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Autore: Ptolemaios    08/02/2012    3 recensioni
La mia prima fanfic horror. Siate clementi ^^
Neil è un giovane in carriera, che vive ad Atlanta. Da tempo manca dalla
casa in cui è cresciuto, in campagna. Ma quando dovrà tornarci in occasione
di una tragedia, ricorderà poco a poco i motivi per cui da quella casa, è scappato.
Genere: Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La porta aveva sbattuto con una tale violenza da far sobbalzare Neil. Tecnicamente non ci sarebbe dovuto essere nessuno in quella casa, tantomeno finestre aperte che facessero corrente. Perché era quella la causa della porta sbattuta, no?
La casa era strutturata su due piani. O meglio, tre piani, se si volesse tenere conto del solaio. Al piano terra, o primo piano (Bè insomma, non fa più figo contare anche il piano d’entrata come piano a tutti gli effetti? Una scena da manuale: agente immobiliare che ti descrive una casa di tre piani compreso il piano terra. Così sembrano addirittura quattro. Magia. Dopotutto c’è chi moltiplica pani e pesci, e chi piani delle case.)
c’erano un ampio salone che si collega direttamente alla cucina, anch’essa molto grande, finendo con un piccolo bagno vicino alle scale. Il piano superiore era invece dedicato alle stanze da letto con bagni annessi (per famiglia e ospiti) e una saletta di ritrovo. Più su infine c’era il solaio, anch’esso molto ampio e molto buio.
A occhio e croce, secondo Neil, la porta che aveva sbattuto avrebbe dovuto essere o di una delle stanze del piano superiore, o quella del solaio. Così dopo aver sistemato il cappotto su un divano della sala, salì le scale per andare a chiudere bene la porta sbattuta e serrare la finestra che faceva corrente. Neil era un maniaco dell’ordine e della pulizia. Nessuna matita fuori posto o granello di polvere resistevano al suo passaggio. Lo Swiffer più veloce del west. O della redazione dell’Atlanta Voice, che dir si voglia.
Arrivato al primo piano (O secondo, agente immobiliare docet), Neil cominciò a cercare la porta incriminata. Girare per quelle stanze gli riportava alla mente tanti ricordi. La camera dei suoi genitori, la sua camera da letto, dove era stato fino a prima di andare al college…  Almeno quelli erano bei ricordi, almeno quelli…

Senza rendersene conto Neil era arrivato davanti la stanza degli ospiti. La porta era socchiusa, a differenza di tutte le altre su questo piano. Neil la aprì, pensando che questa fosse la stanza dove c’era la finestra aperta. Quel che trovò invece, fu tutto l’opposto di quel che immaginava. La finestra della stanza non solo era saldamente chiusa, ma aveva anche delle spesse tende tirate. C’era pochissima luce, e l’atmosfera era piuttosto buia.
"Che strano, eppure pensavo fosse questa la stanza dove c’era corrente… E perché poi avrebbero lasciato le tende tirate?" Pensò ad alta voce Neil, avvicinandosi per aprire le tende. Ma al secondo passo verso la finestra, Neil sentì un brivido freddo corrergli su per la schiena. Si immobilizzò all’istante, guardandosi nervosamente intorno. Fu allora che sentì che qualcosa gli passò di fianco, come di corsa. Neil a quel punto era terrorizzato. Si girò di scatto verso la porta e si fiondò fuori dalla stanza. Non si guardò indietro, per la paura di poter vedere qualcosa di cui avrebbe fatto volentieri a meno. Richiuse nervosamente la porta dietro di lui e si fermò per riprendere fiato.
"Cosa diavolo era? Neil, calmati. Va tutto bene. Ti sei fatto suggestionare dalle tende tirate, dal silenzio della stanza e tutto il resto. Non c’è nulla. È uno degli attacchi che dice lo psicanalista. Va tutto bene"
Neil continuò a ripetersi queste parole come un mantra per qualche minuto, fino a quando non si fu calmato. Nonostante la brutta esperienza di prima, Neil voleva ancora cercare la porta che aveva sbattuto. Evidentemente non era nessuna delle porte su quel piano. L’unica che rimaneva era quella che conduceva al solaio. Quando era piccolo, Neil non aveva mai amato il solaio. Insomma, quale bambino piccolo non avrebbe paura di un enorme spazio completamente buio? È l’incubo per eccellenza, l’uomo nero che ti divora non appena ci metti piede. Ma ormai era grande per avere paura di certe cose.
Salì la piccola scaletta che conduceva alla porta, e mise una mano sul pomello per aprirla. Ma la porta non si aprì. Il pomello cominciò a vibrare. Neil ritrasse la mano di scatto, fissando il pomello che faceva le sue ultime vibrazioni.
Tutto ciò era assurdo, non poteva stare accadendo davvero. Era solo la sua immaginazione, tutta autosuggestione. Era colpa della morte dei suoi genitori. Era sconvolto, tutto qui.
Come a convincersi Neil mise una mano sulla porta. La porta però lo smentì, vibrando ancora.
Neil era sul punto di impazzire quando il campanello suonò. Quel suono quasi lo risvegliò, facendolo tornare lucido. Neil riguardò la porta, ma era normale, non vibrava.
Autosuggestione.
Neil corse giù per le scale, andando alla porta di ingresso per aprire.
"Arrivo, un attimo!"
Una volta nella sala al piano terra, andò alla porta. Casualmente l’occhio gli cadde sul divano, dove aveva posato il cappotto.
Il cappotto era sparito.

  
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