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Autore: FRC Coazze    04/02/2012    9 recensioni
E se in una notte di fine ottobre 'qualcuno' fosse corso in aiuto ai Potter? E se questo qualcuno fosse riuscito a salvare la giovane Lily? E se sempre questo qualcuno fosse una persona innamorata da sempre di lei? E se Harry fosse scomparso?
Troverete risposta (forse) a queste domande nelle mia ff!
Dal primo capitolo: "Silente si era accostato ancora. La sagoma che giaceva accanto alle ginocchia della professoressa ora aveva un volto… e, per la miseria, anche un nome! Oh, Albus conosceva bene il colore di fuoco di quei lunghi capelli… conosceva bene i lineamenti freschi di quella giovane donna: Lily Evans giaceva lì, sul freddo pavimento, svenuta e con una sanguinante ferita sul petto… ma viva!"
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily/Severus
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Principe della Notte'
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Capitolo 34

SALVARE HARRY, SALVARE SEVERUS

Lily sapeva quello che doveva fare. Lo aveva sempre saputo. Ora, se mai aveva avuto dei dubbi sul suo piano, beh, erano scomparsi, svaniti nell’istante stesso in cui aveva visto Severus librarsi in aria con Harry stretto al petto, e sparire nella notte.

Se mai aveva avuto delle esitazioni, beh, erano scomparse. Svanite come se non fossero mai esistite nel momento in cui aveva visto gli occhi di Severus, in cui aveva visto la profonda dolorosa battaglia che aveva luogo dentro di lui, quel disperato dimenarsi per liberarsi dalla stretta della maledizione. Dalla stretta delle catene. Catene maledette.

Se mai aveva avuto dei dubbi, beh, erano svaniti lasciando in lei soltanto una potente gelida decisione. Doveva salvare Harry. Doveva salvare Severus. Doveva salvarli entrambi perché non avrebbe rinunciato a nessuno dei due.

Sapeva cosa doveva fare. Aveva un piano. Lo aveva da quando aveva parlato con Silente quattro giorni prima. Non importava quello che avrebbe fatto il preside, lei avrebbe agito per suo conto.

Si voltò lentamente, allontanando gli occhi dalla finestra, allontanando gli occhi dalla luce tenue dell’alba che andava lentamente bagnando la campagna intorno al nobile magione dei Malfoy. Sospirò. Remus Lupin era mezzo sdraiato sul divano, nel salotto in cui si trovavano. Era completamente abbandonato contro i cuscini ammucchiati contro il bracciale, il capo poggiato su di essi reclinato all’indietro, i piedi poggiati a terra, gli occhi chiusi in un sonno che era sopraggiunto di soppiatto a cullarlo dolcemente nelle sue ninnananne.

Anche Brix era stato colto dalla stanchezza e ora sonnecchiava sulla poltrona presso il fuoco. Tuttavia, per quanto le sue palpebre fossero abbassate, le grandi orecchie era ritte e attente nel dormiveglia.

Lily sorrise riportando lo sguardo sul giovane addormentato. Non si poteva dire che avessero passato una nottata tranquilla. Tutti quanti erano rimasti provati dagli eventi della sera prima, chi più chi meno. Lily aveva ritrovato la forza di andare avanti, aggrappandosi al suo piano, alla sua decisione di salvare le due persone a cui teneva di più. Quei pensieri, quella speranza, erano riusciti ad allontanare da lei lo shock per la perdita del figlio e per le condizioni di Severus, l’avevano resa lucida, decisa. Tutto il mondo intorno era andato perfettamente delineandosi nei suoi tratti, splendente e nitido, come fosse cristallizzato nel vetro più puro. La giovane vedeva perfettamente la strada dinnanzi a sé, non le importava se fosse quella giusta o meno, sapeva soltanto che quella era, e che lei era decisa a percorrerla fino in fondo.

Quella lucidità, tuttavia, aveva avuto la controindicazione di toglierle completamente il sonno e Lily era rimasta tutta la notte in piedi, mentre tutti gli altri erano lentamente crollati nel sonno per la stanchezza. Lei era rimasta ad osservare la notte, il cielo oscuro che aveva inghiottito Harry e Severus, fino a che non si era tinto di rosa, laggiù ad est, drappeggiandosi dei paramenti del sole.

Era rimasta là, alla finestra, ad osservare il cielo mentre intorno a lei regnava il caos. Elfi domestici che correvano e balzellavano per ripulire la cameretta di Draco dai frammenti di vetro sparsi ovunque, per rimettere a posto tutte le cose che erano andate a gambe all’aria durante lo scontro. Una dozzina di creature vestite con pezzi di lenzuola o tende, che si erano preoccupati di ogni minima cosa, offrendo tisane calde, invitando Lily e Remus ad accomodarsi in salotto, al caldo, prendendosi cura di Sirius che si era procurato un bel bernoccolo nella caduta, quando era stato schiantato. I Malfoy erano di certo quelli che erano usciti più provati dagli eventi. Lucius era bianco come un lenzuolo, ancora profondamente segnato dal rischio corso dalla moglie e dal figlio. Lily aveva quasi provato pena per lui, Malfoy non era di certo l’uomo più affidabile e coraggioso del mondo, ma Lily aveva avuto modo di vedere quanto tenesse alla sua famiglia. Narcissa, dal canto suo, si era ritirata quasi subito nelle sue camere, con il suo bambino dai capelli biondi stretto al seno, come se avesse paura di perderlo in qualche modo. Si era ritirata in solitudine, cercando di riprendersi dallo spavento e dalla tensione.

