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Autore: Aryapikkola    06/02/2012    5 recensioni
Come ogni fan di Twilight, Alex adora i libri. Li legge come rifugio da una vita che gli da solo delusioni sù delusioni. Un giorno uno sconosciuto gli dà l'opportunità di poter entrare dentro quel mondo che tanto adora, così la nostra protagonista si ritrova dentro Twilight al posto della protagonista.
Estratto dal primo capitolo
" Ero terrorizzata, ma non sapevo come comportarmi così dissi forse le parole che lei si aspettava, e non fu una scelta a caso che gli risposi proprio come continuava nel libro, mi sentii sollevata ad averlo letto così tanto.
Con un filo di voce dissi la frase, come se recitassi con un copione in mano
- Ci voglio andare. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ok scusate il ritardo, ma tra vacanza e la neve non ho avuto modo di concentrarmi per il mio nuovo capitolo, spero che vi piaccia leggerlo come a me è piacuto  scriverlo. Prometto che posterò il prossimo capitolo prima della fine di questa settimana se non prima. Un bacione a tutte, sopratutto alle ragazze che mi recensiscono e mi danno una spinta a continuare. 
Arya




- Bella sveglia!


No ma chi è? Lasciatemi dormire.

- Farai tardi a scuola, oggi sei più pigra del solito.
Aprii gli occhi con fatica, avevo la testa che mi scoppiava. Charlie mi guardava un po' divertito, lo guardai per un momento e poi mi rimisi sotto le coperte.
- Ho sonno!

- Ahahah su non fare storie sei appena arrivata e già ti ha stancata la scuola?

Scuola?
Il mio cervello fece subito il collegamento scuola-Cullen-Edward in un millesimo di secondo.

- Oddio quanto è tardi papà?

- Hai cinque minuti per prepararti arriverai per il rotto della cuffia, io vado senno faccio tardi anche io.
Mi sporsi verso di lui e gli diedi un bacio sulla guancia. Quella era un gesto che facevo sempre per salutare la mamma, ma quello a cui l'avevo dato era Charlie che adesso mi aveva regalato un sorriso davvero emozionato.
Non se l'era aspettato e neanche io, mi stavo affezionando a lui.

- Corro a prepararmi ci vediamo stasera papà.

Stranamente riuscii a vestirsi e a prepararmi in cinque minuti, e già ero in viaggio per la scuola. Imparai che con tutta la fretta che avevo, guidare diventava ancora più difficile. L'avevo spenta almeno tre volte prima di arrivare a scuola.
Arrivai a lezione con qualche minuto di ritardo ma per fortuna anche il prof quindi non ebbi problemi.
Il problema e con avevo visto nessuno, mi era tanto sbrigata per rivedere i Cullen al più presto ma adesso avrei dovuto aspettare fino al pranzo per vederli.
Ricordavo che Edward mi aveva invitato a pranzare con loro, almeno avevo la sicurezza che ci sarebbero stati.
Le lezioni erano piuttosto semplici oggi, per fortuna perché il mal di testa che avevo iniziato a sentire quando mi ero svegliata ancora non mi era passato.
Alla fine della lezione di spagnolo finalmente ero pronta per rivedere tutti, Jessica mi aveva chiesto se pranzavo insieme a lei, quando gli risposi di no immaginai che già mi odiasse solo per il fatto che ieri avevo pranzato con i Cullen e anche oggi lo avrei fatto,
me ne fregavo altamente, Mike stranamente non mi aveva tenuto nessun muso. Forse ancora sperava che qualcosa tra noi due potesse accadere. Non volevo neanche pensarci.
Appena uscita dall'aula notai Alice che mi aspettava, si sporse per darmi un bacio sulla guancia (ormai era diventato il nostro saluto).
- Tutto ok? Oggi non ti ho visto all'entrata.

- Purtroppo ho fatto tardi, mi ha dovuto svegliare Charlie non ho neanche sentito la sveglia.

- Pigrona la nostra Bella eh?
Era Emmett ad aver parlato.

- Eh si, lo ammetto.

