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Autore: ryuzaki eru    06/02/2012    8 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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…Non vi racconto nel dettaglio cosa mi è successo la settimana passata… Sappiate solo che il mio pc si è preso un virus “mortale” martedì scorso, che l’ho dovuto portare a formattare e che anche l’hard-disk con tutti i miei sacri (ed inutili?) appunti sulla storia e sul capitolo è probabilmente infetto… Il gelo ha fatto il resto e ancora non mi è stato restituito né l’uno né l’altro dall’assistenza pc… Alla fine sabato ho deciso di scrivere il capitolo ugualmente, senza sacri appunti, sul portatile “nano”… E non so proprio cosa ne sia venuto fuori. Ecco il perché del ritardo e dell’assenza della solita immagine “copertina” che su questo computer non ho…
Potrete perdonarmi??!!
No…
Soprattutto perché questo capitolo temo sia un po’ soft… anche se visti i precedenti qualunque capitolo sarebbe risultato tale probabilmente…
 
Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

21. L’incognita numero uno (seconda parte)

Ma cosa accadde quella mattina del 12 Febbraio, quella prima mattina in cui Emma affrontò l’università ed il lavoro ormai inglobata nella segretezza e nell’anonimato della vita di Elle?
Be', Emma si vestì e scese alla reception dove Watari la aspettava, come avrebbe fatto ogni giorno.
Salirono nell’auto.
Emma non fece domande, seduta sul sedile di dietro della macchina.
Watari mise in moto e per tutto il resto del tragitto non parlarono…
Quando furono davanti all’ingresso dell’università lei scese dall’auto prima che il signor Wammy potesse aprirle la portiera. Si sentì in imbarazzo… Si imbarazzava se qualcuno le apriva la portiera dell’auto, ma non di farsi vedere mezza nuda…
Tutti gli altri studenti aggiravano la Roll Royce per raggiungere l’istituto e la osservavano curiosi. Osservavano la macchina e la ragazza che ne usciva, che non aveva per niente l’aria della “tipica ragazza da Roll Royce”…
«Emma… buongiorno…» la voce di Misao la raggiunse alle spalle. L’espressione sul volto della giovane ragazza giapponese era un misto di perplessità, curiosità e malizia ed i suoi occhi scrutavano la nota automobile…
Emma naturalmente non le aveva ancora detto nulla…
Salutò l’amica e chiuse la portiera.
Adesso avrebbe dovuto vedersela con lei…
Si incamminarono insieme ed in silenzio sul lungo viale alberato sferzato dall’aria gelida di quella mattina di Febbraio, lasciandosi alle spalle il motivo dello stupore di Misao…
Poi finalmente Emma parlò senza smettere di fissare il viale davanti a sé «Sto da lui.»
Basta. Non le disse altro.
Misao rimase zitta per qualche istante «Sì… Cercherò di rimanere calma visto il tuo incredibile riserbo… Però… No. Non ce la faccio! Emma!!! Accidenti!! Ma come sei da lui??!!» esclamò alla fine.
Del resto Misao era riservata e “perfetta” davanti ad Elle, ma non lo era se da sola davanti alla sua amica e quindi libera di esprimersi…
Però Emma sapeva che non erano sole.
C’era quel maledetto cellulare con lei e da quello lui poteva sentire tutte le conversazioni che lei avrebbe avuto con chiunque… o comunque le avrebbe ascoltate Watari o comunque era certa che sarebbero state registrate…
Questo era un dettaglio cui Emma non aveva pensato nel corso del suo piano…
O meglio, ci aveva vagamente pensato, ma non lo aveva definito in modo preciso, non pensando al controllo del cellulare… La sua scelta iniziale di non parlare di Elle a Misao era nata proprio dal dubbio che qualcosa del genere potesse accadere. E per lo stesso motivo aveva evitato di parlare con Viola per iscritto su msn da quando si era mostrata ad Elle per la seconda volta sotto l’hotel. Cioè da quando sperava che lui iniziasse ad indagare su di lei. Le conversazioni scritte sono salvate e possono comunque essere recuperate da qualcuno che sia in grado si farlo. Le chiamate vocali no. O perlomeno Emma immaginava non ci fosse un modo di farlo.
Il punto era che il suo interesse per Elle doveva rimanere oscuro al grande detective. E qui non c’entrava nulla il suo piano, né Death Note, né Kira o il quaderno della morte… Qui si trattava di non palesare alla persona di cui era innamorata i propri sentimenti. Perché Emma questo aspetto lo voleva tenere sopito. Perché era più importante tutto il resto… perché per lei era l’aspetto più inutile di tutta la faccenda. Sì, “inutile”. Lo riteneva inutile…
E forse in questo era condizionata da ciò che lei sapeva di Elle. La urtava terribilmente che lui potesse considerarla una sciocca ragazzina innamorata. Non le avrebbe mai dato retta. Perché questo era un aspetto che lui non avrebbe mai considerato…
Era un aspetto che in Death Note non esisteva. Che in tutto il manga non aveva nessun peso. E che quindi lei non voleva assolutamente palesare…
Però lo aveva baciato…
E lo aveva fatto perché, nonostante tutti questi propositi e queste considerazioni, Emma era umana e “sentiva”… E perché, dopotutto, non sapeva mentire…
Misao proseguì nel suo entusiasmo fissando Emma «Allora avevo ragione io! Ryuga non è un pezzo di ghiaccio! È  umano anche lui!»
Era fuori strada su tutta la linea… ma come biasimarla? Chiunque avrebbe intuito dalle parole di Emma esattamente ciò a cui Misao alludeva…  “Sto da lui”…
Emma continuò a camminare e a guardare davanti a sé.
Come ne esco? Come faccio adesso? Forse semplicemente facendole credere ciò che lei vuole… ed Elle capirà, anzi, saprà che sto mentendo.
 «Già.» fu essenziale e non spostò lo sguardo dal viale. E mentì.
«Ok…» rispose titubante Misao «Sei abbastanza spaventosa quando fai così… Sei gelida… Ma non è la prima volta… Sembri un po’ Ryuga…» e  non aggiunse altro, rispettò il silenzio dell’amica, perché l’accettava, perché anche lei, come Viola, sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco in quel momento ma anche perché, a differenza di Viola, non riusciva ancora ad accorgersi delle rare volte in cui Emma mentiva…
Dopo qualche istante di silenzio Misao, anche lei stavolta continuando a guardare davanti a sé, disse con voce seria e dolce «Però sono contenta per te… perché tu lo adori…»
Emma si morse il labbro, si strinse nelle spalle e si afferrò gli avambracci stringendoli tra le dita e poi sospirò «Aumentiamo il passo che si gela a passeggiare così adagio.» ed accelerò l’andatura, seguita da Misao, che sorrise appena, teneramente, affrettandosi anche lei senza aggiungere nulla…
 