Remus si era subito prodigato per aiutare Lily. Dopo averla tenuta stretta a lungo su quella terrazza, al freddo, l’aveva aiutata ad alzarsi e affidata alle fin troppo amorevoli cure di Brix, quindi aveva immediatamente avvertito Silente. Silente che si era subito precipitato a Villa Malfoy ad accertarsi delle reali condizioni dei protagonisti di quella terribile serata, ed aveva contribuito ad aumentare il caos che già regnava in quella casa. Fortuna che Sirius, almeno, era ancora intontito dalla botta che aveva ricevuto.

Silente si era guardato intorno con occhi attenti, analizzando ogni sfumatura sul viso delle persona davanti da lui. Poi aveva alzato quegli occhi azzurri, penetranti, astuti su Lily, immobile presso la finestra.

Silente aveva sospirato, portando le mani ad incontrarsi dietro la schiena. Aveva fatto alcuni passi avanti e indietro, gettando occhiate luminose sulla ragazza.

“Lily, -aveva detto infine, -sto per chiederti una cosa, e gradirei che tu mi dicessi la verità.” Aveva quindi alzato gli occhi su di lei e Lily aveva visto in quei profondi occhi blu che il vecchio preside sapeva già perfettamente quale sarebbe stata la risposta.

Lei aveva annuito, incapace ancora di ritrovare la voce.

Silente aveva quindi sospirato e l’aveva guardata seriamente. “Lily, -aveva detto.- C’è qualcosa che non mi hai detto?”

E Lily lo sapeva. Sapeva che Silente sapeva. Sapeva che non avrebbe potuto sfuggire a quegli occhi penetranti quella volta, e così gliel’aveva detto. Gli aveva detto della profezia. Quella profezia che si era ormai quasi completamente avverata, quella profezia che le aveva stretto il cervello in una morsa per tutti quei giorni. Aveva tesoil biglietto al preside e questi lo aveva afferrato gentilmente, tendendolo meglio, onde poter leggere le farsi scritte velocemente sulla carta nella grafia tonda e gentile di Lily.

Aveva osservato a lungo le parole che si rincorrevano come furie d’inchiostro sul bianco della pergamena, schizzando il loro nero nell’azzurro dello sguardo del preside, incupendolo, macchiandolo con schizzi di una strana improvvisa comprensione. Era tutto scritto lì. Tutto… la visita di Voldemort, la perdita di Severus, il ladro… era tutto lì e Lily lo sapeva, lo sapeva ma non gli aveva detto nulla. Era tutto lì. Una profezia, una profezia che la ragazza gli aveva tenuto nascosta, una profezia che già si era quasi del tutto avverata.

Se solo Lily glielo avesse detto. Incrociando quelle frasi con il suo piano, lui avrebbe potuto sciogliere molti degli enigmi, forse avrebbe potuto intuire che Tom avrebbe chiesto il sacrificio di Severus. Per quanto la frase del ladro fosse piuttosto oscura, forse lui avrebbe potuto protegger di più il castello… avrebbe potuto prevenire quel furto così strano.

“Ah, Lily…” Aveva sospirato Albus scuotendo il capo tristemente.

“Che cos’è?” Aveva domandato la voce curiosa e preoccupata di Lupin alle sue spalle. Silente aveva lanciato un’occhiata fugace a Lily, poi aveva teso il foglietto a Lupin con un gesto stanco e il giovane lo aveva afferrato tranquillamente per poi leggere avidamente quelle poche righe. Poi Remus aveva alzato di nuovo lo sguardo verso Silente, gli occhi fattisi cupi.

“Non capisco. Cosa significa?” Aveva chiesto facendo balzare lo sguardo dal preside a Lily e ritorno.

Silente l’aveva guardato stancamente. “Significa che avremmo potuto impedire il furto del Cappello, se solo avessi saputo.”

“Ma… –Aveva fatto Remus, incredulo, rivolgendosi a Lily. –Perché non hai detto nulla?”

Lily aveva aperto la bocca per rispondergli, ma Albus l’aveva preceduta.

“Perché non si fidava di me.” Aveva risposto il preside, gli occhi che scintillavano sopra al sorriso.

Lily rimase colpita da quelle parole. Si era aspettata che il preside la rimproverasse, si arrabbiasse con lei per avergli tenuto nascosta un’informazione così importante. Invece, Albus le aveva sorriso. Le aveva sorriso, appena aveva alzato gli occhi su di lei dopo aver allontanato gli occhi dal volto incredulo di Lupin. Era un sorriso sincero, eppure in un certo senso sarcastico, come se il vecchio preside volesse prendersi gioco di lei. Lily lo aveva guardato, ricambiando il sorriso con uno sguardo interrogativo. Poi, Silente le aveva nuovamente teso il foglietto con la profezia.

“E non la biasimo.” Aveva aggiunto, sincero. Remus aveva annuito, come se ritenesse giusta quell’ultima osservazione del preside.

“Se mi permettete di intromettermi, -Aveva tossicchiato Brix allontanandosi dal divano su cui era steso Sirius. Il giovane era ancora stordito dalla botta e faceva balzare lo sguardo da uno all’altro cercando di seguire il discorso. –Credo che Lily abbia già dovuto sopportare troppo dolore, troppa angoscia in questi giorni. Se ha tenuto nascosta questa profezia, lo ha fatto perché lo riteneva giusto. Suppongo, comunque, che ne abbia parlato con Severus.”

Lily aveva sorriso all’elfo, prontamente intervenuto in sua difesa.

“E’ così? –Era intervenuto allora Silente. -Severus lo sapeva, è così?” Aveva aggiunto, con uno scintillio furbo che si rifletteva nelle lenti a mezzaluna. Lily aveva semplicemente annuito, infilando di nuovo il biglietto nella tasca dei pantaloni.

