“
Silente è un genio”
affermò Remus subito dopo la riunione. Eravamo a casa di
James, tutti sulle
poltrone.
“
Già…” sussurrò
Mary. Sirius annuì. Poi guardò
l’orologio.
“
Ragazzi, io dovrei
andare. Mary, vieni anche tu?” chiese. Mary annuì
alzandosi. Peter anche si
alzò dal divano di villa Potter.
“
Ragazzi… mia madre…
“
Veramente anche io
avrei una cosa da fare…” ammise Marlene. Remus
sorrise.
“
E io dovrei
medicarmi la ferita che sento che si sta riaprendo”
confessò. James si alzò.
“
Insomma ci lasciate
qui soli!” disse James. Sirius rise.
“
Vabbè, come se la
cosa ti dispiacesse!” disse facendogli
l’occhiolino. Malgrado il tono sospetto
con cui l’aveva detto, non potetti non ridere. Prese per mano
Mary e tutti si
Smaterializzarono fuori dalla casa. James si lasciò cadere
accanto a me.
“
Allora...
considerazioni?” chiese.
“
Sarebbe un
interrogazione?” domandai ridendo. Basta interrogazioni.
“
No…” ammise
chiudendo gli occhi stancamente. “
Curiosità” affermò.
“
Ok, quello con
l’occhio magico mi fa paura, ma per il resto mi sembrano
davvero tutte brave
persone…” dissi. James annuì. Poi mise
una mano sul mio volto.
“
Sai…” disse. “
Silente ha ragione. Siamo in pericolo. Se Voldemort ci
scopre…” sussurrò.
“
Già… è così. Ma
l’abbiamo voluto noi, no?” chiesi, non sapendo a
cosa volesse arrivare. Lui non
replicò. Si alzò dal divano, lasciandomi
perplessa.
“
Sì, ma… tu l’hai
fatto per seguire me?” chiese. Egocentrico.
“
Sei uno stupido
egocentrico, Potter!” dissi fingendomi offesa. Lui
aspettò pazientemente che
andassi avanti.
“
L’ho fatto per
vivere in un mondo migliore. E poi, io sono una Nata Babbana.
È ovvio che
voglio difendere… le persone che vivono nella mia stessa
situazione…
“
Anche a costo della
vita?” chiese lui, serio. Lo guardai negli occhi. Annuii. Lui
sorrise,
accarezzandomi il viso.
“
Se è così, devo
fare una cosa. Ti prego di non urlare e di non mandarmi a quel
paese” affermò. “
Io… un secondo…” disse lui.
Puntò la bacchetta verso la cucina.
“
Accio cofanetto!”
esclamò. Un cofanetto blu gli arrivò nelle mani.
Mi prese per mano facendomi
alzare. Io ero confusa e rapita. Cosa diamine stava facendo James? E
perché ora
si stava mettendo in ginocchio? Non vorrà mica…
oh, no… questo era davvero
troppo…
“
Lily…” sussurrò
imbarazzato. Io quasi non respiravo.
“
Io… non sono bravo
in queste cose… e… non mi è mai
capitato di… già, wow, che grande
scoperta…
comunque…” era quasi più imbarazzato di
me. Il tempo sembrò quasi fermarsi.
“
Io ti amo, Lily
Evans. E te lo voglio dire mille, cento mila volte ancora.
E… bhè… l’unico modo
per farlo è quello di stare con te ogni giorno della mia
vita. In realtà è
quello che ho sempre voluto, fin da quando ti ho incontrata su quel
vagone del
treno. Io… ti amo. E…
bhè…” disse aprendo il cofanetto.
Rivelò il suo
contenuto. Un anello. Un anello bellissimo, grande e brillante, in oro
bianco.
“
So che forse non è
il momento opportuno, ma… Lily Evans… mi
vorresti… tu… ok, em… mi vuoi
sposare?” chiese guardandomi negli occhi. Non respiravo. Il
mio sguardo era
sbigottito. In queste situazioni non c’è una
risposta giusta e una sbagliata.
In teoria c’era solo una risposta. Sbagliata o giusta si
doveva vedere dopo. Ma
in quel momento… volevo scappare, morire. Ero davvero pronta
per prendere
quella decisione? A diciassette anni? Non eravamo troppo giovani? Ma
alla fine,
troppo giovani per cosa? Io volevo lui. Non l’avrei mai
lasciato. E lui non
avrebbe mai lasciato me. Di questo ne ero sicura. Dopo ben sette anni
di
tentativi, si presume che un minimo ci tenga… Quindi che
senso aveva aspettare?
E poi, Silente aveva detto che essere membri dell’Ordine
poteva essere
pericoloso. Io e James eravamo pronti a morire per una causa superiore,
ok. Ma
se fossimo morti prima di esserci sposati? Di provare una nuova
esperienza, di
unirci finalmente nel matrimonio? Provai
ad aprire la bocca. Ma non mi uscì nessun suono. James stava
vivendo attimi di
puro panico. Potevo capirlo, ma non riuscivo a spiccicare una sola
parola.
