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Autore: ilanana    06/02/2012    1 recensioni
E se Ranesmee non fosse mai nata? Jacob che fine avrebbe fatto?
Diciamo che é una storia secondaria!
(mi spiace ma non mi mette più di due personaggi: comunque i personaggi principali sono Jacob e una nuova)
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: PWP | Contesto: Nessun libro/film
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Mi chiamo Katie avevo sedici anni all’epoca di quella storia che vi stò per andare a narrare, ero e sono tutt’ora particolarmente bella per la mia età... almeno é quello che dicono tutti io non ci trovo niente di così “bello” in me. Non sono molto alta per la mia età, ho un corpo snello, la pelle ambrata, i capelli lunghi fino al sedere, neri e alla fine ciò che tutti adorano di me, e che sinceramente mi piace pure a me: i miei occhi! Verdi smeraldo, talmente luminosi da fare il contrasto con tutto il resto del mio corpo.

Però lasciamo perdere il mio aspetto e quello che dicono gli altri di me e meglio se spiego il motivo per cui mi sono messa a scrivere questa storia.

Partiamo dal fatto che mio padre viveva in un posto chiamata La Push, una piccola riserva naturale ai confini con la città di Forks, la tribù di cui faceva parte era quella dei Quileute. Per qualche strano motivo gli abitanti della tribù non potevano avere legami di alcun tipo con coloro che vivevano al di fuori, o più che altro che vivevano a Forks. Così quando aveva vent’anni scappò di casa perché aveva scoperto di aver messo in cinta una ragazza  di Forks Lena Tuties. Si trasferirono in Europa, Amsterdam, da questa coppia nacqui io!

Bella la storia fin’ora... però non vi ho raccontato la cosa peggiore: tipo un anno prima dei miei sedici anni io cominciai ad avere degli strani cambiamenti. 

Vi chiederete di sicuro che tipo di cambiamenti? Da prima cominciai a sentire dei suoni e degli odori che non avevo mai notato prima d’ora, poi la mia temperatura corporea era aumentata di botto tant’è che mia madre mi rinchiuse in casa per tipo due mesi pensando che mi fossi presa qualche strano tipo di malattia. Ma mio padre sapeva esattamente che cosa mi stesse succedendo ed era arrivata ormai l’ora di dirlo sia a me che a mia madre... e io direi di cominciare la storia da quel giorno.

 

Un mese prima del mio sedicesimo compleanno:

 

Eravamo seduti intorno al tavolo della cucina, papà mi aveva chiamata mentre mi stavo facendo la doccia quindi indossavo ancora l’accappatoio e i miei capelli sgocciolavano.

«Papà che ti prende ora? Che succede?»

«Succede che é arrivata l’ora che tu e tua madre sappiate una cosa... che può spiegare anche il perché hai questi strani cambiamenti.»

A quelle parole si fece un silenzio di tomba in casa che mi pareva d’impazzire.

«Allora amore non ci tenere sulle spine!»

«Lena... Katie... voi sapete perfettamente da che tipo di tribù io provengo ma non vi ho mai raccontato tutto fino in fondo. Lena ti sei mai chiesta il perché noi Quileute non potevamo avere rapporti con persone che fossero nate e vissute a Forks?»

«Si... molte volte!»

«Beh! Noi nascondevamo un segreto, cioè penso che lo nascondino tutt’ora ma so che sono cambiati i tempi là dalla fuga mia e tua, Lena. Però lasciamo perdere e torniamo sul segreto che noi custodivamo tanto gelosamente...»

«Cioè papà?»

«Da generazioni nelle vene di alcuni Quileute scorre anche il sangue di un lupo... non si sa esattamente come sia successo, alcuni pensano che si trattasse di un antico morbo che poi é rimasto in circolazione. A parte questo; sappiamo per certo che il “morbo” si aziona solo quando la propria terra é minacciata e si risveglia solo nei più giovani.»

«Che cosa stai cercando di dirci Abel?»

«I giovani... diventano dei licantropi. E... Katie é una giovane licantropessa e stà per avvenire la sua trasformazione.»

Ero paralizzata non ci volevo credere, come potevo essere un licantropo?

«Non sei spaventata Lena?»

«No, perché già conoscevo la leggenda che girava a Forks sui licantropi, sinceramente non ci credevo ma é stata un ottima preparazione a una cosa del genere. Però... lei ha anche i miei geni nel sangue potrebbe essere solo una coincidenza?»

«Ed é proprio qua che ti volevo: il motivo per cui, prima, non potevamo stare con voi che vivevate da generazioni a Forks! A quanto pare le due antiche tribù firmarono questo patto perché a quelli di Forks non andava giù che predominasse solo il nostro di gene e così ci “dividemmo”. Però a quanto so ora hanno eliminato questa legge perché agli abitanti di Forks é parso al quanto strana perché non ricordano.»

Mamma stringe una mano a papà, forse questa é una delle poche cose che ho ripreso da lei, oltre gli occhi,: il coraggio! E in quel momento me n’é servita una quantità industriale.

«Quindi mi trasformerò in un lupo.» Guardai speranzosa papà sperando con tutta me stessa che fosse tutto uno scherzo o che stessi dormendo.

«Già! Però non é come nei film e nei libri i licantropi quelli veri si trasformano quando vogliono e dove vogliono. Non hanno bisogno della luna piena. Però abbiamo bisogno di una mano o la tua prima trasformazione potrebbe essere l’ultima.»