“Sì.” Aveva detto in un sussurro abbassando appena lo sguardo.

“Che facciamo, Albus?” Aveva allora domandato Remus con voce cupa facendo qualche passo in avanti.

“Riuniamo l’Ordine. –Aveva risposto duramente Silente, il sorriso svanito per lasciar spazio ad un’espressione decisa. –Abbiamo già perso abbastanza tempo a mio parere. Non abbiamo altra soluzione che attaccare il covo del Signore Oscuro. E’ l’unico modo per salvare Severus, e per salvare Harry. Ci muoveremo stanotte.”

Quindi si era voltato verso Lily e si era avvicinato a lei con grandi passi, il sorriso di nuovo sulle labbra. Aveva posto le mani rugose dolcemente sulle spalle di Lily e lei aveva alzato lo sguardo su di lui e in quegli occhi azzurri che tante volte aveva fuggito aveva visto il calore e l’affetto di un vecchio, aveva sentito su di sé lo sguardo paterno che di solito Albus rivolgeva a Severus.

“Ti giuro, Lily, -le aveva detto dolcemente, passandole leggermente un mano sulla guancia in una carezza, -hai la mia parola: Severus tornerà da te. Tornerà, insieme con Harry. –Le sorrise. –E che Merlino mi fulmini se non manterrò la mia promessa!”

E Lily aveva semplicemente annuito, mentre Silente le dava un buffetto sulla guancia e si allontanava da lei. Si era avvicinato al camino e, mentre le fiamme verdi prendevano ad avvolgerlo per riportarlo ad Hogwarts, il preside si era un’ultima volta girato verso la giovane. Le aveva sorriso sinceramente e, forse per la prima volta in quelle settimane, Lily aveva sentito montare una profonda fiducia verso quel vecchio eccentrico con la barba bianca. Con quella promessa, Silente aveva riguadagnato la sua fiducia, ma ancora di più fu quel sorriso che le aveva rivolto prima di svanire tra le vampe smeraldine con l’ultimo scintillio di un occhiolino.

Sì, Lily si sarebbe fidata di Silente. Il preside, per una volta, aveva steso un piano semplice e palese, senza strani ghirigori o oscuri intrecci a fargli da cornice. Avrebbe agito direttamente. E la cosa incontrava l’appoggio di Lily. Tuttavia, i piani della ragazza erano altri. Non si sarebbe unita all’Ordine quella notte, non avrebbe fatto parte delle fila di Silente, avrebbe agito per suo conto. Era più che sicura che Remus e Sirius sarebbero stati della partita, era il lavoro perfetto per dei Malandrini, doveva soltanto mettere appunto alcuni dettagli.

La giovane sospirò, allontanando lo sguardo da Remus addormentato sul divano, per tornare ad osservare la marea dell’alba invadere le terre sotto la guida possente e prodigiosa del sole.

“Lily?” fece una voce alle sue spalle per attirare la sua attenzione.

La ragazza si voltò nuovamente per incontrare con lo sguardo la figura di Sirius, in piedi sulla porta. Il giovane si era pienamente ripreso nelle ultime ore e sulla sua fronte c’era soltanto più un leggero segno rosso, ultimo ricordo del taglio superficiale che si era procurato cadendo a terra privo di sensi.

“Sirius. –Gli rispose Lily facendo qualche passo verso di lui. –Hai portato quello che ti ho chiesto?”

Black alzò la mano verso di lei, mostrandole il pacchetto che stringeva tra le dita e sorridendo.

“Eccoli. –Disse, agitando la mano per ostentare la presenza del pacchetto. –Continuo a chiedermi, però, a cosa ti servano.” Disse poi pensieroso, abbassando la mano.

“Ora vi dico tutto.” Gli rispose Lily mentre Sirius avanzava nella stanza dopo aver annuito deciso.

Sirius avanzò deciso verso il divano dove Lupin continuava a dormire beatamente. Posò il pacchetto sul tavolino da tè quindi diede una forte scrollata all’amico afferrandolo per la spalla.

“Ehi, bell’addormentato!- Gli disse. –Fatti più in là.”

Lupin sussultò sotto lo scrollone di Sirius. Aprì gli occhi e si guardò per un attimo intorno con aria sperduta. Balbettò qualcosa di incomprensibile con la voce ancora impastata dal sonno e sobbalzò appena quando si ritrovò davanti gli occhi azzurri di Sirius che lo fissavano.

“Ehi, che razza di modi.” Commentò mentre si tirava su a sedere e si faceva più in là lasciando l’altra metà del divano libera per Sirius.

“Molte grazie, Lunastorta.” Gli disse questi con un sorriso mentre si accomodava sui cuscini con un sospiro soddisfatto sotto lo sguardo irritato di Lupin.

Lily gettò loro un’occhiata svelta, facendo passare il suo sguardo anche sull’elfo che stava sbirciando dalle palpebre socchiuse incuriosito da quello strano pacchetto che aveva portato Sirius.

“Allora?- Disse Black a Lily. –Qual è il piano?”

La ragazza lo guardò in silenzio per un attimo, e sorrise appena. Sirius sembrava un bambino a Natale, tutto eccitato all’idea di compiere qualche marachella, solo che quella volta la posta in palio se venivano beccati non era una semplice punizione con la professoressa McGranitt, per quanto anche questa possibilità non fosse allettante, o qualche punto tolto alla Casa di Grifondoro. No. Questa volta, se si fossero fatti scoprire avrebbero dovuto affrontare con molta probabilità la tortura e la morte.

