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Autore: TooLateForU    05/02/2012    15 recensioni
Diciassette anni, una madre assente, un’amica ormai troppo lontana, un ragazzo-della-pizza scontroso, due occhi verdi da girar la testa e un amico da aiutare.
La vita di Sam? Complicata.
Il suo obbiettivo? Un angolo di perfezione.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate se non rispondo alle recensioni, ma ho un problema con EFP e non riesco D:
Comunque, nuovo capitolo. Dal prossimo prometto che le cose cominceranno ad evolversi :)
Baci!
 
 
 
 
“Mi stai dicendo che Harry Styles TI HA INVESTITA?!”
Allontanai la cornetta del telefono dall’orecchio, con una smorfia.
Liam a volte riusciva a raggiungere ottave ancora sconosciute al mondo. Io glielo avevo sempre detto che avrebbe dovuto fare il cantante.
Il cantante delle docce, rispondeva lui.
“Esattamente. E tutto questo per arrivare a Pizza’s Place..Quel posto è una rovina.”
“Sto per fare io una rovina, Sam, se non ti precipiti ora a casa mia!” ribattè lui, brusco.
“Ti ho detto che sto bene! Se stessi davvero male credi che potrei parlare al telefono e studiare la vita di Edgar Allan Poe nello stesso momento?” replicai, cercando di fare ironia.
“Non mi fido. Saresti capace di dirmi che stai bene anche se fossi con quattro braccia ingessate.”
“Ma io di braccia ne ho solo due.”
“E’ uguale..” borbottò. “Almeno sei andata a farti controllare in ospedale?”
“No.” Risposi, secca. Restammo in silenzio, la pioggia battente sui vetri della mia stanza era l’unico rumore che sentivo.
Liam sospirò, attraverso il telefono “Dovresti andarci, sai?”
“Sì, lo so.”
“E ci andrai?”
“No, Liam. Mai.”
Mi parve di vedere da qui la sua fronte aggrottarsi, come sempre quando era preoccupato per qualcosa.
“Senti, capisco perché non vuoi andare, perché è lo stesso motivo per cui anche io odio andarci, ma si tratta di te e della tua salute!”
“Liam, sto bene, è chiaro? STO-BENE! Se andassi non mi darebbero neanche il codice bianco, sarei codice invisibile e aspetterei ore perché un medico mi guardi e dica che non ho nulla.” Insistetti. “Non ti preoccupare, va bene?”
Sbuffò, innervosito “Va bene, va bene. Ma non fare più scherzi del genere, okay?”
“Okay.”
“Prometti!”
Ruotai gli occhi al cielo, senza trattenere però un sorriso “Promesso!” gli assicurai.
“Allora vado. Ci vediamo a scuola Sammy!”
“LIAM! Non chiamarmi così!” sbottai. Sapeva che odiavo quel soprannome, era semplicemente orribile. ‘Sammy’.. Neanche un pappagallo avrei chiamato in questo modo indecente!
Fece una risata, prima di schioccare le labbra ad imitare il suono di un bacio ed agganciare.
Mi resi conto solo dopo che ebbe chiuso di non avergli chiesto chi era la nuova ragazza che aveva conosciuto..
 
 
Il cellulare prese a brillare e vibrare sul tavolo, facendomi sobbalzare. Mi feci strada tra le decine di libri e lo afferrai velocemente.
“Pronto?” risposi, senza entusiasmo.
“Ciao Sam, senti oggi ho il turno di notte quindi tornerò tardissimo. Che ne dici di ordinare qualcosa dal cinese?” mia madre parlò a raffica, senza neanche lasciarmi il tempo di rispondere ‘Ciao anche a te, sì la giornata è stata splendida e sì, ieri sera mi hanno investita.’
Sbuffai “Mamma, oggi è martedì, e il martedì il cinese è chiuso.” Le feci notare. Perché avevo l’impressione che lei fosse la figlia ed io la madre?
