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Autore: shotmedown    05/02/2012    3 recensioni
No, lei non ci credeva più. Inutile negarlo, c'era qualcosa che non andava nella sua vita, e non poteva far altro che crogiolarsi nella sua ignoranza; un giorno, forse, qualcuno le avrebbe fatto capire quanto contasse, e le avrebbe donato un mondo fatto di sicurezza e passione, ma per ora, si limitava a partire, ad andare lontano. Boston le stava stretta, Montréal era la libertà.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cinque amici e un paio di chitarre.'
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~ L'amicizia fra un uomo e una donna 
è sempre un poco erotica, anche se
inconsciamente. 
Jorge Luis Borges













Con un calcio spalancai la porta dell'appartamento e feci scivolare dentro le valige. 
"Una firma qui, una qui...Perfetto. Tre mesi ha detto?" Annuii, guardandomi intorno. Era grandicella, per una sola persona; e vuota. Accompagnai la donna all'uscio, dopodiché, lentamente e con tutto il tempo del mondo a disposizione, iniziai a farmi un'idea su come sistemare le mie cose. Nel salotto c'era un divanetto rosso, di stoffa, e su di esso erano poggiati due piccoli cuscini; proprio di fianco ad esso c'era un'enorme finestra che dava direttamente sugli uffici del Boston Globe. La camera da letto presentava un letto a due piazze proprio in mezzo e un'armadio bianco sulla parete destra. Proprio come a Montréal, issai le tende e spalancai le persiane, pur essendo ormai il crepuscolo. Era ben messa, nessun granello di polvere in giro, sicché iniziai a sistemare i miei vestiti e a mettere le cose a posto. Quando ebbi terminato, diedi un'occhiata in giro e fui abbastanza soddisfatta. Let's go, Sam. 
 
 
Pierre p.o.v, two weeks later.
Dovevo riposare, o non ce l'avrei fatta a reggermi in piedi sul palco. Mi coricai sul divanetto e con l'avambraccio mi coprii gli occhi, per ripararli dall'attacco della luce al neon; non avrei dovuto bere così tanto la notte precedente. Chuck iniziò a provare con le bacchette e quando capii che non avrebbe smesso, mi alzai e andai a prendere un po' d'aria. Erano concerti privati, aperti a poche persone, che perlopiù facevano parte del mondo degli sponsor. Niente fan che mi dessero la soddisfazione di conoscere la nostra musica e che sapessero perché cantassimo. Controllai ancora una volta il cellulare, con la speranza che ci fosse aqualche chiamata persa, ma una volta resomi conto che non era così, lessi ancora l'sms che mi aveva inviato Leah qualche giorno addietro.
"Panta rei. Anche il suo risentimento." Infilai l'oggetto in tasca e tornai dentro, notando che erano tornati anche gli altri. Era ora. Tolsi la giacca e mi sgranchii le gambe e le braccia, per poi correre verso il palco e iniziare a gridare.
 