“Allora, Lil?- La incitò ancora Sirius. –Qual è questo piano di salvataggio che tanto decanti da ieri? Come entriamo a Villa Riddle?”

Quelle parole ebbero il potere di riscuotere Brix dal suo stato di dormiveglia. L’elfo balzò giù dalla poltrona come un lampo, guardando incredulo Sirius e Lily.

“Allora era questo. –Disse la voce roca di Brix e tutti e tre i ragazzi si voltarono verso di lui. –Era questo che complottavate ieri. Sentivo puzza di bruciato, ma non credevo… Perché vuoi metterti in pericolo?” chiese poi a Lily.

Lily lo guardò dolcemente. Capiva il punto di vista di Brix, sapeva anche, però, che l’elfo sarebbe capitolato facilmente se premeva sul tasto Severus. Brix era molto affezionato a lui, Lily lo sapeva, e sapeva anche che l’elfo avrebbe fatto salti mortali per Severus, anche divenatre complice di un trio di malandrini.

“Dobbiamo andare a Villa Riddle. E portare via Harry… e Severus.” Disse semplicemente.

“Lo capisco questo, ma… perché non vi unite all’Ordine, invece di fare piani sucidi?” Chiese Brix, le guance diventate di uno splendido rosso porporino.

“Perché i Mangiamorte saranno tutti distratti dall’attacco dell’Ordine.” Gli spiegò Lily.

L’elfo non parve per niente convinto da quelle parole. Scosse la testa facendo ondeggiare le grandi orecchie.

“Ma…- Fece Brix. –A parte la follia stessa del piano in sé, ma… insomma come pensi di entrare a Villa Riddle? Sarà piena di barriere e incanti gnaulanti e chissà quali altre diavolerie…”

“Sì, lo so Brix. Ecco…- Lily si morse il labbro inferiore e si portò distrattamente una mano tra i capelli con un gesto nervoso. –Beh, forse ho un’idea su come entrare. Però prima vorrei sapere se voi siete pienamente disposti ad aiutarmi.”

Remus e Sirius si scambiarono un’occhiata senza rispondere, mentre Brix abbassava appena lo sguardo pensieroso.

“Sappiate comunque che io andrò lo stesso.- Disse Lily con voce decisa, ritrovata la sua fermezza che pochi istanti prima aveva vacillato. –Non abbandonerò Harry. E non abbandonerò Severus. Li porterò via da lì, con voi o da sola.”

“Scherzi, Lily?- Intervenne Sirius con un ampio sorriso, è il caso di dirlo, malandrino sul volto. –Certo che veniamo con te.”

Lily lo guardò sorridendo, sapeva che avrebbe avuto il loro sostegno, ma sentirlo dire da Sirius era comunque tutt’altra cosa. Specie se quell’affermazione era accompagnata dall’annuire deciso di Remus come era appena avvenuto. Sapeva, comunque, che Sirius lo faceva per Harry. E per il gusto di mettersi nei guai, non certo per Severus. Ma non importava, l’importante era che Sirius sarebbe stato dei loro.

Brix era ancora pensieroso. Lui era lì per tenere d’occhio quei tre ragazzi, per evitare che facessero cose stupide, ed ora si ritrovava direttamente testimone dei loro complotti, ed i tre ragazzi, oltretutto, non sembravano assolutamente preoccupati che l’elfo avrebbe potuto cercare di trattenerli, o che avrebbe potuto dire tutto a Silente. Quella cosa lo impensieriva e lo preoccupava allo stesso tempo. Eppure Brix sentiva che in qualche modo forse… forse il piano di Lily non era così assurdo, dopotutto. Però… insomma, penetrare a Villa Riddle era… assurdo. Assurdo.

Lily abbassò gli occhi verso di lui.

“Brix,- gli disse, -abbiamo bisogno del tuo aiuto. No, non voglio che tu venga con noi. –Spiegò in fretta vedendo gli occhi spaventati dell’elfo. –Ho bisogno di qualcuno che ci tenga in contatto con l’Ordine.”

Brix sollevò un sopracciglio con fare interrogativo. Volevano mantenere un contatto con l’Ordine? Forse il piano di Lily non era davvero così assurdo.

“E come?” Domandò Brix, incuriosito.

Lily, di tutta risposta, si avvicinò al tavolino e cominciò a disfare il pacchetto di fogli di vecchie Gazzette del Profeta che aveva portato Sirius, sotto gli occhi curiosi sia di Lupin che di Brix. La ragazza ne estrasse due specchi. Semplici, grossi quanto il palmo di una mano, dalla cornice in legno mangiucchiata agli angoli.

“Con questi.” Disse prendendone uno in mano e tendendolo a Brix. L’elfo lo afferrò incuriosito e se lo rigirò tra le lunghe dita, analizzandolo in ogni suo dettaglio.

“Specchi doppio senso.” Spiegò Lily.

“Specchi doppio senso?!” Ripeté incredulo Brix.

“Sono due specchi gemelli che permettono a due persone di parlare tra loro anche se sono a grande distanza o isolate. Basta dire il nome della persona e-” Cominciò a spiegare Sirius.

“Lo cosa sono gli specchi doppio senso, signor Black. Risparmiami la lezione.” Gli rispose burbero Brix fulminando il giovane con gli occhi.

“Sono quelli che usavate tu e James quando eravate in punizione?” Domandò Lupin protendendosi in avanti e afferrando lo specchio che era rimasto sul tavolino. Lo voltò e sul legno del dorso trovò inciso frettolosamente un nome: Ramoso. Sorrise nostalgico.

“Sì. –Gli aveva intanto risposto Sirius. –Lily mi aveva chiesto di andarli a prendere.”

