Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: FuoriTarget    05/02/2012    6 recensioni
[Andre con un sorriso malefico si fece ambasciatore per tutti: -Non siamo mica idioti: Manu è cotto come una bistecca alla griglia- ...
-Non gli abbiamo detto nulla perchè lo conosciamo, sappiamo che manderebbe tutti al diavolo- ...
-La sera della tua festa, quando lei è salita sul tavolo a ballare, credevo che gli sarebbe esplosa la testa- tutti risero in coro con lui.
-Sei mesi... e non hanno mai detto nulla!?- ... ]
Manuel e Alice, due universi che si scontrano in una Verona ricca e piena di pregiudizi. Un rapporto clandestino nascosto a tutto il resto del mondo che si consuma lentamente, una passione ardente che diventerà dipendenza vera e propria.
E forse, se il Fato lo permetterà...Amore.
Ebbene si postato il capitolo 18!! Gelosia portami via...
In corso revisione "formale" dei primi capitoli.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
18



-18-





...
Il BM era molto affollato e la ragazze credette di sognare inizialmente, invece tutti parevano convinti.
-Come diamine fate a saperlo?- Laura fulminò il suo ragazzo e poi nell'ordine Jack e tutti gli altri.
Andre si fece portavoce di tutti e illustrò l'evidenza dei fatti con un sorriso malefico che aveva ben poco di rassicurante: -Non siamo mica idioti: Manu è cotto come un bistecca alla griglia. Sono mesi che quando a lei viene mal di testa, lui se ne va senza dare spiegazioni e riappare solo il giorno dopo, e guarda un po', ogni volta che lui non c'è lei non esce oppure ha sonno. Sono due attori da strapazzo.-
Filo tentò di placare le risate solo per dare il suo contributo al discorso: -O quando lui fa fuga, magicamente Alice Aroldi la studentessa perfetta non c'è.-
-E alla tua festa il mese scorso?- il Vigna indicò la bionda mentre la sua ragazza annuiva complice: -Quando è arrivata ha cominciato a dare di matto, Manu non stava più nella pelle quando è salita sul tavolo a ballare, pensavo che gli sarebbe esplosa la testa!- tutti i ragazzi risero annuendo in accordo con lui.
-Per non parlare di ieri sera a cena, stavo per affogarmi per non ridere quando le ha fatto quella battutina! Manu non fa altro che guardarle il culo da mesi, a mensa, in cortile, in palestra. Ogni volta che è sovrappensiero lo becco che le guarda il culo e pensa pure che non ce ne accorgiamo?!- Filo parve quasi offeso all'idea che Manuel lo ritenesse così cieco.
Jack davanti alla loro incredulità tentò di dare qualche spiegazione: -Nessuno gli ha mai detto niente perchè sappiamo com'è fatto... ci avrebbe mandati al diavolo all'istante!-
-Non parla con nessuna ragazza da mesi eppure si presenta sempre con qualche succhiotto- rincarò la dose Andre aprendo teatralmente le braccia di fronte e tutte quelle prove: -Il massimo è stato stamattina al campetto. Fino a ieri lui sembrava un'anima in pena, oggi invece arriva tutto felice con la faccia tumefatta e un succhiotto sulla pancia.... e guarda caso ieri sera dopo la cena gli unici due che se la sono filata chi erano? Manuel e Alice-
-Ma voi davvero non ne sapevate nulla?- intervenne Paolo dubbioso.
-Ce lo ha detto lei...- Chiara tentennò un secondo sperando che fosse l'altra a concludere la frase: -La sera che ha lasciato Edo ma non sappiamo tutti i dettagli.-
Quella rivelazione parve destabilizzarli un po' forse non avevano capito che tutto era iniziato molto prima che cominciasse la crisi tra Alice e il suo ex, molto prima di quanto credessero.
Fu Laura a decidere di fare chiarezza.
-Edo ha creato un sacco di problemi ad Alice, ma sono fatti solo suoi. Credo che una sera si siano incontrati per caso ed erano entrambi un po' brilli...-
-Una sera che avevano bevuto entrambi? Quando è stata l'ultima sbronza di Manu?- domandò Filo ad Andre che parve rifletterci attentamente.
-Forse alla festa alle Colombare?- suppose l'altro.
-No no, è iniziato tutto molto prima... Quella sera Alice ha bevuto perchè avevano litigato di brutto!-
-Allora quando?- si interrogò di nuovo Filo.
-Vi ricordate al mio compleanno: Alice e Edo hanno litigato e lei se n'è andata in macchina, poi dopo neanche dieci minuti anche Manuel se ne andò.- il Vigna aveva lanciato l'ennesima supposizione alla quale i ragazzi risposero contando i mesi sulle dita.
Laura e Chiara si guardarono un secondo, ma tanto ormai tutte le carte erano state scoperte, tanto valeva essere chiari.
-Credo fosse successo qualcosa già prima. Ve la ricordate la serata al Berfi's?- quasi tutti annuirono: -Ali ci ha parlato di una sera in discoteca, ha detto che aveva bevuto e che lui le diede un passaggio a casa, e quella sera Edo aveva la febbre. Credo che tutto sia iniziato quella sera.-
Filo parve illuminarsi e si battè un colpo sulla fronte: -Ma si anche Manu aveva bevuto, e il giorno dopo mi ha detto che era stato con una delle Stimate senza dirmi chi fosse!-
Tutti si guardarono a bocca aperta.
-Era... Gennaio?- domandò Charlie ridendo: -Sei mesi e non hanno mai detto nulla!?-


