IL CUORE HA
RAGIONI CHE LA RAGIONE NON CONOSCE.
La
luna piena era alta nel cielo.
Un
solo soffio di vento mosse le foglie dell’amamelide. Una
figura dai tratti
umani si formò dall’aria mossa da esso.
Appoggiò la fronte all’albero, era da
tre giorni che nessuno sfiorava quella corteccia. Un gruppo di lucciole
si
strinse, all’apparenza disordinatamente, intorno alla figura.
Un petalo giallo
si stacco dal resto del fiore e fu accolto tra le sue mani. Un lampo di
luce,
le lucciole si allontanarono. Due occhi castani si aprirono di nuovo al
mondo,
due occhi che risplendevano di luce argentea.
La
fanciulla era tornata sulla Terra.
Alessandro.
Guardò
la luna piena, si guardò nel cielo. Era incredibile quanto
poteva fare la
magia. Lei era lì, nell’immensa distesa blu, e
sulla Terra.
Si
ridestò dai suoi pensieri, doveva adempiere il suo compito.
Il rituale della
luna piena doveva essere compiuto nel momento esatto in cui la luna era
completamente piena. Si concentrò sul suo spirito e si
raffigurò nella sua
mente: c’era ancora tempo, la luna non aveva raggiunto il suo
apice.
Alessandro.
Un’altra
volta, non doveva pensarci, doveva rimanere concentrata, ma purtroppo
il suo
pensiero continuava a tornare a lui. Era da tre notti che non si faceva
vedere.
Era preoccupata, molto preoccupata.
Nascosta
dietro l’albero poteva vedere la sua fattoria: nessuna
finestra era illuminata,
la casa era completamente immersa nel buio. Solo un minuto, non un
secondo di
più, aveva bisogno solo di un minuto per guardarci dentro.
Era pericoloso, lo
sapeva: non doveva farsi vedere. Un
passo dopo l’altro, nel silenzio della notte, era
già a metà strada. Ma cosa
stava facendo? Magari Alessandro stava semplicemente dormendo e se lei
fosse
andata a cercarlo l’avrebbe svegliato, lui
l’avrebbe vista e addio natura.
Nessuno poteva vederla nella notte del rituale perché questo
avrebbe portato ad
una natura completamente morta sulla Terra: niente mari, niente
animali, fiori
o piante. Doveva tornare indietro! Assolutamente!
Fece
mezzo giro su sé stessa e avanzò di un passo.
Si
fermò e prese un bel respiro. Aveva bisogno di sapere
perché Alessandro non si
faceva vedere da tre notti.
Tornò
a guardare la fattoria.
Era
pericoloso.
Non
riusciva a decidersi. Chiuse gli occhi e ascoltò il
silenzio, poi ascoltò sé
stessa e proseguì verso la casa. Si fermò ad un
metro di distanza.
Un’idea.
Alzò le mani al cielo, verso la luna, e invocò il
potere della notte, che
facendo vibrare l’oscurità, si riverso su di lei.
La luce della fanciulla fu
offuscata. Ora non poteva essere vista, ma doveva fare attenzione lo
stesso:
offuscare la luce dello spirito della luna richiedeva una magia potente
come
quella della notte e a lei era permesso usarla una volta ogni anno e
solo per
pochi minuti.
Si
affacciò alla finestra: il buio totale. Si
avvicinò alla porta e la spinse: era
aperta. Entrò. Un respiro affannato spezzò il
silenzio. Poi una voce.
“Dove
sei?”.
La
fanciulla si bloccò immediatamente. Era Alessandro. Non
capiva, non poteva
averla vista. Concentrò la magia nei suoi occhi: ora poteva
vedere al buio. Lui
era lì, a un passo da lei, steso sul letto.
Si
avvicinò.
Alessandro
dormiva agitandosi nel sonno e continuando a ripetere: “Dove
sei?”. La
fanciulla si avvicinò un po’ di più e
si inginocchiò accanto al letto. Aveva un
brutto presentimento. Gli toccò la fronte, era sudato
e… aveva la febbre, molto
alta. Appoggiò un orecchio sul petto per sentire il battito
del cuore: era
molto lento. Nel frattempo lui non aveva smesso un secondo di delirare.
Lo
chiamò, al diavolo le precauzioni.
“Alessandro!”
Niente,
non si svegliava.
“Alessandro!”
Continuava
a delirare.
“Alessandro!”
Il
respiro stava rallentando per diventare sempre più debole.
Doveva fare qualcosa
e subito, ma sapeva molto bene che per curare gli umani malati ci
voleva molto
tempo: proprio quello che a lei mancava. Sarebbe ritornata sulla Terra
solo tra
due settimane circa e quella notte, inoltre, non aveva tempo
perché non doveva
far tardare neanche di un minuto il rituale della luna piena.
