Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: CottonBatu    17/09/2006    29 recensioni
Diciassette anni dopo la fine di SUO (Solo Un'occhiatina)...Tra momenti imbarazzanti, problemi più o meno gravi e situazioni particolari, la vita va avanti, normale. Solo con un pizzico di magia in più. Buona Lettura! ^^
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Nuovo personaggio | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Learning To Breathe

Learning To Breathe

- SUO Second Ground –

 

 

 

 

2.

 

 

 

 

 

With the venomous kiss you gave me,

I'm killing loneliness
With the warmth of your arms,

You saved me
Oh, I'm killing loneliness with you
The killing loneliness

that turned my heart into a tomb
I'm killing loneliness

 

 

                                         HIM – Killing Loneliness

 

 

Il vento soffiava forte fuori dalla finestra e il cielo plumbeo preannunciava presto tempesta, quella mattina.  Era quasi l’alba di una fredda giornata di inizio novembre, quando Rex Malfoy si decise finalmente ad aprire gli occhi, nonostante fosse sveglio già da un po’, cullato dal soffio quasi violento del vento.

Sospirò profondamente e si girò cauto, mettendosi supino, mentre il corpo caldo che gli riposava accanto cominciava a muoversi pigramente in cerca di calore umano.

 

Morgan, accanto a lui, si avvicinò lentamente, ancora con gli occhi chiusi e la coperta di seta stretta in una mano affinché non scivolasse. Si accoccolò cautamente contro il corpo marmoreo di lui, talmente freddo da farle venire i brividi.

La ragazza aprì gli occhi e si alzò facendo leggermente leva su di un gomito, per guardarlo meglio in viso.

Sorrise.

 

“Buongiorno” mormorò lei con voce assonnata e appagata strusciando leggermente il naso contro la guancia fredda di lui, che fissava ancora impassibile il soffitto e non sembrava essersi neanche accorto della presenza della ragazza.

Lui scansò leggermente il viso quando lei lo sfiorò.

Morgan s’incupì, avvertendo che qualcosa non andava.

 

Che ti prende si può sapere?” chiese lei sistemandosi meglio il lenzuolo pregiato sul petto. Lui si alzò velocemente a sedere non rispondendole neanche, apparentemente preso da pensieri di maggiore importanza.

Morgan si azzardò ad appoggiare il suo corpo contro la schiena duramente scolpita di Rex, lambendogli una spalla con le labbra piene.

 

Morgan va via per favore” mormorò improvvisamente lui con voce fredda e distaccata, muovendosi leggermente in avanti per farla staccare dalla sua schiena.

Morgan lo guardò, incredula.

 

Cosa? Ma…ma…”

 

“Va via, ti ho detto” Morgan lo strattonò per la spalla, per farlo girare. Con difficoltà lei riuscì ad incontrare gli occhi ghiacciati di lui.

 

Rex, perché vuoi che vada via?” chiese lei, con la voce leggermente rotta. Lui la guardò, freddo.

 

“Non è la tua stanza, Morgan, non dovresti stare qui” lei lo fissò con rabbia.

 

“Beh, pare che stanotte anche se non dovevo stare qui, tu abbia apprezzato la mia presenza!”  scattò lei furiosa.

Rex si alzò dal letto, cominciando a rivestirsi, come se nulla fosse.

 

“Stanotte è stanotte, Morgan, dovresti sapere che con la luce del giorno le carte in tavola cambiano”  gli occhi di lei cominciarono a farsi lucidi.

 

Cosa vuoi dire con questo?! Che sono valida come puttanella di notte, ma che con la luce del sole tutto torna come il giorno prima?!” Rex le rivolse una sguardo distratto.

 

“Esattamente” un singhiozzo uscì dalle labbra di lei, che si coprì subito la bocca con le mani.

 

Rex non farmi questo…ti prego…io…io…” lui rise quando notò le lacrime calde di lei scivolare sulle guance lisce e ambrate.

 

“Dio, Morgan, risparmiami la scena madre, ti prego! Cos’è che volevi da me, eh?! Le coccole?! Volevi che ci tenessimo mano nella mano in pubblico?! Volevo questo Morgan?!

 

I-io…”

 

“Beh, mi dispiace, ma hai proprio sbagliato persona. Ora rivestiti, ti voglio fuori di qui entro dieci minuti”   Morgan scosse violentemente la testa, le lacrime scivolavano lente, ma cotanti sulle sue guance.

 

“No, Rex, non ti permetto di trattarmi così…Io non sono così…io…”

 

“Tu cosa, Mor? Ora non mi verrai mica a dire che hai sentimenti vero?! Che hai un cuore, che sei capace di amare?! Beh, lascia che ti dica una cosa, tesoro…io e te stiamo così bene insieme, perché siamo uguali. Non abbiamo cuore, né buoni sentimenti, e ci limitiamo a seguire il desiderio e la brama della carne. Tu sei una Serpe, Mor, proprio come me.

 

“Se sono come te allora perché non riesci ad amarmi?”  Rex rise aprendo la porta di mogano.

 

“L’amore è debolezza, Morgan, ricordalo sempre. L’amore è dolore e sofferenza. L’amore è una condanna dell’uomo. Noi siamo Serpi. Siamo superiori”

 

Ma senza amore…senza amore saremmo come morti” obiettò lei, con una vocina appena udibile. Rex si girò verso di lei.

 

“L’amore uccide, Morgan, non la sua mancanza. Ora rivestiti.”

 

 

 

 

*

 

 

 

È mai capitato a qualcuno di voi, che per quanto vi sforziate di fare una cosa per bene, più vi c’impegnate e meno vi riesce di farla?

Anche qualcosa di stupido, come smettere di mangiarsi le unghie o arrivare in orario ad un appuntamento.