Ci aveva raggiunto in mensa, facevamo la fila per prender per da mangiare. 
Si unì anche Edward, lo guardai con il cuore che batteva a mille. Era più bello di come ricordavo, ma cosa mangiava pane e bellezza?
Oddio Alex concentrati dai.

- Ciao 
Il sorriso era rilassato quasi dolce, e gli risposi con tranquillità ero allegra. Avevo paura che non mi avrebbero accettato invece ero accerchiata da loro che mi riservavano attenzioni.
Tornai a concentrarmi sul pranzo e guardai sconsolata il cibo, ero proprio viziata dovevo ammetterlo, ma quella roba non mi piaceva. Presi un po' di frutta mentre vedevo Edward riempire il suo vassoio.
Seduti al tavolo notai che Jasper e Rose non c'erano.

- Dove sono gli altri? Sono a caccia?

Alice mi rispose di si, notai che Edward mi guardava sorpreso forse non si aspettava che parlassi tranquillamente di quelle cose.
Alice e Emmett incominciarono a parlare.
Guardai la mia mela rossa, proprio una mela dovevo prendere tra le mani? Tanto vale che mi facessi tatuare twilight in fronte ed ero apposto. Mi voltai verso Edward che era perso nei suoi pensieri. Lui si voltò verso di me beccandomi in pieno mentre lo fissavo, bella figura da stupida che avevo fatto, sentivo le guance in fiamme.

- Non mangi neanche oggi?
Il suo tono era preoccupato, mi faceva sciogliere.

- Mangerò un po' di frutta, sono proprio viziata ma mi ci vorrà un po' ad abituarmi al cibo di qua.

- In effetti non mi hai detto niente da dove vieni esattamente. Presumo che non sei americana.
Il suo mezzo sorriso mi colpi nello stomaco facendolo agitare.

- No sono italiana.
- Deve essere strano per te.
- Non sai quanto, è tutto così diverso. Anche andare a scuola, e sopratutto arrivarci a scuola!
- Cosa intendi?
Notai solo adesso che anche Alice e Emmett adesso ascoltavano la nostra conversazione.
Io mi feci ancora più rossa e guardai la mela tra le mie mani.

- Beh non so se lo sai ma in Italia la patente si prende a 18 anni, io ne ho ancora 17.

Tutti avevo uno sguardo scioccato, cioè tra tutte le cose che avevo detto quella di certo non era una cosa di cui stupirsi.

- Cioè stai guidando da giorni senza patente?
Guardai di nuovo Edward per difendermi.
- Beh ma cosa potevo fare, non potevo mica dire a Charlie che non sapevo guidare visto che qui in teoria l'ho presa la patente.

Emmett se la stava ridendo alla grande adesso.

Vidi Edward rivolgere un occhiata ad Alice, mi accorgevo quando parlavano tra di loro, mi scocciava solo non sapere di cosa.

Alice mi rivolse qualche domanda anche lei della mia vecchia vita, sull'Italia in generale. Tutti mi ascoltavano rapiti, di certo per loro ero una distrazione alla loro vita immortale. Per fortuna non tirarono più in ballo il fatto della patente.
La pausa pranzo finì e dopo aver salutato Alice e Emmett io e Edward andammo a lezione. 
Questa volta lui non era troppo distante da me, io sentivo ancora lo stomaco sottosopra. Stare accanto a lui era fin troppo bello, non lo potevo negare.

Durante la lezione mi distraevo ogni tanto a guardarlo, notai ad un certo punto nel mio quaderno dove in teoria avrei dovuto prendere appunti c'erano disegnati degli alberi. Di solito a scuola disegnavo spesso, era da un pò che non mi capitava però. Almeno non aveva perso il mio talento, ero piuttosto brava notando i miei alberi disegnati constatai almeno che non avevo perso il mio talento.

- Umm Edward immagino che tu non stia prendendo appunti vero?
Lui mi guardò e fece una piccola risata a bassa voce. 
- No direi di no.
- Cazzo
Ops mi era scappato, non era intenzionale. Ma non io non ero fine come l'altra Bella, quindi non sapevo come avrebbe reagito Edward.
Lui rise un po' più forte guadagnandosi un'occhiata truce di Mike, per fortuna lui non la notò.

