Learning To Breathe
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SUO Second Ground –
2.
With the venomous kiss you gave me,
I'm killing loneliness
With the warmth of your arms,
You saved me
Oh, I'm killing loneliness with you
The killing loneliness
that turned my heart into a tomb
I'm killing loneliness
HIM – Killing Loneliness
Il vento soffiava forte fuori dalla
finestra e il cielo plumbeo preannunciava presto tempesta, quella mattina. Era quasi l’alba di una fredda
giornata di inizio novembre, quando Rex Malfoy si decise finalmente
ad aprire gli occhi, nonostante fosse sveglio già da un po’,
cullato dal soffio quasi violento del vento.
Sospirò profondamente e si girò cauto,
mettendosi supino, mentre il corpo caldo che gli riposava accanto cominciava a
muoversi pigramente in cerca di calore umano.
Morgan, accanto a lui, si
avvicinò lentamente, ancora con gli occhi chiusi e la coperta di seta
stretta in una mano affinché non scivolasse. Si accoccolò
cautamente contro il corpo marmoreo di lui, talmente freddo da farle venire i
brividi.
La ragazza aprì gli occhi e si alzò facendo
leggermente leva su di un gomito, per guardarlo meglio in viso.
Sorrise.
“Buongiorno” mormorò lei con voce
assonnata e appagata strusciando leggermente il naso contro la guancia fredda
di lui, che fissava ancora impassibile il soffitto e non sembrava essersi
neanche accorto della presenza della ragazza.
Lui scansò leggermente il viso
quando lei lo sfiorò.
Morgan s’incupì,
avvertendo che qualcosa non andava.
“Che ti prende si può
sapere?” chiese lei sistemandosi meglio il lenzuolo pregiato sul petto.
Lui si alzò velocemente a sedere non rispondendole neanche,
apparentemente preso da pensieri di maggiore importanza.
Morgan si azzardò ad
appoggiare il suo corpo contro la schiena duramente scolpita di Rex, lambendogli una spalla con le labbra piene.
“Morgan va via per
favore” mormorò improvvisamente lui con voce fredda e distaccata,
muovendosi leggermente in avanti per farla staccare dalla sua schiena.
Morgan lo guardò,
incredula.
“Cosa? Ma…ma…”
“Va via, ti ho detto” Morgan
lo strattonò per la spalla, per farlo girare. Con difficoltà lei
riuscì ad incontrare gli occhi ghiacciati di lui.
“Rex, perché vuoi che
vada via?” chiese lei, con la voce leggermente rotta. Lui la
guardò, freddo.
“Non è la tua stanza, Morgan,
non dovresti stare qui” lei lo fissò con rabbia.
“Beh, pare che stanotte anche se non dovevo stare qui, tu abbia apprezzato la mia presenza!” scattò
lei furiosa.
Rex si alzò dal letto,
cominciando a rivestirsi, come se nulla fosse.
“Stanotte è stanotte, Morgan,
dovresti sapere che con la luce del giorno le carte in tavola cambiano” gli occhi di
lei cominciarono a farsi lucidi.
“Cosa vuoi dire con questo?!
Che sono valida come puttanella
di notte, ma che con la luce del sole tutto torna come il giorno prima?!”
Rex le rivolse una sguardo distratto.
“Esattamente” un singhiozzo uscì dalle labbra di lei, che si coprì subito la bocca con le
mani.
“Rex non farmi questo…ti
prego…io…io…” lui rise quando
notò le lacrime calde di lei scivolare sulle guance lisce e ambrate.
“Dio, Morgan, risparmiami la scena madre, ti prego! Cos’è che
volevi da me, eh?! Le coccole?! Volevi che ci tenessimo mano
nella mano in pubblico?! Volevo questo Morgan?!”
“I-io…”
“Beh, mi dispiace, ma hai proprio sbagliato persona. Ora rivestiti, ti voglio fuori di qui entro dieci
minuti” Morgan scosse violentemente la testa, le lacrime
scivolavano lente, ma cotanti sulle sue guance.
“No, Rex, non ti permetto di trattarmi così…Io non sono
così…io…”
“Tu cosa, Mor? Ora non mi
verrai mica a dire che hai sentimenti vero?! Che hai
un cuore, che sei capace di amare?! Beh, lascia che ti
dica una cosa, tesoro…io e te stiamo così bene insieme, perché siamo uguali.
Non abbiamo cuore, né buoni sentimenti, e ci limitiamo a seguire il
desiderio e la brama della carne. Tu sei una Serpe, Mor,
proprio come me.”
“Se sono come te allora perché non riesci ad
amarmi?” Rex rise aprendo la porta di mogano.
“L’amore è debolezza, Morgan, ricordalo sempre. L’amore è
dolore e sofferenza. L’amore è una condanna dell’uomo. Noi
siamo Serpi. Siamo superiori”
“Ma senza amore…senza
amore saremmo come morti” obiettò lei, con una vocina appena
udibile. Rex si girò verso di lei.
“L’amore uccide, Morgan,
non la sua mancanza. Ora rivestiti.”
*
È mai capitato a qualcuno di voi, che per quanto vi sforziate di fare una cosa per bene, più vi
c’impegnate e meno vi riesce di farla?
Anche qualcosa di stupido, come smettere
di mangiarsi le unghie o arrivare in orario ad un appuntamento.
Ebbene Jolie
Weasley, per quanto si sforzasse al massimo per
svegliarsi in tempo la mattina, non riusciva mai ad arrivare in orario a
colazione, né tanto meno in classe.
Il suo problema base, era che per quanto ce la mettesse tutta per svegliarsi prima, le poche volte in cui
ci riusciva, perdeva tempo distraendosi.