 

Ebbene Jolie Weasley, per quanto si sforzasse al massimo per svegliarsi in tempo la mattina, non riusciva mai ad arrivare in orario a colazione, né tanto meno in classe.

Il suo problema base, era che per quanto ce la mettesse tutta per svegliarsi prima, le poche volte in cui ci riusciva, perdeva tempo distraendosi. Non che lo facesse a posta, chiaramente, ma le capitava di incantarsi a guardare fuori dalla finestra o di non accorgersi del tempo che passava, leggendo distrattamente qualche riga di un libro.

 

E quella mattina non era di certo diversa dalle altre.

Jolie si era svegliata quasi in orario, ed essendosi accorta di essere quasi in anticipo le sembrò una buona idea ripassare un , prima di scendere per colazione. Solo dieci minuti dopo che l’ultima sua compagna di stanza abbandonò il dormitorio, lei si accorse di che ora fosse.

 

Si alzò velocemente dal letto sfatto e prese qualche libro a caso, lasciando sul materasso quello che le serviva realmente.

Corse fuori dal dormitorio e scese velocemente le scale, accorgendosi troppo tardi di stare per andare addosso ad un altro ritardatario.

 

Fu un attimo.

Jolie andò contro il povero malcapitato, facendo cadere entrambi. I capelli del suddetto malcapitato – da tutti conosciuto come Andrew – per lo spavento diventarono color topo. La ragazza lo fissò, arrossendo violentemente.

 

“Cielo, Andrew stai bene?! Ti ho fatto male?! Sei ferito?!” chiese la ragazza isterica, spostandosi velocemente da sopra di lui, che sembrava ancora un po’ confuso.

 

“Sto bene, Jo…” disse lui alzandosi da terra e dandole la mano per aiutarla.

Jolie diventò pressoché color pulce, prendendo con mano tremante l’aiuto offertole.

 

“Si può sapere dove corri di mattina?! Non si arriva tardi alle lezioni!” disse lui canzonatorio, mentre si avviavano verso il buco del ritratto. La ragazza gli rifilò un’occhiataccia, ignorando il calore costante delle sue guance.

 

“Sai bene quanto io faccia difficoltà a svegliarmi la mattina!” disse lei burbera. Andrew rise.

 

“Certo che lo so, ma è sempre divertente prenderti un po’ in giro!” esclamò lui, facendo diventare i capelli giallo acceso.

Jolie sbuffò cercando di camuffare una risatina.

 

“Tu piuttosto? Non dovresti andare a lezione?”

 

“Ho Incantesimi, vuoi che non arrivi prima di Vitious?!” chiese divertito lui. Jolie sbatté un paio di volte le palpebre.

 

AndrewIo ho Incantesimi alla prima ora…” il ragazzo smise immediatamente di ridere e sbiancò, mentre i suoi capelli ritornavano color topo.

 

“Cos’ho io allora?!” domandò isterico con gli occhi cerchiati dalla preoccupazione per il probabile e imminente disastro.

 

“Non ne ho idea! Divinazione?”

 

“No”

 

“Cura delle creature magiche?”

 

“Ho lasciato quel corso”

 

Aritmanzia!”

 

“Mai fatta”

 

“Pozioni”

 

“No”

 

“Astronomia!”

 

“Alle nove di mattina?” Jolie s’incupì.                                         

 

“Oddio…” la ragazza si girò immediatamente verso di lui, che era impallidito all’improvviso.

 

“Trasfigurazione! Merlino, la lezione sarà iniziata da almeno dieci minuti! La McGranitt mi uccide!” piagnucolò lui sotto lo sguardo allibito di Jolie, mentre i suoi capelli cambiavano colore ad intervalli regolari di qualche secondo.

Con un fievole ‘ci vediamo a pranzo, se sopravvivo’, Andrew cominciò a correre alla volta dell’aula di Trasfigurazione, mentre Jolie, ridendo, lo seguiva, con lo sguardo.

Sospirò contenta, vedendolo scomparire dietro l’angolo. Quella giornata era iniziata decisamente bene per lei.

 

“Che ci fai fuori dalla classe?” una voce proveniente dalle sue spalle la fece sobbalzare. Si girò e si ritrovò davanti Will Darcy, più sorridente che mai.

 

“Lo sai che in qualità di prefetto io potrei anche punirti per averti beccata a saltare la prima lezione del giorno?” Jolie rise.

 

“Con me la tua credibilità di prefetto va a farsi benedire, lo sai! E poi non stavo saltando la lezione! Mi limitavo ad arrivare in regale ritardo…” disse lei scimmiottando la voce e i gesti di sua sorella Sophie, mentre Will si avvicinava ridendo.

 

“Sta attenta a non farti sentire, da tua sorella o sta sicura di passarci un guaio!” Jolie lo guardò curiosa.

 

“Ora Sophie è mia sorella? Non più la tua dolce metà, Will?” ghignò lei, vedendolo in difficoltà alla domanda.

 

Jo…lo sai com’è fatta no? Un giorno ti vuole, un giorno ti tratta come uno sconosciuto, non so fino a quanto sono disposto a sopportare ancora…” la ragazza alzò le spalle cominciando a camminare, seguita da lui.

 

“Beh…state insieme da quanto, quattro anni, forse? Sophie non ha cominciato ieri a trattare le persone così…cosa ti impedisce di continuare su questa strada?”

 

“Il mio amor proprio!” Jolie rise.

 

E non solo quello, se proprio lo vuoi sapere…” mormorò poi lui, abbassando lo sguardo. La ragazza lo guardò, interessata.

 

“C’è qualcun’altra forse?”  azzardò lei, con non poche riserve. Will arrossì violentemente e la guardò di sottecchi.