Sfiorò
il volto di Alessandro, diventava sempre più caldo. Sapeva
che non avrebbe
resistito a lungo se non avesse fatto qualcosa. Gli strinse la mano,
una
lacrima le rigò silenziosamente la guancia.
Improvvisamente
Alessandro smise di delirare. Le forze lo stavano abbandonando. Ma come
aveva
fatto a ridursi così? La fanciulla non riusciva a capire.
Poi le tornarono in
mente tutte le volte che Alessandro gli aveva detto di aver lavorato
tanto, poi
la volta in cui era svenuto nella radura e infine aggiunse i tre giorni
passati
da solo in quella casa e si diede della stupida per non averlo capito
prima.
Una
luce proveniente dalla sua mano la riscosse dai suoi pensieri: la magia
che
l’aveva nascosta stava ritornando alla notte. Doveva
andarsene e subito. Il suo
corpo nudo riluceva ormai completamente. Si alzò
d’istinto per andarsene, ma
l’importanza del ragazzo davanti a lei prevalse
sull’abitudine e sulla ragione.
Senza chiedersi cosa stesse facendo e senza pensare a tutto quello che
avrebbe
comportato decise che non avrebbe permesso a quelle stupide regole di
portarle
via Alessandro. Sperò con tutto il suo cuore che, a causa
della spossatezza,
avrebbe dormito durante tutto il tempo che fosse stato con lei.
Lo
prese in braccio, gli diede un bacio sulla fronte e osservò
per un secondo quel
ragazzo, alto presso a poco quanto lei, inerme tra le sue braccia.
Ringraziò la
forza che l’essere uno spirito le donava e si recò
alla volta della radura.
Strinse
Alessandro a sé, il suo volto caldo a stretto contatto con
il suo petto nudo.
Non l’avrebbe lasciato solo per nessuna ragione al mondo, lo
avrebbe salvato e
non se ne sarebbe mai pentita.
Arrivata
alla radura aveva preso la sua decisione. Avrebbe fatto il rituale di
purificazione. L’aveva praticato qualche volta, in tempi di
guerra, per salvare
segretamente qualche soldato in fin di vita, ma questa volta era
diverso:
c’erano di mezzo i sentimenti e lei stava perdendo la calma e
questo non doveva
succedere.
Appoggiò
delicatamente Alessandro sull’erba e guardò al
centro della radura: l’albero di
amamelide risplendeva di luce dorata. Doveva sbrigarsi. Si
avvicinò all’albero
e si inchinò, fece aderire il suo palmo alla corteccia e
volse il suo sguardo
alla luna. Un unico fiore giallo si staccò
dall’albero per cadere al suolo. La
luce argentea attorno alla fanciulla aumentò
d’intensità e il fiore quando
cadde non toccò l’erba, ma l’acqua del
lago della luna nuova. La fanciulla
tolse la mano dalla corteccia, ma questo non spezzò il
legame che aveva
stabilito con l’albero. Si voltò e, passo dopo
passo, camminando sui sassi che
emergevano dall’acqua, tornò da Alessandro.
Adesso
la aspettava la parte più difficile. Lo spogliò
da tutti i suoi vestiti: per
questo tipo di rituale era necessario il totale contatto con la natura.
Lo
prese di nuovo in braccio per poi adagiarlo vicino al lago immergendolo
nell’acqua dall’ombelico in giù. Chiamo
a sé la teca di vetro con dentro il suo
flauto e con grande velocità e decisione la ruppe: aveva
bisogno di qualcosa di
tagliente. Prese un frammento da terra.
“Scusami”
sussurrò.
Poi
lo avvolse con la sua luce: non sapeva se fosse servito a qualcosa, ma
lei
sperava che, magari, in questo modo avrebbe percepito meno dolore.
Avvicinò la
mano con il frammento di vetro alla spalla di Alessandro. La fanciulla
tremava,
non riusciva a credere di stare davvero per farlo, ma era necessario,
non
sapeva cosa altro fare. Strinse la mano di Alessandro con la sua
rimasta
libera. Lasciò passare un altro solo secondo e premette con
il frammento sulla
spalla. Una goccia rossa fuoriuscì macchiando la pelle cerea
per poi ricadere
sul verde dell’erba. Fece arrivare la sua mano fino al fianco
opposto più
velocemente possibile. Alessandro urlò di dolore, poi un
glaciale silenzio e un
respiro che rallentava sempre di più. Doveva fare in fretta
se non voleva
trasformare il suo intervento in tragedia.
Il
sangue fuoriusciva velocemente dalla ferita e andava a mescolarsi con
l’acqua.
La fanciulla gettò il frammento sull’erba e,
stendendo il braccio, rivolse la
mano verso l’albero con il palmo tendente al cielo.