Quella volta pensai “Oh-Mio-Dio!”

«E cioè?» Lo disse mia madre, molto probabilmente sapendo quale sarebbe stata la risposta di mio padre.

«Dobbiamo tornare a La Push.»

«Ma Abel, siamo fuggiti sedici anni fa non possiamo ripresentarci così dal nulla.»

Mio padre strinse le mani di mia madre e la guardò dritta negli occhi:«Vuoi che nostra figlia rimanga viva?»

«Si!»

«E allora lo dobbiamo fare.»

 

Ed é così che mi ritrovai in viaggio verso una città che non conoscevo, verso persone che avrebbero dovuto fare parte della mia famiglia e da cui i miei genitori erano scappati.

«Katie smettila di sbuffare vedrai che ti troverai bene a La Push.»

«Si papi!»

Avevamo dovuto passare nove ore di aereo, che fra parentesi io odiavo e odio tutt’ora, e poi dovetti passare tre ore in macchina fino ad arrivare in una città dove il cielo era un immensa nube grigia e nera. La cosa buona era che c’era il mare, cosa che avevo sempre amato fin da bambina.

Arrivammo davanti ad un bivio un cartello indicava a destra Forks e a sinistra La Push, e papà svoltò proprio a sinistra. Mi sentivo di voler morire non volevo andarci, andare in mezzo a tutta gente che sapeva benissimo a cosa andava incontro mentre io sarei stata l’ignorante di turno.

Definirla “cittadina” era un po troppo, erano tutte case sparse qua e là sulla pianura pensavo che ognuno di essi avesse il proprio territorio. Mio padre si fermò davanti ad una casetta di legno che si affacciava sulla foresta, lui scese facendo segno a me e mia madre di seguirlo.

«Dobbiamo scaricare la macchina?»

«No! Prima dobbiamo chiedere una cosa, senza di quella non possiamo avere il permesso di vivere a La Push.»

Mi ricordo che mia madre si affiancò di corsa a mio padre e gli strinse forte la mano, io rimasi dietro di loro, in realtà non volevo assistere a niente di ciò che sarebbe dovuto accadere ma a volte pensavo che fosse proprio per colpa mia se i miei genitori dovettero scappare dai loro luoghi di nascita. Papà bussò alla porta e dall’interno qualcuno lo incitò ad entrare e lui non se lo fece ripetere due volte.

Attraverso lo spazio fra i miei genitori vidi l’uomo davanti il quale mio padre si fermò, era su una sedia a rotelle, aveva i capelli lunghi e portava un capello da cowboy in testa. Però la cosa che mi rimase più impressa fu la sua faccia, direi che non si aspettava di rivedere mio padre.

«Abel Pookie!?»

«Eh già! Quanto tempo Billy!»

«Che fine avevi fatto?»

Mio padre fece notare la mano intrecciata con quella di mia madre, e Billy fece un immenso sospirone.

«La vecchia legge!»

«Già!»

«Ma se l’amavi solo perché siete arrivati fino al punto di scappare?»

«Billy noi siamo scappati perché di mezzo c’era qualcosa di molto più grande.»

I miei si spostarono da davanti a me e Billy per la seconda volta rimase senza parole, mia madre mi fece segno di avvicinarmi.

«Lei...»

«Lei é nostra figlia: Katie! Questo é il motivo per cui scappammo, con la vecchia legge Lena sarebbe stata costretta ad abortire e ora non avremmo questa meraviglia di figlia.»

Billy mi si avvicinò e mi tese le mani io gli poggiai le mie sulle sue.

«Sei calda... é per questo che siete tornati?»

«Si, Billy! Katie si stà per trasformare, é una Quileute al cento per cento. Io e Lena siamo qua per chiedere perdono per il fatto che siamo fuggiti e abbiamo disubbidito a una vecchia legge. E se ce n’é bisogno chiederemo in ginocchio che addestriate nostra figlia, che la prepariate per la trasformazione e la facciate diventare una dei Quileute come era giusto che fosse fin dalla sua nascita.»

Billy sorrise davanti a mia madre e mio padre che sembravano non sperarci più.

«Io vi perdono... e prenderò vostra figlia sotto la mia protezione e gli insegnerò tutto. Ma ci sono due cose che chiedo in cambio.»

La felicità che si era dipinta sul volto dei miei genitori improvvisamente divenne preoccupazione.

«Cioè?»

«Almeno per un anno vi chiedo di andare a vivere a Forks, per poterla aiutare ho bisogno che voi stiate lontani da lei, non perché la potreste distrarre ma perché alcuni genitori reagiscono male davanti alla prima trasformazione dei propri figli. E seconda la ragazza starà alla vecchia legge, quella che voi avete infranto.»

A quel punto loro mi guardarono, dovevo farlo per loro e poi se non mi fossi mai inoltrata nella cittadina di Forks non ci sarebbe stato alcun rischio.

«Accetto!»

«Sei coraggiosa e questa é una qualità molto nobile. Ora saluta i tuoi genitori, io ti assegnerò una casa che si trova a due passi da qua in questa maniera per qualsiasi cosa puoi rivolgerti direttamente a me.»

Ringraziai Billy per la sua gentilezza e assieme raggiungemmo la macchina dove io salutai i miei genitori che per un anno non avrei né visto né sentito. Però ci promettemmo di scriverci una volta al mese delle e-mail.

Vidi la macchina allontanarsi lungo la strada...

 
  
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