Cap.
2
Andrea
Fanimi, la sua fedina penale potrebbe essere meno candida di quanto in
realtà
è, ma è noto per la sua capacità di
togliersi dai guai poco prima che arrivi la
polizia. La loro amicizia era iniziata per caso durante la gita a
Londra sei
mesi prima. Erano appena arrivati all’Hotel vicino alla City,
tutta la classe
era elettrizzata, ma una persona lo era più di tutte,
Lorenza finalmente il suo
sogno si era avverato, essere a Londra, la città che ama e
ha sempre amato, ed
era ancora più felice perché in gita con la loro
classe era venuta la 5° in cui
c’era il suo amore, il suo primo vero amore: Gabriele. Alto,
capelli castano
chiaro e occhi verdi con sfumature azzurre, desiderato da tutte, e
aveva scelto
proprio lei. Lorenza detta la “fighetta”, vestita
sempre di marca, capelli
sempre raccolti, in trecce, code, chignon e qualunque altra pettinatura
che
richiedesse l’ausilio di elastici, forcine e fermagli. Voleva
festeggiare
subito la sua felicità per essere a Londra, voleva andare in
un tipico pub la
sera stessa del suo arrivo.
“dai
Gabri! Vieni ci divertiremo! E poi non vuoi provare una tipica birra
inglese?”
“Lo’
non ne ho proprio voglia, e poi sono anche stato male
sull’aereo… è meglio se
resto in albergo e
mi riposo…”
“beh…
se stai male rimango qui con te a farti compagnia”
“non
ti preoccupare vai pure! Qui ti annoieresti sicuramente, sono
stanchissimo
credo che dormirò subito”
“ok
amore allora ci vediamo domani mattina, ciao”
“si
ciao”
Ciò
che succederà è scontato, lui desiderato e
desideroso di soddisfare tutte le
sue ammiratrici, lei ingenua, con la mente offuscata
dall’amore per lui esce lo
stesso fidandosi, ma nonostante questo non riesce a divertirsi;
continua a
pensare al suo Gabriele, a quanto potrebbe star male, ma non solo per
questo
non riesce a rilassarsi, si ritrova seduta vicina a Andrea, un ragazzo
sfigato
che le è del tutto indifferente, ma quella sera la
infastidiva particolarmente
anche solo la sua presenza. Lo considerava uno sfigato di prima
categoria
perché era stato cosi idiota da farsi bocciare per ben 2
volte, ma lei non
sapeva esattamente come erano andati i fatti.
“ma
io mi chiedo come si possa essere così
insopportabili!”
“Lo’
non preoccuparti di quel cretino, se lo conosci lo eviti!”
“hai
ragione Vicky ma mi irrita!”
“non
ci pensare tanto adesso torniamo in albergo”
Ma
in albergo la aspettava una sorpresa, come in tutte le gite nessuno
dorme mai
nella propria camera e loro aveva deciso di dormire nella camera
dell’Alessia.
Ma appena aperta la porta il mondo di Lorenza crolla, si disintegra,
un’onda di
odio mai provata si infrange conto il suo cuore mandandolo in frantumi.
Lui.
Disteso sul letto. Nudo. Una ragazza che non conosce lo bacia e la sua
“amica”
Alessia lo monta. Appena sentono aprire la porta cercano di coprirsi.
“Lo’
ti prego…”
“che
cazzo stai facendo?!”
“non
è come sembra… mi ci sono ritrovato in mezzo sai
che io vivo solo per te!”