Che strana che è la nostra Emma.
A volte è un fiume in piena. A volte è un inattaccabile muro di riservatezza e di serietà.
Lei è convinta di esserlo solo per la questione del cellulare “spione” e per la questione del suo piano “in pillole”…
È convinta di essere così solo per eventi esterni e collaterali alla sua naturale indole.
È convinta che questo suo atteggiamento quasi “granitico” sia una necessità dovuta alla situazione.
Siete proprio sicuri che sia così?
Siete proprio sicuri che questo non sia anche un lato del suo carattere?
Le “contraddizioni” della sua indole, così come le ha chiamate Elle svariate volte, sono solo legate a “questa” particolare situazione in questo mondo parallelo?
In fondo Emma è ancora giovane. Gli esseri umani imparano solo col tempo a conoscere e soprattutto a focalizzare molti aspetti di loro stessi … E ad un certo punto se ne rendono conto ed arrivano a dire “Io sono fatto così”. Alcuni invece non arrivano mai a questo stadio e rimangono ignari di se stessi e della propria indole…
Ma questo non mi riguarda.
Per concludere, la mia opinione riguardo ad Emma è che il suo essere sempre sincera e schietta, il suo essere a volte un “fiume in piena” non siano espressione di leggerezza, superficialità, frivolezza o mancanza di tatto… Ritengo siano espressioni del suo essere “rigida” e “rigorosa” nella maggior parte dei casi, nonostante le libertà che si concede. E che lo stesso avvenga per i suoi “silenzi”.
Ma la mia opinione non è la vostra.
Ed io amo la diversità, credo di avervelo già detto.
Però voi non potete che subire le mie decisioni riguardo questa vicenda. Vi racconto solo ciò che voglio raccontarvi… e voi dovete adattarvi. Eh eh eh!

