Sopra il letto ancora disfatto, c’era una camicia da notte e una lunga treccia bionda, che un tempo doveva arrivare fin sotto il sedere.
Mira, era in piedi davanti allo specchio, quasi non si riconosceva più, i capelli li aveva tagliati cortissimi e non indossava più i vestiti da signora che sua madre le aveva imposto, ma una tuta da ninja completamente nera.
Spalancò le tende della sua stanza e vide che ancora il sole non era sorto, però mancava poco.
Tutte le lacrime che aveva versato quella notte, non erano state inutili, si sentiva più sicura, la lottatrice aveva preso il sopravvento sulle sue debolezze.
Il tempo delle lacrime è finito.
Chiunque si sarebbe disperato per la morte del proprio migliore amico, questo Mira lo sapeva, ma di certo i pianti e le urla non avrebbero risolto niente. Non si può sfuggire alla morte.
Lo aveva saputo, perché a suo padre era arrivata la notizia: un altro membro dell’Alba era stato ucciso, e alla fine, era saltato fuori il nome di Deidara.
Anche per le cause del decesso, avevano capito, che si trattava di lui: un’esplosione aveva distrutto, tutto ciò che si trovava ad una distanza di dieci chilometri, tuttavia il responsabile ne aveva pagato le conseguenze, in quanto, era morto per suicidio.
Il motivo era la cattura, o di un certo Sasuke Uchiha, oppure della forza portante dell’enneacoda.
Mira prese la bisaccia che aveva preparato durante la notte, e stava per spalancare la finestra e saltare giù dal primo piano, quando la lottatrice si fece sentire:
Non hai bisogno di uscire di nascosto. Hai diciannove anni e sei libera, non hai paura di niente e nessuno.
Ascoltò di nuovo si stessa, e scendendo le scale con la calma più assoluta, aprì la porta di casa e uscì fuori.
Fece lo stesso percorso che aveva fatto per anni, sperando che lui tornasse, non voltò lo sguardo e non ci ripensò neanche per un secondo, a tornare a casa; oramai aveva oltrepassato il famoso masso sporgente, e si trovava a metà del sentiero percorso dai due muretti opposti.
Mi spiace, mamma, papà, fratello, ma la mia strada è questa. Non ho desiderato altro, a parte un’amicizia e, l’ ho avuta, anche se breve.
La mia vita non ho intenzione di trascorrerla rinchiusa tra quattro mura, triste e sconsolata, senza poter mettere un piede fuori dalla porta.
Mira sapeva che Deidara aveva trovato l’arte perfetta, ne era sicura, sapeva che aveva sacrificato se stesso per mostrarla a tutti; probabilmente i suoi sogni si erano realizzati, anche se, aveva vissuto poco l’ aveva fatto dedicandosi a ciò che gli piaceva di più. Non gli era importata la compagnia, o in che modo, ma l’aveva trovata e mostrata.
Ora era arrivato il suo momento, la libertà che aveva sognato e voluto, era davanti ai suoi occhi e lei ci stava correndo incontro come una bambina che non vede i genitori per tanto tempo.
Una vita senza regole,
Una vita senza responsabilità,
Una vita dipendente solo da me,
Una vita senza pensieri,
Una vita indomita e senza paura è il dono che mi è stato dato. La libertà è potere.