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Autore: Simo_R    07/02/2012    0 recensioni
Questo è un racconto di una semplice ragazza che vive un'avventura che ha più lati negativi che positivi,ma quando c'è l'amicizia..o l'amore di mezzo,non c'è giusto o sbagliato,nè razionale o irrazionale.Tutto è possibile. Un incontro,un cambiamento inaspettato,Spero vi piaccia.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 2

Mi svegliai stuzzicata dall'odore  amaro e piacevole del caffè. Mi guardai intorno e ricordai dov'ero. Scesi giù in cucina e riempì la tazza con il liquido nero mentre lo guardavo fondersi poco a poco con il bianco del latte. Notai un giornale sul bancone e sfogliai le pagine per arrivare direttamente alle offerte di lavoro, nessuna era allettante ma dovevo trovare i soldi per andarmene da qui. Non sapevo esattamente dove sarei andata, forse nella fredda New York o nella calda e accogliente Houston, l'importante era evitare quei piccoli centri abitati da borghesi dalla mente più chiusa di una porta d'acciaio.
Con un pennarello cerchiai un annuncio di una tavola calda, guardai fuori dalla finestra e vidi il cielo grigio. Non ero in vena di rimanere da sola in quella casa vuota, salì di sopra, mi lavai e mi vestì lentamente decidendo silenziosamente di visitare la città.

L'aria era fredda nonostante fosse settembre e si sentiva l'odore del fiume Ohio. Con passo lento arrivai a quello che doveva essere il centro della piccola cittadina, notai l'insegna Randy's, il luogo dove aspiravo a lavorare. Continuai per la mia strada, oltre l'odore invitante di una pasticceria. Mi ritrovai davanti ad uno strano soggetto, davvero inquietante, alcuni turisti gli stavano facendo delle foto accostandolo in pose buffe o brutali. Lo guardai con curiosità e perplessità, era una statua di una creatura molto strana, dalle fattezze umane ma dal viso di insetto con grandi ali e artigli. Lessi l'incisione sul marmo dove era riportato il nome Mothman, mentre mi accingevo a leggere squillo il cellulare che avevo nella tasca dei jeans.
<< Mamma >>
<< Piccola,ti sei svegliata? >>
<< Se ti sto parlando.. >>
<< Già..ti volevo avvisare che passo la mattinata qui, alle due finisco di lavorare. Potresti passare dall'agenzia più tardi così pranziamo insieme >>
<< Ok, dov'è il tuo ufficio? >>
<< Vai in centro, c'è una piazza, sulla destra c'è una tavola calda ed un negozio di antiquariato, gira dietro l'isolato e procedi verso l'insegna del ferramenta, affianco ci sono io..ok? >>
<< Ok,mamma, a dopo >> .
Andai via dal centro avendo l'impressione che la gente stesse iniziando ad intuire che fossi la nuova arrivata dalla grande città.
Raggiunsi la riva del fiume sopra il quale si innalzare il Silver Bridge, in lontananza di intravedeva una fitta foresta dalla quale emergeva in modo quasi impercettibile all'occhio umano una cupola. Mi giurai che sarei andata in esplorazione, sembrava qualcosa di interessante.
Mi sedetti per terra sulla ghiaia che scricchiolava sotto il mio peso e guardai il paesaggio, effettivamente non era male. Gettai un sassolino nell'acqua che disegnò tanti cerchi concentrici e fece voltare un pescatore poco lontano da me. I pensieri mi travolsero come una valanga in quel momento, come se appena provassi a fermarmi un attimo tutto ritornasse a galla, la solitudine, non avere qualcuno con cui parlare, qualcosa di nuovo e terrificante a cui adattarsi di volta in volta, il vuoto. Il vuoto,più del dolore,è ciò di più terribile che ci possa essere. Per un istante vidi la soluzione in quel fiume, poi scrollai la testa come per scacciare quei pensieri. Guardi l'orologio e vidi che era l'una e mezza passata, il tempo era letteralmente volato. Arrivai all'agenzia di mia madre col fiatone per la corsa, entrai e vidi mia madre che preparava la borsa. L'edificio non era molto grande ed accoglieva tre o quattro scrivanie separate da piccole mura bianche. Mentre aspettavo vicino alla porta un uomo apparentemente giovane mi sorrise
<< Sei la nuova arrivata, ti hanno fotografata, scritturata per un articolo e messa in mostra in una vetrina? >> ,il suo senso dell'umorismo mi attrasse.
<< Per l'articolo ancora no, ma penso che basti aspettare solo un po' >>  , risposi con un sorriso spontaneo.
Fece un piccolo risolino e in quel momento arrivò mia madre con delle fotocopie.
<< Jason, questo è il preventivo per i McKenzie >>
<< Ok, Michelle, lo consegnerò appena torneranno >>
<< Grazie, a dopo allora.. >> . Lo salutai anch'io notando l'aria estasiata ed il sorriso da ebete sul viso della mamma.
<< Andiamo? >> cercai di scuoterla.
<< Certo >>  ,disse,sorridendo ancora a Jason.
 

   
 
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