Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: Sibilla Delfica    05/02/2012    1 recensioni
Nel mio mondo esistevano tre regole importanti: la prima era, mai cedere alla tentazione, come se non l'avessi già fatto, la seconda diceva di non lasciarsi trasportare dalla passione carnale per una persona e terza mai avere rapporti con gli umani.
Naturalmente accompagnate da quelle più ovvie non uccidere e non rivelare la propria vera natura agli umani.
Non sono umano.
Sono un Angelo, la creatura più bella che esista nel intero universo, io sono la tentazione vivente per ogni umana esistente sulla terra.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sognai tutta la notte Bryan.

Sognavo di baciarlo con avidità senz'alcun imbarazzo, di abbracciarlo con amore e lui ricambiava con eguale passione e tenerezza, ero felice nel sogno i nostri cuori battevano all'unisono creando una musica perfetta, la musica dell'amore puro. 
Quando mi svegliavo e mi accorgevo che lui non c'era, ed ero soltanto sola nel mio letto, quel sogno stupendo, si trasformava in un orrendo incubo, Bryan non sarebbe più stato così dolce con me, non sarebbe più stato il mio Bryan. Avrei voluto dormire per sempre solo per sentire i brividi delle mie labbra sopra le sue, solo per sentire le sue braccia accogliermi e stringermi, come se fossi la sua ancora di salvezza.
Le lacrime di amarezza allora ricominciavano a scendere, piangevo troppo, ma io non ero mai stata così forte, non sapevo serrare il mio dolore, avevo provato con i miei genitori, ma avevo tenuto nascosto per poco il mio strazio.
Avrei potuto chiamarlo, ma a cosa sarebbe servito? Non mi avrebbe mai dato ciò che stavo cercando, aveva costruito un muro tra noi ed io non potevo certo distruggerlo. Guardai la sveglia erano già le otto, dovevo andare a lavorare, non avevo molta voglia, ma forse mi avrebbe distratto un po'. Andai in bagno decisa a farmi una doccia calda, mi misi la cuffia per non bagnarmi i capelli e aprii l'acqua. 
La doccia non diede gli effetti benefici che di solito aveva sul mio corpo, ero troppo tesa e agitata, uscii e mi accoccolai nel mio accappatoio. 
Mi vestii velocemente: indossai il primo jeans che trovai nell'armadio e una maglietta a maniche lunghe rossa, le mie solite scarpe da tennis, ed eccomi pronta per andare a lavorare. Presi al volo la borsa e uscii di casa di corsa, mi avviai verso la fermata del pullman e attesi che arrivasse. 
Il viaggio durò si e no dieci minuti ed eccomi di nuovo davanti alla libreria, entrai e l'odore della carta e dell'inchiostro mi infuse una tranquillità innaturale.
Chiusi gli occhi e mi concentrai su quell'odore inebriante, la mia mente volò ai giorni in cui stavo rintanata nella biblioteca per non pensare a Bryan, poi apparve l'ultimo ricordo che avevo di lui della scorsa notte, il sogno di baciarlo... aprii di scatto gli occhi, poiché qualcuno mi aveva toccato una spalla. Vidi il viso sorridente di Ambra, dall'espressione pareva sinceramente sorpresa di vedermi, ma sempre e comunque felice. -Onestamente pensavo non saresti venuta- cominciò Ambra. 
-Perché mai non dovrei essere venuta?- le domandai sicura che mi avrebbe dato una risposta sincera. 
-Forse perché ieri ti ho fatto soffrire, e sembravi arrabbiata con me quando te ne sei andata- pensò ad alta voce guardandomi fissa negli occhi.
-Primo non è colpa tua la mia sofferenza, secondo non ero arrabbiata con te ieri volevo semplicemente andare a casa il più presto possibile- mi dispiaceva averle dato l'impressione di essere in collera con lei, in verità non so neanche io cosa mi aveva fatto scattare la voglia di tornare a casa ieri sera, forse il destino era scritto? Forse qualcuno voleva che incontrassi Bryan? Non lo saprò mai!
-Se è così... basta perderci in stupide chiacchiere, al lavoro! Ho detto al capo che non eri affatto una scansa fatiche vuoi o no dimostrarglielo?- il tono era giocoso, capii che si fidava molto delle mie parole.
-Si signora!- esclamai. 
Il lavoro era abbastanza piacevole, si trattava di sistemare negli scaffali i libri e di aiutare i clienti a trovare i testi di cui chiedevano informazioni, non era difficile sapere se un libro era presente nel negozio, bastava digitare al computer il titolo o l'autore e sullo schermo appariva all'istante in quale scaffale si trovava il libro cercato, oppure se non era presente appariva l'opzione che permetteva di prenotarlo all'istante. 