 

“Come fai a saperlo?!

 

“Non lo so! Sono andata a caso!” rise lei, tranquillamente. Will sembrò molto più sollevato.

 

Jo, promettimi di non dire nulla a Sophie…devo chiarire personalmente” Jolie gli sorrise, scompigliandogli i capelli.

 

“Sta tranquillo! Io non so nulla!” disse lei, avviandosi su per una rampa mobile.

Will le sorrise, salutandola con la mano, cercando di velare la preoccupazione nei suoi occhi.

 

Tutto questo gli sarebbe sfuggito di mano, ne era certo.

 

 

 

 

*

 

 

 

Ron?”

 

“Dimmi”

 

“Secondo te Elly starà bene a scuola?” Ron la guardò fissare intensamente il bicchiere di succo d’arancia che aveva in mano.

Inarcò il sopracciglio, perplesso.

 

“Certo…cioè…credo di sì…se ci fosse qualcosa che non va, ce lo direbbe, non credi?” Hermione represse uno sbuffo, gli occhi cominciavano a farsi lucidi.

 

“Non essere ridicolo! Quando mai abbiamo detto hai nostri genitori cosa accadeva a Hogwarts! Chissà che cosa starà passando la mia povera piccola…”  mormorò lei mettendosi una mano sulla bocca per soffocare un singhiozzo.

Ron la guardò, basito.

 

Hermioneeravamo in guerra…c’era Voldemort e…”

 

“Motivo in più perché avremmo dovuto parlarne! Chissà come saranno morti di paura i nostri genitori!” ringhiò lei sbattendo un pugno sul tavolo. Ron spalancò gli occhi, decisamente allarmato.

 

Herm…ti senti bene?” lei lo guardò, tirando su con il naso.

 

“Certo! Come vuoi che stia sapendo che mia figlia sta rischiando la vita a scuola! Sto benissimo, non vedi?!” disse lei ironica, con occhi lampeggianti di rabbia.

Ron ingoiò il vuoto, terrorizzato.

 

Mione…” azzardò lui, guadagnandosi subito un’occhiataccia “…la guerra è…finita ora…non c’è motivo per cui tu ti debba preoccupare della vita di El…E poi, andiamo…è Hogwarts! È praticamente inespugnabile!” lo sguardo di Hermione si poggiò rabbioso su di lui.

 

Vaglielo a dire tu, a Silente, che Hogwarts è inespugnabile!” abbaiò lei, con le spalle che tremavano per i singulti.

Ron si alzò, un po’ – tanto - timoroso e si avvicinò alla moglie.

 

Herm…che ti prende eh? Hai le tue cose, per caso?” chiese lui dolcemente, passandogli le mani sulle spalle. Lei gli rifilò un’occhiataccia, dandogli un vigoroso schiaffetto sul braccio.

 

“Idiota!”

 

“Che ho detto?!Hermione lo ignorò, ricominciando a singhiozzare.

Ron, massaggiandosi la parte offesa, penso bene di lasciarla tranquilla per un po’.

 

 

“Sei un insensibile” sussurrò lei ad un certo punto, dopo qualche minuto di silenzio. Lui la guardò senza capire.

 

Cosa ho fatto ora?!”

 

“Non ti importa che nostra figlia rischi la vita, ecco cosa!”  Ron sbattè un paio di volte le palpebre.

 

“Non dire sciocchezze, lo sai che darei la vita per i nostri figli! Sei tu che sei paranoica! Nelle lettere ci scrivono che va tutto bene, sarà così no?!


”NO, ovviamente! Se ci scrivono che va tutto bene, c’è senza alcun dubbio qualcosa che non va! Lo fanno per non farci preoccupare, è lampante!”

 

Hermione e se andasse veramente tutto bene?! Capita, a volte, sai?” Hermione fece per parlare, ma richiuse subito la bocca, piccata.

 

“E di Ben che mi dici, allora?! Parla sempre e solo di Quidditch! È ovvio che lo fa per non farci sapere che va male a scuola!”  Ron sbuffò esasperato.

 

Hermione, Ben parla di Quidditch da quando ha detto la sua prima parola, che se ti ricordi bene è stata ‘puffa’! E poi lo sappiamo già che va male a scuola! Cosa dovrebbe essere diverso stavolta?!” lei borbottò, incrociando le braccia al petto.

Rimase qualche secondo in un riflessivo silenzio prima di parlare di nuovo, facendo sobbalzare Ron.

 

Gilly! Ecco, lei ha senz’altro qualcosa che non va!”

 

“Cosa, di grazia?! 

 

“Parla sempre di scuola!”

 

“Esattamente come facevi tu!”

 

“Lei lo fa per nasconderti qualcosa, ne sono certa!” Ron la guardò come se fosse impazzita.

 

“E cosa dovrebbe nascondermi?!

 

“L’esistenza di un ragazzo ad esempio! Tutti noi sappiamo come sei apprensivo! Figurati se poi, per ironia della sorte questo ragazzo si chiamasse Viktor! Ci scommetto che non parla d’altro che di libri!” disse lei convinta, annuendo tra sé e sé.

Ron si grattò una guancia, sconvolto. 

 

Hermionenon è che vuoi sederti un attimo vero?” lei lo guardò, alzando il sopracciglio.

 

Sono seduta, Ron…”

 

“Allora perché non ti sdrai? Io nel mentre chiamo…ehm…non so…mia madre, Ginny, il San Mungo…qualcuno, insomma!”

 

Perché dovresti chiamare il San Mungo? Stai male?”

 

“Ehm…no. Tu invece?”

 

“Sto benissimo non vedi?!Ron annuì cauto.

