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Autore: Amy_    04/02/2012    1 recensioni
Un ragazzo sensibile e determinato, un albero di amamelide e una radura che compare solamente nelle notti di luna piena.
Siamo nel XVII secolo, in un piccolo paese sperduto nel verde che nasconde nella sua foresta la presenza di una misteriosa fanciulla.
Riuscirà Alessandro a scoprire cosa si nasconde dietro la luce della luna?
Dal 3° capitolo:
Alessandro sbuffò e si stese sull’erba.
“Suona il flauto. Sei davvero brava. Lo puoi fare, almeno questo, per me?”
La faccia della fanciulla fu immediatamente a un centimetro dalla sua.
“Solo se mi dai un bacio”.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL CUORE HA RAGIONI CHE LA RAGIONE NON CONOSCE.

 
La luna piena era alta nel cielo.
Un solo soffio di vento mosse le foglie dell’amamelide. Una figura dai tratti umani si formò dall’aria mossa da esso. Appoggiò la fronte all’albero, era da tre giorni che nessuno sfiorava quella corteccia. Un gruppo di lucciole si strinse, all’apparenza disordinatamente, intorno alla figura. Un petalo giallo si stacco dal resto del fiore e fu accolto tra le sue mani. Un lampo di luce, le lucciole si allontanarono. Due occhi castani si aprirono di nuovo al mondo, due occhi che risplendevano di luce argentea.
La fanciulla era tornata sulla Terra.

Alessandro.
Guardò la luna piena, si guardò nel cielo. Era incredibile quanto poteva fare la magia. Lei era lì, nell’immensa distesa blu, e sulla Terra.
Si ridestò dai suoi pensieri, doveva adempiere il suo compito. Il rituale della luna piena doveva essere compiuto nel momento esatto in cui la luna era completamente piena. Si concentrò sul suo spirito e si raffigurò nella sua mente: c’era ancora tempo, la luna non aveva raggiunto il suo apice.

Alessandro.
Un’altra volta, non doveva pensarci, doveva rimanere concentrata, ma purtroppo il suo pensiero continuava a tornare a lui. Era da tre notti che non si faceva vedere. Era preoccupata, molto preoccupata.
Nascosta dietro l’albero poteva vedere la sua fattoria: nessuna finestra era illuminata, la casa era completamente immersa nel buio. Solo un minuto, non un secondo di più, aveva bisogno solo di un minuto per guardarci dentro. Era pericoloso, lo sapeva: non doveva farsi vedere.  Un passo dopo l’altro, nel silenzio della notte, era già a metà strada. Ma cosa stava facendo? Magari Alessandro stava semplicemente dormendo e se lei fosse andata a cercarlo l’avrebbe svegliato, lui l’avrebbe vista e addio natura. Nessuno poteva vederla nella notte del rituale perché questo avrebbe portato ad una natura completamente morta sulla Terra: niente mari, niente animali, fiori o piante. Doveva tornare indietro! Assolutamente!
Fece mezzo giro su sé stessa e avanzò di un passo.
Si fermò e prese un bel respiro. Aveva bisogno di sapere perché Alessandro non si faceva vedere da tre notti.
Tornò a guardare la fattoria.
Era pericoloso.
Non riusciva a decidersi. Chiuse gli occhi e ascoltò il silenzio, poi ascoltò sé stessa e proseguì verso la casa. Si fermò ad un metro di distanza.
Un’idea. Alzò le mani al cielo, verso la luna, e invocò il potere della notte, che facendo vibrare l’oscurità, si riverso su di lei. La luce della fanciulla fu offuscata. Ora non poteva essere vista, ma doveva fare attenzione lo stesso: offuscare la luce dello spirito della luna richiedeva una magia potente come quella della notte e a lei era permesso usarla una volta ogni anno e solo per pochi minuti.

 
Si affacciò alla finestra: il buio totale. Si avvicinò alla porta e la spinse: era aperta. Entrò. Un respiro affannato spezzò il silenzio. Poi una voce.
“Dove sei?”.
La fanciulla si bloccò immediatamente. Era Alessandro. Non capiva, non poteva averla vista. Concentrò la magia nei suoi occhi: ora poteva vedere al buio. Lui era lì, a un passo da lei, steso sul letto.
Si avvicinò.
Alessandro dormiva agitandosi nel sonno e continuando a ripetere: “Dove sei?”. La fanciulla si avvicinò un po’ di più e si inginocchiò accanto al letto. Aveva un brutto presentimento. Gli toccò la fronte, era sudato e… aveva la febbre, molto alta. Appoggiò un orecchio sul petto per sentire il battito del cuore: era molto lento. Nel frattempo lui non aveva smesso un secondo di delirare.
Lo chiamò, al diavolo le precauzioni.