Non che lo facesse a posta, chiaramente, ma le
capitava di incantarsi a guardare fuori dalla finestra o di non accorgersi del
tempo che passava, leggendo distrattamente qualche riga di un libro.
E quella mattina non era di certo
diversa dalle altre.
Jolie si era svegliata quasi in orario, ed essendosi accorta di
essere quasi in anticipo le sembrò una buona idea ripassare un pò, prima di scendere per colazione. Solo dieci
minuti dopo che l’ultima sua compagna di stanza abbandonò il
dormitorio, lei si accorse di che ora fosse.
Si alzò velocemente dal letto sfatto e prese qualche
libro a caso, lasciando sul materasso quello che le serviva realmente.
Corse fuori dal dormitorio e scese
velocemente le scale, accorgendosi troppo tardi di stare per andare addosso ad
un altro ritardatario.
Fu un attimo.
Jolie andò contro il povero
malcapitato, facendo cadere entrambi. I capelli del suddetto malcapitato
– da tutti conosciuto come Andrew – per
lo spavento diventarono color topo. La ragazza lo
fissò, arrossendo violentemente.
“Cielo, Andrew
stai bene?! Ti ho fatto male?!
Sei ferito?!”
chiese la ragazza isterica, spostandosi velocemente da sopra di lui, che
sembrava ancora un po’ confuso.
“Sto bene, Jo…” disse lui alzandosi da terra e dandole la
mano per aiutarla.
Jolie
diventò pressoché color pulce, prendendo con mano tremante
l’aiuto offertole.
“Si può sapere dove
corri di mattina?! Non si arriva tardi alle
lezioni!” disse lui canzonatorio, mentre si
avviavano verso il buco del ritratto. La ragazza gli rifilò
un’occhiataccia, ignorando il calore costante delle sue guance.
“Sai bene quanto io faccia
difficoltà a svegliarmi la mattina!” disse lei burbera. Andrew rise.
“Certo che lo so, ma
è sempre divertente prenderti un po’ in giro!”
esclamò lui, facendo diventare i capelli giallo acceso.
Jolie
sbuffò cercando di camuffare una risatina.
“Tu piuttosto? Non dovresti
andare a lezione?”
“Ho Incantesimi, vuoi che
non arrivi prima di Vitious?!”
chiese divertito lui. Jolie sbatté un paio di
volte le palpebre.
“Andrew…Io ho Incantesimi alla prima
ora…” il ragazzo smise immediatamente di ridere e sbiancò,
mentre i suoi capelli ritornavano color topo.
“Cos’ho io allora?!” domandò isterico con gli occhi cerchiati
dalla preoccupazione per il probabile e imminente disastro.
“Non ne ho idea!
Divinazione?”
“No”
“Cura delle creature
magiche?”
“Ho lasciato quel
corso”
“Aritmanzia!”
“Mai fatta”
“Pozioni”
“No”
“Astronomia!”
“Alle nove di
mattina?” Jolie s’incupì.
“Oddio…” la ragazza si girò
immediatamente verso di lui, che era impallidito all’improvviso.
“Trasfigurazione! Merlino, la lezione
sarà iniziata da almeno dieci minuti!
Con un fievole ‘ci vediamo a pranzo,
se sopravvivo’, Andrew
cominciò a correre alla volta dell’aula di Trasfigurazione,
mentre Jolie, ridendo, lo seguiva, con lo sguardo.
Sospirò contenta, vedendolo scomparire dietro
l’angolo. Quella giornata era iniziata decisamente
bene per lei.
“Che ci fai fuori dalla
classe?” una voce proveniente dalle sue spalle la fece sobbalzare. Si
girò e si ritrovò davanti Will Darcy, più sorridente che mai.
“Lo sai che in qualità di
prefetto io potrei anche punirti per averti beccata a saltare la prima lezione
del giorno?” Jolie rise.
“Con me la tua credibilità
di prefetto va a farsi benedire, lo sai! E poi non
stavo saltando la lezione! Mi limitavo ad arrivare in regale ritardo…” disse lei scimmiottando la voce e i
gesti di sua sorella Sophie, mentre Will si avvicinava ridendo.
“Sta attenta a non farti sentire, da tua sorella o sta
sicura di passarci un guaio!” Jolie lo
guardò curiosa.
“Ora Sophie è mia sorella? Non più la tua dolce metà, Will?” ghignò lei, vedendolo in
difficoltà alla domanda.
“Jo…lo sai
com’è fatta no? Un giorno ti vuole, un giorno
ti tratta come uno sconosciuto, non so fino a quanto sono disposto a sopportare
ancora…” la ragazza alzò le spalle cominciando a camminare,
seguita da lui.
“Beh…state insieme da quanto, quattro anni,
forse? Sophie non ha cominciato ieri a trattare le
persone così…cosa ti impedisce di
continuare su questa strada?”
“Il mio amor proprio!” Jolie
rise.
“E non solo quello, se
proprio lo vuoi sapere…” mormorò poi lui, abbassando lo
sguardo. La ragazza lo guardò, interessata.
“C’è qualcun’altra forse?” azzardò
lei, con non poche riserve. Will arrossì
violentemente e la guardò di sottecchi.
“Come fai a saperlo?!”
“Non lo so! Sono andata a
caso!” rise lei, tranquillamente. Will
sembrò molto più sollevato.
“Jo, promettimi di non dire
nulla a Sophie…devo chiarire
personalmente” Jolie gli
sorrise, scompigliandogli i capelli.
“Sta tranquillo! Io non so
nulla!” disse lei, avviandosi su per una rampa mobile.