James decise di riprovare.
“
Sai, Lily, questo è
un flashback… ti ricordi l’anno scorso quando ti
ho chiesto di metterci
insieme? Vuoi tu Lily amarmi e onorarmi finché Piton non mi
scagli una
Maledzione senza perdono?” sorrise. Io me la ricordavo bene
quella scena. Ma
non osavo parlare. Cercai di annuire. Niente da fare, anche i muscoli
del collo
si erano pietrificati. Magnifico…
“
Avanti… dimmi
qualcosa… ti prego, Lily, così mi farai morire!
Almeno prendimi a cazzotti, non
so…” disse cercando di ironizzare. Io proprio non
ci riuscivo. Provai a muovere
la testa per annuire, cercando di far uscire i miei muscoli dallo stato
di
tensione a cui erano ridotti. Niente da fare.
“
Lily…” vedevo nei
suoi occhiali il mio riflesso. Ero davvero terrorizzata. Povera
me… Oh, ma
insomma, che mi prendeva? Ero o non ero una Grifondoro? Potevo
affrontare una
semplice proposta di matrimonio… Ok, forse tanto semplice
non era. Ma con uno
scatto repentino del collo, annuii. Lui si buttò sul divano:
“ NON LO FARE MAI
Più! MI HAI FATTO MORIRE!”
esclamò. Provai a ridere, a fare qualcosa, ma riuscii solo a
sedermi
sbigottita. Lui mi abbracciò.
“
Grazie…” disse. Io
anche lo abbracciai. Poi ripresi il dono della parola.
“
Tu… sei sleale, lo
sai? Mi hai colto di sorpresa! ” dissi un po’
offesa. Un lampo malandrino gli
passò negli occhi.
“
Sapevi che prima o
poi ti avrei convinta, Lily… lo sai che io non mi arrendo
mai!” disse. Lo
abbracciai.
“
Lo so… lo so…”
dissi stringendolo a me. Lui si alzò.
“
Bene, ora se
permetti vorrei fare una cosa” ammise. Io annuii.
Andò in cucina. Non lo vedevo
più, ma potevo sentirlo.
“
SIIIIIIIIIIII!!!!!!!! Sapevo che ce l’avrei fatta, siiii!!!!
Ahahahahaha! Alla
faccia vostra, studenti che mi prendevate in giro dicendo che non mi si
sarebbe
filata! AHAHAHAHA!!! ALLA FACCIA TUA, PITOOON! AHAHAHAHAH!!!! CE
L’HO FATTA, MA
CHI SONO!!!!! ” esclamò. Malgrado la sorpresa e il
fastidio che si facevano
spazio in me non riuscii a rimanere seria. Lui si riaffacciò
dalla cucina, dopo
circa dieci minuti abbondanti in cui rinfacciava a tutti il fatto che
ce
l’aveva fatta.
“
Ok… mi sono
sfogato…” ammise sedendosi.
“
Tu sei matto, è
diverso!” dissi ridendo. Lui sorrise.
“
Wow, Evans, hai
infranto una Regola Principale…” disse sottovoce.
Mi voltai. Quell’affermazione
mi ricordava qualcosa. Sì, secondo appuntamento, in riva al
Lago Nero. Quanto
tempo era passato… un eternità.
“
Quando mi trattavi
male, volevo morire…” disse. Abbassai gli occhi.
Già. E adesso volevo morire
io.
“
James… lo sai che
non potrei più tornare indietro ora… e
poi… sono… em…” la parola
quasi mi
faceva venire i brividi.
“
Fidanzata”
mormorai. Lui annuì felice.
“
Già… ormai sei mia
e di nessun altro” annunciò con fare solenne.
“
No… lo sono sempre
stata. Anche se non lo sapevo” ammisi sorridendo. Lui mi
prese il volto.
“
Posso?” chiese.
Altra cosa terribilmente familiare.
“
Aspetta” dissi
togliendogli gli occhiali. Mi fissava con quegli enormi occhi castani.
Quegli
occhi
che qualche anno
fa
disprezzavo. Ma ora… come vivere senza?
“
Io… posso?”
chiesi stavolta provocandolo io. Lui annuì divertito. E lo
baciai io. Ero io a
dettare legge. E quasi non ci credevo di essere fidanzata con lui,
James
Potter, l’asso del Quiddich, il bullo di Hogwarts. Mi veniva
da ridere a
ripensarci. Mi sdraiai sul divano, e anche lui lo fece, mettendosi
sopra di me.
Cominciammo a baciarci con più foga. Le sue mani erano
ovunque, come sempre. Mi
levai la maglietta e anche lui lo fece. Ci amammo in quel caldo
pomeriggio di
luglio. Ed era questo l’importante.