei fianchi, poi tornò a baciarmi, ovunque.
Era qualcosa di indescrivibile e tutto quello che riuscivo a pensare in quel momento era una cosa sola: mi ero innamorata di quel coglione di Styles.

 
Cacca’s space
Hello pigeons!
La mia puntualità vi ha stupito non è vero? Questa volta non ci ho messo un mese per aggiornare e ne vado mooolto fiera. LOL
Allora, ci avviciniamo alla fine e i nostri due piccioncini finalmente se so dati na svejata *romano mode on*
Nell’ultimo pezzo è svelato il titolo di questa storia. “How to love”? Nobody knows! Okay, sto sparando una minchiata dopo l’altra, non riesco mai ad essere seria u.u
E ovviamente mi scordo sempre quello che devo dirvi.
Questo capitolo è dedicato alla mia migliore amica, sisisisisi. Perché questo periodo sta un po’ così colà (italiano oh yeah) e mi dispiace da morire. Stay strong pudda <3
Bene, leggete, recensite e baciate i piccioni che incontrate per strada come fa Louis. PERCHE’ LUI PUO’.
Byeee :3
  
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