 
E così passò quella mattina.
E così passò anche la mattina successiva, quel famoso 13 Febbraio, il giorno della seconda prova di ammissione di Elle alla Todai, che Emma prima aveva tanto atteso e che invece ora era trascorsa senza picchi, senza avvenimenti, perchè ormai non era più così importante. Elle aveva raggiunto l'università insieme ad Emma, in auto non avevano parlato, silenziosi e pensierosi... e poi più niente...
Ed i giorni si susseguirono. Identici gli uni agli altri.
Ed Emma non rivide Elle.
Né seppe come si era svolto l’esame.
La permanenza in quell’hotel si stava prolungando più di quanto lei si fosse aspettata…
Aveva sempre immaginato pause di pochissimi giorni…
Ma non era così.
Ed era ovvio che non fosse così in fondo.
Lei non aveva la più pallida idea dei tempi precisi. Non ricordava il momento dell’anno in cui sarebbe stato costruito il grattacielo del quartier generale e quindi in cui avrebbero smesso di peregrinare tra i vari alberghi.
Certamente dopo la prigionia di Light. Ma la cronologia esatta qual era?
Ad ogni modo, in quel momento di pausa delle indagini forse Elle stava vedendo meno i poliziotti della squadra anti-Kira e forse non aveva bisogno di spostarsi con quella frequenza. Perché in fin dei conti l’unica cosa che poteva insospettire era proprio l’andirivieni delle facce di quei sei agenti, ogni giorno, nello stesso albergo…
Però se Elle non si era fatto vedere per tanti giorni significava che forse aveva da fare e che quindi gli agenti della squadra erano stati lì spesso…
Emma smise di arrovellarsi, perché tanto non sarebbe arrivata ad una conclusione decente, né in fondo le interessava… Ormai era lì e non doveva fare altro che aspettare.
Era domenica 5 Marzo.
Emma si svegliò tardi e con calma, si lavò rapidamente, acciuffò il cellulare che portava sempre con sè ed il libro che aveva sul comodino e scese direttamente nella sua ampia tuta nella sala buffet della colazione.
Nei giorni festivi non si preoccupava neppure di vestirsi per scendere. Tanto il suo pigiama era una tuta e le sue pantofole erano scarpe da ginnastica…
Varcò la soglia della grande sala illuminata da ampie vetrate, con i capelli raccolti in alto in una specie di crocchia.
I camerieri ormai si erano abituati a vederla così il sabato e la domenica, a differenza delle altre mattine in cui scendeva molto presto e già vestita in modo decente per uscire.
Gli ospiti dell’albergo erano pochi a quell’ora, perché per la maggior parte si trattava di turisti che preferivano uscire presto la mattina per i loro giri vacanzieri. Gli uomini d’affari nel week-end erano inesistenti e comunque facevano colazione in camera.
Scelse svariate fette di pane e confezioni di marmellata. Prese anche il burro. Sarebbe stata una colazione-pranzo. La domenica faceva sempre così.
E con la tazzona piena di caffè si diresse al tavolo vicino alla finestra.
Quanto mi manca l’espresso…
Era molto “italiana” in questo.
Spalmava il burro ancora stordita dalla profonda dormita. La vita in albergo non era poi rilassante. A lungo andare le iniziavano a mancare le normali quotidianità di una vera casa.
Tornare in albergo non era come tornare “a casa”…
Ma Elle non lo accusa questo aspetto?!
Erano più di due settimane che non usciva la sera con i suoi amici…
Aveva evitato di chiederlo.
L’unica cosa che continuava a fare era andare in palestra, perché quello era un impegno programmato che Watari conosceva da prima. Il signor Wammy l’andava a prendere alla fine degli allenamenti. Emma si era rifiutata di farsi anche accompagnare. Aveva detto che dalla Todai alla palestra avrebbe preso i mezzi pubblici, che non era un lungo percorso e che comunque aveva dietro il cellulare “spione”. E Watari aveva acconsentito, evidentemente dopo aver avuto l’assenso di Elle.
Che sorveglianza strana… Sono sotto controllo, ma mi sento trattata come una principessa o come una bambina piccola, e questa è opera di Watari e del fatto che dopo il primo “interrogatorio” Elle sia sparito… È lui che non mi fa sentire per niente una principessa… Meno male! La principessa delle tute da ginnastica, del fango sui pantaloni, dei capelli disordinati e della femminilità sotto i “tacchi” delle scarpe che però non indossa mai!
Pensò quest’ultima cosa con un sorriso divertito sulle labbra.
Addentò la fetta di pane ed aprì il suo libro.
«Buongiorno Emma» glielo disse con la solita calma mentre si appollaiava sulla sedia di fronte a lei, con un piattino pieno di brioches in mano.