“Oh..” disse, un po’ avvilita. “Bhè dai, ci saranno un sacco di take-away..Come Pizza’s Place!”
Ma porca miseria, era una fissazione questa! Perché le piace tanto quel luogo? La pizza non era neanche troppo buona, e il servizio faceva schifo.
“Ora devo andare. Ti voglio bene Sam, ciao!”
Chiuse la conversazione, lasciandomi a parlare da sola con il tu-tu-tu metallico del telefono, che certamente mi avrebbe ascoltato più di lei.
Mi passai una mano tra i capelli, cercando di ravvivarli un po’ dal loro stato di spaghetti scotti. Andai in camera di mia madre, l’unica in cui c’era lo specchio intero, salii sul letto e presi a guardarmi.
Ero così anonima! E pallida! Perché non ero formosa come Chelsea Morrinset, della classe di Matematica? Dove erano i miei fianchi, le mie tette, il mio sedere?
Odiavo essere così spigolosa.
Ovvio che non mi andasse nessuno dietro. Non solo ero incapace di relazionarmi con qualcuno, ero pure brutta. Un caso perso, insomma.
Scesi dal letto ed afferrai la mia giacca, frugai nella tasca per assicurarmi che ci fossero abbastanza sterline ed uscii di casa.
Sul pianerottolo incrociai Mr Gray, anche conosciuto come il trentacinquenne affascinante del sesto piano. Capelli brizzolati biondi, occhi azzurri, fisico asciutto..Il tipico uomo che a dieci anni ti immagini finirai per sposare.
“Ciao Sam!” mi salutò allegro, ed io abbozzai un sorriso in risposta.
“Come sei cresciuta! Comincerò ad esserci la fila fuori dalla porta?” continuò, facendomi l’occhiolino.
Vorrei tanto che gli adulti non facessero questa cosa..Questa cosa di scherzare sulla tua vita sentimentale. Dio mio, era imbarazzante, soprattutto perché avrei avuto la fila dietro la porta solo se avessi offerto le mie ricerche di letteratura a tutta la scuola.
Non mi si caga nessuno, okay affascinante trentacinquenne del sesto piano? N-e-s-s-u-n-o.
Non risposi, mi limitai a produrre una sorta di gorgoglio che sarebbe dovuto essere una risata. Poi mi lanciai giù per le scale alla velocità della luce.
Che imbarazzo.
 
Fissai con una smorfia l’insegna gialla e verde fosforescente, proprio sopra la mia testa. La ‘P’ di pizza andava ad intermittenza..Probabilmente a nessuno importava ripararla.
Lanciai un’occhiata all’interno del negozio, sperando che il turno di Zayn fosse finito. Fortunatamente al bancone intravidi solo un vecchio barboso e annoiato.
Entrai, facendo tintinnare tutti i gingilli appesi alla porta. Il barboso mi lanciò un’occhiata barbosa, e barbosamente ripose il giornale calcistico che stava barbosamente leggendo.
“Salve..” cominciai, schiarendomi leggermente la gola.
Lui continuò a barbosare per qualche attimo, poi sparì nel retrobottega. Mi guardai un attimo intorno, confusa, un attimo prima di vedere Zayn uscire dalla porta in cui era sparito un attimo fa il vecchio.
Inutile negarlo, Pizza’s Place era così in voga in zona per via di questo tizio qua. Che sebbene fosse antipatico, nervoso, scocciante, poco professionale e un sacco di altre cose, era tremendamente bello.
La mascella dura, squadrata, la pelle ambrata, gli occhi scuri e quei capelli folti neri gli conferivano un’aria da ‘bello e dannato’.
Mi venne in mente Harry, senza motivo. Pensai che anche lui era considerato il bellissimo stronzo di tutta la scuola, ma i tratti era tutti diversi. Harry aveva dei lineamenti fini, tipicamente ‘british’ ed era chiaro.
“Wow, una nuova cliente mai vista prima. Che piacere.” Mi accolse sarcastico.
