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Autore: MiseryShallNotDie    06/02/2012    1 recensioni
Il cielo nero di Parigi era infiammato dal fuoco delle torce, come astri ardenti, e spezzato dalle grida di guerra e d'incitamento dei rivoltosi.
L'assedio della Bastiglia si era protratto fino alla notte tarda, mentre i prigionieri politici erano sostituiti dagli ufficiali assolutisti, e le lussuose dimore dei nobili erano incendiate.
Le grida di vittime ed assalitori si confondevano, si contorcevano nell'aria.
C'era anche Nicolas, tra loro, e Charlotte temeva per la sua vita.
Si voltò: alle sue spalle il castello diroccato della sua famiglia appariva ancora più tetro, e nonostante non fosse accesa alcuna luce, poteva avvertirne la vita.
Doveva salvare Nicolas: per lui, avrebbe ricominciato a succhiare sangue
Genere: Dark, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte aveva calato il suo oscuro manto.

L'unica fonte di luce era rappresentata dall'argentea luna, che sembrava costruire piccoli cristalli sull'erba e sulle foglie degli alberi circostanti.

Charlotte era seduta accanto alla grande vetrata, dalla quale si profilava l'intera Parigi, con la sua imperfezione, con la sua vita.

La ragazza controllò l'orologio da taschino che aveva trafugato da una delle vittime di suo fratello Philippe.

Segnava le 23:39.

Tra 21 minuti, la sua famiglia si sarebbe risvegliata.

Con un rapido movimento, gettò un baule sul prato sottostante, il quale generò un tonfo che avrebbe svegliato qualsiasi dormiente.

Ma in quel castello decadente, non c'era nulla di umano.

Lei necessitava della luce, del vigore, non voleva più appartenere all'oscurità, non voleva più rifugiarsi nell'ombra.

Quell'evasione, era l'esito di un anno di digiuno, di resistenza corporale e morale, che l'aveva condotta a stringere il crocifisso d'argento che non le bruciava più la pelle pallida e morta.

Che l'aveva condotta a radunare tutto il suo secolare patrimonio in quel baule di legno dalle serrature d'ottone che aveva appena gettato, per fuggire  irrevocabile.

La paura che l'attanagliava era di essere riconosciuta: sapeva di condanne all'impalazione di gente innocente, a causa di disfunzioni fisiologiche.

La tormentava il timore di essere ritrovata, ricondotta con la forza nella sua vecchia residenza, nella sua estranea esistenza, temeva soprattutto suo padre Thebald e suo fratello Philippe, il più sanguinario.

Aveva tentato di convincere la sorella Giuditte o di portare con sè l'adottata bambina Lalage, ma la madre Constance imponeva un ferreo controllo.

Sarebbe fuggita da sola, anche in capo al mondo, anche recuperando la vita e perdendola in quella folle corsa.

Controllò di nuovo l'orologio appartenente ad una vittima di quella natura malefica, segnava le 23:50.

Con un agile balzo, saltò da quel davanzale interno.

Senza alcun rumore, cadde sull'erba, ed afferrando i suoi effetti personali, fuggì, nella notte, diretta verso Parigi, la città che aveva sempre ambito, la città che aveva guardato da lontano e vissuto solo coperta da un cappuccio nero.

Dal sangue, non sarebbe più ritornata
  
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