 

“Certo…” rimase qualche secondo a guardala studiare i minuscoli pezzettini d’arancia non del tutto frullati nella sua spremuta, poi sospirare pensieroso.

 

Ha le sue cose…Ne sono certo.

 

 

 

*

 

 

 

Sometimes I get emotional
Sometimes I do some stupid things
Sometimes I say what I should just keep inside
Sometimes I'm sad about everything
Sometimes I'm mad and break some things
Sorry times 10 but you just got in the way

 

                                                          Diana De GarmoEmotional

 

 

Il pomeriggio nella sala comune Tassorosso trascorreva tranquillo.

Nella stanza regnava un pigro e sonnacchioso silenzio e i pochi studenti presenti erano disposti uniformemente a piccoli gruppetti accoccolati sulle poltroncine di pelle nera o seduti ai tavolini intarsiati di legno di palissandro.

 

Sylvie Weasley era comodamente seduta sulla sua poltroncina preferita, alla sinistra del caminetto. Sul suo viso aggraziato era stampata un’espressione di meravigliata sorpresa, e le sue labbra non cessavano di incurvarsi in un sorriso ogni volta che girava una pagina.

Sulle sue gambe, il vecchio quaderno che Robin aveva dimenticato durante il loro ultimo scontro,

qualche giorno prima.

 

Sfogliava le pagine lentamente, ammirandone il contenuto, con occhi giocosi e allegri. Di tutto si sarebbe aspettata, tranne che quel ragazzo sapesse disegnare con una tecnica tanto perfetta, nella sua straordinaria semplicità.

 

Continuava così da quasi un’ora. Non finiva di sorprendersi per l’ultimo piccolo capolavoro che i suoi occhi avevano incontrato, che subito tornavano a risplendere di gioiosa meraviglia, vedendone uno tutto nuovo e anche migliore del precedente.

Accarezzava le pagine lentamente, come a cercare di carpirne ricordi, pensieri e sentimenti nascosti tra le linee tracciate febbrilmente, quasi in maniera arrabbiata, da una matita che nelle mani di lui, assumeva un potere tale da creare un’opera d’arte.

E lei quasi non riusciva a contenere, la gioia che stava provando, con la consapevolezza di aver avuto il privilegio di ammirare un’arte tanto pregiata nelle tremanti mani di un artista tanto impensabile.

 

Quando qualcuno vicino a lei, emise un suono simile ad uno sbuffo sorpreso, Sylvie non si poté impedire di sobbalzare.  

Alzò lo sguardo e non poté trattenersi dal lanciare quella che sembrava una colorita imprecazione in francese, quando i suoi occhi incontrarono quelli attoniti di Robin Paciock.

 

“Quello è mio!” soffiò lui, guardando il suo quaderno sulle gambe di lei, più apprensivo che mai. Sylvie si portò una mano sulla bocca, gli occhi spalancati sulla tremante figura di lui.

 

Robin!” disse lei a voce decisamente troppo alta, chiudendo velocemente il quaderno e alzandosi in piedi. Gli occhi di lui rimasero puntati sul quaderno.

 

“Quello è mio!” ripeté, ora isterico, fissando ancora l’oggetto, indicandolo con un dito tremante. Sylvie annuì lentamente cautamente con la testa.

 

Robin…lo avevi lasciato per terra l’altro…”

 

“Chi ti ha detto di prenderlo?!” urlò lui, disperato, passandosi una mano tra i capelli. La ragazza sbatté un paio di volte le palpebre.

 

Robin…l’ho raccolto…te lo avrei ridato!” gli occhi di lui indugiarono per la prima volta sul volto di Sylvie. Arrossì violentemente.

 

Ma…ma…facciamo lezione insieme…avresti dovuto ridarmelo prima! Sono quattro giorni che lo cerco come un forsennato!” disse lui con voce incrinata.

 

“…e…e poi scopro che lo hai tu...cioè mica una persona normale, tu!” lei si portò una ciocca di capelli disordinati dietro l’orecchio, lo sguardo decisamente perplesso.

Fece per dire qualcosa, ma vedendolo accasciarsi su un divanetto per poi risaltare in piedi subito dopo, le fece cambiare idea. Ingoiò il vuoto, ora un po’ imbarazzata.

 

“…e tu hai avuto in mano quel quaderno per quattro giorni… “ ribadì lui piagnucolando “…hai avuto in mano la mia vita! E…e ora…ora lo dirai a tutti…oh! Robin Paciock disegna! Facciamoci fare le cartine di astronomia dal più scemo dei Tassorosso!”

 

“Ehi.”  lo interruppe lei, lo sguardo un po’ indurito. “Non dirò a nessuno che tu disegni ok?” Robin emise uno sbuffò.

 

“Certo come no”

 

Cosa vorresti dire scusa?!” Robin arrossì, gli occhi fissi sul pavimento.

 

“Siete sempre piene di buone intenzioni voipoi però vi sfugge sempre qualche cosa!”

 

Noi? E sentiamo, chi saremmo, noi?!” disse lei, ora decisamente alterata, da quella non voluta generalizzazione.

 

“Voi…voi ragazze…carine…” mormorò lui con un filo di voce, la testa rivolta talmente in basso, da risultare una posizione decisamente innaturale. Sylvie si ritrovò a sorridere, guardandolo con tenerezza.

Si avvicinò lentamente senza che lui potesse notarlo per via dello sguardo basso e gli posò una mano sulla spalla. Robin trasalì visibilmente e arrossì.

 

“Puoi fidarti di me, ok? Per quel che vale sappi che sei fantastico…ma se non vuoi che si sappia in giro del tuo talento…lo rispetterò” mormorò lei, continuando imperterrita a guardarlo negli occhi, nonostante lui stesse diventando gradatamente e inesorabilmente rosso.