Emma sussultò un attimo e poi se lo guardò per bene.
Le faceva sempre effetto…
Nonostante tutto quello che era successo le faceva sempre effetto vederselo davanti.
Anzi, forse “dopo” tutto quello che era successo le faceva ancora più effetto…
Perché lo conosceva meglio…
Perché lo aveva avuto davanti più di una volta, perché lo aveva sfiorato…
Ma questo non la inibì. Emma era fatta così.
«Possibile che tu debba sempre arrivare all’improvviso senza che io me ne accorga o me lo aspetti?!» gli disse sorridendo «Sei molto “scenico” in questo, fa tutto molto “personaggio” e “scena da telefilm”, è tutto molto finto… » direi quasi “molto manga”…
«Non era mia intenzione spaventarti. Sono silenzioso. E poi ti aspetti che “io” sia prevedibile?» le chiese mentre staccava un pezzetto di cornetto con la punta delle dita, con quel solito tono noncurante, tranquillo ed ironico che riusciva a camuffare e rendere meno odiosa la sua solita presunzione. Presunzione più che giustificata e fondata su solide basi, però.
No, non mi aspetto che Elle sia prevedibile…
«No, ovviamente no.» gli rispose e chiuse il libro. «Niente caffè?» gli chiese poi.
E pensò in quel momento che doveva essersi preso da solo le brioches dal buffet… Incredibile…
«L’ho chiesto.» le disse lui lasciando cadere il brandello di croissant nella bocca e poi leccando la glassa dalle dita.
«Sei stato impegnato ultimamente…» commentò Emma, iniziando a spalmare un’altra fetta di pane con il burro.
«No.» lapidario.
Emma rimase un po’ basita da questa risposta, ma attese.
«Ti sono mancato per caso?! Devo dedurne che ti piacciano gli interrogatori altrimenti.» le disse lui con una calma colossale e quella solita punta di presa in giro.
«Be’, lo hai capito bene che ho voluto io questo controllo, quindi immagino di poter dire di “sì”: mi piacciono gli interrogatori, anche se non sono semplici da affrontare…» rispose Emma.
Elle accennò ancora una volta un vaghissimo sorriso di soddisfazione…
Emma rispondeva sempre.
«Ho voluto osservarti attentamente per qualche giorno, senza entrare in contatto con te.» le disse poi tranquillamente, prima di iniziare a spiluccare nuovamente il cornetto che aveva nel piattino.
«E?» lo incalzò Emma.
«“E” devo proprio dire che questa sorveglianza è assolutamente singolare. Dovermi ritrovare a dirti cosa io abbia dedotto o cosa io abbia fatto è assolutamente singolare.» affermò lui cambiando discorso «e non ti nascondo che abbia qualcosa di divertente.» e alzò gli occhi su di lei «Comunque le tue giornate scorrono normali, senza nulla di sospetto, strano o preoccupante.»
Il cameriere arrivò con la tazza di caffè per Elle e naturalmente lo osservò nella sua strana postura. I camerieri si erano abituati alla Emma in “tenuta” da riposo, ma ovviamente non erano abituati per niente alla “tenuta” consueta di Elle che era sempre rintanato nella sua suite ed era lì per la prima volta…
Emma attese che si fosse allontanato «Quindi…» quindi potresti iniziare a fidarti di me…
«No. Non ancora.» la prevenne lui prima che Emma esprimesse completamente i suoi pensieri.
«… Certamente. Sarebbe stato troppo facile… il “non ancora” mi lascia speranze però…» commentò Emma, senza stupirsi del fatto che lui avesse intuito.
Cominciavano a comunicare senza parlare?
E gli passò una manciata di bustine di zucchero.
Lui la osservò mentre lo faceva «E poi mi ero stufato.» le disse serio, guardandola negli occhi.
Emma si bloccò «Stufato di sorvegliarmi??!! Ma non è possibile… Tu sei irriducibile… Io non credo di aver capito…» gli disse confusa…
«Ammetto che la tua compagnia a tavola sia piacevole. Indubbiamente mi diverte osservarti mangiare. Lo fai con appetito e soddisfazione, anche se non condivido i tuoi gusti. Ma non è per questo che sono qui. Non sono qui perché mi sono stufato di sorvegliarti o perchè avevo “bisogno” di interagire. Mi ero stancato di questo.» ed indicò con l’indice le otto bustine di zucchero che Emma gli aveva passato spontaneamente.
Emma rimase ancora confusa…
E poi, piano piano, cominciò a capire… «Tu non riesci ad essere da meno…» gli disse quasi sussurrando «Tu ti eri stancato di sapere di me meno di quanto io potessi sapere di te… Non sai perdere…»
Elle rimase in silenzio. Iniziò ad aprire le bustine di zucchero ed a versarle con calma nella sua tazza di caffè.
Emma aveva capito di nuovo.
Lui le lanciava brevissimi input per metterla alla prova.
E lei rispondeva sempre, comprendendolo.