Will le sorrise, salutandola con la mano, cercando di velare la preoccupazione
nei suoi occhi.
Tutto questo gli sarebbe sfuggito di mano, ne era certo.
*
“Ron?”
“Dimmi”
“Secondo te Elly starà bene a scuola?” Ron la guardò fissare intensamente il bicchiere di
succo d’arancia che aveva in mano.
Inarcò il sopracciglio, perplesso.
“Certo…cioè…credo
di sì…se ci fosse qualcosa che non va, ce lo direbbe, non
credi?” Hermione represse uno sbuffo, gli occhi
cominciavano a farsi lucidi.
“Non essere ridicolo! Quando
mai abbiamo detto hai nostri genitori cosa accadeva a Hogwarts!
Chissà che cosa starà passando la mia
povera piccola…”
mormorò lei mettendosi una mano sulla bocca per soffocare un
singhiozzo.
Ron la guardò, basito.
“Hermione…eravamo in guerra…c’era Voldemort
e…”
“Motivo in più perché avremmo dovuto parlarne!
Chissà come saranno morti di paura i nostri
genitori!” ringhiò lei sbattendo un pugno sul tavolo. Ron spalancò gli occhi, decisamente
allarmato.
“Herm…ti senti
bene?” lei lo guardò, tirando su con il naso.
“Certo! Come vuoi che stia sapendo che mia figlia sta rischiando la vita a scuola! Sto
benissimo, non vedi?!” disse lei ironica, con
occhi lampeggianti di rabbia.
Ron ingoiò il vuoto,
terrorizzato.
“Mione…”
azzardò lui, guadagnandosi subito un’occhiataccia “…la
guerra è…finita ora…non c’è motivo
per cui tu ti debba preoccupare della vita di El…E
poi, andiamo…è Hogwarts! È praticamente inespugnabile!” lo sguardo di Hermione si poggiò rabbioso su di lui.
“Vaglielo a dire tu, a
Silente, che Hogwarts è inespugnabile!”
abbaiò lei, con le spalle che tremavano per i singulti.
Ron si alzò, un po’
– tanto - timoroso e si avvicinò alla moglie.
“Herm…che ti prende
eh? Hai le tue cose, per caso?”
chiese lui dolcemente, passandogli le mani sulle spalle. Lei gli rifilò
un’occhiataccia, dandogli un vigoroso schiaffetto
sul braccio.
“Idiota!”
“Che ho detto?!” Hermione lo ignorò, ricominciando a singhiozzare.
Ron, massaggiandosi la parte
offesa, penso bene di lasciarla tranquilla per un po’.
“Sei un insensibile” sussurrò lei ad un
certo punto, dopo qualche minuto di silenzio. Lui la guardò senza
capire.
“Cosa ho fatto ora?!”
“Non ti importa che nostra
figlia rischi la vita, ecco cosa!”
Ron sbattè un
paio di volte le palpebre.
“Non dire sciocchezze, lo sai che darei
la vita per i nostri figli! Sei tu che sei paranoica! Nelle lettere ci scrivono
che va tutto bene, sarà così no?!”
”NO, ovviamente! Se ci scrivono che va tutto bene, c’è senza alcun dubbio qualcosa che non va! Lo fanno per non farci preoccupare, è lampante!”
“Hermione e se andasse veramente tutto bene?!
Capita, a volte, sai?” Hermione fece per
parlare, ma richiuse subito la bocca, piccata.
“E di Ben che mi dici, allora?!
Parla sempre e solo di Quidditch! È ovvio che
lo fa per non farci sapere che va male a scuola!” Ron
sbuffò esasperato.
“Hermione, Ben parla di Quidditch da quando ha detto la
sua prima parola, che se ti ricordi bene è stata ‘puffa’! E
poi lo sappiamo già che va male a scuola! Cosa dovrebbe
essere diverso stavolta?!” lei borbottò, incrociando le braccia al
petto.
Rimase qualche secondo in un riflessivo
silenzio prima di parlare di nuovo, facendo sobbalzare Ron.
“Gilly! Ecco, lei ha
senz’altro qualcosa che non va!”
“Cosa, di grazia?!”
“Parla sempre di scuola!”
“Esattamente come facevi tu!”
“Lei lo fa per nasconderti qualcosa, ne sono
certa!” Ron la guardò come se fosse
impazzita.
“E cosa dovrebbe nascondermi?!”
“L’esistenza di un ragazzo ad esempio! Tutti noi
sappiamo come sei apprensivo! Figurati se poi, per ironia
della sorte questo ragazzo si chiamasse Viktor! Ci scommetto che non
parla d’altro che di libri!” disse lei convinta, annuendo tra
sé e sé.
Ron si grattò una guancia,
sconvolto.
“Hermione…non è che vuoi sederti un attimo vero?” lei lo
guardò, alzando il sopracciglio.
“Sono
seduta, Ron…”
“Allora perché non ti sdrai? Io nel mentre chiamo…ehm…non so…mia madre, Ginny, il San Mungo…qualcuno, insomma!”
“Perché dovresti
chiamare il San Mungo? Stai male?”
“Ehm…no. Tu invece?”
“Sto benissimo non vedi?!”
Ron annuì cauto.
“Certo…” rimase qualche secondo a guardala studiare i minuscoli pezzettini d’arancia non
del tutto frullati nella sua spremuta, poi sospirare pensieroso.
Ha
le sue cose…Ne sono
certo.
*
Sometimes I get emotional
Sometimes I do some stupid things
Sometimes I say what I should just keep inside
Sometimes I'm sad about everything
Sometimes I'm mad and break some things
Sorry times 10 but you just got in the way
Diana
De Garmo – Emotional
Il pomeriggio nella sala comune Tassorosso
trascorreva tranquillo.
