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Autore: Katara Hira    06/02/2012    3 recensioni
Una storia che parla di 6 nuovi dei del monte olimpo! Questi sono figli due semidei e ciò fa di loro dei completo. Sono tutti e sei delle specie di orfani e devono sconfiggere il dio Ares che si è impadronito dell'olimpo sconfiggendo e pietrificando i loro nonni dei, e i loro genitori semidei. Nelle loro date di nascita sono presenti numeri primi che li identificano.
spero vi piaccia i personaggi hanno caratteristiche diverse che spesso entrano in contrasto ma con l'arrivo della protagonista, Ludmilla, il gruppo diventerà molto più unito fino ad un finale inaspettato!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ametista

 
Folate di vento impetuose, terremoti continui ed eruzioni di vulcani tormentavano da secoli il monte Olimpo. Ares era lì, seduto sul suo trono a contemplare quanto gli stava accadendo intorno. Era ormai un sacco di tempo che occupava quel posto, il suo bramato posto di capo dell’Olimpo…ma non era come si sarebbe aspettato. Era arrivato a stringere un’alleanza con i titani per riuscire a sconfiggere Zeus; loro gli avevano donato un parte della loro energia e nella grande battaglia che segnò la fine del vecchio regime riuscì a sconfiggere tutti da solo. Lui dio della guerra si era dimostrato l’unico capace di compiere un’azione così pericolosa. Ma il suo impero non reggeva il confronto con quello di suo padre. Desolazione e morte si potevano vedere ovunque osservava, mentre, nei vecchi ricordi, l’Olimpo aveva tutto un altro splendore. Le Muse rallegravano con i loro canti le cupe giornate, si facevano ogni giorno banchetti, si danzava, si cantava…certe volte si chiedeva perché avesse voluto prendere lui il controllo. Cosa gli aveva fatto pensare che il dio della guerra potesse essere un buon governante. La solitudine lo accompagnava da secoli. Si, cerano i suoi figli Deimos e Phobos, ma non era la loro compagnia che desiderava…non la riusciva ancora a dimenticare. Afrodite…il suo amore nei suo confronti non sarebbe mai cambiato.
I rimorsi lo colpivano ad ogni suo risveglio; lì c’era la statua delle bella dea della bellezza…non aveva mai avuto il coraggio di spostarla nella stanza del palazzo in cui c’erano tutte le altre statue degli dei e dei semidei. Eppure, aveva sempre avuto una strana sensazione, come se il suo amore non fosse destinato realmente ad Afrodite ma a qualcun altro, qualcuno di molto simile ma…
-ancora con questi stupidi pensieri!- sbottò Ares- non è dignitoso per il dio della guerra, il più importante dio dell’Olimpo pensare all’amore-
-il più importante dio dell’Olimpo? Direi l’unico esclusi i tuoi figli- rispose la voce di Crono da un luogo indefinito della camera-
-taci demonio!- gli occhi di Ares erano pieni d’ira
-così mi offendi…non mi dire che mi tieni ancora il broncio per quel fatto di Afrodite- continuò la voce insistente- pietrificarla era la cosa più giusta da fare, non potevamo permettere che…-
Ares si portò le mani alle orecchie nel disperato tentativo di non ascoltare, di non rievocare quei ricordi- silenzio, silenzio, silenzio…- quella voce terrificante e provocatoria ormai era il suo peggior incubo. Era come la lama affilata di una spada che continua a lacerare una ferita per non farla rimarginare provocando ogni volta più dolore. Ma quella ferita tanto non si sarebbe rimarginata comunque, quella ferita che si era inflitto con le sue stesse mani.
-ahahahahah! Credi che zittendo me, placherai i tuoi sensi di colpa? Ma non badare a me sono solo una voce, il mio corpo è prigioniero per l’eternità a causa di tuo padre. Non badare a me, sono solo una voce che…t’inseguirà per ricordarti sempre i tuoi peccati! Ahahaha…-
E andava ogni giorno così. Ares era costretto a subire le angherie di suo nonno, ma quello era il prezzo da pagare per uno stupido regno di desolazione. E quella risata poi… lo faceva andare su tutte le furie. Voleva colpire con la sua spada la fonte da cui proveniva…ma non c’era alcun corpo con cui prendersela. E lei ritornava insistente ad ogni suo momento di debolezza per ricordagli il vile che era e quell’errore a cui non sapeva porre rimedio.