I pensieri malinconici lasciavano stare il mio corpo mentre lavoravo, la maggior parte della gente dice che il lavoro è stressante invece per me era l'esatto contrario. 
Ambra mi spiegò tutto ciò che c'era da sapere e mi aiutò durante tutta la giornata, anche la sua presenza era una sorta di antidoto, la sua felicità era contagiosa, e per un attimo giurai che forse avevo dimenticato tutto. Ma ogni tanto qualche parola o qualche persona mi faceva tornare in mente Bryan, o la mia ormai defunta famiglia e ancora sentivo lo stomaco schiacciato. Pareva che qualcuno mi avesse colpito con una sorta di maledizione. 
Le mie quattro ore di lavoro terminarono ben presto. 
-Per oggi abbiamo concluso- annunciò Ambra, facendo finta di togliersi il sudore dalla fronte candida.
-Mi piace questo lavoro- esclamai estasiata, mi sentivo stranamente appagata. 
-Certo... io sapevo che ti sarebbe piaciuto...- disse così e poi si mise una mano sulla bocca come se avesse detto qualcosa che non doveva dire.
Tolse la mano dalla bocca con un gesto teatrale, e mi guardò con occhi terrorizzati. Non riuscivo a capire perché la sua espressione fosse cambiata tanto.
-Ambra c'è qualcosa che non va?- il mio tono era preoccupato Non reagiva sembrava non sentirmi, cosa le stava accadendo? Mi guardai attorno per vedere se c'era qualcuno o qualcosa che potesse averla spaventata, ma non c'era niente a parte alcuni signori intenti a curiosare tra gli scaffali per passare un po' di tempo. 
-Ambra mi vuoi rispondere?- mi prese la mano e mi trascinò verso una porta che conduceva nel magazzino, la mia preoccupazione salì e il cuore cominciò ad accelerare. Entrate mi fece accomodare su uno scatolone, mi guardò negli occhi con la stessa faccia terrorizzata.
Per la prima volta osservai bene il suo viso. 
Il viso di Ambra se pur contorto dalla paura era perfetto, bellissimo. La sua bellezza era quasi surreale, simile a quella di Bryan: quei tratti sembravano disegnati da un esperto pittore e poi era avvolta da una luce strana, una luce mistica. Tutte caratteristiche che conoscevo abbastanza bene , che avevo già incontrato, e che mi avevano già insospettito.
Non era possibile...Ambra era un... Adesso capivo perché era così terrorizzata pensava che quella la frase l'avesse compromessa, pensava di avermi detto chiaramente che era lei la causa di questo nuovo lavoro, perché sapeva perfettamente chi ero e che cosa mi piaceva. Ma cosa ci faceva qui? Soprattutto perché era venuta da me? Con quale scopo? 
-Giada hai capito...- parlava a bassa voce. 
-Sì tu sei...- mi tappò la bocca con una mano zittendomi. 
-Zitta per pietà non vorrai cacciarmi nei guai, io ho capito che tu sai - un'altra, ma gli Angeli soffrivano per caso di qualche virus che non permetteva loro di dire ciò che pensano, detto ciò mi tolse la sua mano da davanti.
-Sei qui per Bryan? Sei qui per conto suo?- la mia voce era stizzita, ma se la risposta fosse stata “si”, voleva dire che interessavo ancora a Bryan.
-No- il mio umore tornò a terra -Ascoltami bene, io faccio parte di un gruppo molto famoso nel mio mondo, dei rivoluzionari che sono contro il capo del mondo, io sono qui per aiutarti, sono stata mandata da un uomo di nome Paride- 
Così come Ambra mi era apparsa da subito una persona speciale, così perse subito la mia fiducia.
Ero veramente infuriata, non la volevo più vedere: primo perché mi ricordava troppo Bryan, secondo perché non ero sicura se mi avessero condizionato i suoi poteri ad avvicinarmi a lei. Ed ora cosa stava blaterando: mondo? Capo del mondo? Cos'è lingua farfallina? Ma a me in fondo non me ne fregava un bel niente di quello che stava dicendo anche se fosse stata la ricetta della formula della vita eterna. L'unica cosa che mi interessava era se avesse usato qualche strana influenza su di me! Io non volevo essere la marionetta di nessuno!
-Hai usato qualche potere su di me? Voglio la verità!- la sua mano ritornò sulla mia bocca per farmi zittire, cercai di divincolarmi, ma era troppo forte, eppure era così piccola.
-Andiamo alla Grotta delle Meraviglie- non ho avuto neanche il tempo di pensare alle sue parole, che una luce accecante mi aveva abbagliato costringendomi a chiudere gli occhi.

  
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