 

Da-davvero? Credi davvero che io sia…bravo?”  lei sorrise.

 

“Certo! Voglio dire…guarda! Sono capolavori!”  Robin fece una risatina, mentre i suoi occhi gli cominciavano a brillare d’entusiasmo.

 

“Oh, grazie!” disse lui, con sincera gratitudine, mentre riprendeva il quaderno che lei gli stava porgendo con un sorriso.

 

“Ora sarà meglio che vada…” mormorò lei, sorridendogli un’ultima volta e sorpassandolo gentilmente. Robin sembrò molto scontento di quell’interruzione così brusca.

 

Sylvie…” richiamò lui, prima di rendersi veramente conto di quello che stesse facendo. Lei si rigirò, curiosa verso di lui, che ora la guardava basito per la sua stessa azione.

 

“Sì?” chiese quindi dopo un po’, notando che lui non sembrava dar segno di alcun movimento.

Al richiamo si riscosse immediatamente, sobbalzando leggermente. Sotto gli occhi attenti di lei, aprì il quaderno e staccò una pagina con scrupolosa cura, per poi porgerla a lei con un sorriso adorabilmente imbarazzato.

Sylvie lo prese, gli occhi sorpresi su di lui.

 

“Per me?” lui annuì, paonazzo.

Sylvie vedendo il disegno di una fatina, non poté fare a meno che arrossire, contenta. Si alzò sulla punta dei piedi e senza pensarci schioccò un piccolo bacio sulla guancia rosa acceso di Robin.

 

“Grazie!” disse poi tutta sorridente, tornandosi a dirigersi verso la scala del suo dormitorio.

 

Robin si accasciò sulla poltroncina che aveva vicino, rimanendovi per circa tre ore sotto shock.

 

 

 

*

 

Di sera la sala comune Grifondoro non era mai stato un luogo particolarmente frequentato dagli studenti e i pochi che decidevano di trascorrere una tranquilla serata in quella piccola stanzetta quasi completamente cremisi, avevano praticamente un posto mutamente assegnato.

 

Elly Weasley e Andrew Lupin erano tranquillamente accoccolati su due poltroncine a giocare a scacchi, e come ogni sera lei lo stava serenamente, inevitabilmente e inesorabilmente stracciando.

La ragazza si sistemò meglio sul divano, i lunghi capelli disordinati le ricadevano spettinati sulle spalle e gli occhi azzurri leggermente assonnati erano sempre vispi e attenti sul volto corrucciato di lui.

 

Guardava con divertimento, lo sguardo perso di Andrew rivolto alla scacchiera, come nella speranza che le sue pedine – di cui un paio ora stavano sbadigliando – gli svelassero la giusta maniera di agire.

 

“Allora?” mormorò Elly ad un certo punto, dopo che vide per l’ennesima volta i capelli di lui diventare dello stesso colore dei suoi pedoni. Andrew le rivolse un’occhiataccia.

 

“Non avere fretta!” sbottò lui, facendo saltare il re dallo spavento. Lei ridacchiò, cominciando a giocare con una ciocca di capelli.

 

“Sai…ho sentito qualcosina oggi…” sospirò lei vaga, cercando di nascondere al meglio il ghigno divertito che minacciava di uscire dalle sue labbra. Andrew distolse per un attimo la sua attenzione dalla torre di lei e la guardò interrogativo.

 

Cosa?” Elly ridacchiò.

 

“Che combinate tu e Jo?” i capelli di Andrew diventarono rosso vivo.

 

“Io e Jo?” lei annuì, ridacchiando al suo imbarazzo.

 

Non è che per caso i miei due migliori amici si stanno mettendo insieme e io lo devo sapere da uno sconosciuto vero?” Andrew si strozzò con la sua stessa saliva.

 

“MA SEI SCEMA?!” urlò lui rossissimo, facendo trasalire tutti i pedoni. Elly rise di gusto.

 

“Beh, mi è giunta voce che siete stati tutta la mattina insieme, io che devo pensare?” lui sbuffò, i capelli ormai di un colore variabile tra il rosso scuro e il nero pece.

 

“Quante idiozie…abbiamo percorso il corridoio insieme e poi io sono scappato a lezione! Sarà stato al massimo dieci minuti…e poi, oh santo cielo El, io e Jo!...Cioè…Io e Jo! Come cavolo ti viene in mente?!

 

Perché?” Andrew sbatté un paio di volte le palpebre.

 

El…è Jo! Come potrei stare con Jo?!” gracchiò lui passandosi una mano tra i capelli verde acido. Elly alzò le spalle, cercando di mascherare in un’espressione partecipe, la risata che continuava a minacciare di uscire.

 

Jolie è una bella ragazza…è figlia di una veela, qualcosa pur varrà!”

 

Ma non è perché è brutta…” mormorò lui, mentre sia guance, che orecchie che capelli diventavano rossi.

 

“…perché è…è lei!”

 

“Questa sì che è una risposta eloquente” Andrew le lanciò un’occhiataccia.

 

Jo è Jo, è come una sorella per me!”

 

Ma sei un baldo giovincello adolescente! Qualcuno dovrà pure interessarti!” esclamò curiosa lei, sistemandosi meglio nella poltroncina.

Andrew arrossì violentemente.

 

“Sei in vena di scoop oggi?” mormorò lui tagliente, vedendola per l’ennesima volta cominciare a ridacchiare.

 

“Come sempre!”   Andrew sbuffò, arrossendo.

 

“Beh, vai a cercare scoop da qualcun altro!” lei non sembrò minimamente scalfita, anzi rise ancora più forte.

 

“Oh! Il nostro Andy è innamorato!”

 

“Non è vero!”

 

“Sì invece! Hai i capelli quasi color pulce!” rise lei, mentre lui si copriva la testa con le mani.