Per Manuel era stata una settimana d'inferno.
Passare dal paradiso all'inferno in poche ore l'aveva leggermente indisposto.
Dopo il ponte erano iniziati i drammi: con suo padre a casa in pausa prima degli imminenti campionati Europei, tutta la scuola ad osservarli e l'esame ad incombere come una ghigliottina sulle loro teste, il clima terso e svagato che aveva caratterizzato i loro primi giorni insieme se n'era andato.
In compenso Manuel non aveva mai scritto tanti sms nella sua vita come in quel periodo.
Il momento peggiore erano le ore di scuola. Essendo l'ultima settimana oramai anche i professori avevano allentato la corda e solo pochi disperati erano ancora impegnati in compiti e interrogazioni. Tutti tranne ovviamente quelli dell'ultimo anno, i quali correvano da un'aula all'altra in cerca di approvazione per gli argomenti scelti per l'elaborato o delucidazioni sul programma, persino Manuel era stato costretto ad inseguire l'adorata prof di Arte durante un cambio d'ora per mostrarle gli ultimi sviluppi delle sue ricerche.
Filo che per la prima volta nella sua vita era stato ammesso all'esame di maturità viaggiava tra picchi di assoluta felicità e stati di cosmica depressione e perdita di sicurezza nelle sue capacità. Erano perlopiù Chiara ed Alice a scuoterlo e rimproverarlo per il suo atteggiamento provando a dargli sostegno, mentre gli altri continuavano a ridere del suo nichilismo.
Le ricreazioni erano per Manuel gioia e dolori nel vero senso della parola.
Finalmente poteva vedere la sua nuova ragazza dopo ore passate ad annoiarsi in aula a fingere di studiare, eppure, per uno stupido masochismo che aveva contribuito a mettere in piedi, non poteva baciarla, abbracciarla o toccarla in qualsiasi maniera. Si erano costretti a sorrisi vaghi e sfuggenti o gesti distaccati e innaturali.
Vederla lì seduta con gli amici a concedersi la meritata sigaretta, le gambe nude accavallate e ormai libere dalle calze scure, la camicetta leggera della divisa che lasciava intravedere la biancheria ricercata di pizzi e merletti che Alice amava tanto, il sorriso ad ammorbidirle le labbra e il sole ad illuminare la massa rossa dei capelli sciolti, gli girava la testa al punto che un paio di volte si era dovuto allontanare a fingere di salutare qualcuno per evitare di saltarle al collo per infilarle le mani nel capelli e scaldarsi il cuore con l'odore della sua pelle.
Lei aveva un routine meticolosa che odiava fosse scombinata. Ogni mattina faceva colazione al bar, con l'una o l'altra amica, arrivava a scuola all'ultimo minuto e ciondolava fino all'aula ancora con un piede nel letto, a ricreazione scendeva al piano terra e fingeva di mettersi in fila per il caffè che tanto le avrebbe offerto il primo disperato in cerca di attenzioni, che avrebbe liquidato con un sorriso mellifluo e un paio di ancheggiamenti. Dopodichè che ci fossero tre o trenta gradi usciva sul giardino interno e prendeva posto nell'angolo destro della scalinata, lì dove avrebbe trovato Filo e Paul ad aspettarla mentre Charlie e Jack andavano incontro alle loro rispettive ragazze.
Guai a chi avesse osato rovinarle il giro o occuparle il posto.
Era successo in paio d'occasioni e si era rivelata una belva per il resto della giornata.
Manuel sapeva e si limitava ad osservarla in tutti i suoi spostamenti, non si premurava di prenderle il caffè come aveva fatto Edo per mesi, ne le offriva le sue sigarette o una mano per rialzarsi al suono della campanella.
Ora da qualche giorno la sua routine non era visibilmente cambiata, aveva solo rivolto la gravità verso qualcun'altro. Manuel.
La mattina Manuel andava in moto sotto casa sua, giustificandosi con la scusa di evitarle di fare altri ritardi, facevano colazione insieme in un piccolo bar ad un paio di isolati da scuola, lontano dagli sguardi degli studenti che affollavano il bar davanti alle Stimate, e arrivati a scuola Alice scendeva prima dell'ultimo semaforo e legava il casco alla sella posteriore in modo da arrivare separati al portone. Ma straordinariamente in orario.
Anche la ricreazione aveva subito piccoli discreti cambiamenti.
Il caffè se lo faceva sempre offrire dal primo ragazzo della fila, ma non si premurava nemmeno di ringraziarlo con un sorriso, si dileguava in fretta senza attendere nemmeno la fedele Chiara. Dopodiché usciva in cortile e prendeva posto al solito gradino: ad aspettarla come sempre c'erano Paul e Filo, a quali Manuel si era aggiunto ormai come presenza fissa. Ogni giorno aspettava che arrivasse lei per tirare fuori le Winston Blu dalla tasca che, con sorprendente tempismo, scordava sempre più spesso le sigarette in classe.
Era giovedì, ancora due giorni e cinque -ehm, sei- anni di tortura sarebbero finiti.
-Hai finito con gli appunti di Shopenauer che ti ho passato lunedì?- vide Paul rivolgersi alla sua ragazza e prendere posto accanto a lei entrambi con la sigaretta in una mano e il caffè nell'altra.
-Si li ho nella borsa, te li porto dopo in mensa. Se mi scordo ricordameli tu all'uscita. Erano talmente perfetti che guardando i miei mi sono vergognata, sono irrimediabilmente una pasticciona; però mi sono stati molto utili.- Alice gli regalò un sorriso luminoso e continuò a ciarlare con lui: -A proposito... la Paccari a voi ha portato il programma d'esame?-
-Non ancora. Ma l'abbiamo all'ultima ora, stavolta spero si sia ricordata.-
Manuel intervenne con aria disinteressata in una conversazione che non avrebbe dovuto nemmeno sentire: -Si se l'è ricordato, l'ho vista prima che ne fotocopiava una cinquantina.-
-Finalmente- sospirò Paul prima di dare un altro tiro.
Alice scivolò con lo sguardo sul suo ragazzo e se lo mangiò con gli occhi prima di infierire sulla sua entrata in scena.
-Com'è che tu sei sempre così informato su tutto quello che avviene nei corridoi, anche se non parli mai con nessuno?- Manuel le scroccò uno sguardo ostile, che in un attimo virò in uno decisamente divertito alla vista dell'aria maliziosa del sorriso lentigginoso della ragazza.
-Evidentemente parlo con le persone giuste... Rossa.-
Sapeva che più tardi avrebbe pagato caro quel nomignolo, nell'intimità del cubicolo di un bagno o contro il muro dietro la palestra, ma ne valeva la pena pur di vedere la smorfia risentita della ragazza. Quando la indispettiva serrava le labbra fino a farle sbiancare e riempiva le guance d'aria come un pesce palla, tutto accompagnato da uno sguardo al vetriolo degno di Crudelia Demon.
Se non fossero stati nel cortile della scuola sarebbe scoppiato a ridere, dopodichè le sarebbe saltato addosso caricandosela in spalla, così irritata e carina com'era, per trascinarla in un letto/divano/tavolo/vasca da bagno o qualunque altra superficie orizzontale e affogarla di baci. Lì invece purtroppo si limitò a sorridere e svicolare la sua rabbia.
Poi un peso gli crollò sulle spalle e contemporaneamente la voce roca di Filo gli sfondò un timpano.
-Fratello!- si sforzò di non sbranarlo, limitandosi a scrollarserlo dalle spalle: -Ti vedo palliduccio?!-
-Fatti gli affari tuoi Zonin.-
-Sempre delicato come un fiore.- brontolò Alice in sottofondo allo sproloquio di Filo che ciarlava di partite al campetto, appunti da fotocopiare e tipe con tette enormi. 
-... e poi il Vigna dice che è successo qualcosa a Edo, che è strano, Rossa tu ne sai qualcosa?-
Colse solo due parole (Edo e Rossa) che nella stessa frase non gli piacevano per niente. Quindi rizzò la schiena e si concentrò solo sulla risposta  che Filo avrebbe ricevuto.
Alice era impallidita e aveva stretto la mascella sulla sigaretta, ma erano particolari troppo sottili perchè qualcuno degli altri due li notasse, ma la risposta arrivò troppo in fretta, e chiunque avrebbe capito che stava tentando di sfuggire a quella conversazione.
-Che dovrei saperne io? Non ci parlo da quando ci siamo lasciati.-
-Ma che ne so! Il Vigna non ha detto altro, e Edo non si fa vedere a scuola dalla settimana scorsa.-
L'aiuto inaspettato arrivò quando sia Alice che Manuel stavano per intervenire ognuno con improperi diversi.
Charlie e Jack stavano scendendo in quel momento seguiti dagli altri due vertici del triangolo di ragazze, ed evidentemente avevano sentito le ultime battute della conversazione.