“Fammi capire, Lily. –Disse Brix pensieroso mentre cercava di arrivare ad una conclusione, senza smettere di rigirarsi lo specchio tra le lunghe dita. –Tu vuoi mantenerti in contatto con l’Ordine tramite questi specchi, è così? Vuoi che io faccia da intermediario.”

“Sì, esatto.” Assentì Lily, poi guardò prima Sirius e quindi Remus.

“Quello che intendo fare è lasciare a Brix uno specchio, mentre noi teniamo l’altro. In questo modo se dovesse andare storto qualcosa potremmo sempre avvertire Silente, o comuqnue essere informati sulle azioni dell’Ordine.”

Sirius e Remus annuirono decisi col capo. “Mi sembra una buona idea.- Commentò Remus, -Così ci manteniamo una via di fuga.”

“Ammesso e non concesso, -cominciò l’elfo sentendo gli occhi di tutti calamitati su di lui, -che io decida di appoggiarvi, posso sapere come pensate di entrare in quel… luogo?” Detto questo, posò lo specchio nuovamente sul tavolo e passò a rassegna i volti dei tre ragazzi, aspettando che uno dei tre gli rispondesse. Fu Lily a farlo.

“Beh, pensavo che qualcuno potrebbe aiutarci. Qualcuno che conosce bene Villa Riddle.” Disse la ragazza, guardando prima Brix e quindi i due Malandrini che la osservavano attenti.

“E chi sarebbe questo qualcuno? Uh?- Fece allora Brix, sospettoso e sarcastico allo stesso tempo. –L’unico che conosco potrebbe essere Severus, ma…”

Lily lo interruppe scuotendo il capo e sorridendogli.

“No, Severus no. Ma Lucius Malfoy, sì.” Disse la ragazza, seriamente, gli occhi decisi quasi sicuri dalla risposta che aveva dato, come se la ragazza si stesse complimentando con sé stessa per la sua idea. I tre la guardarono in silenzio per alcuni istanti, sorpresi dall’udire quel nome. Lucius… non potevano fidarsi di Lucius. E poi, di certo, non li avrebbe mai aiutati.

“Ok, Lil. –Fece Siriu con un sorriso. –Hai perso tutta la mia stima che avevi guadagnato finora.”

Lily sbuffò a quella battuta, guardando Sirius irritata.

“Hai un’idea migliore, Felpato?” Chiese incrociando le braccia al petto e riducendo gli occhi a fessure.

Sirius sorrise divertito dall’espressione della ragazza, e si spaparanzò contro lo schienale del divano, allungando le gambe.

“Lucius non accetterà mai di aiutarci.” Le fece notare Lupin, gettando un’occhiata veloce a Sirius.

“Dimentichi che è in debito con me, Rem.” Gli ricordò Lily sorridendogli.

“In debito?- Ripetè allora Brix, confuso. –In debito per cosa?”

Lily si voltò verso l’elfo, sorridendo furba. “In debito per aver salvato la vita di sua moglie.” Disse la ragazza, sicura delle sue parole.

***

“Gli ordini erano semplici.” Sibilò la voce gelida di Voldemort, calma, atona, lama di ghiaccio che penetrò a forza nelle orecchie del giovane steso a terra, sdraiato sulla schiena, le braccia aperte, il corpo ancora sopraffatto dagli spasmi di dolore.

“Gli ordini erano così semplici.” Ripetè Voldemort osservando distrattamente la sua bacchetta scura stretta dolcemente tra le dita bianche.

“Così semplici… Uccidere i Malfoy e portarmi il piccolo Potter.” Aggiunse poi, levando gli occhi di fuoco sulla figura a terra.

Si avvicinò con passo leggero, scivolando sulla pietra del pavimento. Abbassò lo sguardo sul viso contratto del giovane a terra, gli occhi neri spalancati su abissi di dolore. Severus vide quegli occhi di fuoco sopra di lui, percepì il loro fuoco cercare di scandagliare la sua mente. Ma non c’era nulla in lui che quei ladri fiammeggianti potessero trovare interessante. Solo dolore.

Il fiume nero della maledizione Cruciatus continuava a scorrere nelle sue vene, inquinando il suo sangue. Mille pugnali roventi spingevano nella sua carne dimenandosi come belve impazzite, lacerando e bruciando vene e muscoli, strappando nel vano tentativo di placare la loro furia cieca.

Il giovane sentiva il sangue bruciare nella gola. Lo soffocava. Sentiva gli occhi di Voldemort sondare la sua mente. Non poteva cedere, non doveva arrendersi. Doveva proteggere la piccola cerva che scintillava in lui, luminosa come una stella, l’ultimo appiglio che aveva con la realtà. L’ultima difesa.

Voldemort si chinò sinuosamente accanto a lui. Analizzò il viso di Severus con occhi attenti, osservando ogni graffio sulla pelle pallida, ogni taglio, ogni macchia di sangue. Guardò quel viso, segnato dalle ferite che gli spasmi di dolore gli avevano procurato, facendo raschiare la pelle contro la pietra, facendogli sbattere il capo a terra con forza.

Il Signore Oscuro sembrava pensieroso mentre leggeva i segni del dolore che lui stesso aveva inflitto, come un poeta che rilegge attento e appagato il suo ultimo lavoro. Nella sua mano comparve un fazzoletto di seta bianco, candido poco più delle dita cadaveriche. Leggermente, con movimenti dolci e sinuosi, passò la morbida stoffa sul viso di Severus, pulendolo del sangue. Il giovane cercò di sfuggire a quel tocco, voleva fuggire da quel luogo, andare via, smettere di soffrire, ma non poteva. Non poteva muoversi. Non poteva sottrarsi al tocco di quel fazzoletto che accarezzava la sua pelle, portando via le gocce di sangue e sudore che lo sporcavano.