Comprendendolo nella sua indole e non solo nella sua logica!!
«Esatto. Proprio questo mi ha stancato. “Io non so perdere” e non perderò. È vero. Il punto è che tu lo sai. Queste non sono normali “conoscenze”, Emma. Dopo poco più di due settimane di assidua sorveglianza, dubito di sapere di te più di quello che tu mostri di sapere di me.» le disse serio.
«Ma è assurdo… mi hai spiazzata su tutta la linea, hai smascherato tutti i miei progetti!! Tu supereresti le mie sciocche conoscenze in un batter d’occhio se lo volessi! E lo faresti senza l’aiuto di niente e di nessuno…» disse Emma, abbassando appena il tono della voce alla fine.
Io ho barato… Tu no…
Disse questo perché si era sentita inconsciamente colpita su una cosa che da sempre la angosciava, perdendo di vista quello che aveva intuito prima. Disse questo perché si era lasciata inavvertitamente cogliere dalle parole di Elle su un punto nodale che l’angustiava, anche se probabilmente fu solo lei ad interpretarle così per via delle sue insicurezze…
Emma sapeva tutto quello che sapeva e “conosceva” Elle in quel modo solo perché aveva letto un fumetto… Non era merito suo e della sua sensibilità o intelligenza… Lei era stata “aiutata”… Aveva barato… Si sentiva “finta”…
E questi pensieri l’avevano portata fuori strada rispetto a ciò che aveva voluto dire Elle e che lei inizialmente aveva intuito alla perfezione… “Scherzi” delle emozioni…
«Quindi qualcuno ha “aiutato” te invece nelle tue “conoscenze”… Uhm… Comunque non stavo parlando di quello che io intuisco deducendo razionalmente. Non stavo parlando delle mere informazioni su di te e delle mie considerazioni logiche che da queste derivano. Sto parlando di un altro genere di “conoscenze”. E tu avevi capito benissimo che stavo parlando di questo. Ma ora ti sei persa in qualcos’altro.» e si portò il dito sul labbro.
E poi ad Emma vibrò il cellulare.
«Accidenti! Ma se lo spengo, il GPS ed il microfono funzionano ugualmente? Perché io nel week-end a volte non lo accendo proprio quest’oggetto infernale…» disse Emma controllando di chi si trattasse, senza avere comunque alcuna intenzione di rispondere, almeno per il momento… «Kei… è proprio incredibile come riesca a beccare sempre il momento meno opportuno…» disse poi fra sé e sé.
E poi squillò anche il cellulare di Elle.
Elle lo sfilò annoiato dalla tasca. «Immagino tu già sappia che non li tollero i cellulari.» disse ad Emma mentre osservava il display del suo telefono tenendolo sospeso davanti al volto.
Emma si morse il labbro «Un “sì” sarebbe scontato a questo punto…»
«Comunque il GPS ed il microfono non sono collegati all’accensione, quindi se lo tieni spento è lo stesso. Fallo, tu che puoi.» e si alzò per allontanarsi ed andare a rispondere lontano da lei e dalla sala del buffet ormai deserta…
Mi ha osservata per tutto questo tempo… Ha voluto vedere cosa facessi nelle mie giornate prima di continuare ad interrogarmi… Ha voluto capire “chi” fossi, al di là delle indagini, dell’intuito iniziale, delle informazioni che già aveva… E ora?
Si guardò intorno.
Non c’era più nessuno ed avevano iniziato a sparecchiare i tavoli…
Emma mangiò con calma le ultime fette di pane e poi risalì in stanza.
Tanto Elle sapeva dove trovarla...
Si accese una sigaretta e si accoccolò sul letto che avevano rifatto le cameriere dell’albergo e si mise a leggere. Sprofondò nelle pagine del suo libro per ore, finchè non decise che fosse il caso di sistemare gli abiti che aveva indossato nella settimana e che si erano accumulati su una delle poltroncine del salotto e di raccogliere i panni sporchi che portò alla lavanderia dell’hotel.  
Aveva bisogno di una giornata come quella, una giornata di totale “nulla”.
Quando risalì in camera era buio ormai. Accese il pc ed msn. Arraffò una mega-confezione di patatine che aveva comprato al supermercato e la attaccò. Le avrebbe permesso di arrivare fino all’ora di cena. Cena che consumava in hotel e che iniziava a non sopportare più… Le cominciavano incredibilmente a mancare il potersi fare la spesa, lo scegliersi e cucinarsi quello che le pareva… Le mancava l’atmosfera di una “casa”.
E Viola arrivò puntuale.
Iniziarono a chiacchierare delle ultime novità, del convegno di Emma e della nuova fiamma di Viola. Il discorso “Elle” rimase off-limits proprio grazie a questo.
Poi si intromise Kei che la domenica si annoiava se non riusciva ad organizzare una qualche uscita di gruppo… Motivo per cui Emma non gli aveva risposto al telefono…
 