-Lascialo perdere Filo. Se Edo è incazzato per qualcosa non si farà vedere finchè non avrà sbollito la rabbia...- Charlie conosceva Edo dalle scuole medie ed era l'unico oltre al Vigna con il quale parlasse davvero: -E' orgoglioso e se la prende facilmente.-
Sebbene avessero quietato Filo e le sue preoccupazioni, quelle parole turbarono Alice che si passò assorta una mano sul polso destro e finì per grattarsi il gomito come ogni volta che era nervosa.
Manuel invece strinse il pugno che teneva in tasca.
Avrebbe voluto raschiare la faccia di Edo contro il muro fino a renderlo irriconoscibile, spaccargli il naso e tutte le dita sotto le suole delle scarpe, caricare il destro e sfogarlo contro la sua testa per staccarla direttamente dal collo. E poi ricominciare finchè non l'avesse pregato di smettere, di avere pietà e non avesse giurato sulla sua stessa madre e sul suo Dio che avrebbe dimenticato anche solo l'esistenza sulla Terra di Alice Aroldi.
Ma se l'avesse fatto lei non l'avrebbe mai perdonato. Quindi nascose la rabbia in un anfratto profondo del suo stomaco, limitandosi a lasciare tutto e tutti con la scusa di una pisciata veloce prima di rientrare in classe.
Le ora successive scivolarono via veloci, Manuel aveva la testa da un'altra parte e i suoi compagni di classe sapevano che quand'era così cupo e scostante, era bene non disturbarlo e lasciarlo solo nella sua inavvicinabilità. Alice lo contattò prima di pranzo ma gli mancò la forza di dirle la verità, le disse che si sarebbero visti a pranzo nonostante lei gli avesse proposto un tète a tète nei bagni del terzo piano.
Anche la pausa pranzo fu banale e noiosa, l'argomento Edo non venne più fuori per sua fortuna e col caldo che faceva in mensa quasi tutti mangiarono alla svelta per poi correre in cortile per una partitella. I primi anni dentro le Stimate quel canestro arrugginito era stata la sua unica valvola di sfogo: là sotto aveva imparato a conoscere davvero Jack e Filo, e aveva scoperto che fuori dallo spogliatoio erano ancora poi idioti, poi era arrivato Charlie molto più abile con le parole che con la palla e con lui Paolo che Manu aveva sottovalutato per anni, e per ultimi il Vigna ed Edo.
Quel pomeriggio lui e Alice sarebbero riusciti finalmente a stare un po' insieme. Suo padre sarebbe rientrato solo per cena, e Sonia era passata quella mattina, quindi casa sua era tornata libera, e fu l'unico appiglio per non bigiare le lezioni del pomeriggio. All'ultima ora le mandò un messaggio: si sarebbero incontrati al solito semaforo, e le promise un pomeriggio di fuoco.
Come da copione all'uscita si ignorarono, lei inforcò gli occhiali da sole e salutò tutti con la sigaretta in bocca rifiutando tutti i passaggi con la scusa di dover fare una lampada, invece Manuel rimase a chiacchierare qualche altro minuto con Filo giusto il tempo che avrebbe impiegato lei ad arrivare al luogo dell'appuntamento.
Quando arrivarono a casa sua Alice aveva i capelli spettinati dal casco e si stupì della naturalezza con cui ora scendeva dalla moto senza lamentarsi. Gli rubò un piccolo bacio a fior di labbra prima di entrare nell'atrio e poi saltellò fino all'ascensore; era allegra come non mai e vederla così sorridente gli metteva addosso una gran frenesia di mangiarsela a suon di baci.
Se la caricò in spalla subito dopo aver chiuso il portone e non arrivarono nemmeno in camera perchè la prima stanza che incontrò fu il salotto e la scaraventò sul divano mentre lei rideva come una matta.
Subito invertì le posizioni mettendosi seduta su di lui e spogliandosi solo per i suoi occhi con disarmante lentezza. Quando i vestiti furono sparsi per tutta la sala e lui potè finalmente baciare la sua pelle lattea, la giornata prese una nuova piega e ritrovò il posto che aveva scoperto di amare più di tutti tra le braccia di Alice. Finirono sdraiati sul tappeto, Manuel non avrebbe saputo dire come, e aveva ancora i pantaloni arrotolati sulle caviglie quando Alice ricadde sul suo petto ansimante.
Rimasero sdraiati l'una sull'altro per parecchi minuti ad ascoltare i propri respiri, Manuel le raccontò quello che gli aveva detto la prof di Arte della tesina e lei alcuni pettegolezzi che aveva sentito da Laura. Poi Alice scappò dal suo abbraccio per andare in bagno e lo lasciò a raccogliere tutti i loro vestiti e seguirla al piano superiore.
-Hai le sigarette?- gli domandò quando fu il turno di Manuel di usare il bagno.
-Nel cassetto del comodino.-
Alice si allacciò il reggiseno con le margherite che piaceva tanto a lui e si allungò sul letto fino al comodino. Quello era il cassetto dei preservativi, delle sigarette, delle penne, dei dadi, del vecchio orologio e degli occhiali che Manu avrebbe dovuto usare per leggere ma che si rifiutava di usare. Trovò due pacchetti di Winston Blu iniziati e tirò fuori due sigarette.
-L'accendino?-
-Bah fruga un po'- le rispose aprendo la porta.
Trovò l'accendino, e sotto di esso un passaporto. Non le aveva mai parlato di viaggi fuori dall'Europa, però forse aveva raggiunto suo padre da qualche parte.
-Quando hai fatto il passaporto?- chiese sventolandolo verso la porta del bagno il documento. Manuel si voltò perplesso, come se avesse dimenticato di averlo, poi qualcosa distese i suoi lineamenti.
-Oh già... non è mio.- Alice accese entrambe le sigarette e lo raggiunse in bagno tenendolo in mano.
Saltò sul piano del lavandino in reggiseno e mutande e gli passò una sigaretta, mentre lui si lavava le mani. Aprì il passaporto curiosa come una gazza, e studiò attentamente la foto. Dove aveva già visto quella donna?
-Chi è Elena Tatsuchi?-
Manuel le sorrise soffiando poi il fumo in alto: -Mia madre.-
-Tua madre? Questa è tua madre?- di nuovo sorrise e annuì.
La ragazza studiò più attentamente la foto e riconobbe i lineamenti delle altre foto che aveva visto per casa, anche se lì erano molto più giovani. Era mora come suo figlio, con vaghi lineamenti orientali nel naso schiacciato alla base e gli occhi leggermente allungati, ma se non avesse letto il cognome non ne avrebbe indovinato la provenienza. In più era davvero una gran bella donna.
Si portò un ginocchio sotto al mento e studiò l'immagine confrontandola con il viso di Manuel. Non trovò grandi somiglianze escluso il colore di occhi e capelli, era sputato suo padre.
-Era giapponese?- indagò mentre sfogliava i timbri nelle pagine successive: aveva viaggiato molto.
Manuel uscì dal bagno in boxer e si buttò sul letto seguito a ruota dalla ragazza che gli si sedette sulla pancia.
-Non proprio, mio nonno materno lo era per metà.-
-I nonni di Venezia?- lui si limitò ad annuire e schiacciare il mozzicone nel posacenere.
-Racconta per bene.- farsi dire qualcosa era sempre una lotta con lui.
-E' una storia lunga...- sbuffò affatto dell'umore di parlare della famiglia di sua madre.
-Ho tempo.-
Di nuovo sbuffò e Alice dovette combattere un po' e usare tutto il suo charme per farlo capitolare.
-Mio nonno era giapponese solo di padre, sua madre era un'insegnante d'inglese. Durante la guerra venne costretto a seguire una delegazione governativa in Italia come interprete, dopo l'arrivo degli alleati conobbe mia nonna e rimase qui per sposarla. Fine della storia.-
-Quindi hai un ottavo di sangue giapponese?-
-In pratica si-
Alice lo guardò pensierosa annuendo continuamente, sapeva che la sua morbosa curiosità non era stata soddisfatta.
-E che faceva tuo nonno?-
-Non lo so credo abbia continuato a fare l'interprete.- Manuel cominciava ad irritarsi con tutte quelle domande.
-E tu lo parli?-
-No.- Troppo veloce, stava mentendo. -Solo qualche parola.-
Ecco, ci aveva preso.
-Cosa?-
-Bah non mi ricordo, mi aveva insegnato qualcosa mia madre da piccolo... tipo a salutare mio nonno.- faceva il reticente ma prima o poi l'avrebbe convinto.
-Che faceva tua madre invece?-
-Lavorava in una galleria d'arte.-
Quella conversazione spiegò ad Alice molte cose, innanzitutto l'interesse di Manu per l'arte e poi le due stampe giapponesi appese nel corridoio, e i suoi occhi così neri, non erano così comuni in Italia. Rimase sovrappensiero abbastanza da non accorgersi che le toglieva dalle mani quel passaporto per poi ribaltarla sul letto e proseguire il discorso iniziato in salotto.