Nella stanza regnava un pigro e sonnacchioso silenzio e i
pochi studenti presenti erano disposti uniformemente a piccoli gruppetti accoccolati
sulle poltroncine di pelle nera o seduti ai tavolini intarsiati di legno di
palissandro.
Sylvie Weasley
era comodamente seduta sulla sua poltroncina preferita, alla sinistra del
caminetto. Sul suo viso aggraziato era stampata un’espressione di
meravigliata sorpresa, e le sue labbra non cessavano di incurvarsi in un
sorriso ogni volta che girava una pagina.
Sulle sue gambe, il vecchio quaderno che Robin aveva dimenticato durante il loro ultimo scontro,
qualche giorno prima.
Sfogliava le pagine lentamente, ammirandone il contenuto,
con occhi giocosi e allegri. Di tutto si sarebbe aspettata, tranne che quel
ragazzo sapesse disegnare con una tecnica tanto perfetta, nella sua
straordinaria semplicità.
Continuava così da quasi un’ora. Non finiva di
sorprendersi per l’ultimo piccolo capolavoro che i suoi occhi avevano
incontrato, che subito tornavano a risplendere di gioiosa meraviglia, vedendone
uno tutto nuovo e anche migliore del precedente.
Accarezzava le pagine lentamente, come a cercare di carpirne
ricordi, pensieri e sentimenti nascosti tra le linee tracciate febbrilmente,
quasi in maniera arrabbiata, da una matita che nelle mani di
lui, assumeva un potere tale da creare un’opera d’arte.
E lei quasi non riusciva a contenere, la gioia
che stava provando, con la consapevolezza di aver avuto il privilegio di
ammirare un’arte tanto pregiata nelle tremanti mani di un artista tanto
impensabile.
Quando qualcuno vicino a lei, emise
un suono simile ad uno sbuffo sorpreso, Sylvie non si
poté impedire di sobbalzare.
Alzò lo sguardo e non poté trattenersi dal
lanciare quella che sembrava una colorita imprecazione in francese, quando i
suoi occhi incontrarono quelli attoniti di Robin Paciock.
“Quello è mio!” soffiò lui,
guardando il suo quaderno sulle gambe di lei,
più apprensivo che mai. Sylvie si portò
una mano sulla bocca, gli occhi spalancati sulla tremante figura di lui.
“Robin!” disse lei a
voce decisamente troppo alta, chiudendo velocemente il
quaderno e alzandosi in piedi. Gli occhi di lui
rimasero puntati sul quaderno.
“Quello è mio!” ripeté, ora
isterico, fissando ancora l’oggetto, indicandolo con un dito tremante. Sylvie
annuì lentamente cautamente con la testa.
“Robin…lo
avevi lasciato per terra l’altro…”
“Chi ti ha detto di prenderlo?!”
urlò lui, disperato, passandosi una mano tra i capelli. La ragazza
sbatté un paio di volte le palpebre.
“Robin…l’ho
raccolto…te lo avrei ridato!” gli occhi di lui
indugiarono per la prima volta sul volto di Sylvie.
Arrossì violentemente.
“Ma…ma…facciamo
lezione insieme…avresti dovuto ridarmelo prima! Sono quattro giorni che
lo cerco come un forsennato!” disse lui con voce
incrinata.
“…e…e poi scopro che lo hai tu...cioè mica una persona normale, tu!” lei si portò una ciocca di capelli disordinati
dietro l’orecchio, lo sguardo decisamente perplesso.
Fece per dire qualcosa, ma vedendolo
accasciarsi su un divanetto per poi risaltare in piedi subito dopo, le fece
cambiare idea. Ingoiò il vuoto, ora un po’ imbarazzata.
“…e tu hai avuto in mano quel quaderno per
quattro giorni… “ ribadì lui
piagnucolando “…hai avuto in mano la mia vita! E…e
ora…ora lo dirai a tutti…oh! Robin Paciock disegna! Facciamoci fare le cartine di astronomia dal più scemo dei Tassorosso!”
“Ehi.”
lo interruppe lei, lo sguardo un po’
indurito. “Non dirò a nessuno che tu disegni ok?”
Robin emise uno sbuffò.
“Certo come no”
“Cosa vorresti dire
scusa?!” Robin arrossì, gli occhi fissi
sul pavimento.
“Siete sempre piene di buone intenzioni voi…poi
però vi sfugge sempre qualche cosa!”
“Noi? E
sentiamo, chi saremmo, noi?!” disse lei, ora
decisamente alterata, da quella non voluta generalizzazione.
“Voi…voi ragazze…carine…”
mormorò lui con un filo di voce, la testa rivolta talmente in basso, da
risultare una posizione decisamente innaturale. Sylvie si ritrovò a sorridere, guardandolo con
tenerezza.
Si avvicinò lentamente senza che lui potesse notarlo
per via dello sguardo basso e gli posò una mano sulla spalla. Robin trasalì visibilmente e arrossì.
“Puoi fidarti di me, ok? Per
quel che vale sappi che sei fantastico…ma se non vuoi che si sappia in
giro del tuo talento…lo rispetterò” mormorò
lei, continuando imperterrita a guardarlo negli occhi, nonostante lui stesse
diventando gradatamente e inesorabilmente rosso.
“Da-davvero? Credi davvero
che io sia…bravo?” lei sorrise.
“Certo! Voglio dire…guarda! Sono capolavori!” Robin fece una risatina, mentre i suoi occhi gli
cominciavano a brillare d’entusiasmo.