 

“Non è vero!” ribadì lui, convinto, nonostante i capelli ora fossero bordeaux.

 

E com’è, bella?”

 

“Smettila!”

 

“La conosco?”

 

“Non ti riguarda!”

 

Quindi sì! E chi è? Me lo dici?”

 

“Smettila…”

 

“Dai”

 

“No!”

 

“Ti prego”

 

“Finiscila”

 

“Dai”

 

“No”

 

“Dai”

 

“No!”

 

“Dai”

 

“Scacco matto”

 

“COSA?!” tempo che lei abbassò lo sguardo sui pedoni ancora fermi lì dove li aveva lasciati che Andrew si eclissò oltre il buco del ritratto.

Elly sbuffò.

 

Possibile che io ci caschi sempre?!

 

 

*

 

 

You say I'm just impossible
Totally unpredictable
I'm just a girl get use to it
No big deal
You can't change me why would you try?
I'm no angel but I can make you smile
And that's the way it is
That's just the way I am


                                 Diana De GarmoEmotional

 

 

Se all’interno della sala comune Grifondoro si respirava un’aria quasi idilliaca nella propria serena felicità, al di fuori di quelle quattro mura scarlatte, l’atmosfera era decisamente più burrascosa.

 

Ben Weasley ed Emily Paciock avevano preso da ormai diversi anni la cattiva abitudine di litigare ad ogni ora del giorno e della notte, non preoccupandosi né del luogo, né dell’ora, né tanto meno di quanto stessero dando spettacolo con le loro offese prettamente assurde. 

 

Quel giorno, sembravano decisamente in vena di offese umanamente inconcepibili, tanto da radunare persino un piccola folla di discreti pettegoli che non aspettavano altro che le loro litigate per farsi due risate durante le cupe e pesanti giornate scolastiche. 

 

 

“Sei un idiota, Weasley!” ripeté per l’ennesima volta Emily, incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio. Ben emise uno sbuffo scocciato, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.

 

“Ora mi chiami Weasley?! Ben è troppo poco fine per una signorina dolce e delicata come te?!

 

“Smettila di fare il bambino! Ti odio quando fai così!”

 

Io faccio il bambino?! Se non ricordo male io ero venuto a scusarmi per quello che ti ho detto al campo e tu hai cominciato a urlare come una pazza!” Emily gli lanciò un’occhiataccia.

 

“è lampante che te lo ha detto James di venire!”

 

“Mi pareva strano che non avessi ancora nominato il caro, dolce, perfettissimo James!”  Emily arrossì, mentre la piccola folla formatasi cominciava ad aumentare di numero in proporzioni man mano più elevate.

 

“Non parlare così del tuo migliore amico!”

 

“Non sono affari tuoi di come parlo del tuo fidanzatino!”

 

“Non è il mio fidanzatino!!” urlò lei arrossendo violentemente.

 

“Beh se proprio lo vuoi sapere non è stato James a dirmi di chiederti scusa! Perdonami se per una volta ho avuto la brillante idea di ammettere che magari avevi ragione tu! Ti prometto che non succederà in futuro!” disse lui rosso di rabbia, cominciando ad andarsene.

Emily gli si parò davanti.

Una Corvonero del secondo anno trasalì emozionata.

 

“Non pensare nemmeno di andartene adesso!”

 

“Per quale motivo dovrei rimanere?! Contrariamente a quello che pensi, non è particolarmente piacevole sentire la tua vocina petulante nelle orecchie!” Emily ridusse gli occhi a due fessure.

 

“Beh, stai tranquillo allora, perché la mia vocina petulante, non arriverà più alle tue orecchie almeno finché non mi arriveranno delle scuse decenti da parte tua!” Ben si passò nervosamente una mano tra i capelli.

 

“Io ti ho fatto le mie scuse, principessina, se tu hai iniziato ad urlare, di certo non sono io che ha qualcosa che non va!” lei gli lanciò un’occhiata significativa, gli occhi impercettibilmente umidi.

 

“Hai mai pensato che magari essere presa in giro da te ogni singolo momento di ogni singolo giorno non è poi così piacevole?!” mormorò lei tagliente, abbassando la voce all’improvviso, con le braccia abbandonate lungo i fianchi in segno di resa.

 

“Io non ti ho mai presa in giro…” mormorò il ragazzo mortificato, ora anche lui visibilmente più calmo. Lei represse uno sbuffo.

 

Vocina petulante non si può certo definire un complimento, Ben!” disse lei con la voce leggermente tremante. Il ragazzo distolse lo sguardo da lei, incapace di replicare.

 

Senti…senti, non piangere, ok? Non voglio che piangi…” Emily gli scoccò un’occhiataccia.

 

“Facile parlare solo con l’intento di dormire sereno la notte! Prova a frenare la lingua la prossima volta!”

 

Senti, io ci sto provando!”

 

“Non abbastanza!” puntualizzò lei, con le unghie che si conficcavano nei palmi

 

“Ma chi ti credi di essere eh?! Il mondo non gira intorno a te è bene che qualcuno te lo dica, in caso ti sia sfuggito

 

“Non mi pare di starti chiedendo chissà cosa, Ben!” il ragazzo fece qualche passo verso di lei.

 

“Santo cielo Em, vienimi incontro!”

 

“Io ti sto venendo incontro!” 

 

“Non è vero”

 

Cosa?”

 

“Tu stai cercando di sabotare il mio progetto di pace!” Emily inarcò inconsciamente il sopracciglio.

 

“Hai uno strano modo di far pace! In meno di una settimana mi hai fatta piangere due volte!”

 

“Vedi cosa intendevo? Guardi sempre il lato cattivo delle cose! In questa settimana mi sono anche scusato con te!”