- Avevi bisogno degli appunti?
- Si, sai io e Alice ieri abbiamo fatto tutto tranne che studiare. Questa materia per me è del tutto nuova. 
- Si in effetti Alice non è un gran che come insegnante
Lo vidi pensieroso, adesso mi guardava nei occhi. Non riuscivo a non staccarmi dal suo sguardo, e neanche lui lo fece. Non so cosa lesse nel mio sguardo ma subito il viso si fece più determinato.
- Se vuoi ti posso dare un mano io.
- Sul serio?
- Certo.
- Guarda che dovrai avere pazienza, dovrai incominciare dalle basi.
- Cercherò di essere paziente 
Mi regalo un sorriso aperto, non lo avevo ancora visto sorridere così, il cuore prese a battere più forte e io gli sorrisi imbarazzata perché sapevo che poteva sentire il mio battito.
La concentrazione era la chiave, ma era così bello distrarsi mentre lo guardavo. Mi imposi di concentrarmi, un'altra fitta di mal di testa si fece sentire così mi concentrai di nuovo sui miei alberi disegnati.
La lezione passò, dopo aver salutato Edward andai verso la palestra più demotivata del solito. Sentivo male alle ossa e il mal di testa non mi era ancora passato.
Chissà se a Forks vendono la tachiripina.
A ginnastica per fortuna non feci molto, giocare a basket mi era facile se me ne stavo nel mio angolo.
Finita finalmente anche quell'ultima ora mi diressi verso il pick up, volevo salutare prima Alice Edward ed Emmett ma non li vedevo e volevo tornare il prima possibile a casa per distendermi sul divano e riposare. 
Appena arrivata vicino alla mia macchina notai che le chiavi non erano al suo posto, la tasca dello zaino era vuota.
Oddio ma dovevo avevo messa quella stupidissima chiave?

- Credo ti serva un passaggio.
Mi voltai subito verso la voce di Edward.

- Mi hai preso le chiavi?
- Diciamo che te le abbiamo requisite.
- Non dirai sul serio? Io come ci torno a casa?
- Credi davvero che adesso che sappiamo che non puoi guidare te lo facciamo fare vero?
Il suo sorriso furbo mi fece capire subito che non scherzava.
Cavolo erano diabolici questi Cullen. Però non mi sarebbe dispiaciuto se la conseguenza era che Edward mi accompagnava a casa.
- Quindi mi accompagni tu a casa?
Mi avvicinai di un passo, adesso stavo al suo gioco. Pensava che mi desse fastidio le sue attenzioni? Io le adoravo.
- Si, non ricordi che ti devo dare delle ripetizioni?
Ah cavolo, il mal di testa era sempre li ma non gli avrei detto di no.
- Giusto. 
Gli feci un sorriso, e ci dirigemmo verso la sua macchina. Se dovevo sopportare un po' di mal di testa pur di stare in sua compagnia mi stava bene.
Appena arrivati a casa, naturalmente il mio pick up era posteggiato al suo posto. Lo feci entrare in casa, senza chiedergli se gli andasse bene studiare in camera mia e ci andai comunque. Stare nelle sedie scomode della cucina non mi allettava, mi sentivo ancora con quel strano malessere.
Appena mi misi seduta sul letto, notai che Edward era rimasto nella soglia della porta, era titubante ad entrare.
- Vuoi un invito ufficiale per entrare?
Lo presi un po' in giro, pero mi dispiaceva vederlo a disagio. Lui mi guardò roteando gli occhi al cielo per via della presa in giro.
- Dai entra non ti fare problemi.

Studiare con Edward era quasi impossibile, la voce era così bella che mi soffermavo più a notare quanto fosse bella più che al concetto della biologia di che stava parlando.  Ma mi impegnavo e stranamente riuscivo a rispondere alle sue domande.
Mentre facevo una pausa, giocavo con un piccolo cuscino, stavo pensando se magari glie lo avessi tirato lo prenderebbe oppure si sarebbe fatto prendere.

- Come mai quando ci siamo visti per la prima volta ti sei messa a ridere?
Quando mi fece questa domanda mi venne spontaneamente da ridere, lo guardai e gli risposi sinceramente.