“Oh, grazie!” disse lui, con sincera gratitudine,
mentre riprendeva il quaderno che lei gli stava porgendo con un sorriso.
“Ora sarà meglio che vada…”
mormorò lei, sorridendogli un’ultima volta e sorpassandolo
gentilmente. Robin sembrò molto scontento di quell’interruzione così brusca.
“Sylvie…” richiamò
lui, prima di rendersi veramente conto di quello che stesse
facendo. Lei si rigirò, curiosa verso di lui, che ora la guardava basito
per la sua stessa azione.
“Sì?” chiese quindi dopo un po’,
notando che lui non sembrava dar segno di alcun
movimento.
Al richiamo si riscosse immediatamente,
sobbalzando leggermente. Sotto gli occhi attenti di lei, aprì il
quaderno e staccò una pagina con scrupolosa cura, per poi porgerla a lei
con un sorriso adorabilmente imbarazzato.
Sylvie lo prese, gli occhi sorpresi
su di lui.
“Per me?” lui annuì, paonazzo.
Sylvie vedendo il disegno di una
fatina, non poté fare a meno che arrossire,
contenta. Si alzò sulla punta dei piedi e senza
pensarci schioccò un piccolo bacio sulla guancia rosa acceso di Robin.
“Grazie!” disse poi tutta sorridente, tornandosi
a dirigersi verso la scala del suo dormitorio.
Robin si accasciò sulla
poltroncina che aveva vicino, rimanendovi per circa tre ore sotto shock.
*
Di sera la sala comune Grifondoro non
era mai stato un luogo particolarmente frequentato dagli studenti e i pochi che
decidevano di trascorrere una tranquilla serata in quella piccola stanzetta
quasi completamente cremisi, avevano praticamente un
posto mutamente assegnato.
Elly Weasley e Andrew Lupin erano
tranquillamente accoccolati su due poltroncine a giocare a scacchi, e come ogni
sera lei lo stava serenamente, inevitabilmente e inesorabilmente stracciando.
La ragazza si sistemò meglio sul divano, i lunghi
capelli disordinati le ricadevano spettinati sulle spalle e gli occhi azzurri
leggermente assonnati erano sempre vispi e attenti sul volto corrucciato di
lui.
Guardava con divertimento, lo sguardo perso di Andrew rivolto alla scacchiera,
come nella speranza che le sue pedine – di cui un paio ora stavano
sbadigliando – gli svelassero la giusta maniera di agire.
“Allora?” mormorò Elly ad un certo punto,
dopo che vide per l’ennesima volta i capelli di lui
diventare dello stesso colore dei suoi pedoni. Andrew
le rivolse un’occhiataccia.
“Non avere fretta!” sbottò lui, facendo
saltare il re dallo spavento. Lei ridacchiò, cominciando a giocare con
una ciocca di capelli.
“Sai…ho sentito qualcosina
oggi…” sospirò lei vaga, cercando
di nascondere al meglio il ghigno divertito che minacciava di uscire dalle sue
labbra. Andrew distolse per un attimo la sua
attenzione dalla torre di lei e la guardò
interrogativo.
“Cosa?” Elly
ridacchiò.
“Che combinate tu e Jo?”
i capelli di Andrew
diventarono rosso vivo.
“Io e Jo?” lei
annuì, ridacchiando al suo imbarazzo.
“Non è che per caso i
miei due migliori amici si stanno mettendo insieme e io lo devo sapere da uno
sconosciuto vero?” Andrew si strozzò con
la sua stessa saliva.
“MA SEI SCEMA?!”
urlò lui rossissimo, facendo trasalire tutti i pedoni. Elly rise di
gusto.
“Beh, mi è giunta voce che siete stati tutta la
mattina insieme, io che devo pensare?” lui sbuffò, i capelli ormai
di un colore variabile tra il rosso scuro e il nero pece.
“Quante idiozie…abbiamo percorso il corridoio
insieme e poi io sono scappato a lezione! Sarà stato al
massimo dieci minuti…e poi, oh santo cielo El,
io e Jo!...Cioè…Io e Jo! Come cavolo ti viene in mente?!”
“Perché?” Andrew sbatté un paio di volte le palpebre.
“El…è Jo! Come potrei stare con Jo?!”
gracchiò lui passandosi una mano tra i capelli verde acido. Elly
alzò le spalle, cercando di mascherare in un’espressione
partecipe, la risata che continuava a minacciare di uscire.
“Jolie è
una bella ragazza…è figlia di una veela,
qualcosa pur varrà!”
“Ma non è
perché è brutta…” mormorò lui, mentre sia
guance, che orecchie che capelli diventavano rossi.
“…perché
è…è lei!”
“Questa sì che è una risposta
eloquente” Andrew le lanciò
un’occhiataccia.
“Jo è
Jo, è come una sorella per me!”
“Ma sei un baldo giovincello
adolescente! Qualcuno dovrà pure interessarti!” esclamò
curiosa lei, sistemandosi meglio nella poltroncina.
Andrew arrossì
violentemente.
“Sei in vena di scoop oggi?” mormorò lui
tagliente, vedendola per l’ennesima volta cominciare a ridacchiare.
“Come sempre!” Andrew
sbuffò, arrossendo.
“Beh, vai a cercare scoop da qualcun altro!” lei
non sembrò minimamente scalfita, anzi rise ancora più forte.
“Oh! Il nostro Andy è
innamorato!”
“Non è vero!”
“Sì invece! Hai i capelli quasi color
pulce!” rise lei, mentre lui si copriva la testa con le mani.
“Non è vero!” ribadì
lui, convinto, nonostante i capelli ora fossero bordeaux.
“E com’è,
bella?”
“Smettila!”
