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Autore: Ulissae    06/02/2012    10 recensioni
[Breve long-fiction Draco/Hermione. Assoluta mancanza di angst].
Hermione voleva morire, prese rapidamente il primo libro che aveva a portata di mano – Buddha e i suoi dieci allegri consigli – e ci affondò il viso. Colta dal panico si mosse, intenzionata a uscire al più presto da quella libreria, perché non aveva la benché minima voglia di salutarlo-incontrarlo-osservarlo-averedeirapporticonlui.
Era Draco Malfoy, per l'amor di Morgana. In una dannatissima libreria babbana, che sfogliava con nonchalance un numero di “X-Men”.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Prologo - Anello



Hermione Granger aveva deciso di trasferirsi al 24, Licthfield Street dopo essersi separata dalla sua vecchia fiamma Ronald Weasley.
Una separazione tranquilla e pacata, ben diversa dalle vecchie crisi adolescenziali che li avevano colti quando non erano ancora fidanzati, ma si sentivano come tali: Hermione e Ron si erano seduti uno davanti all'altra una mattina a colazione, entrambi pronti a dirigersi verso il Ministero.
Stranamente era stato Ron a iniziare a parlare, sollevando lo sguardo dalla sua enorme tazza di latte che trangugiava con la stessa voracità di quando era un ragazzo.
«Herm, credo che... siamo di nuovo da capo»
Lei stava spalmando un po' di marmellata all'arancia su una fetta di pane tostato, lo guardò attentamente e aspettò.
«Insomma... ormai siamo amici, come prima»
A quel punto si rese conto che Ron aveva capito tutto e lo aveva accettato con tranquillità. Gli sorrise e, cercando di nascondere la leggera agitazione, gli baciò come ogni mattina le labbra; colta dall'agitazione, però, le labbra gliele aveva appena sfiorate, soffermandosi più su quello spazio tra la guancia e la bocca – lo spazio degli amici.
Era andata a lavoro, ma non era riuscita a pensare a niente. Alla fin fine anche lei si era resa conto che il rapporto con Ron era ritornato al principio, in un processo naturale e indolore che, proprio per questo motivo, le era sfuggito. Uscita dall'ufficio si era diretta come tutti i giorni a fare la spesa, metodicamente aveva comprato tutti gli ingredienti necessari, poi era tornata a casa e aveva preparato la cena – come se niente fosse.
Ron era rientrato e si era guardato intorno, piuttosto agitato, anche se non l'aveva ancora vista si era bloccato sulla porta quando aveva sentito il rumore delle padelle sui fornelli.
«Hermione?» la chiamò, deglutendo rumorosamente. Posò a terra la sua ventiquattrore che fece uno strano rumore – quell'oggetto che doveva analizzare forse era meglio se l'avesse lasciato in ufficio.
«Ron, sei arrivato in tempo. È pronta la cena»
Uscì dalla cucina e lo vide chino a togliersi le scarpe, scalciate via si avvicinò alla tavola.
Quella sera Hermione non se la sentì di ricordargli che doveva lavarsi le mani, rimase in silenzio e servì il pollo al curry che sapeva fare tanto bene.
Ron, nonostante la tensione, non riuscì a trattenere un sorriso allegro alla vista della pietanza, che già pregustava e che già sapeva fosse deliziosa.
«Senti...» iniziò lei, sedendosi e iniziando a giocare con una forchetta, nervosamente.
«Sì, hai ragione. Dovevo chiamarti, insomma... è che non sapevo bene...»
«No, no, Ron. Aspetta» lo interruppe, prendendo un profondo respiro. «Volevo parlare di quello che mi hai detto stamattina. Ci ho pensato... tantissimo» mormorò, alzando di scatto lo sguardo.
A Ron gli occhi di Hermione avevano sempre incusso una strana sensazione di disagio e paura – per assurdo gli ricordavano fin troppo quelli della madre.
«Io non voglio litigare con te, Herm. Per me possiamo continuare a vivere insieme... solo che volevo essere sincero, ecco. Niente di più»
Hermione gli sorrise e sospirò, chiudendo un attimo gli occhi; i piatti si stavano freddando e le parve così strano che Ron non avesse iniziato a mangiare subito.
«Lo so, Ron. Infatti io non sono arrabbiata. Solo che... no, insomma, non ce la farei a vivere ancora qui» sorrise flebilmente, allungando una mano e stringendogli la sua, che era sempre un po' fredda e screpolata.
«Volevo trasferirmi, magari vicino al Ministero, così non devo fare tutta questa strada ogni mattina. Magari vicino a Charing Cross. Qualcosa così»
Calò di nuovo il silenzio e lei prese la forchetta, infilzando un bocconcino scuro; lo portò alla bocca e iniziò a masticare, come se i cinque anni di convivenza non fossero mai esistiti e lei fosse andata a casa sua, così, una cena qualunque.
«Sicura?» aveva chiesto un po' agitato lui, continuando a scrutarla attento, impaurito all'idea che potesse rivoltarsi contro di lui da un momento all'altro.
«Sicurissima, Ron. Ho ventiquattro anni, posso vivere tranquillamente in un bel monolocale vicino al centro. Potrò andare a tutti i teatri che vorrò senza neanche prendere l'autobus»  disse allegra, quasi saltellando sulla sedia.
Ron iniziò a masticare, sempre fissandola, cercando i segni della futura tempesta di furia. Ma niente.
Hermione sembrava tranquilla, matura, come se quel cerchio che si era richiuso l'avesse fatto senza che lei se ne accorgesse.
«Quindi...»
«Domani inizierò a cercare, ti va di aiutarmi?»
Si era versata un po' di Succo di Zucca e poi lo aveva offerto anche a lui; Ron le porse il bicchiere annuendo e solo dopo aver bevuto un bel sorso riuscì a deglutire l'enorme boccone.
«Mh, certo»
Hermione gli sorrise, un sorriso giovane, pacato, e continuò a mangiare tranquilla.
Ron iniziò a raccontarle la sua giornata, come sempre, e lei fece altrettanto; immersi nella loro quotidianità continuarono a vivere, all'inizio del cerchio, felici di poter comunque continuare il loro percorso.
Una volta a letto Hermione si era stretta a lui, infilando un piede tra le sue cosce, facendolo rabbrividire. Sorrise e si rese conto che l'affetto che provava per Ron non era dettato dal fidanzamento o da altro. Semplicemente, gli voleva bene ed era sicura che lui avrebbe fatto altrettanto, nonostante tutto.
Ron borbottò qualche “miseriaccia”, rabbrividendo, ma si voltò e la strinse, con le sue braccia lunghe e un po' goffe.
Quando scese il silenzio e si sentiva solo il leggero respirare di Grattastinchi ai piedi del letto, Hermione bisbigliò: «oggi ti sei scordato i guanti, vero?»



Angolo Autrice:
giuro, giuro che questa è una Dramione. Lo giuro! Anche se Draco non è stato ancora nominato, vi giurò che è una Dramione XD
Non ho veramente molto da dire se non che è la prima volta che scrivo della coppia e mi sento piuttosto in soggezione, sapendo che è praticamente un classico del fandom. Vabbè, uno ci prova, no? :D
Spero vi sia piaciuta, a presto con il prossimo capitolo ;)
   
 
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