Kei scrive: ma allora nn sei morta?!!
Emma scrive: no… cercavo semplicemente di evitarti! :D
Kei scrive: ah ah ah! Ok, ok, ti stai dedicando al “nulla”…
Emma scrive: ma allora Misao anke ti ha snobbato?!
Kei scrive: Misao aveva un pranzo con gli zii… Usciamo dopo cena :)
Emma scrive: be’, fantastico!
Kei scrive: nei prox gg dovremo risolvere quella storia dei disegni…
Emma scrive: sì… lo so… aaaargh!!! Mi ci metterò io una volta tornata a casa… Non mi pare il caso di farlo in laboratorio… E’ stato un errore nostro…
Kei scrive: sì infatti…
Emma scrive: cmq nn ne parliamo adesso! Che strazio!
Kei scrive: ah ah ah! Hai ragione! ;) Mi vado a preparare allora!
Emma scrive: sì sì, vai che è meglio! Se no a Misao tokkerà aspettare le ore ke impieghi davanti allo spekkio… ;D
Kei scrive: esatto! ;) ciao Emma, a domani!!!
Emma scrive: ciao ciao!!!

 
E poi iniziò a lampeggiare l’icona in basso di un altro messaggio arrivato.
Emma cliccò e le si aprì la finestra di una nuova conversazione…
Osservò perplessa e lesse…
Assurdo!
 