-Sono Bressan, puoi scendere?-
-Ehm...si aspetta.-
Quando lo raggiunse Manuel aveva appena acceso la seconda sigaretta, quella situazione lo metteva davvero a disagio. Si sentiva un merda, e anche molto poco virile. Camminava su una lama sottile, se fosse caduto da un lato avrebbe fatto la figura del bulletto senza cervello che se ne andava in giro a minacciare i propri rivali in amore per consolidare l'onore della sua bella, dall'altro la nomea di novello principe azzurro in calzamaglia che a colpi di spada difende la damigella dai maligni non gli piaceva per nulla.
Nonostante questo non era andato là  senza aver prima riflettuto attentamente, ci aveva pensato tutta la mattina in classe. Edo aveva già varcato il limite una volta secondo i canoni di Manuel, e lui non era tipo da rimanere a guardare; aveva inforcato la moto senza dir nulla ad Alice recuperando l'indirizzo da Jack, lei non avrebbe approvato. Stava infrangendo la promessa fatta la settimana prima, ma con le migliori intenzioni!!
-Bressan.- non aveva sentito la porta aprirsi, e sentirsi chiamato alle spalle lo colse in pieno ripasso del discorso che aveva preparato: -Che vuoi?-
I toni non erano certo amichevoli, ma non si era aspettato nulla di diverso.
-Com'è che non ti fai vedere a scuola da martedì?-
-Che ti frega?-
-Mi vedo con Alice.- sganciò la bomba a bruciapelo e non gli diede altre spiegazioni, non riteneva fossero affari suoi. Si sarebbe fatto bastare quella dichiarazione. -Lei non sa che sono qui, ne io sono qui per litigare, però volevo che lo sapessi da me.-
Il suo avversario tentennò solo pochi secondi.
-Deduco i miei sospetti fossero fondati.- 
-Non sono affari tuoi.- Edo non era mai stato fulminato in quel modo da qualcuno, Bressan era serio, troppo serio, non che avesse smesso la maschera di indifferenza che ostentava ogni giorno, solo nei suoi occhi, nel modo in cui non lo perdeva di vista e nella freddezza con cui l'aveva messo a tacere c'era qualcosa di inquietante e spaventoso -Ma si, lo erano.-
Edo non aveva mai intessuto grandi rapporti con lui: saluti e chiacchiere di circostanza, oltre al poker del mercoledì e lo spogliatoio di ginnastica difficilmente si erano trovati a stretto contatto, l'aveva conosciuto più che altro tramite Andre e poi Filo e Jack. Onestamente gli aveva sempre fatto paura: sia prima di conoscerlo, quando era l'Oscuro Signore delle Stimate e braccio destro del Cherubini, e anche dopo il suo improvviso cambiamento; per questo quando lo vide buttare a terra la sigaretta e schiacciarla col tallone con estrema calma, per poi alzare su di lui un'occhiataccia raggelante, si cagò davvero sotto.
-Non so cosa sia andato male tra voi, se l'abbia lasciata tu o lei, o se ancora ci stai dietro, ne lo voglio sapere. Però purtroppo lei ti rispetta ancora abbastanza per non dirti che le fai schifo, quindi lo farò io: sei un animale solo per aver pensato di alzare le mani contro una ragazza e dovresti vergognartene al punto da non farti più vedere in giro. Purtroppo però da solo non lo capisci.
Quindi arriviamo al secondo punto: stalle molto lontano, non avvicinarti a lei, non parlarle, non pensarla nemmeno, hai già fatto a sufficienza. Sei abbastanza sveglio da capire cosa questo significhi. Se sarò costretto ad intervenire, ti assicuro che non risponderò di me e che ti farai male. -
Manuel si maledì mentalmente perchè gli era uscito proprio il discorso da principe azzurro in calzamaglia che aveva cercato di evitare, e se l'avesse sentito Jack avrebbe riso per un decennio (e probabilmente anche Alice).
D'altra parte se avesse ben interpretato la smorfia di Edo avrebbe capito di aver centrato esattamente l'obiettivo.
Il suo interlocutore infatti era impietrito: Bressan metteva davvero paura, ma si sarebbe fatto venire una paresi pur di non farglielo capire. Erano soli sul marciapiedi davanti al suo portone, non era saggio provocarlo lì perchè in uno scontro diretto era sicuramente svantaggiato. Edo non aveva mai fatto a botte e non era intenzionato ad farsi battezzare da uno come Manuel.
-Da quanto?-
-Meno di quanto credi, ma ti ho detto che non sono affari tuoi.-
-Mi aveva giurato che non aveva nessun altro...- continuò sussurrando a denti stretti con astio.
-Non ti ha lasciato per me, se è questo che vuoi sapere.-
Edo avrebbe voluto urlare tanto da asfissiare. Aveva visto giusto fin dall'inizio. Chissà da quanto Alice se la faceva con lui alle sue spalle, chissà quante volte se l'era già scopata, magari pure a scuola o al BM sotto il suo naso. L'ira crebbe come un magma nel suo stomaco ma sapeva di non poter reagire, non lì con quello svantaggio, e in fondo sapeva anche di non volersela prendere con lui.
Non fosse stato per la differenza di stazza, il comportamento di Manuel sarebbe stato anche corretto
Era lei, solo lei, la puttana traditrice. Era lei che doveva pagare quell'insulto, lei a dover subire la sua ira.
Si limitò ad annuire e voltare le spalle al suo avversario meditando vendetta.