“Alessandro!”
Niente, non si svegliava.
“Alessandro!”
Continuava a delirare.
“Alessandro!”
Il respiro stava rallentando per diventare sempre più debole. Doveva fare qualcosa e subito, ma sapeva molto bene che per curare gli umani malati ci voleva molto tempo: proprio quello che a lei mancava. Sarebbe ritornata sulla Terra solo tra due settimane circa e quella notte, inoltre, non aveva tempo perché non doveva far tardare neanche di un minuto il rituale della luna piena.
Sfiorò il volto di Alessandro, diventava sempre più caldo. Sapeva che non avrebbe resistito a lungo se non avesse fatto qualcosa. Gli strinse la mano, una lacrima le rigò silenziosamente la guancia.
Improvvisamente Alessandro smise di delirare. Le forze lo stavano abbandonando. Ma come aveva fatto a ridursi così? La fanciulla non riusciva a capire. Poi le tornarono in mente tutte le volte che Alessandro gli aveva detto di aver lavorato tanto, poi la volta in cui era svenuto nella radura e infine aggiunse i tre giorni passati da solo in quella casa e si diede della stupida per non averlo capito prima.
Una luce proveniente dalla sua mano la riscosse dai suoi pensieri: la magia che l’aveva nascosta stava ritornando alla notte. Doveva andarsene e subito. Il suo corpo nudo riluceva ormai completamente. Si alzò d’istinto per andarsene, ma l’importanza del ragazzo davanti a lei prevalse sull’abitudine e sulla ragione. Senza chiedersi cosa stesse facendo e senza pensare a tutto quello che avrebbe comportato decise che non avrebbe permesso a quelle stupide regole di portarle via Alessandro. Sperò con tutto il suo cuore che, a causa della spossatezza, avrebbe dormito durante tutto il tempo che fosse stato con lei.
Lo prese in braccio, gli diede un bacio sulla fronte e osservò per un secondo quel ragazzo, alto presso a poco quanto lei, inerme tra le sue braccia. Ringraziò la forza che l’essere uno spirito le donava e si recò alla volta della radura.
Strinse Alessandro a sé, il suo volto caldo a stretto contatto con il suo petto nudo. Non l’avrebbe lasciato solo per nessuna ragione al mondo, lo avrebbe salvato e non se ne sarebbe mai pentita.

 
Arrivata alla radura aveva preso la sua decisione. Avrebbe fatto il rituale di purificazione. L’aveva praticato qualche volta, in tempi di guerra, per salvare segretamente qualche soldato in fin di vita, ma questa volta era diverso: c’erano di mezzo i sentimenti e lei stava perdendo la calma e questo non doveva succedere.
Appoggiò delicatamente Alessandro sull’erba e guardò al centro della radura: l’albero di amamelide risplendeva di luce dorata. Doveva sbrigarsi. Si avvicinò all’albero e si inchinò, fece aderire il suo palmo alla corteccia e volse il suo sguardo alla luna. Un unico fiore giallo si staccò dall’albero per cadere al suolo. La luce argentea attorno alla fanciulla aumentò d’intensità e il fiore quando cadde non toccò l’erba, ma l’acqua del lago della luna nuova. La fanciulla tolse la mano dalla corteccia, ma questo non spezzò il legame che aveva stabilito con l’albero. Si voltò e, passo dopo passo, camminando sui sassi che emergevano dall’acqua, tornò da Alessandro.