“La conosco?”
“Non ti riguarda!”
“Quindi sì! E chi è? Me lo dici?”
“Smettila…”
“Dai”
“No!”
“Ti prego”
“Finiscila”
“Dai”
“No”
“Dai”
“No!”
“Dai”
“Scacco matto”
“COSA?!” tempo che lei
abbassò lo sguardo sui pedoni ancora fermi lì dove li aveva
lasciati che Andrew si eclissò oltre il buco
del ritratto.
Elly sbuffò.
Possibile che io ci
caschi sempre?!
*
You say I'm just impossible
Totally unpredictable
I'm just a girl get use to it
No big deal
You can't change me why would you try?
I'm no angel but I can make you smile
And that's the way it is
That's just the way I am
Diana De Garmo – Emotional
Se all’interno della sala comune Grifondoro
si respirava un’aria quasi idilliaca nella propria serena
felicità, al di fuori di quelle quattro mura scarlatte,
l’atmosfera era decisamente più
burrascosa.
Ben Weasley ed Emily
Paciock avevano preso da ormai diversi anni la
cattiva abitudine di litigare ad ogni ora del giorno e della notte, non
preoccupandosi né del luogo, né dell’ora, né tanto
meno di quanto stessero dando spettacolo con le loro
offese prettamente assurde.
Quel giorno, sembravano decisamente
in vena di offese umanamente inconcepibili, tanto da radunare persino un
piccola folla di discreti pettegoli che non aspettavano altro che le loro
litigate per farsi due risate durante le cupe e pesanti giornate
scolastiche.
“Sei un idiota, Weasley!”
ripeté per l’ennesima volta Emily,
incrociando le braccia al petto e mettendo il broncio. Ben emise uno sbuffo
scocciato, passandosi nervosamente una mano tra i capelli.
“Ora mi chiami Weasley?! Ben è troppo poco fine per una signorina dolce e delicata come te?!”
“Smettila di fare il bambino! Ti odio
quando fai così!”
“Io faccio
il bambino?! Se non ricordo male io ero venuto a scusarmi per quello che ti ho
detto al campo e tu hai
cominciato a urlare come una pazza!” Emily gli
lanciò un’occhiataccia.
“è lampante che te lo ha
detto James di venire!”
“Mi pareva strano che non avessi ancora nominato il
caro, dolce, perfettissimo James!” Emily arrossì, mentre la piccola folla formatasi
cominciava ad aumentare di numero in proporzioni man mano più elevate.
“Non parlare così del tuo migliore
amico!”
“Non sono affari tuoi di come parlo del tuo fidanzatino!”
“Non è il mio fidanzatino!!” urlò lei
arrossendo violentemente.
“Beh se proprio lo vuoi sapere non è stato James a dirmi di chiederti scusa! Perdonami se per una
volta ho avuto la brillante idea di ammettere che magari avevi ragione tu! Ti
prometto che non succederà in futuro!” disse
lui rosso di rabbia, cominciando ad andarsene.
Emily gli si parò davanti.
Una Corvonero del secondo anno
trasalì emozionata.
“Non pensare nemmeno di andartene adesso!”
“Per quale motivo dovrei rimanere?!
Contrariamente a quello che pensi, non è particolarmente piacevole
sentire la tua vocina petulante nelle orecchie!” Emily
ridusse gli occhi a due fessure.
“Beh, stai tranquillo allora, perché la mia
vocina petulante, non arriverà più alle tue orecchie almeno
finché non mi arriveranno delle scuse decenti da parte tua!” Ben
si passò nervosamente una mano tra i capelli.
“Io ti ho fatto le mie scuse, principessina, se tu hai
iniziato ad urlare, di certo non sono io che ha qualcosa che non va!” lei
gli lanciò un’occhiata significativa, gli
occhi impercettibilmente umidi.
“Hai mai pensato che magari essere presa in giro da te
ogni singolo momento di ogni singolo giorno non
è poi così piacevole?!” mormorò lei tagliente,
abbassando la voce all’improvviso, con le braccia abbandonate lungo i
fianchi in segno di resa.
“Io non ti ho mai presa in giro…”
mormorò il ragazzo mortificato, ora anche lui visibilmente più
calmo. Lei represse uno sbuffo.
“Vocina
petulante non si può certo definire un complimento, Ben!”
disse lei con la voce leggermente tremante. Il ragazzo distolse lo sguardo da
lei, incapace di replicare.
“Senti…senti, non
piangere, ok? Non voglio che piangi…” Emily gli scoccò
un’occhiataccia.
“Facile parlare solo con l’intento di dormire
sereno la notte! Prova a frenare la lingua la prossima
volta!”
“Senti, io ci sto
provando!”
“Non abbastanza!” puntualizzò lei, con le
unghie che si conficcavano nei palmi
“Ma chi ti credi di essere
eh?! Il mondo non gira intorno a te è bene che qualcuno te lo dica, in
caso ti sia sfuggito”
“Non mi pare di starti chiedendo chissà cosa,
Ben!” il ragazzo fece qualche passo verso di lei.
“Santo cielo Em, vienimi
incontro!”
“Io ti sto
venendo incontro!”
“Non è vero”
“Cosa?”
“Tu stai cercando di sabotare il mio progetto di pace!” Emily
inarcò inconsciamente il sopracciglio.
“Hai uno strano modo di far pace! In meno di una
settimana mi hai fatta piangere due volte!”
“Vedi cosa intendevo? Guardi sempre il lato cattivo
delle cose! In questa settimana mi sono anche scusato con te!”
“Certo! Subito prima di litigare un’altra volta!