Alice non era tranquilla quella mattina.
Lui lo sentiva, era qualcosa di lento e viscido che gli correva sotto pelle e una sensazione orribile allo stomaco, come di un serpente che sinuoso ti si attorciglia addosso fino a strangolarti.
In più non sapeva dove fosse finita.
Erano arrivati insieme quella mattina di festa e si erano mescolati alla ressa in giardino con discrezione fino a raggiungere a pochi istanti di distanza il gruppo dei loro amici. L'appello non era stato fatto e nessuno era rimasto in aula a lungo. La giornata prevedeva un tedioso discorso del preside, la premiazione degli alunni più meritevoli sia in campo accademico che sportivo, o che avessero partecipato a competizioni interscolastiche dopodichè musica buffet e tradizionale finale del torneo di calcetto.
Quasi tutte le quinte avevano monopolizzato l'unico lato del cortile all'ombra nonchè unico fornito di scalini, già dalle prime ore del mattino, e lì risiedevano senza alcuna intenzione di muoversi. Manuel si era accasciato su un muretto laterale con la schiena contro il muro e una gamba a penzoloni nel vuoto, per la gioia degli occhi delle sue molteplici ammiratrici aveva smesso la divisa della scuola indossando banalissimi jeans e maglietta, inpensierito dalla scomparsa di Alice.
Jack seduto di fronte a lui lo sfotteva apertamente guardandosi attorno.
-Guarda quella tipa con la coda, ti sta mangiando con gli occhi...- Manuel tentava di ignorarle mentre Filo non faceva altro che distribuire falsi numeri di telefono di Manu: -Se non stai attento finisce che qualcuna prima o poi ti violenta!-
Filo in piedi a pochi passi da loro latrò come un cane la sua risata rauca: -Ti prego Dio, fa che io possa assistere alla scena- implorò al cielo con sincero trasporto.
Tutti risero, Manuel si limitò a grugnire uno strano verso, Paul gli rifilò una pacca sulla gamba mentre il Vigna si premurava di spiegare con ampi gesti a Laura e Martina come una donna potesse violentare un uomo.
-Il tuo successo con le donne ha dell'incredibile. Con che coraggio si avvicinano a te, ancora non l'ho capito, e poi che tu le convinca a dartela senza nemmeno parlarci è assurdo. Non è che le ipnotizzi?- Jack era l'unico ad avere con lui la confidenza necessaria per questo tipo di battute.
-Nemmeno ti rispondo- dichiarò Manuel fulminando Filo che rideva a crepapelle imitando una ragazza zombie che lo inseguiva.
L'ilarità generale scemò con l'apparizione del preside sul palco armato di microfono.
-Buongiorno a tutti. Siamo finalmente giunti alla fine dell'anno e prima di salutarvi per l'estate come consuetudine, premieremo gli alunni più meritevoli e che si sono distinti sia fuori che dentro le mura della scuola. Ora la signorina Draghetti, la vostra rappresentante, leggerà i nomi, quando e se sentirete il vostro vi prego di raggiungere il palco. Cominceremo dai primi anni a salire.-
La Draghetti lo raggiunse sgambettando con addosso la divisa linda e perfetta, era una dei pochi ad essersi presentata abbigliata come un qualsiasi giorno di scuola, con la sua coda di cavallo tirata al millimetro, la gonna al ginocchio e la cravatta stretta come un cappio. Manuel non la sopportava.
Era una gattamorta tutta sorrisini e moine che davanti si atteggiava a Madre Teresa degli studenti, mentre nei bagni sniffava di nascosto da tutti e non aveva scrupoli ad inginocchiarsi davanti al belloccio di turno. Quando ancora spacciava, lei era stata una delle sue maggiori clienti alle Stimate, e ricordava benissimo di averla beccata parecchie volte in atteggiamenti "discutibili" a casa di Cherubini.
La sua voce acuta e fastidiosa si diffuse nel cortile interno come il verso di un Nazgul, rivoltandogli lo stomaco.
-Dio, quella non la tollero- lo scatto di un accendino e una piccola nube di fumo, annunciarono la ricomparsa di Alice al suo fianco.
Manuel non scostò lo sguardo dalla Draghetti che in sottofondo si ostinava a torturare la platea con la sua nenia, si limitò a ghignare e dondolare la testa in cenno di assenso, sospirando di sollievo nella sua mente. Dalla storia di Edo non tollerava di vederla sparire dal suo campo visivo.
Chiamarono innumerevoli nomi e altrettanti individui salirono sul palco, alcuni sicuri e spavaldi, altri più timidi con lo sguardo piantato a terra, un paio di soggetti di quarta vennero acclamati tra urli e fischi derisori, uno di questi inciampò finendo diretto sulle tette della Draghetti, scatenando così un boato nel cortile. Persino Alice, ormai alla quarta sigaretta, tossì fuori il fumo dalla bocca in un conato misto di ilarità e stupore.
Era rimasta per tutto il tempo contro il muro accanto a lui, ad un passo di distanza da tutti gli altri.
-Cominciamo ora con le quinte!- annunciò la loro odiosa rappresentante eccitata come una cheerleader invasata.
Tra i primi ad essere chiamati ci fu anche Jack per meriti sportivi: era capitano della squadra che aveva rappresentato la scuola al torneo di basket interscolastico. Manuel aveva assistito a tutte le partite dal pubblico ed era stato quasi noioso vedere alcuni dei suoi migliori amici stracciare quasi tutti gli avversari quasi senza sudare, tanto che alla fine aveva smesso di andare a vederli. Chiara era in lizza per il premio per la media più alta dell'anno, ma era stata battuta da una compagna di classe di Manuel e Filo particolarmente acida e inavvicinabile.
-Quando tocca te?- chiese quando l'elenco cominciò ad assottigliarsi, rivolto ad Alice.
Quella si voltò di scatto con le sopraciglia aggrottate e un'espressione per nulla rassicurante, Manuel alzò il mento per incrociare il sguardo sfoderando la sua aria angelica e innocente.
-Come fai a saperlo?- ma si corresse in fretta sfuggendo ai suoi occhi: -Farei meglio a chiederti a chi hai estorto le tue informazioni...-
Il sorriso pieno e malefico di Manuel aumentò all'istante, donandogli un'aria oscura e pericolosa davvero sexy.
Rassegnata all'evidenza della sua bellezza, se lo mangiò con gli occhi concedendosi solo un leggero pizzicotto sulla spalla per punirlo.
-Posso ancora sperare che si siano scordati di me!- brontolò estraendo di nuovo l'accendino dalla tasca dei pantaloncini, con l'ennesima sigaretta già tra le labbra.
Fumava troppo più del solito, era nervosa, e Manuel lo notò.
-Io non ci spererei troppo.-
E dopo un attimo, a conferma della sua tesi, la Draghetti dal palco trillò il nome di Alice: -Alice Aroldi, sezione B, fiore all'occhiello del quinto anno, classificatasi prima ai Giochi della Matematica regionali, settima a livello nazionale.-
Alice pietrificata dal tempismo di Manuel, lo fulminò mentre lui se la rideva sotto i baffi.
-Dove sei Aroldi?- insistette la Draghetti costringendo Alice a staccarsi dal muro e a sbracciarsi tra la folla per farsi vedere.
Raggiunse il palco con una complicata gimkana tra corpi seduti sull'asfalto rovente, e gettò la sigaretta solo dopo aver messo il piede sul primo gradino. Il preside la omaggiò di uno sguardo raggelante prima di porgerle una piccola scatola blu e un fazzoletto ripiegato, Alice mortalmente imbarazzata ma impeccabile come solito, gli sorrise e scrollò spalle e chioma concedendosi per qualche secondo allo sguardo avido del pubblico per sanare il suo innato narcisismo.
La raggiunsero fischi compiaciuti e applausi, qualcuno nelle retrovie (e quel qualcuno l'avrebbe pagata cara) gridò: -Vai Rossa!- subito seguito ad un altro coro di apprezzamenti che fecero drizzare i peli della nuca a Manuel. Lui che da lontano la guardava orgoglioso e sorrideva.
Alice si affrettò a tornare nei ranghi degli ultimi anni mentre dopo di lei vennero premiati altri studenti che avevano partecipato a competizioni di chimica e progetti di scienze.
-Che ti hanno dato?- le chiese subito Laura rubandole di mano il premio.
Era una piccola spilla rotonda con inciso il nome e lo stemma della scuola, il suo nome e l'anno scolastico, e un foulard di tessuto impalpabile dello stesso odiato colore delle divise, grigio e bordeaux, anche quello ornato con lo stemma della scuola.
-Carini..- brontolò la bionda con un sopracciglio alzato, in precisa assonanza con il mugugno sarcastico di Manuel alle sue spalle.
Molte volte Alice aveva colto inquietanti somiglianze tra la sua migliore amica e il suo ragazzo, ma non era davvero il caso di render note a nessuno queste piccolezze.
Non potè però soffermarsi a lungo su questi particolari perchè Filo e il Vigna avevano sottratto il suo e il foulard di qualcun'altro e li avevano legati sul capo in modo molto piratesco, e in piedi sul muretto proclamarono le loro intenzioni di sfidarsi a duello con due penne. Infantili al punto che nemmeno i professori presenti nel cortile trovarono la forza di rimproverarli, forse per pena.
Charlie fotografava col cellulare e se la rideva con Jack e Paolo, Laura sbuffava coprendosi il volto con le mani e Martina cercava inutilmente di tirar via il suo ragazzo dall'accanita sfida. Manuel saltato giù dal suo giaciglio appena in tempo prima di esser travolto, se la rideva apertamente e incitava il Vigna a "fare il culo a strisce" a Filo.
Per quanto inopportuno il siparietto tra i due andò avanti fino alla fine della premiazione e dei saluti. Solo il richiamo della batteria riuscì a placare il Vigna.
Fu Edo arrivato in ritardo di oltre due ore -con Andre che non frequentava le Stimate- a richiamarlo all'ordine, anche il loro gruppo avrebbe suonato alla festa successiva alla premiazione, per la gioia del folto numero di fangirl che affollavano il biennio.
Con l'arrivo di Edo l'inquietudine che Manuel aveva notato nella sua ragazza, crebbe rapida contagiando anche lui. Edoardo era freddo e distaccato, non aveva guardato nemmeno una volta in direzione di Alice e aveva quasi ignorato tutti gli altri.
La giornata proseguì come prestabilito: finite le premiazioni iniziò la festa, un gruppo avrebbe suonato prima degli Afterblack però la vera attrazione sarebbero stati loro, mentre tutti si rimpinzavano al buffet, gli Zonin ovviamente in pole position. Poi visto che Manuel era sempre stato negato per il calcio, lui e Alice avrebbero approfittato dell'attenzione di tutti rivolta alla finale di calcetto per svignarsela clandestinamente.
Durante il concerto l'aveva vista ballare e saltare con le amiche in mezzo a tutte le altre stupide fangirl di Andre. Lei non apprezzava fino in fondo quel genere di musica, ma quando partirono con Song 2 dei Blur, si voltò verso di lui che rispose con un sorrisetto; gliel'aveva fatta sentire un paio di giorni prima in macchina e si era stupito nel sentirla affermare candidamente 'Mi piace questa roba'.
Alla fine dell'esibizione c'era stata un po' di diaspora e Jack l'aveva coinvolto in una sfida a canestro con due ragazzi di quarta un po' troppo montati, Alice invece se n'era andata in giro con le sue amiche a salutare qualche professore: la secchiona leccaculo.
Contro i due pivelli avevano vinto a mani basse, ma poi erano arrivati Andre e Filo e si era innescata la solita partitella, passato mezzogiorno le ragazze erano tornate con tutti gli altri. Tutte tranne Alice. Erano pari, quindi Manuel non ci fece troppo caso fino alla sua vittoria con un canestro da tre punti. Lui e Jack raggiunsero gli altri e si accorse della sua assenza: si guardò attorno ma lei non c'era, prese il cellulare dalla tasca e provò a chiamarla ma dopo quattro squilli non rispose, tentò di ascoltare i discorsi degli altri ma nessuno parlava di lei o di dove fosse finita. Quindi senza pensarci due volte guardò Jack e a bassa voce gli chiese se avesse visto Alice, di lui poteva fidarsi non avrebbe fatto troppe domande, non davanti agli altri almeno...
La sua risposta però fu un'alzata di spalle che gettò Manuel nel panico, si guardò attorno di nuovo ed Edo non era insieme al Vigna ne a Charlie e Paolo.
-La rossa dov'è?- fu Jack a domandarlo risparmiandogli la pena di farlo da se.
-Perchè? Ce ne stiamo andando?-
-No no, solo che non la vedevo.-
A quel punto Laura invece che rispondere a Jack, guardò Manuel in uno strano modo.
-E' andata su in classe a prendere la borsa.-
Se Manuel non si fosse fidato ciecamente di Alice, avrebbe giurato che Laura sapesse tutto.
-Sì e Edo le è andato dietro al volo. Dice che deve parlarle!- sghignazzò Charlie facendole eco.
Ma Manuel vide rosso.
Edo l'aveva seguita in classe, al terzo piano, dove probabilmente non c'era nessuno.. E lui era andato da Edo solo il giorno prima a dirgli che lui e Alice stavano insieme. Era stato un idiota, un coglione, avrebbe dovuto spaventarlo di più, promettergli le pene dell'inferno, avrebbe dovuto dargli un avvertimento per fargli capire che faceva sul serio. Alice era sola con lui, lui che già l'aveva minacciata.
-Merda.- non fu Manuel a parlare ma il Vigna, che prese a correre verso la scuola subito dietro di lui.