Dall’aura dorata
dell’albero si allungò un braccio di luce che
muovendosi velocemente sull’acqua
andò a mescolarsi con il sangue e la fanciulla vi immerse la
mano per
aggiungervi la sua essenza argentea. Poi la fece uscire
dall’acqua e l’avvicinò
alla ferita. Acqua, sangue e l’essenza della luna insieme a
quella della natura
si erano unite in un unico fluido e seguivano i movimenti della sua
mano.
Iniziò a percorrere la ferita per tutta la sua lunghezza e
il fluido vi entrò.
Il corpo di Alessandro si irrigidì per
l’intrusione. La fanciulla continuò a
muovere la sua mano, mentre con l’altra stringeva ancora
quella di lui, fino ad
arrivare alla fine della ferita. Alessandro inarcò la
schiena come a voler
respingere il dolore, il respiro accelerò in uno strano
modo: non stava
reagendo bene all’intrusione. La fanciulla
intensificò la luce intorno a lui
pregando la magia presente nell’aria di attutire il dolore di
quel ragazzo. Una
risata allegra condita con un pizzico di vanità
riecheggiò nell’aria. La
richiesta della fanciulla fu esaudita.
Adesso
poteva continuare.
Chiuse
gli occhi e a malincuore lasciò la mano di Alessandro per
poi poggiarla,
insieme all’altra alla fine della ferita. Iniziò a
muoverle sul suo corpo per
far scorrervi il fluido in ogni singola parte. Percepiva il potere
delle due
essenze congiunte agire velocemente per salvare la vita che era stata
riposta
nelle loro mani. Mantenendo la concentrazione continuò a far
muovere il fluido
fino a quando sentì il battito del cuore tornare normale.
L’aveva guarito, ce
l’aveva fatta.
Era
così felice! Riportò con attenzione il fluido in
un unico punto, alla fine
della ferita e poi lo richiamò a sé.
Allontanò le mani da Alessandro e il
fluido seguì i suoi movimenti ritornando ad essere quattro
parti distinte:
l’acqua tornò nel lago, il sangue rimase nel corpo
del ragazzo ormai guarito,
l’essenza di luna tornò alla fanciulla e infine la
luce dorata tornò al suo
albero lasciando solo un po’ di magia per impedire al sangue
di riversarsi dalla
ferita. Poi richiamò anche
la luce che aveva avvolto Alessandro.
Era
tutto finito! Copiose lacrime argentee si riversarono sulle sue guance.
Piangendo riprese Alessandro tra le sue braccia e lo portò
lontano dal lago, al
limitare della radura. Lo stese delicatamente sull’erba
facendo attenzione a
non sfiorare la ferita aperta. Avrebbe voluto tanto portarlo subito a
casa e
fasciargli il petto con delle bende, ma non le era possibile: tra tre
minuti
esatti l’attendeva il rituale della luna piena. Con un
movimento della mano
tolse le gocce d’acqua che gli bagnavano il corpo, non poteva
fare altro.
Si
prese un minuto per osservarlo attentamente, adesso poteva farlo, era
così
bello. Si soffermò sul suo viso, non trovava parole per
descriverlo, esprimeva
una gentilezza immensa. Avvicinò il suo volto a quello di
lui, poi posò una
mano sulla sua guancia e lo baciò.
“Ti
amo” sussurrò. Peccato che lui non potesse
sentirla.
Un
ultimo bacio, un ultimo sguardo. Era ora, il rituale della luna piena
la
attendeva. Alla fine lo avrebbe rivestito e riportato a casa. Per
adesso quello
che poteva fare era lasciarlo steso sull’erba: stare un altro
poco circondato
dalla magia della natura non gli avrebbe fatto male.
Si
fermò ai margini del lago e osservò
l’albero che vi si ergeva al centro. Era
spettacolare! La sua luce dorata si rifletteva sull’acqua
sopra la quale le lucciole
volavano indisturbate. Le radici dell’albero si intravedevano
nel buio della
notte attraverso l’acqua blu. Era tutto così
magico. La fanciulla chiuse gli
occhi e percepì il legame con l’albero. Li
riaprì e il lago era sparito. Era
pronta per il rituale.
NOTE
DELL’AUTRICE:
Prima di
tutto chiedo immensamente perdono per il grandissimo ritardo.
Spero che il capitolo ripaghi almeno un po’
l’attesa. Ringrazio tutti quelli
che hanno messo la mia storia tra le seguite o le ricordate, chi si
è fermato a
dare uno sguardo e Deilantha che ha recensito ogni capitolo!
Il
titolo di questo capitolo è una frase di Pascal, appena
l’ho vista
ho pensato che fosse perfetta.
Il
prossimo capitolo sarà “Il rituale della luna
piena”, poi ho
aggiunto un altro prima dell’epilogo.
Grazie
e arrivederci. =)