“Scusa se vengo qui e pago anche per della pizza dura come la pietra.” Replicai, a tono.
“Non mi risulta neanche che paghi, veramente.”
Feci una smorfia, punta nel vivo. Stupido ragazzo-della-pizza dalla buona memoria.
“Una pizza margherita a portar via.” Ordinai, velocemente. Lui incrociò le braccia al petto, e si appoggiò tranquillamente alla parete.
“Devi aspettare, la stiamo facendo ora.”
Sbuffai, ma non dissi nulla. Possibile che dovessi aspettare in una pizzeria per prendere una pizza?
Mi avvicinai ad uno dei tavolini blu la vicino e mi sedetti stancamente, incrociando le gambe. Sentivo lo sguardo di Zayn addosso, e quando mi girai per controllare lo vidi trattenere una risata.
“Perché ridi?” chiesi, alzando un sopracciglio.
Lui scosse leggermente la testa, e distolse lo sguardo “Sei buffa.”
“Grazie tante.”
“Prego, sono qui per servirti.”
Gli lanciai un’occhiataccia, cominciando a picchiettare un piede a terra, nervosamente.
Più che altro lo facevo per infastidire lui, e sembrò funzionare dall’occhiata che mi riservò.
“Hai finito? Mi innervosisci.” Disse, acido.
“Anche tu, ma sono abbastanza educata da non dirtelo.”
“Di’ un po’, inteliggentona, perché non impari a cucinare così da non ordinare sempre la pizza qui?” replicò, facendo un sorrisetto beffardo.
“Perché non ti limiti a fare il tuo lavoro invece di parlarmi?” ribattei, dura.
Lui contrasse la mascella, come se l’avessi offeso, ed entrò nelle cucine velocemente.
Lunatico pakistano. Magari un giorno di questi si metteva pure a buttare una bomba a Soho.
La porta delle cucine si spalancò violentemente, e ne uscì Zayn con un cartone di pizza in mano. Lanciò la pizza sul bancone, e sparì di nuovo.
Sbuffai, questo comportamento infantile cominciava a darmi sui nervi. Arrivai fino al bancone, e aspettai che tornasse. Avevo dieci sterline dietro, ciò voleva dire che mi doveva dare il resto.
Non gli avrei certo regalato tre sterline.
“Ehi, devo pagare!” esclamai, sperando che qualcuno mi sentisse.
Silenzio.
“Ehi!”
Ancora silenzio.
“DEVO PAGARE!”
La porta si spalancò per la terza volta, rivelando un Zayn ancora più incazzato.
“Che cazzo ti urli? Non potevi lasciare i soldi sul bancone?!” mi aggredì.
“E il resto chi me lo dava? Scassinavo la cassa?”
Sbuffò, mentre gli porgevo le dieci sterline. Aprì la cassa e ne estrasse velocemente il resto, prima di lanciarmelo contro, quasi.
“Fai così con tutte le clienti o solo con me?” gli domandai, pungente. Proprio in quel momento la porta di Pizza’s Place si aprì, ed entrò una rossa molto..rossa, stretta nel paio di jeans più attillati che il mondo avesse mai prodotto.
Aveva l’aria di non respirare da molto tempo.
Zayn si aprì in un sorriso malizioso verso la ragazza, la quale sembrò andare in estasi.
“Ciao bellissima, posso aiutarti?” le chiese, volutamente lascivo. Da come aveva parlato sembrava quasi le avesse chiesto di andarci a letto.
La rossa ridacchiò “Uhm, mi servirebbero un bel po’ di birre..Ce l’avete qui?”
E certo, perché tutte le pizzerie hanno delle birre. Anche dei Mojito per occasioni speciali, eh, insieme allo Champagne.
“Vedo di rimediarle.” Rispose, prima di farle l’occhiolino. Lei ridacchiò di nuovo, e vidi Zayn lanciarmi un’occhiata veloce e soddisfatta.
Sbuffai, presi la pizza ed uscii velocemente dal negozio.
Quanto era stupido.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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