-Edo che ci fai qui?-
-Cercavo te.- le rispose senza alcuna intonazione.
Quella frase fece risuonare un campanello d'allarme nella testa di Alice: erano soli in un corridoio vuoto, di sotto la gente schiamazzava e si divertiva. Si fece più attenta nel momento stesso in cui lo sentì avvicinarsi.
-Perchè mi cercavi?-
-Ho sentito delle voci, e i miei sospetti erano fondati. Ora che ci penso in effetti tu non hai mai negato...- le si avvicinò abbastanza da contarle le lentiggini, e lei poté toccare con mano l'ira che lo animava. Non respirava eppure il cuore le correva all'impazzata.
-Qu.. Quali voci?-
Edo sorrise e le afferrò la coda di capelli strattonandola indietro, le fece un male cane: -Dicono che sei la nuova puttana di quel drogato di Bressan.-
-Non è un drogato.- Edo tirò di nuovo -Smettila mi fai male stronzo.-
Non avrebbe dovuto insultarlo, lo sapeva che poi si sarebbe incazzato ancora di più, infatti le tirò i capelli costringendola ad inginocchiarsi davanti a lui. Per un attimo Alice credette che si sarebbe aperto i pantaloni costringendola a fare quello che si era sempre rifiutata con lui, quindi quando la mandò a sbattere contro il muro con un calcio la prese abbastanza di sorpresa da impedirle di proteggersi il capo.
In testa le rimbombò il rumore delle sue ossa contro la parete e un dolore acuto le inibì qualsiasi altra percezione.
Quando tornò abbastanza in se da sentire i rumori, Edo stava sproloquiando da solo: -.. forse tu non te lo ricordi, oppure all'epoca eri talmente impegnata a startene con tuo nasino all'insù che nemmeno l'avresti notato, qualcuno dovrà pure rinfrescarti la memoria no?-
Le afferrò di nuovo i capelli facendola gridare di dolore per la prima volta, tentò di colpirlo in faccia ma lui si teneva prudentemente fuori dalla portata delle sue mani e le serrò l'altra mano sul collo, abbastanza da impaurirla senza impedirle di respirare.
-Te lo dico io come si riduceva il tuo Bressan un paio d'anni fa. Non c'era giorno che non fosse fatto, in classe dormiva e all'intervallo pippava nei bagni invece di mangiare. Era magro da far schifo il tuo merdoso Emo, a momenti non si reggeva in piedi. Tutti alla Stimate sapevano che lui spacciava qualsiasi cosa.- le sibilava all'orecchio di non urlare ad ogni frase, strattonandole i capelli al punto che Alice immagino che sarebbe rimasta senza.
Di nuovo la spinse contro il muro, stavolta fu abbastanza furba da chinare la testa in avanti, in modo che fosse la schiena ad impattare per prima.
-Lasciami andare brutto idiota- riuscì a gridargli mentre gli graffiava il braccio per tentare di allentarne la presa. Edo non le aveva mai fatto tanta paura.
-Sta ferma troia! Non ti piace che ti si dica la verità eh? Tutti alle Stimate lo sapevano, tutti tranne la perfetta Alice Aroldi, troppo intoccabile per occuparsi della spazzatura come Bressan? Com'è che all'improvviso ti interessa certa gente. Il tuo amichetto una volta ha spezzato due dita a uno perchè non voleva pagare, te l'ha detto questo?-
No, non gliel'aveva detto e non le importava. Quello era il passato.
-Smettila Edo, per quanto tu possa insultarlo non cambierà nulla.-
-Quindi ti va bene fare la puttana di un drogato?-
-Finiscila, non si fa più ora.-
-Cos'è ti sei messa a spacciare con lui al BM?-
Alice si ritrovò a piangere senza volerlo e comprese che non l'avrebbe ascoltata qualsiasi cosa le avesse detto su Manuel o sul loro rapporto. Come aveva fatto a saperlo poi??
Quindi tentò con una nuova strategia.
-Credi di potermi fare la predica?- scivolò di nuovo in ginocchio trascinata da lui: -Mi stai facendo male, lasciami o mi metto a urlare!!-
-Urla quanto ti pare. Bressan qui non ti sentirà.-
Alice urlò con tutto il fiato che riuscì a racimolare e sarebbe stato un gran urlo se Edo non l'avesse calciata di nuovo a terra. Finì contro un banco che si ribaltò insieme ad una sedia provocando comunque un gran rumore. Lo vide agitarsi e guardare in direzione della porta, la speranza migliore di Alice era che arrivasse qualcuno perchè dubitava che sarebbe riuscita a scappare da sola.
-Non volevo farti male.- esordì Edo tirandola in piedi per i polsi e lasciandola per la falsità di quelle parole, la tentazione di schiaffeggiarlo fu davvero forte.
-Invece è proprio quello che hai fatto.-
-Ascoltami cazzo!- di nuovo usò la forza per farla tacere stringendole i polsi: -Non puoi fidarti di lui, è un drogato. Ti sta usando, non ti ama e sicuramente prima o poi ti tradirà e ti farà soffrire.-
Nonostante i denti stretti, il tono rabbioso e le forza che imprimeva alla sua stretta, quel discorso le parve quasi accorato, quasi come una preghiera. Le ricordò un Edoardo molto diverso, quello dei primi tempi che la portava al parco a studiare e a San Valentino le mandava mazzi di fiori a casa.
In lacrime lo implorò ancora una volta di lasciarla andare strattonando le braccia e maledicendosi per non essersi mai iscritta in palestra.
-Anche tu mi amavi, mi hai tradita e ora mi stai facendo male. In cosa credi di essere migliore di lui?-
Evidentemente fu quell'accusa a scoperchiare il vaso di Pandora dell'ira di Edoardo. Credette di aver fatto leva sul punto giusto quando le lasciò i polsi, era talmente accecata dalle sue stesse lacrime però da non riuscire a vedere la mano di Edo caricare verso destra e schiantasi sulla sua mascella.
Alice sentì solo un gran colpo e il dolore bruciante, perse l'equilibrio e finì contro qualcosa di duro con il lato destro del corpo prima di rovinare a terra.
Poi fu tutto nero.