“Sai, -Fece Voldemort in un sussurro mentre continuava a pulire delicatamente il volto di Severus. –Detesto i lavori lasciati a metà.”

Fece schioccare la lingua accompagnando il gesto con un’espressione subdolamente dispiaciuta, incurvando appena le sopracciglia.

“Un vero peccato, non credi?” Sussurrò, ritirando il fazzoletto e osservando gli occhi neri di Severus. Sospirò, guardando il volto ripulito del suo servo, osservando i tagli messi a nudo, privi delle loro vesti vermiglie, guardò i graffi ricominciare a stillare piccole gocce di sangue come tante perle scintillanti alla luce soffusa della grande sala. Il Signore Oscuro guardò soddisfatto quel volto ancora contratto dal dolore. Sorrise compiaciuto.

“Ecco. –Sussurrò. –Ora va meglio. Dobbiamo mostrarci bene al nostro ospite, non credi Severus?” Domandò sarcastico.

Severus non rispose. Deglutì a fatica il sangue che gli si era raggruppato in gola, sentendo il suo torace gridare di dolore a quel lieve movimento. Scostò lo sguardo dal suo signore, chino su di lui, e lo portò sul bimbo dall’altro lato del salone.

Harry lo guardava terrorizzato. I grandi occhioni verdi spalancati e lucidi di lacrime, le stesse lacrime che ancora bagnavano le sue guance porporine, scintillando sulla pelle arrossata intorno agli occhi. Il bimbo era seduto a terra, solo il mantello nero di Severus a proteggerlo dal gelo del pavimento. Era seduto là, ai piedi del grande scranno nero di Voldemort, e guardava Severus. Lo guardava con occhi colmi di paura, supplicanti, scintillanti come quelli di un piccolo cerbiatto abbandonato, sottratto al calore della madre, portato lontano, in un luogo freddo, buio, malvagio. Costretto ad osservare il lupo punire colui che lo aveva stretto a sé, avvolto nel suo mantello caldo, protetto. Colui di cui aveva sentito il cuore battere accanto a sé, nel cui calore si era accoccolato, sicuro e felice.

Severus guardò quegli occhi verdi, gonfi, arrossati. La bocca spalancata, le labbra bagnate di lacrime salate. Aveva consegnato il bambino al suo signore. Era quello che doveva fare… era l’unico modo. Harry si era visto portare via dalle braccia di sua madre un’altra volta, eppure non si era mai ribellato alla stretta oscura di Severus. Si era accoccolato nel suo calore come fosse la cosa più naturale del mondo. Aveva riposto la sua fiducia di bimbo in quello strano ragazzo che lo teneva in braccio, non aveva visto alcuna minaccia in lui, nessun pericolo. Invece quel giovane lo aveva portato in quel luogo freddo, oscuro ed ora Harry era costretto ad osservare quell’uomo alto, magro, avvolto in un’elegante veste nera, fare del male a chi lo aveva stretto a sé. Costretto a rimanere lì, seduto a terra, ad osservare quell’uomo pallido, dai lineamenti serpentini, i capelli neri brizzolati e quegli occhi di fuoco che lo terrificavano.

L’uomo dagli occhi rossi si alzò, lentamente, lo sguardo sempre puntato sul giovane a terra.

“Davvero, detesto i lavori lasciati a metà. –Sibilò. –Malgrado l’irritazione che ciò mi comporta, il mio piano deve andare avanti. I Malfoy erano solo una distrazione.”

Voltò le spalle a Severus con un ampio volteggio del mantello nero e puntò gli occhi cinabrini sul bimbo spaventato vicino al suo trono nero.

“Così sarebbe questo il bambino che dovrebbe sconfiggermi?- Disse, analizzando a lungo il piccolo Harry. –Quale onore, mio piccolo Harry Potter.” Disse con un sorriso profondendosi in un ampio, beffardo inchino.

Il bimbo continuò a fissare quell’uomo malvagio con occhi spalancati. Perché il ragazzo coi capelli neri lo aveva portato lì? Perché quello strano personaggio col mantello nero gli sorrideva?

Severus si alzò a fatica, sputando sangue. Gran parte del dolore che lo aveva afflitto era scemata dalla sua carne, me ancora tutto il suo corpo era dolorante e lanciava fitte lancinanti mentre cercava di far peso sulle braccia per rialzarsi. Sapeva che sarebbe stato punito. Sperava soltanto che il piccolo Harry non avrebbe subito la sua stessa sorte. Sciocca speranza.

Voldemort aveva colto il movimento di Severus, ma non gli aveva dato alcun peso. Ora tutta la sua attenzione era calamitata dal bimbo in lacrime dinnanzi a lui.

“Non devi piangere, mio piccolo Harry. –Disse Voldemort con voce mielata. –Sei al sicuro qui con me.” Il Signore Oscuro si avvicinò al bimbo con passi leggeri, sotto gli occhi attoniti di Harry che lo fissava con occhi enormi quasi nel tentativo di regalare un po’ di pietà, un po’ di dolcezza a quel volto bianco. Ma Voldemort sorrise malvagio e si chinò di fronte al bambino portando il suo viso vicino a quello bagnato di lacrime di Harry.