- Beh mi sembrava tutto così assurdo, credo che più che altro fosse il nervosismo. Ti sarò sembrata una pazza.

- No, in realtà mi hai incuriosito, di solito le persone reagiscono diversamente quando mi sono vicine. Tu sembrava quasi fossi a tuo agio con il passare del tempo.

- In effetti non è facile starti vicino senza agitarsi.
Che cazzo stavo dicendo? Oddio rinchiudetemi.

- Pensavo non avessi paura di quelli come noi.

- Non intendevo quello.
Lo avevo bisbigliato tutta rossa in viso. Il cuscino era finito sopra la mia faccia per cercare di impedire alla mia bocca di dire altre cazzate.

- Sai ancora non mi hai ancora detto se Bella è il tuo vero nome.
Era vero non lo avevo detto, non avevo mai detto il mio vero nome da quando ero li..
-Mi chiamo Alex.
Il cuscino dalla mia faccia era sparito, lo aveva tolto. Mi guardava, io cercavo come al solito di concentrarmi.

- Preferisci che ti chiami così?
Adesso era più vicino, il mio cuore se ne era accorto subito. I suoi occhi così caldi erano una meraviglia da guardare.

- Io.. No.. Credo che mi confonderebbe, devo abituarmi ancora ad essere chiamata Bella ma non mi dispiace.
- Sai non ti capisco, a quanto mi hai raccontato sei stata mandata qui Senza sapere come. Ma non mi sembra che tu rimpianga quello che ti sei lasciata dietro.
- Infatti è così, quella che avevo prima.. La mia vita di prima. Avevo perso la speranza, era da tanto che non mi sentivo in pace con me stessa. Per quanto adesso è tutto così diverso, non ho nessun rimpianto.

- Sembra che per una volta ci sia una persona che mantiene i suoi segreti meglio di me.
Voleva risollevarmi il morale e ci riuscì subito, risi spontaneamente, grata di aver cambiato argomento.

Purtroppo oggi non me ne andava bene anche una perché se possibile il dolore alle ossa si fece sentire di più verso la schiena e il mal di testa non lasciava la presa.
Conoscevo abbastanza bene il mio corpo che ormai avevo capito che tra un momento all'altro avrei iniziato ad avere la febbre. Non volevo dirlo a Edward la sua compagnia mi distraeva dal male, e non mi andava che mi lasciasse sola a casa con la febbre. Mi facevo pena da sola. Stasera dovrò prendermi qualcosa per non stare troppo male stanotte.
Purtroppo mi accorsi che non sentivo abbastanza in forma per concentrarmi.

- Cos'è la Tachipirina?
Oddio mi aveva letto nella mente. Adesso cosa gli dicevo? Cercai di concentrarmi nuovamente.

- Ehm il nome del gatto della mia vicina?

Ma ero fuori? Cioè tanto vale che gli dicevo che era il nome del mio amico immaginario.
Lui mi guardò male, aveva capito che gli avevo detto una cavolata.

- Mi sembra di averlo già sentito.

Beh se lui che aveva due lauree in medicina non sapeva cos'era allora di cui sicuro non l'avrei trovata in una farmacia qui vicino.

- Cosa centrano le mie lauree?
Perfetto mi sentiva in pieno, ma la febbre stava per arrivare e io non riuscivo a connettere bene. 

- Febbre? 
Mi guardò sconvolto e preoccupato, neanche avessi una broncopolmoniteasmatica. 

- Perché non mi hai detto prima che stavi male?
Ah no questo mai, non lo avrebbe letto nella mia mente.

- Lo tieni nascosto.
Lo guardai seria,non volevo che sapesse.

- Mi dispiace.
Non sapevo perché mi stavo scusando ma ero così stanca e spossata.