Aveva paura. Una paura fottuta.
E rabbia. Tanta da non sapere se sarebbe riuscito a trattenerla.
E l'adrenalina pompata nei muscoli non gli faceva avvertire la corsa.
Salì tutte le rampe tre gradini alla volta.
L'aula di Alice era al terzo piano, la seconda a sinistra. Esattamente sopra alla sua.
Al secondo piano gli parve di sentire un urlo ma non poteva esserne certo con le voci degli altri alle spalle e il casino che proveniva dal giardino. Nel dubbio aumentò la velocità.
Una rampa e qualche metro.
Quattro salti sulla scala ed fu all'ultimo piano, cinque metri e guadagnò la porta di corsa. Qualcuno stava piangendo.
Spalancò la porta ed entrò come un toro inferocito pronto ad attaccare qualsiasi cosa si muovesse. Subito dietro di lui sentiva il Vigna Jack e Filo, gli altri erano più indietro.
Poi li vide nell'angolo accanto alla cattedra.
E vide la mano di Edo schiantarsi contro la testa di Alice, i suoi capelli vorticare in aria e finire contro un banco e scivolare a terra.
A posteriori si pentì molto di ciò che aveva fatto: avrebbe dovuto correre da lei e assicurarsi che stesse bene, baciarla e asciugarle via tutte le lacrime, tenerla vicina e impedirle di allontanarsi per il resto dei suoi giorni. Invece si abbandonò all'istinto facendosi guidare da qualcosa che nessun uomo dovrebbe mai conoscere.
Attraversò l'aula scaraventando via ogni ostacolo e si avventò su Edo spedendolo subito a terra con un pugno.
Non sentì le voci che gli dicevano di fermarsi, non sentì l'urlo soffocato di Chiara, ne Laura invocare il nome di Alice. C'era solo quello schifoso e la rabbia da scaricargli addosso, c'erano solo colpe da lavare col sangue.
Edo era a terra contro il muro a prendersi i calci e gli insulti di Manuel, lo prese per la maglietta tirandolo in ginocchio mentre quello implorava il perdono di tutti, spergiurando che non voleva farle del male che si era arrabbiato e aveva perso il controllo. Manuel lo sbattè in ginocchio e caricò di nuovo il pugno destro che ormai gli doleva.
Jack tentò di fermarlo posandogli una mano sulla spalla, mentre suo fratello si aggrappava al braccio pronto a scaricarsi.