“Lo sai perché sei qui, piccolo Harry?- Domandò l’Oscuro Signore. –Sei qui perché sei l’ultimo tassello del mio piano. L’ultimo passo verso l’immortalità. Il tuo ultimo respiro sarà la mia apoteosi. Non capisci, vero, marmocchietto? E d’altronde come potresti? Un piccolo mezzosangue come te…”

Severus osservava la scena disgustato. C’era qualcosa di così terribilmente sbagliato e distorto nel vedere Lord Voldemort chinato davanti a un bambino di un anno, parlandogli con voce appena sussurrata eppure così greve di crudeltà. E Harry ne era terrorizzato, Severus lo vedeva, continuava a fissare Riddle con la bocca spalancata e gli occhi lucidi, incapace perfino di piangere. Severus sentì il dolore premere contro il suo petto, non il dolore fisico delle Cruciatus appena subito, no. Un dolore più profondo, più forte. Non aveva potuto evitare di consegnare il bambino a Voldemort. Non aveva potuto. Gli occhi increduli e supplicanti di Lily continuavano a premere nella sua mente, perché quegli occhi erano lì, davanti a lui, spalancati e arrossati, bagnati di lacrime innocenti.

“Oh, -riprese il Signore Oscuro, alzandosi in piedi. –Suppongo che tua madre e i suoi amici cercheranno di salvarti.” Sorrise malvagio, gettando un’occhiata lesta a Severus.

“Possono risparmiarsi questa incombenza. Con Albus Silente fuori gioco non possono fare nulla. Nulla!” Esclamò infine, con rabbia facendo sussultare il bimbo ai suoi piedi e Severus, poco più in là. E fu verso quest’ultimo che Voldemort si diresse a grandi passi, quasi con furia. Si fermò ad un passo dal giovane e lo osservò attentamente sprofondando i suoi occhi rossi in quelli dell’altro, compiacendosi del fatto che Severus sostenesse il suo sguardo.

“Suppongo di poter contare ancora su di te, Severus. Sì?” Disse con voce carezzevole, sorridendo al giovane.

Gli occhi di Severus scintillarono di una scintilla non trattenuta. Il giovane sostenne lo sguardo del suo signore, alzando imperiosamente il mento.

“Certo, mio signore.” Disse deciso e Voldemort parve appagato da quella risposta. Si voltò, tornando nuovamente a posare gli occhi di fuoco sul bimbo spaesato.

Sospirò stancamente. “E va bene. –Sussurrò. –Attendiamo che la signorina Evans e la sua combriccola vengano da me. Dopotutto, a che pro un grande trionfo se nessuno ne è testimone?” Sorrise, malvagio, felice pregustando il compiersi del suo piano, e mentre ridacchiava non si accorse dell’espressione decisa che si era dipinta sul volto di Severus, alle sue spalle. Non si accorse dello scintillio cosciente dei suoi occhi neri.

***

“Assolutamente no!- Esclamò Lucius Malfoy, guardando i tre ragazzi e l’elfo domestico con occhi gelidi. –Non prenderò parte ad una missione suicida. Specie, non per aiutare voi!”

“Lucius, - Intervenne Lily, gentilmente. –Non devi prendere part alla missione, devi solo dirci come possiamo entrare a Villa Riddle.”

“E perché dovrei?” Fece allora Malfoy con fare arrogante, alzando il mento.

“Perché-“ Cominciò Lily, ma Malfoy non le permise di continuare.

“Ho già rischiato abbastanza io. Non voglio essere implicato in questa faccenda. Ho rischiato di vedere morire mia moglie e mio figlio e, giuro, non ho alcuna intenzione di trovarmi come ostacolo sul cammino del Signore Oscuro una seconda volta. Una basta e avanza.” Disse freddamente.

“Non puoi tornare da lui. –Gli fece allora notare Sirius, per niente gentile quanto era stata Lily. –Tanto vale che ti rendi utile, no?”

Lucius lo fulminò con un’occhiata. “Non azzardarti a usare quel tono con me, Black.” Ringhiò.

“Oh, scusa cugino. –Cinguettò allora Sirius. –Ti prego accetta le mie scuse.”

Lucius lo guardò con occhi fuoco, il viso chiaro ridotto a una splendente crudele maschera d’argento, la lingua stretta nella bocca pronta a sputare veleno. Ma ciò non accadde perché Lily riprese svelta in mano la situazione, prima che questa degenerasse.

“Lucius, -Disse tranquilla, eppure decisa, -sei l’unico che può aiutarci. Tu conosci Villa Riddle. Per di più, sono sicura che un po’ sei preoccupato per Severus. E' tuo amico, no?”

“Anche se fosse?- Ribattè freddo Malfoy, -Perché dovrei aiutare una Nata Babbana?”

“Ehi, modera i termini, Malfoy!” Saltò immediatamente su Sirius, balzando in piedi ed alzando le spalle di fronte a Lucius, che semplicemente incrociò le braccia al petto.

“Ho detto ‘Nata Babbana’, Black, non ‘Sanguesporco’. Sturati bene le orecchie la prossima volta e tieni per te la tua stupidità.” Gli disse gelido, senza che alcuna emozione gli piegasse i lineamenti. Detto ciò, allontanò lo sguardo dall’espressione irata e cagnesca di Sirius per alzarlo pigramente su Lily.

“Allora, Evans?- La incitò. –Perché dovrei aiutarvi?”

Lily fece per rispondere, ma Remus la precedette. “Ricorda che saresti vedovo ora se non fosse stato per lei. Forse le devi qualcosa, non credi?”

Lucius lo guardò pensieroso per qualche istante, poi rispose: “Forse.”

“Per favore, Lucius. –Intervenne Lily. –Che cos’hai da perdere?”

Malfoy fece una smorfia udendo quelle parole. “Non più di quanto già rischio.- Disse seriamente, -Ma la via che volete imboccare è a senso unico, suppongo lo sappiate. Non c’è ritorno.”