Per quanto dovrò attendere le tue scuse per questa litigata?!” Ben sbatté un paio di volte le
palpebre.
“Io non ti farò le mie scuse per questo! È colpa tua!” Emily
cambiò espressione all’improvviso.
“Non ti scuserai con me?”
“No!”
“Oh Ben, sei un’idiota!”
“Tu di più!”
“Non ti parlerò mai più!”
“Bene!”
“Bene!” urlò lei subito prima di entrare
velocemente in Sala comune.
Ben la guardò male, finché la ebbe nel suo
campo visivo.
Odiava litigare con lei.
Lei era più furba e lo fregava sempre. Sempre.
Lui si girò di spalle dal buco del ritratto,
ritrovandosi davanti una ventina di studenti basiti. Le sue orecchie
diventarono rosa acceso.
“Che avete da guardare voi!?”
*
Ogni domenica mattina a casa Weasley
si respirava profumo di frittelle.
L’odore dolciastro mischiato con il
zuccheroso aroma dei mielosi dolcetti glassati appena sfornati da Ron, pervadeva tutta la casa facendo svegliare i suoi
occupanti con il sorriso sulle labbra e un’espressione di pura letizia
sul volto.
Ron ai fornelli era un Dio.
Ogni domenica – e di solito anche a Natale e
compleanni - si alzava un po’ prima della stessa Hermione,
famosa per le sue levatacce, e in una decina di minuti preparava banchetti con
ogni prelibatezza presente, tanto buoni e deliziosamente assortiti da far
attendere con grandissima impazienza la sospirata colazione della domenica.
Persino Harry e Ginny, si alzavano prima nonostante fosse il giorno di
festa, pur di assaporare le prelibatezze che solo Molly
riusciva ad eguagliare.
Ogni domenica verso le nove bussavano, e Ron
andava ad aprire la porticina blu acceso con il sorriso sulle labbra, per poi
unirsi a Hermione e David che, tutti sorridenti,
già cominciavano a permettersi di assaggiare qualche mieloso dolcino
zuccheroso e glassato.
Capitavano però mattine, in
cui Hermione avesse inaspettatamente voglia di
cucinare.
E se un Granger
vuole fare qualcosa, si sa, in una maniera o nell’altra state sicuri che
ci riesce.
In quei giorni Ron non andava ad
aprire con il sorrisone sulle labbra come era solito
fare, ma con un cipiglio preoccupato che subito metteva Harry
e Ginny in allarme. In quelle
occasioni, David era sempre con lui, attaccato alla maglietta che rivolgeva
sguardi allarmati ad ogni rumore che sentiva provenire dalla cucina.
Ebbene, quel giorno Hermione aveva voglia di cucinare.
Ron andò ad aprire la porta scuro in volto, con David in braccio attaccato
prepotentemente alla sua maglietta blu cupo.
Quando li vide, Ginny
emise un gemito di disappunto.
“No…” mormorò Harry
con gli occhi spalancati. Ron gli rivolse uno
sguardo.
“Entrate, avanti…” disse lui, spostandosi
leggermente da un lato. Harry e Ginny
esitarono per diversi secondi prima di decidersi a superare la soglia.
Dalla cucina, un vago profumo di frittelle bruciate e
l’intonato canticchiare di Hermione.
“Oh, siete arrivati! Sedetevi,
sarà tutto pronto fra pochissimo!” disse lei tutta
sorridente sistemandosi la vestaglietta leggera addosso.
Harry e Ginny
le rivolsero uno sguardo, per poi guardare maliziosi Ron.
L’amico lo tirò da un lato, mentre Ginny
e David guardavano allarmati Hermione
che ricominciava a cantare, mentre faceva saltare quattro frittelle facendone
cadere due.
“Che cosa avete fatto stanotte, eh marpione?!” chiese ridacchiando Harry,
sistemandosi gli occhiali sul naso. Ron
arrossì.
“Nulla, idiota! È così
da almeno tre giorni!” Harry si
corrucciò un po’.
“Quindi niente sesso
sfrenato?”
“Ahimé no…è crollata alle nove,
lasciandomi a fare giochi da tavola con David…”
“Che donna cattiva…come può addormentarsi
così presto il sabato sera!? Il giorno dopo non
c’è lavoro e si può fare tanto…”
“Sì, Harry abbiamo
afferrato il punto” tagliò corto Ron,
vedendo che David ora stava guardando loro con gli enormi occhi azzurri
spalancati e avidi di sapere.
“Che
ingiustizia…” disse infine lui, abbandonando le braccia lungo i
fianchi.
“Forza ragazzi è pronto!” un’Hermione più radiosa che mai li interruppe
all’improvviso, trascinandoli gentilmente verso il tavolo apparecchiato,
mentre Ginny analizzava – cercando di
nascondere al meglio l’espressione schifata – il papposo pappone di un marroncino inquietante che Hermione le aveva appena messo
davanti, presentandolo soddisfatta come porridge.
“Sono due ore che lavoro! Buon appetito!” Ron, David, Harry e Ginny si scambiarono un lungo sguardo
prima di decidersi a prendere le posate.
“Allora com’è?” chiese lei curiosa,
guardandoli ad uno ad uno.
“è…sq-squisito,
piccola…” mormorò Ron, ingoiando a
forza il boccone di pappone papposo.
“Sicuro?” mormorò lei, alzandosi per
prendere la lettera che un piccolo gufetto appena
arrivato alla finestra, aveva attaccata alla zampina.
“Uh! È di Ben!”
disse subito lei. Diede una letta veloce, per poi risedersi e poggiare la
lettera sul tavolo.
“Che dice?”
“Sproloquia contro Emily
come al solito” mormorò semplicemente
lei, prendendo un bicchiere di succo di frutta.