Stavo volando. Ne ero certo...Però riuscivo a vedere solo il pavimento, chissà perché. 
"Io credo che Newton si sbagliasse." Affermai. Che luci accecanti! Proprio in quel momento, caddi su quello che doveva essere un materasso. 
"Pierre? Mi senti?" Cercai di mettere a fuoco il volto che mi fissava e mi chiedeva come mi sentissi.
"Nonna! Mi sei mancata..." Mi allungai per abbracciarla, ma quello che sentii fu un disgustoso odore di birra. "Nonna, hai bevuto?" 
"Ora dormi, su." 
"Non ho sonno." Feci per alzarmi, ma persi quel po' di equilibrio rimastomi dopo qualche bicchierino di troppo. Non avevo alzato troppo il gomito, ne ero certo. Oh, la moquette! Carponi mi avvicinai alla finestra e misi la testa fuori per respirare aria pulita, ma un conato di vomito mi costrinse a inserire la testa altrove. Sentii di poter vomitare anche l'anima. 
Erano le cinque del mattino quando riaprii gli occhi, e un mal di testa mi stava lacerando il cranio, quasi come se un castoro stesse battendo la coda sulla mia fronte. Castoro...Mi ricordava qualcosa. Al mio fianco Dave dormiva ancora, e una debole luce filtrava dalla finestra. Mi alzai lentamente dal letto, sbandando tanto quanto bastava a rendermi conto che non mi reggevo in piedi, e mi misi a sedere sul bordo, cercando di ricordare qualcosa della sera precedente, ma niente: un totale buco nero. La mia più grande sbronza e nessuno che potesse raccontarmela per farmi rendere conto di quanto mi fossi messo in ridicolo e quanto avessi detto. Feci una doccia fredda, per poter recuperare più lucidità, e dopo essermi leggermente ripreso uscii dalla stanza e scesi a prendere del caffé al bar dell’hotel. Allora, facendo qualche conto, reggevo l’alcol, quindi dovevo aver davvero alzato troppo il gomito per ridurmi in uno stato totale di perdita di memoria. Ma cosa più importante, cosa avevo detto? E a chi? Dannazione, che avevo combinato?
“Sei qui...” Mi voltai e David, sebbene ancora assonnato, si era svegliato e mi aveva raggiunto al bar.
“Ho bisogno di caffeina. Tu piuttosto, è presto, che fai già in piedi?” 
“Ho pensato che se ti lascio troppo libero tu mi combini disastri; e ieri ne è stata la prova. Non hai mai bevuto così tanto, che ti è successo?” Ordinò un bicchiere di latte e prese due muffin per entrambi.
“Non lo so...” Scoppiò in una possente risata, provocando nella mia testa tante piccole martellate. Mi massaggiai le tempie e chiusi gli occhi, cercando di riprendermi.
"E' per lei, vero?" 
"No." Mi affrettai a rispondere. "Mi sono lasciato andare, ecco tutto." 
"Certo. Ma fammi il favore!"
"La smetti di gridare?!" Urlai, attirando l'attenzione del barman. Chiesi scusa, sia a lui che a David. Lo vidi sospirare e distogliere lo sguardo. "Che hai?" 
"Nulla. Perché?" Mi stava mentendo. Mi stava nascondendo qualcosa. Gli afferrai il cellulare dalle mani e nonostante i suoi tentativi di bloccarmi, riuscii ad entrare nella cartella messaggi. Quello che vidi mi bastò a sentir l'irritazione nascere e crescere inesorabilmente. Evidenziai un sms e glielo sbattei in faccia.
"Da quanto va avanti questa storia?!" Il suo sguardo colpevole e pentito non bastò a farmi calmare.
"Un paio di settimane..." Mi alzai dallo sgabello su cui stavo seduto e mi allontanai a passi pesanti, senza intenzione di tornare indietro. Alzai il cappuccio della felpa e uscii dall'albergo, certo che David non avrebbe provato a seguirmi. Mi fidavo di lui: come poteva avermi tenuto nascosta una cosa simile? Mi sorpresi del fatto che fosse riuscito a mantenere il segreto così a lungo, senza rendersi conto che quasi non finivo in ospedale per la dose eccessiva di alcol. Mi chiusi nel primo locale che riuscii a trovare, e non mi mossi di lì fino a quando non mi decisi a ricominciare. Tuttavia, nell'esatto istante in cui portai le labbra al beccuccio della bottiglia, David irruppe e si avvicinò al mio tavolo per poi togliermi l'alcol dalle mani. 
"Si può sapere che problema hai?!" Si lamentò.
"Che problema ho? Mi chiedi che problema ho?! Ci parli da due settimane come se fossi la sua amichetta del cuore!" Sbraitai, sferrando un pugno sul tavolo di legno. 
"Non potevo dirtelo. Amico, l'ho fatto per te." 
"No, David, hai sbagliato." 
"E poi è stata lei a chiedermelo." 
"Non vuol dire niente." Cercò di trovare mille scuse che da un orecchio mi entrarono e dall'altro mi uscirono. Quando fui stanco di quella situazione, mi alzai nuovamente e mi diressi verso la porta. 
"Voleva sapere come stessi senza che tu ne fossi a conoscienza." Mi bloccai, tenendo ferma la mano sulla maniglia della porta.
"Che cosa le hai detto?" 
"Le ho mentito." Mormorò, tornando a guardarmi. 
"E perché mai lo avresti fatto?" 
"Perché stanne certo adesso sarebbe qui." Mi riusciva difficile crederlo, ma in un secondo mi passarono per la mente i tre anni passati insieme, e quegli attimi di sincerità in cui aveva più volte ribadito di volermi bene. Mi mancava troppo per sentirmi arrabbiato con il mio migliore amico.
"Che devo fare, Dave?" 
"Aspettare che sia lei a tornare." 
"Oh, insomma. Cos'è che non comprendete nella frase 'La rivoglio'?" Sospirai, chiedendogli di passarmi il cellulare, ma si rifiutò. 
"Io comprendo, Pierre. Il problema è che devi riprenderti. Diamine, ritorna il cazzone di sempre!" Detto ciò andò via. 
David aveva ragione; io non ero Pierre. O meglio, non ero più lo stesso Pierre. 
  
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