 
Adesso la aspettava la parte più difficile. Lo spogliò da tutti i suoi vestiti: per questo tipo di rituale era necessario il totale contatto con la natura. Lo prese di nuovo in braccio per poi adagiarlo vicino al lago immergendolo nell’acqua dall’ombelico in giù. Chiamo a sé la teca di vetro con dentro il suo flauto e con grande velocità e decisione la ruppe: aveva bisogno di qualcosa di tagliente. Prese un frammento da terra.
“Scusami” sussurrò.
Poi lo avvolse con la sua luce: non sapeva se fosse servito a qualcosa, ma lei sperava che, magari, in questo modo avrebbe percepito meno dolore. Avvicinò la mano con il frammento di vetro alla spalla di Alessandro. La fanciulla tremava, non riusciva a credere di stare davvero per farlo, ma era necessario, non sapeva cosa altro fare. Strinse la mano di Alessandro con la sua rimasta libera. Lasciò passare un altro solo secondo e premette con il frammento sulla spalla. Una goccia rossa fuoriuscì macchiando la pelle cerea per poi ricadere sul verde dell’erba. Fece arrivare la sua mano fino al fianco opposto più velocemente possibile. Alessandro urlò di dolore, poi un glaciale silenzio e un respiro che rallentava sempre di più. Doveva fare in fretta se non voleva trasformare il suo intervento in tragedia.
Il sangue fuoriusciva velocemente dalla ferita e andava a mescolarsi con l’acqua. La fanciulla gettò il frammento sull’erba e, stendendo il braccio, rivolse la mano verso l’albero con il palmo tendente al cielo. Dall’aura dorata dell’albero si allungò un braccio di luce che muovendosi velocemente sull’acqua andò a mescolarsi con il sangue e la fanciulla vi immerse la mano per aggiungervi la sua essenza argentea. Poi la fece uscire dall’acqua e l’avvicinò alla ferita. Acqua, sangue e l’essenza della luna insieme a quella della natura si erano unite in un unico fluido e seguivano i movimenti della sua mano. Iniziò a percorrere la ferita per tutta la sua lunghezza e il fluido vi entrò. Il corpo di Alessandro si irrigidì per l’intrusione. La fanciulla continuò a muovere la sua mano, mentre con l’altra stringeva ancora quella di lui, fino ad arrivare alla fine della ferita. Alessandro inarcò la schiena come a voler respingere il dolore, il respiro accelerò in uno strano modo: non stava reagendo bene all’intrusione. La fanciulla intensificò la luce intorno a lui pregando la magia presente nell’aria di attutire il dolore di quel ragazzo. Una risata allegra condita con un pizzico di vanità riecheggiò nell’aria. La richiesta della fanciulla fu esaudita.
Adesso poteva continuare.
Chiuse gli occhi e a malincuore lasciò la mano di Alessandro per poi poggiarla, insieme all’altra alla fine della ferita. Iniziò a muoverle sul suo corpo per far scorrervi il fluido in ogni singola parte. Percepiva il potere delle due essenze congiunte agire velocemente per salvare la vita che era stata riposta nelle loro mani. Mantenendo la concentrazione continuò a far muovere il fluido fino a quando sentì il battito del cuore tornare normale. L’aveva guarito, ce l’aveva fatta.
Era così felice! Riportò con attenzione il fluido in un unico punto, alla fine della ferita e poi lo richiamò a sé. Allontanò le mani da Alessandro e il fluido seguì i suoi movimenti ritornando ad essere quattro parti distinte: l’acqua tornò nel lago, il sangue rimase nel corpo del ragazzo ormai guarito, l’essenza di luna tornò alla fanciulla e infine la luce dorata tornò al suo albero lasciando solo un po’ di magia per impedire al sangue di  riversarsi dalla ferita. Poi richiamò anche la luce che aveva avvolto Alessandro.

 
Era tutto finito! Copiose lacrime argentee si riversarono sulle sue guance. Piangendo riprese Alessandro tra le sue braccia e lo portò lontano dal lago, al limitare della radura. Lo stese delicatamente sull’erba facendo attenzione a non sfiorare la ferita aperta. Avrebbe voluto tanto portarlo subito a casa e fasciargli il petto con delle bende, ma non le era possibile: tra tre minuti esatti l’attendeva il rituale della luna piena. Con un movimento della mano tolse le gocce d’acqua che gli bagnavano il corpo, non poteva fare altro.
Si prese un minuto per osservarlo attentamente, adesso poteva farlo, era così bello. Si soffermò sul suo viso, non trovava parole per descriverlo, esprimeva una gentilezza immensa. Avvicinò il suo volto a quello di lui, poi posò una mano sulla sua guancia e lo baciò.
“Ti amo” sussurrò. Peccato che lui non potesse sentirla.
Un ultimo bacio, un ultimo sguardo. Era ora, il rituale della luna piena la attendeva. Alla fine lo avrebbe rivestito e riportato a casa. Per adesso quello che poteva fare era lasciarlo steso sull’erba: stare un altro poco circondato dalla magia della natura non gli avrebbe fatto male.

 
Si fermò ai margini del lago e osservò l’albero che vi si ergeva al centro. Era spettacolare! La sua luce dorata si rifletteva sull’acqua sopra la quale le lucciole volavano indisturbate. Le radici dell’albero si intravedevano nel buio della notte attraverso l’acqua blu. Era tutto così magico. La fanciulla chiuse gli occhi e percepì il legame con l’albero. Li riaprì e il lago era sparito. Era pronta per il rituale.

 
NOTE DELL’AUTRICE:
Prima di tutto chiedo immensamente perdono per il grandissimo ritardo. Spero che il capitolo ripaghi almeno un po’ l’attesa. Ringrazio tutti quelli che hanno messo la mia storia tra le seguite o le ricordate, chi si è fermato a dare uno sguardo e Deilantha che ha recensito ogni capitolo!
Il titolo di questo capitolo è una frase di Pascal, appena l’ho vista ho pensato che fosse perfetta.
Il prossimo capitolo sarà “Il rituale della luna piena”, poi ho aggiunto un altro prima dell’epilogo.
Grazie e arrivederci. =)

 

  
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