 

“Certo! Subito prima di litigare un’altra volta! Per quanto dovrò attendere le tue scuse per questa litigata?!”  Ben sbatté un paio di volte le palpebre.

 

“Io non ti farò le mie scuse per questo! È colpa tua!” Emily cambiò espressione all’improvviso.

 

“Non ti scuserai con me?”

 

“No!”

 

“Oh Ben, sei un’idiota!”

 

“Tu di più!”

 

“Non ti parlerò mai più!”

 

“Bene!”

 

“Bene!” urlò lei subito prima di entrare velocemente in Sala comune.

Ben la guardò male, finché la ebbe nel suo campo visivo.

 

Odiava litigare con lei.

Lei era più furba e lo fregava sempre. Sempre.

 

Lui si girò di spalle dal buco del ritratto, ritrovandosi davanti una ventina di studenti basiti. Le sue orecchie diventarono rosa acceso.

 

“Che avete da guardare voi!?

 

 

*

 

 

 

Ogni domenica mattina a casa Weasley si respirava profumo di frittelle.

L’odore dolciastro mischiato con il zuccheroso aroma dei mielosi dolcetti glassati appena sfornati da Ron, pervadeva tutta la casa facendo svegliare i suoi occupanti con il sorriso sulle labbra e un’espressione di pura letizia sul volto.

Ron ai fornelli era un Dio.

Ogni domenica – e di solito anche a Natale e compleanni - si alzava un po’ prima della stessa Hermione, famosa per le sue levatacce, e in una decina di minuti preparava banchetti con ogni prelibatezza presente, tanto buoni e deliziosamente assortiti da far attendere con grandissima impazienza la sospirata colazione della domenica.

Persino Harry e Ginny, si alzavano prima nonostante fosse il giorno di festa, pur di assaporare le prelibatezze che solo Molly riusciva ad eguagliare.

 

Ogni domenica verso le nove bussavano, e Ron andava ad aprire la porticina blu acceso con il sorriso sulle labbra, per poi unirsi a Hermione e David che, tutti sorridenti, già cominciavano a permettersi di assaggiare qualche mieloso dolcino zuccheroso e glassato.

 

 

Capitavano però mattine, in cui Hermione avesse inaspettatamente voglia di cucinare.

E se un Granger vuole fare qualcosa, si sa, in una maniera o nell’altra state sicuri che ci riesce.

 

In quei giorni Ron non andava ad aprire con il sorrisone sulle labbra come era solito fare, ma con un cipiglio preoccupato che subito metteva Harry e Ginny in allarme. In quelle occasioni, David era sempre con lui, attaccato alla maglietta che rivolgeva sguardi allarmati ad ogni rumore che sentiva provenire dalla cucina.

 

 

Ebbene, quel giorno Hermione aveva voglia di cucinare.

 

Ron andò ad aprire la porta scuro in volto, con David in braccio attaccato prepotentemente alla sua maglietta blu cupo.

Quando li vide, Ginny emise un gemito di disappunto.

 

“No…” mormorò Harry con gli occhi spalancati. Ron gli rivolse uno sguardo.

 

“Entrate, avanti…” disse lui, spostandosi leggermente da un lato. Harry e Ginny esitarono per diversi secondi prima di decidersi a superare la soglia.

Dalla cucina, un vago profumo  di frittelle bruciate e l’intonato canticchiare di Hermione.

 

“Oh, siete arrivati! Sedetevi, sarà tutto pronto fra pochissimo!” disse lei tutta sorridente sistemandosi la vestaglietta leggera addosso.

Harry e Ginny le rivolsero uno sguardo, per poi guardare maliziosi Ron. L’amico lo tirò da un lato, mentre Ginny e David guardavano allarmati Hermione che ricominciava a cantare, mentre faceva saltare quattro frittelle facendone cadere due.

 

“Che cosa avete fatto stanotte, eh marpione?!” chiese ridacchiando Harry, sistemandosi gli occhiali sul naso. Ron arrossì.

 

“Nulla, idiota! È così da almeno tre giorni!” Harry si corrucciò un po’.

 

Quindi niente sesso sfrenato?”

 

“Ahimé no…è crollata alle nove, lasciandomi a fare giochi da tavola con David…”

 

“Che donna cattiva…come può addormentarsi così presto il sabato sera!? Il giorno dopo non c’è lavoro e si può fare tanto…”

 

“Sì, Harry abbiamo afferrato il punto” tagliò corto Ron, vedendo che David ora stava guardando loro con gli enormi occhi azzurri spalancati e avidi di sapere.

 

Che ingiustizia…” disse infine lui, abbandonando le braccia lungo i fianchi.

 

“Forza ragazzi è pronto!” un’Hermione più radiosa che mai li interruppe all’improvviso, trascinandoli gentilmente verso il tavolo apparecchiato, mentre Ginny analizzava – cercando di nascondere al meglio l’espressione schifata – il papposo pappone di un marroncino inquietante che Hermione le aveva appena messo davanti, presentandolo soddisfatta come porridge.

 

“Sono due ore che lavoro! Buon appetito!” Ron, David, Harry e Ginny si scambiarono un lungo sguardo prima di decidersi a prendere le posate.

 

“Allora com’è?” chiese lei curiosa, guardandoli ad uno ad uno.

 

“è…sq-squisito, piccola…” mormorò Ron, ingoiando a forza il boccone di pappone papposo.

 

“Sicuro?” mormorò lei, alzandosi per prendere la lettera che un piccolo gufetto appena arrivato alla finestra, aveva attaccata alla zampina.

 

“Uh! È di Ben!” disse subito lei. Diede una letta veloce, per poi risedersi e poggiare la lettera sul tavolo.