Ron prese la lettera e diede una
letta veloce, per poi ridacchiare.
“Merlino…la piccola Paciock
è uguale a te!” rise lui, passandosi una mano
trai capelli. Hermione gli rivolse uno sguardo
assassino.
“Prego?” Ron
sbatté un paio di volte le palpebre. Harry, Ginny e David cominciarono ad
allarmarsi.
“Emily…ti assomiglia
moltissimo caratterialmente…” disse lui cauto, non riuscendo ancora
a capire cosa avesse detto di tanto sbagliato.
“Ma se Neville non fa altro che dire
che è uguale a nonna Paciock!” tutti i
presenti ingoiarono il vuoto.
Ah…eh”
“Quindi cosa stai cercando di dirmi?!
Che sono uguale a quella vecchia bisbetica?!”
“No no no!” disse isterico lui,
chiedendo con lo sguardo aiuto a Harry.
“Hermione, sono certo
che…”
“Zitto tu!” tuonò lei, con occhi
fiammeggianti. Ginny si alzò di scatto subito
seguita da Harry e prese in braccio David.
“Beh, è stato fantastico esservi venuti a
trovare! Noi ora portiamo Davie un po’ al parco
che ne dite? Torniamo a pranzo!” disse Ginny quasi urlando, uscendo dalla porta principale, con
David in pigiama in braccio.
Hermione attese che la serratura scattasse prima di rivolgere una sguardo furente a Ron.
“Hermione non penso tu sia
come nonna Paciock te lo giuro!”
“Lo hai appena detto!” ringhiò lei.
“Ma io con nonna Paciock non ci andrei mai a letto!” Hermione si zittì.
“Tu non mi ami
più…”
“COSA?!”
“Mi paragoni a quella vecchiaccia! Cosa dovrei pensare?” mormorò lei con gli occhi
lucidi.
Ron si alzò
all’improvviso, posando prepotentemente le sue labbra su quelle di lei.
“E questo cos’era?...”
mormorò lei contro di lui, con gli occhi
scuriti dal desiderio.
“Una cosa che non farei mai alla nonna…”
mormorò lui prendendola in braccio e portandola di sopra.
Per il resto della mattinata, Ron
fece vedere a Hermione tutte le cose che a nonna Paciock non farebbe mai.
Ed infine eccomi qui…U.U
Amoooooriiiiiii!!!! ** Ma quanti bei commentucci
che mi avete lasciato! *gongoling gongoling
gongoling* spero che anche questo capitolo vi sia
piaciuto come il primo!
Dunque, alcuni di voi, mi hanno giustamente
ricordato dei missing! Ebbene per quanto riguarda
questo, ho deciso di aggiornare a ritmo di un missing
ogni due capitoli del sequel più
o meno! A grandi linee sarà così, quindi! ^^
Ora, a grande richiesta…GLI SCHEMINIIII! **
RON\HERMIONE: ELLY, BEN, GILLY, DAVID
HARRY\GINNY: JAMES E LILY, IAN
NEVILLE\LUNA: ROBIN, HELEN E EMILY
DRACO\VANDA (XD): REX, VENUS
LUPIN\TONKSY : ANDREW
BILL\FLEUR: SOPHIE, JOLIE, SYLVIE, DANIELLE
7° ANNO
ELLY
WEASLEY – GRIFONDORO
ANDREW
LUPIN – GRIFONDORO
REX MALFOY – SERPEVERDE
SOPHIE WEASLEY – CORVONERO
WILL DARCY – CORVONERO
6° ANNO
JOLIE WEASLEY – GRIFONDORO
CHRIS BENNET – SERPEVERDE
MORGAN
TORRES – SERPEVERDE
5° ANNO
SYLVIE
WEASLEY – TASSOROSSO
ROBIN
PACIOCK – TASSOROSSO
VENUS
MALFOY – TASSOROSSO
4° ANNO
BEN
WEASLEY – GRIFONDORO
JAMES
POTTER – GRIFONDORO
LILY
POTTER – CORVONERO
EMILY
PACIOCK – GRIFONDORO
HELEN
PACIOCK – CORVONERO
3°ANNO
GILLY
WEASLEY – GRIFONDORO
IAN POTTER
– GRIFONDORO
Ok, spero che così sia un pochino
più semplice per i personaggi! ^^
Ringraziamenti ^^
karmyGranger,
_Roby02_, Zia funkia e Nonny
Giuly Weasley **, redRon, Merilyn, Mouline^^,
ale146, zia Ly!**, MaryPotter92, la mia Gem
daisy05, Sandy85, Moonlight rage (uh! Già i nomi delle coppie **!!! Sono trepidante!!), fiamma90
(chi ha mai detto che Herm è casalinga? *faccing sorrisone furbetto* ogni cosa ci sarà a suo
tempo!), SiJay, Ginny_Potter, Fenix (mi hai commosso çç Mi hai fatto piangere, ti ringrazio!), Hiromi (ma che caruccia la pargola ** mi hai fatto mettere in discussione
la mia! Rex, è cattivo hai
ragione…io l’ho sempre visto come degno erede di Lucius sotto questo punto di vista! Andando avanti si scopriranno
anche altri lati di lui *facing sisi
con la testa*), pinkstone, Saty, sery black, Chloe88, valeria18, giuggy
(mi hai chiamata XDD) , Evan88, ciocco, daniel14, Prongs e Padfoot ^^
GRAZIE MILLE! TUTTI I
VOSTRI COMMENTI MI HANNO RESA FELICISSIMA! **
Mi raccomando lasciate
un commentino!^^
Baciotti potti!