“Allora non dovresti avere problemi a indicarci il modo di entrare, vero? Così ti sbarazzeresti di noi.” Disse duramente Sirius.

Lucius lo guardò aprendo un sorriso freddo sul suo viso chiaro, un sorriso sarcastico, eppure triste. “Vero. Ma come Lupin mi ha ricordato, sono in debito con la signorina Evans, ergo perché dovrei essere complice della sua morte?”

“Lascia stare la morale, Malfoy, proprio non ti si addice.- Grugnì Sirius. –Che cos'è che vuoi in cambio?”

Lucius sorrise mellifluo a quella domanda. Una nota di appagamento nei suoi occhi, il raggiungimento di un obiettivo. Quanto era stupido Black. Si era infilato dritto nella trappola.

“Beh, -Fece Malfoy con nonchalance. – sapete, Azkaban non mi fa affatto gola. Forse se-”

“Va bene, Malfoy, abbiamo capito.- Lo interruppe Lily. –Forse possiamo convincere Silente a risparmiarti Azkaban. Però devi darci la tua parola che ci aiuterai. E niente furbate.”

Lucius Malfoy sorrise, felice di aver finalmente raggiunto il suo obiettivo. Raddrizzò bene le spalle e alzò il mento annuendo rigidamente.

“E sia. –Disse. –Avete al mia parola.”

Lily annuì in risposta, pur sempre sotto lo sguardo sospettoso degli altri. Non si fidavano più di tanto di Malfoy… nemmeno lei si fidava davvero, ad essere sinceri, ma Malfoy era l’unico che poteva aiutarli in quel momento. Lucius Malfoy era la loro unica speranza di entrare nel cove di Voldemort.

“Allora?- Fece la voce di Lupin.- Come entriamo a Villa Riddle?”

Lucius si passò una mano sul mento, pensieroso, fingendo di concentrarsi per trovare la risposta alla domanda quando sapeva già perfettamente quale fosse. Rimase pensieroso per alcuni secondi, prendendo a fare su e giù nel salotto sotto gli occhi pieni di aspettativa di Lily e Lupin e quelli più sospettosi e annoiati di Brix e Sirius.

Infine, Malfoy si fermò, si voltò lentamente verso Lily e sospirò.

“Una via c’è. –Disse. –Si tratta di un passaggio che porta alla vecchia cripta della villa. In giardino, sul lato est, troverete una grande lastra di marmo con una croce incisa sopra. Spostatela e scoprirete che sotto c’è un scala di pietra. Scendete la scala e arriverete in un passaggio piuttosto angusto; seguite la galleria e arriverete nella cripta. Da lì potete passare nei sotterranei e dai sotterranei a tutta la casa. Ovviamente se non vi sarete fatti scoprire prima.” Aggiunse infine con un sorrisetto ironico.

“E tu ci garantisci che non ci sono allarmi o barriere di sorta lì?” Si informò allora Lily.

“Non posso esserne sicuro. Dovrete fare attenzione. Soprattutto, -Rispose Malfoy, -fate attenzione alle barriere anti-materializzazione. Il Signore Oscuro percepisce ogni cosa che le barriere individuano.”

Lily annuì decisa. Se potevano comunicare con Brix all’esterno, potevano farsi aiutare da Silente. Sempre sperando che gli specchi funzionassero anche attraverso le barriere. Dopotutto, però, avevano sempre funzionato sotto le barriere anti-materializzazione di Hogwarts, perché non avrebbero dovuto sotto quelle di Villa Riddle?

“Grazie, Lucius.” Disse Lily, sincera.

Lucius la guardò freddamente per qualche istante, analizzandola da capo a piedi, poi le disse: “Grazie a te Evans. Per aver salvato Narcissa.” Il tono era freddo, distaccato, come era sempre, eppure Lily riuscì a captare una certa vena di vero ringraziamento in quelle parole. Sorrise, pensando che forse, questa volta sarebbe riuscita davvero a fare qualcosa di giusto.

Lei, Remus e Sirius sarebbero entrarti a Villa Riddle, usando il passaggio che aveva loro segnalato Malfoy, portando con loro uno degli specchi. Avrebbero cercato Severus e Harry e li avrebbero portati via mentre Voldemort e i Mangiamorte erano distratti dall’Ordine. Brix sarebbe rimasto con Silente, con l’altro specchio, facendo da tramite tra loro e il preside. Preside che sarebbe stato avvertito certo, ma solo dopo che loro se ne erano già andati. Sì, il piano quadrava, c’era solo da sperare che andasse tutto liscio, cosa piuttosto improbabile. Comunque sarebbe andata, avrebbero in qualche modo portato via Severus e Harry da là, poco ma sicuro. Lily non li avrebbe abbandonati. Avrebbe salvato Harry. Avrebbe salvato Severus.

*******

Scusate il ritardo. Scusate il ritardo. Scusate il ritardo.

Non sono riuscita a finire il capitolo ieri sera. Perdono. E’ un capitolo di passaggio, ma è piuttosto denso, di dialoghi soprattutto ed è stato duro da scrivere. Inoltre sono stata un po’ presa dalle traduzioni in inglese.

La cosa triste è che questo è il terzultimo capitolo. Eh sì: ne rimangono solo più due e forse, forse, un breve epilogo. Sto cominciando a tirare le somme. Ragazzi, sono sei mesi che va avanti questa storia, dal quindici di agosto. E finora ho scritto trecentoventiquattro, no dico 324 (è sbagliato scriverlo in numero, ma rende di più l’idea), pagine di word. Un altro libro praticamente.

Beh, nient’altro da dire. A presto!

  
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