 

Che dice?”

 

“Sproloquia contro Emily come al solito” mormorò semplicemente lei, prendendo un bicchiere di succo di frutta.

Ron prese la lettera e diede una letta veloce, per poi ridacchiare.

 

“Merlino…la piccola Paciock è uguale a te!” rise lui, passandosi una mano trai capelli. Hermione gli rivolse uno sguardo assassino.

 

“Prego?”  Ron sbatté un paio di volte le palpebre. Harry, Ginny e David cominciarono ad allarmarsi.

 

Emily…ti assomiglia moltissimo caratterialmente…” disse lui cauto, non riuscendo ancora a capire cosa avesse detto di tanto sbagliato.

 

“Ma se Neville non fa altro che dire che è uguale a nonna Paciock!” tutti i presenti ingoiarono il vuoto.

 

Ah…eh”

 

“Quindi cosa stai cercando di dirmi?! Che sono uguale a quella vecchia bisbetica?!

 

“No no no!” disse isterico lui, chiedendo con lo sguardo aiuto a Harry.

 

Hermione, sono certo che…”

 

“Zitto tu!” tuonò lei, con occhi fiammeggianti. Ginny si alzò di scatto subito seguita da Harry e prese in braccio David.

 

“Beh, è stato fantastico esservi venuti a trovare! Noi ora portiamo Davie un po’ al parco che ne dite? Torniamo a pranzo!” disse Ginny quasi urlando, uscendo dalla porta principale, con David in pigiama in braccio.

 

Hermione attese che la serratura scattasse prima di rivolgere una sguardo furente a Ron.

 

Hermione non penso tu sia come nonna Paciock te lo giuro!”

 

“Lo hai appena detto!” ringhiò lei.

 

Ma io con nonna Paciock non ci andrei mai a letto!” Hermione si zittì.

 

“Tu non mi ami più…”

 

COSA?!”

 

“Mi paragoni a quella vecchiaccia! Cosa dovrei pensare?” mormorò lei con gli occhi lucidi.

Ron si alzò all’improvviso, posando prepotentemente le sue labbra su quelle di lei.

 

“E questo cos’era?...” mormorò lei contro di lui, con gli occhi scuriti dal desiderio.

 

“Una cosa che non farei mai alla nonna…” mormorò lui prendendola in braccio e portandola di sopra.

 

Per il resto della mattinata, Ron fece vedere a Hermione tutte le cose che a nonna Paciock non farebbe mai.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ed infine eccomi qui…U.U

Amoooooriiiiiii!!!! ** Ma quanti bei commentucci che mi avete lasciato! *gongoling gongoling gongoling* spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto come il primo!

Dunque, alcuni di voi, mi hanno giustamente ricordato dei missing! Ebbene per quanto riguarda questo, ho deciso di aggiornare a ritmo di un missing ogni due capitoli del sequel più o meno! A grandi linee sarà così, quindi! ^^

Ora, a grande richiesta…GLI SCHEMINIIII! **

 

RON\HERMIONE: ELLY, BEN, GILLY, DAVID

HARRY\GINNY: JAMES E LILY, IAN

NEVILLE\LUNA: ROBIN, HELEN E EMILY

DRACO\VANDA (XD): REX, VENUS

LUPIN\TONKSY : ANDREW

BILL\FLEUR: SOPHIE, JOLIE, SYLVIE, DANIELLE

 

7° ANNO

ELLY WEASLEY – GRIFONDORO

ANDREW LUPIN – GRIFONDORO

REX MALFOY – SERPEVERDE

SOPHIE WEASLEY – CORVONERO

WILL DARCY – CORVONERO

 

6° ANNO

JOLIE WEASLEY – GRIFONDORO

CHRIS BENNET – SERPEVERDE

MORGAN TORRES – SERPEVERDE

 

5° ANNO

SYLVIE WEASLEY – TASSOROSSO

ROBIN PACIOCK – TASSOROSSO

VENUS MALFOY – TASSOROSSO

 

4° ANNO

BEN WEASLEY – GRIFONDORO

JAMES POTTER – GRIFONDORO

LILY POTTER – CORVONERO

EMILY PACIOCK – GRIFONDORO

HELEN PACIOCK – CORVONERO

 

3°ANNO

GILLY WEASLEY – GRIFONDORO

IAN POTTER – GRIFONDORO

 

Ok, spero che così sia un pochino più semplice per i personaggi! ^^

Ringraziamenti ^^

karmyGranger, _Roby02_, Zia funkia e Nonny Giuly Weasley **, redRon, Merilyn, Mouline^^, ale146, zia Ly!**,  MaryPotter92, la mia Gem daisy05, Sandy85, Moonlight rage (uh! Già i nomi delle coppie **!!! Sono trepidante!!), fiamma90 (chi ha mai detto che Herm è casalinga? *faccing sorrisone furbetto* ogni cosa ci sarà a suo tempo!), SiJay, Ginny_Potter, Fenix (mi hai commosso çç Mi hai fatto piangere, ti ringrazio!), Hiromi (ma che caruccia la pargola ** mi hai fatto mettere in discussione la mia! Rex, è cattivo hai ragione…io l’ho sempre visto come degno erede di Lucius sotto questo punto di vista! Andando avanti si scopriranno anche altri lati di lui *facing sisi con la testa*), pinkstone, Saty, sery black, Chloe88, valeria18, giuggy (mi hai chiamata XDD) , Evan88, ciocco, daniel14, Prongs e Padfoot ^^

 

GRAZIE MILLE! TUTTI I VOSTRI COMMENTI MI HANNO RESA FELICISSIMA! **

Mi raccomando lasciate un commentino!^^

Baciotti potti!

 

   
 
Leggi le 29 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: CottonBatu