“è
la cosa più cretina che mi potessi dire!!! Sai mi sono
sempre chiesta che
faccia avesse un bastardo, coglione che dice cazzate, un porco, un
maniaco un
traditore, ma adesso ne ho di fronte 3 facce che corrispondono alla
descrizione”
Lorenza
si gira e si mette a correre per i corridoi dell’hotel, ha
solo una cosa in
mente, trovare il bar e bere per dimenticare questa scena, ma si
ritrova sulla
terrazza, da sola, nessuno la cerca, nessuno la consola, non si accorge
nemmeno
della piccola lucina provocata da una sigaretta accesa. Ha freddo, e
come se
non bastasse si mette a piovere. Le gocce di mischiano alle sue
lacrime, il
mini-abito che indossa si inzuppa completamente, si siede sul cemento
freddo,
si stringe le gambe al petto e inizia a urlare, ma il suo urlo viene
coperto
dalla pioggia. È stremata, arrabbiata, triste, non si
è neanche accorta che
qualcuno le si è avvicinato. Andrea. Le passa un braccio
attorno alle spalle e
la tira a sé, e lei stranamente non è
infastidita, si rifugia nel suo maglione
e nel suo abbraccio, il suo calore la conforta, il suo profumo,
“Acqua di Giò”,
il profumo che Gabriele odiava, forse è anche questo che la
rincuora un
pochino, riesce solo a chiedergli una cosa prima di abbandonarsi
totalmente a
quell’abbraccio consolatorio:
“perché?
Io ti ho sempre dato del coglione…
perché?”
“semplice,
stai male e hai bisogno di qualcuno che ti stia vicino, pensavo che
arrivassero
le tue amiche, ma credo che non le definiresti più
così giusto?”
“si…
grazie”
E
rimangono così, abbracciati e fradici, due anime
così diverse unite per caso,
che non si separeranno più.
“Sai
penso che staresti meglio dentro, e magari con qualcosa di caldo
addosso,
soprattutto se avessi qualcosa addosso!”
Questa
sua affermazione fa spuntare un sorriso sincero tra tutte quelle
lacrime.
“dai
alziamoci, vuoi tornare in camera tua?” Lorenza scuote la
testa.
“bene,
però devi metterti dei vestiti asciutti, vuoi venire in
camera mia, ti presto
una tuta? E non pensare che voglia approfittare di te!”
Con
un cenno affermativo ed un altro sorriso i due si incamminano verso la
camera
304 di Andrea.
“ecco
tieni, non credo che sia la tua taglia, purtroppo io non porto la 40,
puoi
andare in bagno a cambiarti altrimenti esco dalla camera
io…”
Non
se ne era mai accorta ma quando sorride gli vengono le fossette, forse
perché
non lo aveva mai visto sorridere.
“no…
vado in bagno”
“come
vuoi”
Quando
ritorna in camera lo vede seduto sul letto che fuma una sigaretta, sul
letto
vede il pacchetto di Camel.
“allora...
ne vuoi una?”
“come
facevi a sapere che ero sulla terrazza? Mi hai seguito? Sai cosa mi
è successo?”
“no…
stavo semplicemente sulla terrazza a fumare, non so cosa ti
è successo”
E
improvvisamente lei si siede sul letto, e inizia a raccontare. E mentre
gli
parla lui la fissa con i suoi occhi neri, intensi, vivaci, che seguono
le sue
parole, senza giudicarla, solo ascoltandola. Mentre parla pensava di
sentire
ancora più male, invece non sente niente, solo una
sensazione di leggerezza
come se lentamente qualcosa dal suo stomaco viene rimosso, e
più racconta più si
rende conto di quanto sia stata idiota a fidarsi di un tipo
così. Alla fine del
suo racconto lui le tende la mano.
“piacere
Andrea” lei gliela stringe.
“piacere
Lorenza”
“bene…
posso chiamarti Lore?”
“si…
è strano tutti mi chiedono se possono chiamarmi
Lo’…”
“lo
so… ma Lo’ mi sa tanto nome di cane!”
“e
visto che ci siamo conosciuti a Londra ti chiamerò
Andrew… se non ti da
fastidio…”
“scusami
e la pronuncia inglese dove la metti?”
“ma è più bello dirlo come si legge!”
E come se fossero amici da una vita iniziarono a parlare, a scherzare, addormentandosi insieme.
Ringrazio Eternal Life per il bellissimo commento, e ringrazio anche coloro che leggono senza commentare!!!un bacio Daisy