L scrive: perché non esci? Non sei mai uscita da quando sei qui.
 
Era una cosa comica!!
Elle su msn!!
Per giunta con “L” per nickname e con la “L” gotica nera su sfondo bianco come avatar!!
Profilo blindato ovviamente…
 
Emma scrive: …sono senza parole…
L scrive: strano. Nn sei mai senza parole.

 
Non ne sentiva il tono della voce, ma già lo sapeva che era calmo, noncurante, impassibile e vagamente ironico.
 
Emma scrive: vero. Cmq… quindi controlli anche le mie conversazioni in tempo reale…
L scrive: ovvio.

Che nervi!!!
Emma scrive: d’accordo… Mi aspettavo lo avresti fatto, ma sulle conversazioni passate… non su quelle in atto…
L scrive: ho messo un programma sul tuo pc che mi permette di manovrarlo come fosse il mio.

 
E la freccetta del mouse iniziò a spostarsi senza che Emma lo stesse toccando... andò a chiudere le finestre delle conversazioni concluse con Viola e Kei e poi si fermò.
Emma rimase ferma un istante.
Il tutto era sempre più comico e non sapeva neppure lei il perché.
 
Emma scrive: sì… è chiaro il concetto… Ma perché mi stai parlando su msn se puoi chiamarmi o venire qui quando ti pare? Nn starai mica giocando…?
L scrive: sì, lo sto facendo.
Emma scrive: diretto come sempre…
L scrive: certamente.

 
Sempre più assurdo…
 
L scrive: cmq, perché nn esci?
Emma scrive: perché non mi va di chiedere a Watari di dovermi accompagnare e riprendere anche di sera. Nn è il mio maggiordomo.
L scrive: ho capito. È un punto di vista cui nn avevo pensato.
Emma scrive: davvero? Mi riesce difficile crederti…

 
Per iscritto sembrava tutto più semplice…
 
L scrive: già. Lascio a te l’interpretazione. Bugia o verità?
Mi sta mettendo alla prova… 
Emma scrive: be’… bugia allora! Avevi certamente intuito che non uscivo per quel motivo ed hai voluto la conferma. Mi hai messo alla prova su quello che “conosco” di te.
Però perché…? Alla fine già lo sa che so molte cose di lui… Perché continuare? Forse semplicemente per riprendere il discorso di stamattina…?
 