- Quindi di solito prendi questa cosa chiamata Tachipirina giusto?
Lo vidi alzarsi dalla sedia della mia scrivania, e avvicinarsi vicino al letto, era chinato per guardarmi meglio.
Io annui alla sua risposta, chiusi un attimo gli occhi per rilassarmi.
Sentii il palmo della sua mano appoggiato sulla mia fronte, quel contatto inaspettato mi fece aprire gli occhi di scatto.
Lo guardai nei occhi completamente rapita dal suo gesto, la mano fredda sulla mia fronte mi sembrava che avesse scatenato tutto il mio corpo.
Il cuore viaggiava a mille all'ora, il mio stomaco faceva su e giù e la mia mente era completamente in blackout.
- In effetti la tua temperatura sembra in aumento.
La sua voce non l'avevo mai sentita così vicina. Forse la temperatura alta non era per la febbre in questo momento.
- Non ti preoccupare di solito non mi dura molto, se vuoi andare a casa vai pure.
- Non ti lascio a casa da sola.
Era così deciso, di certo non gli avrei fatto cambiare idea per nulla al mondo.

- Credo che farò una telefonata a Carlisle.

- No Edward davvero, non lo disturbare. Di solito non prendo quasi mai niente, vedrai che entro domani già mi sarà passata. Poi tra un po' torna a casa Charlie e non mi va di farlo preoccupare.
Ero rossa in viso, sia per la febbre che per l'imbarazzo.

- Bella finchè non torna Charlie sarebbe meglio che restassi.
Il viso era serio, io che ero ancora distesa nel mio letto feci un sospiro. Non è che non volevo che rimanesse ma non riuscivo a concentrarmi per mantenere celati i miei pensieri. Intuitivo quando lui leggeva i miei pensieri, era come una presenza silenziosa. 
All'inizio non lo avevo notato ma adesso sentivo quando lui poteva leggermi nella mente.
- Va bene.
- Preferisci che chiami Alice?
Forse pensava che non mi andasse di stare in sua compagnia. Mi misi a sedere appoggiata alla spalliera del letto, mi abbracciai le gambe con le braccia.
- No é solo che non ho le mente molto lucida.
- Ti preoccupa il fatto che ti possa leggere nella mente?
Sorrideva furbo, io stavo impazzendo e lui se la rideva questa si che è fortuna.
Non ebbi il coraggio di guardarlo nei occhi.
Lui si mise seduto nel letto davanti a me.
- Sai verso che ora torna Charlie?
- Tra un paio d'ore di solito.
Alzai di nuovo lo sguardo verso di lui e la sua espressione era ancora concentrata e seria.
- Vuoi ancora chiamare Carlisle vero?
Lui mi guardò sorpreso.
- Sì.
- Dai chiamalo, però non farlo venire qui non voglio che si disturbi ok? 
- Sei abituata a prenderti cura da sola vero?

Beccata. Quando mia mamma aveva iniziato a stare male io avevo imparato a fare tutta da sola. Cucinare, fare le faccende di casa, andare sempre in tram per me era una cosa normale. E quando ero malata me ne stavo semplicemente da sola con qualche medicina e dei libri a portata di mano.
- Si. Fai quella telefonata.
Gli feci un mezzo sorriso e lo vidi uscire dalla mia stanza con un cellulare in mano.
Mi rimisi distesa nel letto, ripensare alla mamma mi aveva buttato giù di morale. La testa continuo a girare, ma stare distesa mi aiutava a stare meglio.


Sentivo dei piccoli brividi nel braccio, non mi davano fastidio, mi facevano sentire strana. Mi facevano sentire viva. Ero come avere delle piccole onde che alternavano freddo e piacere, era tutto così sconosciuto ma altrettanto bello che non riuscivo a paragonarlo a nient'altro.
Quelle sensazioni mi fecero capire di essermi addormentata, ma mi stavo svegliando adesso. 
Aprii gli occhi e vidi due occhi dorati guardarmi, erano più vicini di quanto lo fossero mai stati, potevo ammirarli in tutta la loro bellezza.
- Scusami mi devo essere addormentata.
Oddio che voce roca che avevo.
- Non ti preoccupare, volevo solo avvertirti che sta arrivando Charlie, io vado ok?
Dalla posizione chinata in cui era si alzò piano. Il mio corpo si mosse da solo senza pensare senza riflettere. Con la mia mano presi la manica della sua maglia con forza. Si bloccò di scatto, io ero sorpresa quanto lui. La febbre mi annebbiava e visto che non avevo il coraggio di chiederglielo ad alta voce aprii la mia mente a lui.
" Puoi rimanere con me? "
  
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