Le faceva male la testa, e la parte sinistra del volto bruciava. Le ginocchia dolevano come se ci fosse caduta sopra e anche il braccio destro. Tutto ronzava.
Era a terra perchè sotto di se vide le orribili mattonelle beige della scuola. Era a terra e non ricordava come ci fosse finita.
Chichi e Martina erano chinate su di lei e muovevano la bocca come se parlassero, per lei però era solo ronzio.
Il pavimento era fresco, non aveva voglia di lasciarlo, la loro aula era sempre stata troppo calda. Perchè era in classe? Avrebbe dovuto raggiungere gli altri e andar via con Manu...
Poi ricordò la borsa lasciata in classe, Edo che entrava, la discussione, i capelli, il muro, i calci...
Sentì il cuoio capelluto bruciare e lo stomaco rivoltarsi, la gola raschiava e un sapore orribile le invase la bocca, le faceva male dappertutto ora e doveva vomitare.
Edo l'aveva colpita.
Edo e la sua rabbia, le sua accuse, la paura che le facesse davvero male, il rancore nelle sue parole, la forza del suo braccio contro la gola.
-Sei uno schifoso figlio di puttana!-
Alice conosceva quella voce. Era Manuel. Manuel. Manuel era arrivato a salvarla.
Le grida la riscossero dal suo torpore, i suoi tornarono al loro posto e anche le voci delle amiche le riempirono le orecchie. Alzò gli occhi dal pavimento mentre le ragazze non facevano che domandarle cosa fosse successo e come stesse, e ciò che vide le svuotò il sangue dal cuore.
Le dava le spalle quindi non poteva vederlo in faccia, quella voce roca piena di rancore l'avrebbe riconosciuta tra mille ma forse la sua espressione l'avrebbe spaventata. Impiegò quasi un minuto ad identificare le altre persone nella stanza e ad inquadrare la situazione e Chiara con la sua opprimente preoccupazione non l'aiutò affatto.
Subito oltre Chiara e Martina c'era il Vigna, anche lui come quasi tutti di spalle, che apriva e chiudeva i pugni in continuazione e si muoveva nervoso su una linea precisa tra la sua ragazza e Laura. Lei era l'unica ragazza in piedi, era appoggiata alla cattedra con un fianco, le braccia conserte e l'espressione dura, lanciava continue occhiate alla porta dov'era piantato Charlie.
Più avanti c'erano Filo Jack e Paolo, tutti e tre estremamente vicini a Manuel al centro della tensione.
Edo era l'unico insieme a lei ad essere a terra, schiacciato contro il muro immobile e con un labbro insanguinato, Manuel lo teneva schiacciato a terra con un ginocchio.
-Che cazzo ti è venuto in mente?? Ti avevo avvertito che ti avrei spaccato la faccia se l'avessi toccata di nuovo no?-
-Edo che cavolo le hai fatto?- si unì anche Jack vagamente più calmo.
La voce di Manuel riempiva l'aula con prepotenza, gli altri sembravano in apnea tanto erano immobili.
-Non volevo..- Edo fece appena in tempo a chiudere gli occhi che Manuel lo rispedì a terra con un calcio tra le costole. Alice trattenne il fiato.
Se li avessero beccati in quel momento sarebbe stato un vero casino, rischiavano tutti di non essere ammessi all'esame, Manuel più di tutti che non vantava una condotta impeccabile. Non poteva permettergli di essere espulso.
-Manu, calmati!- riconobbe la voce di Jack poi lo vide muoversi verso l'altro: -Sta buono, non menarlo o finiremo noi dalla parte del torto!-
-Non vale la pena perderci del tempo!-
Jack cercò di scrollarlo dal muro contro il quale aveva sbattuto Edoardo, ma Manuel non si mosse ne perse il fuoco che gli ardeva nelle vene.
alice tentò di parlare e le uscì solo un gemito roco. La gola bruciava e la nausea era in agguato, Chiara tentò di calmarla, le disse di non sforzarsi, lei però voleva fermarlo. Allungò una mano per spostare le due ragazze, voleva che il Vigna la vedesse e le chiamasse Manuel, invece fu Laura a vederla.
I suoi boccolosi capelli biondi risplendevano alla luce di Giugno che entrava dalle finestre e creavano un contrasto tremendo con il suo viso da Barbie indurito dall'espressione severa, fu lei a capire cosa volesse. Sopratutto chi volesse.
Si mosse appena dalla cattedra per raggiungere Manuel, lo chiamò piano facendolo ruggire come un animale, eppure non indietreggiò di un passo affatto spaventata: -Smettila di martoriare questo idiota, lei ha bisogno di te.- e con un cenno del capo indicò Alice ancora in ginocchio sul pavimento.
Manuel si bloccò e la guardò negli occhi come avrebbe dovuto fare dall'inizio.
Aveva pianto e il mascara l'era colato sulle guance, i capelli erano scomposti e arruffati e negli occhi vi lesse solo smarrimento. Immediatamente lasciò perdere la sua rabbia e la raggiunse spintonando via  Filo che tentava di trattenerlo contro Edo e il Vigna che faceva scudo alle ragazze. Tre passi ed era chinato su di lei, le mise le mani sotto le ascelle e la tirò in piedi per controllare l'entità dei danni, lei lo lasciò fare come una bambola nelle sue mani. Niente sangue, niente danno.
Non le disse nulla, si guardarono solo pochi istanti prima che Alice tra le sue braccia scoppiasse in un pianto isterico che sapeva tanto di sfogo.
Quando la strinse riportandola in piedi, ogni altro individuo in quella stanza si sentì di troppo. 
Manuel sentiva tutti gli sguardi addosso, eppure non riusciva a guardare nulla che non fossero quei capelli rossi. Singhiozzava contro la sua spalla tremando tutta, e lui non sapeva che dire o che fare. Quali erano le parole giuste? Come avrebbe potuto scacciare la paura?
Le accarezzò la testa e la schiena affondando col naso nel suo collo, non sapeva che dirle e tutti erano in silenzio in attesa solo che lui parlasse.
-Stai bene?- si pentì subito della sua scelta, che domanda idiota: come poteva star bene? Il suo ex l'aveva appena aggredita e lui le chiedeva se stesse bene... ma che gli era saltato in mente?
Invece Alice annuì  sfregando la fronte contro la sua maglietta, senza allontanarsi da lui: -Scusa.-
Non resistette e la scostò un po' per baciarle la fronte conscio di star dando spettacolo davanti a tutti, lei singhiozzò ancora un po' dopodiché di scostò e muta posò le labbra sulle sue. Manuel d'istinto approfondì il contatto stringendole la vita.
Attorno a loro tutti si mossero a disagio: Filo tirò in piedi Edo per un braccio intanto Jack e Paolo decidevano quale fosse il modo migliore per far passare tutto sottobanco. Laura esortava le altre ragazze ad alzarsi e recuperare le cose di Alice, e fu l'unica ad avvicinarsi ai due ragazzi abbracciati scostando con un sorriso il braccio di Manuel per raggiungere l'orecchio dell'amica. Nemmeno lui sentì cosa le disse, la vide annuire e un attimo dopo si riprese abbastanza da scostarsi da lui e passarsi una mano sul volto per ripulirlo.
-Ci penso io al mentecatto.- brontolò Filo agli altri due strattonando di nuovo Edo verso la porta. Allungò uno sguardo al suo migliore amico che bastò all'altro per capire che l'ex di Alice non sarebbe tornato alla carica tanto presto.
Usciti Filo ed Edo la situazione si distese e tutti si trasferirono nel bagno del piano su suggerimento di Charlie.
Alice dopo essersi calmata si rinchiuse in un cubicolo con Laura e la sentirono vomitare un paio di volte, mentre fuori Jack aggiornava Andre dell'accaduto e Manuel si lava la faccia e passava le nocche della mano sotto l'acqua fredda. Erano viola e pulsanti di sangue, e sommate al sopracciglio non ancora guarito era indizi inequivocabili di una rissa. Se qualche professore l'avesse beccato in quello stato, Edo sarebbe diventato l'ultimo dei suoi problemi.
-Che cavolo gli è preso a Edo?- mormorò Charlie quasi sovrappensiero.
Fu il Vigna a raccontare quanto successo in precedenza risparmiandolo ad Alice: -Da quando l'aveva mollato, era perseguitato dall'idea che si vedesse con qualcun'altro. Lo scorso weekend avevano già litigato, c'ero anch'io e già l'aveva aggredita a parole. Lo sapevi?- si rivolse a Manuel che annuì massaggiandosi la mano.
-Ieri sono stato da lui. L'ho avvertito che se l'avesse toccata di nuovo gliel'avrei fatta pagare, credo sia stata la botta finale.-
Alice da dentro al gabinetto lo ammonì davanti a tutti: -Ti avevo detto di non farlo. Sei testardo come un mulo!-
Jack rise sotto i baffi e pure il Vigna, Chiara li rimproverò con un'occhiataccia e pure Manuel tentò di farli tacere.
Quando uscì dal bagno Alice sembrava tornata la sicura e impertinente Alice Aroldi che solcava i corridoi delle Stimate elargendo sorrisi e frecciatine. Sbattè l'intera borsa sul piano dei lavandini e cominciò a pulirsi e ritruccarsi meticolosamente inveendo contro il mondo. Si pettinò i capelli con le dita massaggiandosi il cuoi capelluto per un po', poi li legò di nuovo perfettamente tirati nella coda.
-Niente musi lunghi, non è morto nessuno!- li minacciò guardandoli uno per uno.
Dopo si passò vari strati di fondotinta sul viso, poi matita e mascara e perfino un rossetto di un delicato rosa pastello. Manuel le era sempre a non più di un passo, gettava nel cestino tutto ciò che lei gli passava con naturale coordinazione e le teneva un gomito, tanto che Andre guardandoli alzò le sopracciglia perplesso.
-Sentite voi due, non è che dovreste aggiornarci su qualcosa?!-
Alice si bloccò con il pennello del phard in mano e incrociò lo sguardo di Laura nello specchio. Erano tutti in attesa di  spiegazioni.
I bagni delle Stimate erano stati spesso testimoni di quel tipo di rivelazioni, magari non ad un gruppo così nutrito di persone al massimo un piccolo gruppetto di amiche, eppure quella situazione sarebbe parsa ridicola a chiunque. Erano in dieci là dentro, e sebbene fossero sicuramente bagni più spaziosi e puliti di quelli di una scuola pubblica, rimaneva comunque il cesso di un liceo!
-Non mi pare.- brontolò il suo ragazzo sulla difensiva.
Quasi le venne da ridere al pensiero che se non fosse stato Manuel Bressan probabilmente in quel momento sarebbe arrossito.
Paolo tanto per divertirsi rincarò la dose ridendo: -Non crederete di continuare a farci fessi vero??-
Entrambi rimasero di sasso: da mesi?? Quindi tutti sapevano??
-Bhè.. diciamo che...- Alice provò di spiegarsi ma non trovò le argomentazioni per una balla colossale. Manuel in compenso rimase zitto e muto lasciandole la patata bollente tra le mani, limitandosi a scrollare le spalle. -In realtà è solo da una settimana.- tentò di rifilare a tutti la versione ufficiale che avevano concordato.
-Non dir balle!- la redarguì Charlie ridendo: -Sarà almeno da Pasqua!-
-Sei stato tu?- chiese improvvisamente Manu a Jack assottigliando gli occhi, facendo capire a tutti che Charlie ci aveva preso in pieno.
-No giuro!- si arrese l'altro alzando le mani.
Manuel si passò una mano sugli occhi sempre più in difficoltà, lui non avrebbe scucito una parola. Sapevano che stava con Alice e per lui tanto bastava, l'importante era stato reso noto, il resto erano fatti suoi e quelli potevano rimanere a macerare nelle loro congetture ancora un po'. Temeva però che lei avrebbe finito per cedere e raccontare tutto, almeno a beneficio delle sue amiche, ma non voleva assolutamente assistere alla scena, quindi decise di svignarsela come avevano già programmato.
-Che branco di fetenti.- brontolò Manuel imboccando la porta e portandosi dietro Alice tra le risate generali.
Se la tirò dietro fino al piano terra dove le lasciò la mano guidandola solo attraverso porte e corridoi fino al cortile. Non disse nulla e nemmeno lei aprì bocca, sorrideva e tanto gli bastava dopo ciò che era successo con Edo.
In cortile c'erano ancora un sacco di studenti sopratutto degli ultimi anni, solo un paio di ragazze si girarono vedendoli uscire assieme e una di loro era in classe con lui. Non si fermarono a salutare nessuno, Alice però non si nascondeva anzi camminava fiera al suo fianco.
Quando la folla si diradò un po' verso il parcheggio Manuel intravide la moto, ma prima che potesse sfilare le chiavi dalla tasca lei gli prese il braccio e se lo passò sulle spalle intrecciando le dita con le sue in silenzio.
Si guardò attorno elargendo sorrisi e prima di uscire dal cortile si spinse un po' su per depositargli un bacio sulla guancia, davanti a mezza scuola.
 









Spazio Autrice:

Still Alive....

in questi mesi sono passata da studentessa a laureata disoccupata,
da figlia a carico a novella regina di una nuova casa,
dalla mia Bologna ad una mega metropoli che mi fa sentire tanto sola...
ma sopratutto dall'adsl ad una stronzissima chiavetta che non prende mai!!!

Con questo siamo a meno due capitoli,
spero abbiate apprezzato questo ENORME aggiornamento!!


1bacio. Vale.






 












   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: FuoriTarget