Bussarono alla porta.
Emma andò ad aprire…
«Esatto. Proprio quello che conosci di me mi interessa adesso.» gelido.
Era solo un modo per riprendere il discorso…
Il gioco era finito.
Entrò nella stanza, raggiunse il salone e poi si voltò verso Emma, rimanendo in piedi con le mani in tasca e fissandola.
Emma spostò lo sguardo sul pc che era rimasto acceso…
La suite di Elle era lì vicina allora…lui aveva impiegato poco tempo a raggiungerla in stanza…
Poi scacciò quei pensieri assolutamente inutili in quel momento e riportò lo sguardo su di lui…
«Sei di nuovo tra noi, Emma?» le chiese lui.
«Sì…» rispose lei.
«Bene.» raggiunse il divano e ci si appollaiò come al solito e poi si girò a guardarla senza parlare.
Si doveva sedere anche lei. E lo fece.
Sul tavolo c’era il sacchetto di patatine mezzo vuoto.
«Sono proprio questi dettagli l’elemento fondamentale.» iniziò lui osservando la busta unta sul tavolo.
«Le patatine… Io adoro le patatine…» ammise Emma.
«Come io vivo di zuccheri.» commentò Elle «Dettagli non trascurabili nel mio caso. Io ho potuto sapere rapidamente che sei nata il 3 di Novembre, che sei laureata in archeologia, che tua madre è inglese, che vai in palestra i giorni dispari dopo l’università… e moltissime altre cose. Ho smascherato in parte il tuo piano, anche se non ne conosco ancora il fine. Ho osservato le tue mosse ed intuito aspetti della tua personalità. Ma solo dopo averti visto per un paio di volte ho potuto sapere che ami le patatine.
E tu invece non ti sei limitata a sapere che io sono Elle e che alloggiavo al Teito Hotel!
Tu sai che io metto una certa quantità di zucchero nel mio caffè, che sono un bugiardo, che mangio dolci e che non sono avvezzo ai contatti fisici. Sei stata tu stessa a presentarti senza stringermi la mano.
Tu sapevi fin dall’inizio anche tutto questo, fin dall’incontro all’area archeologica e queste non sono conoscenze normali, questi sono aspetti legati ad una lunga frequentazione che tu non hai mai avuto con me.»
«No. E nessuno fino al 31 Dicembre ti aveva mai frequentato, quindi nessuno, anche volendo, poteva avermi informata.» disse Emma aggiungendo l’ultimo anello della catena di ragionamenti di Elle.
In quella data Elle si era rivelato alla squadra anti-Kira.
«Esatto. Ancora una volta esatto, come ragionamento e come “conoscenza”. Ma non ho intenzione di parlare di questo.» il caso Kira era la sua seconda incognita in ordine di tempo «E comunque nessuno, neppure dopo quella data, poteva sapere  che “io sono la giustizia”!»
La fissò ancora più intensamente «E queste incredibili conoscenze sono certamente legate al motivo per cui mi hai cercato ed hai voluto tutto questo. Non so come ma sono sicuro che siano collegate… Mi conosci… E vuoi qualcosa proprio perché mi conosci, perché mi conosci così. Questo aspetto mi aiuterà a capire l’incognita numero uno.»
Era proprio così. Perché lo conosceva così. Perché lo aveva sempre adorato. Perché lui non sarebbe mai dovuto morire!
 
 
 
Ribadisco le mie scuse per il capitolo soft…
Ma non mi sembrava giusto affrettare i tempi…
L’incognita numero uno svelata in un attimo? Non andava, almeno secondo me… :|
E poi questa vita da albergo di Emma devo definirla un po’ realisticamente, per quanto possibile…
Non so se le mie scelte siano appropriate e se non lo sono chiedo venia ancora di più!!
La conversazione su msn?
Perdonatemi ancora ma si sono divertita troppo a scriverla!! Il mio solito egoismo (specie se a ridere sono stata solo io…) ;D
E poi vi dico la verità, ma è solo uno sfogo personale: non vedo l’ora che questo momento “cieco” dell’anime/manga finisca, voglio Death Note!!! Con tutti i suoi avvenimenti… Mi manca!
Detto questo e dopo i miei soliti patetici e petulanti deliri di paranoie ed insicurezze, finalmente vi saluto (era ora!) ;D
Vi ringrazio sempre enormemente!!!
Chi legge da tempo e recensisce assiduamente facendomi sapere cosa ne pensa, alleviando ogni volta le mie paure (senza di voi non so che fine farei ;D), chi ha recensito per la prima volta (grazieee!!!), chi torna anche in dietro a recensire i capitoli che non aveva avuto tempo di commentare (commozione alle stelle!), chi preferisce questa storia, chi la segue e chi ha iniziato a seguirla da poco, chi la legge in silenzio e la apprezza!!!
Alla prossima!!!
 

Eru

   
 
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