Osservò la sua pietra, l’ametista. Gli assomigliava tanto, pensava da piccolo. Ora la odiava, odiava quella pietra come odiava se stesso, odiava il suo colore come odiava l’oscurità che circondava l’Olimpo che era sulla stessa tonalità. Uscì dalla stanza arrabbiato e impotente e si diresse verso quella delle statue. Era l’unico angolo del palazzo dove la malvagità dei titani non era ancora riuscita ad entrare. Osservò la statua di Zeus- che odio, che rabbia, che invidia… Dimmi padre! Come fai ad essere sempre così orgoglioso così fiero. Come hai fatto a non piegarti difronte alle proposte di potere e gloria di Crono? Perché sul volto di tutti gli dei c’è dipinta un espressione di terrore e paura, mentre tu al momento della pietrificazione avevi solo quella tua solita aria sprezzante nei miei confronti? quell’aria che mi feriva…- poi si lasciò cadere ai piedi della statua e gli scese una lacrima- ho fatto di tutto per entrare nelle tue grazie, mi sono comportato al meglio, ho affrontato prove difficili in tuo nome…ma tu non cambiavi opinione continuavi ad odiarmi.- poi si rialzò in piedi e si asciugò gli occhi- alla fine mi sono stancato e ho fatto uscire il mio vero carattere. Ho stretto alleanze sbagliate e ho conquistato l’Olimpo. Forse se tu fossi stato un padre migliore tutto questo non sarebbe accaduto…so che puoi sentirmi e vedermi e quindi non ti sorprendere del fatto che abbia pianto. È normale sai, anche il dio della guerra ce l’ha un cuore e…-
BUM BUM BUM. Ares fu costretto a interrompere il suo discorso
-Padre- Phobos entrò inginocchiandosi al suo cospetto –purtroppo sono messaggero di cattive notizie. L’hanno trovata…-
-sono riusciti ad individuare la nipote di…la nipote di…la nipote di…- Ares non riusciva ancora a pronunciare il suo nome
- si padre- rispose Phobos guardando suo padre con preoccupazione- ma siamo riusciti a scoprire le loro prossime mosse-
-ah si, la spia all’interno del palazzo in cui risiedono questi nuovi dei…i figli dei mezzosangue… e cosa siamo riusciti a scoprire-
-le Graie, hanno intenzione di recarsi da loro per scoprire i poteri della nuova arrivata-
-ahahahahah! PAZZE! Hanno firmato la loro condanna… vogliono finire nelle mani delle Gorgoni? Ma non lascerò a loro il gusto di ucciderle, oh no. Lo farò con le mie stesse mani-
-hai intenzione di uscire dal palazzo e andare a combattere?-
-non ti preoccupare sono solo dei dilettanti . Non hanno speranza contro il dio della guerra, e poi…con loro dovrebbe andare anche la nostra piccola spia, il nostro mister S. Non credevo che avrebbe mai deciso di tradire suo nonno e unirsi a me.- la soddisfazione si poteva leggere chiaramente sul volto di Ares. Avere una spia all’interno del palazzo e soprattutto così vicina alla squadra ODNP gli era sempre piaciuto- e poi se non sbaglio dovremmo decapitare un’altra delle Gorgoni. L’effetto pietrificante della testa di Medusa è terminato e se vogliamo far fare anche a questi individui la stessa fine dei loro genitori e nonni ne dobbiamo prendere una nuova. Quando partono?-
-domani-
-bene ora vado ad allenarmi-
-vengo con voi…-
-NO. Tu domani non verrai-
-ma…-
-ne tu ne tuo fratello-
-sai padre, sarai pure il dio della guerra e il governante sull’Olimpo ma qualche volta dovresti mettere da parte l’orgoglio e imparare cos’è l’umiltà- detto questo Phobos uscì e sbattè la porta alle spalle.-
-credo proprio che tu abbia capito male figlio mio, non lo faccio per l’orgoglio ma per proteggervi. Mi siete troppo cari e non rischierei mai la vostra vita…-
Detto questo  disegnò l’otto con la mano su cui aveva la pietra e si trasformò. Poi lasciò la stanza e si diresse verso il campo di allenamento.

 

domani niente scuola!!!!! avro tutto il tempo per scrivere!

P.S. DEDICO QUESTO CAPITOLO ALLA MIA COMPAGNA DI BASKET CATERINA VISTO CHE è IL SUO PREFERITO


 

  
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