Capitolo 2 - Rivelazioni
Dopo
aver mangiato una quantità industriale di dolciumi,
Harry si addormenta in una posizione scomposta sul sedile
dell’aereo, il che mi
lascia il tempo di tirare fuori il libro che stavo leggendo anche
durante il
volo da Boston a Londra e cercare di finirlo. Gli altri sembrano
abbastanza
presi in una partita a carte – che non so come riescano a
giocare, tra le altre
cose.
«Che leggi?» alzo gli occhi dal libro e mi trovo di
fronte
Niall. Ma hanno già smesso di giocare? Un urlo sul sedile
posteriore –
prontamente sedato dalla vecchia bisbetica della fila opposta
– mi dice di no.
«Me ne sono tirato fuori. Quando quei tre mettono in palio i
dolci di Harry mi sembra sempre di fargli un torto» abbassa
gli occhi sul nostro
compagno di viaggio. «Dormirebbe persino in mezzo a un campo
di battaglia.»
«Ma non è che sono i dolciumi a fargli male? Mio
padre dice
sempre che -»
«Non suggerire mai ad Harry di vivere senza i suoi dolci,
potrebbe ucciderti» afferma serio.
«Comunque mio padre, che è medico, dice sempre che
quando si
alza lo zucchero nel sangue aumenta il sonno.»
Per un po’ cala il silenzio, tra di noi, interrotto solo dal
lieve ronzio proveniente dal naso di Harry. Povero, sta in una
posizione
scomodissima, non deve essere facile respirare, così.
«Fai sempre quello che dicono i tuoi?» mi chiede,
buttando lì
la frase come se niente fosse, ma nascondendoci chissà quali
significati.
«Quasi. E comunque, considerando che il novanta per cento
delle volte dicono cose opposte l’uno all’altro,
diventa difficile fare
qualcosa che loro non dicano» sbotto, un po’
infastidita da questa sua
affermazione.
«Non mi hai ancora detto cosa stai leggendo» dice,
cambiando
di nuovo argomento.
«Hunger Games. Ho visto il film un po’ di tempo fa
e mi sono
incuriosita, così ho deciso di comprare il libro. E mi sta
piacendo un sacco,
anche se so già come va a finire.»
«Sì, è stato un gran film. E Jennifer e
Josh sono
simpaticissimi!»
«Li conosci?»
«Ce li hanno presentati alla premiere qui a Londra. Ancora
stento a credere che ci invitino a certi eventi» mi risponde.
«Ma che lavoro fate? Sempre che tu possa dirmelo»
chiedo,
curiosa. I loro nomi non mi dicono niente.
«I cantanti» borbotta Harry. Con le nostre
chiacchiere
dobbiamo averlo svegliato.
«Buon risveglio, Hazza!» gli dice Niall.
«Buono mica tanto visto che a svegliarmi è stata
la tua
voce, Horan» dice mentre si ricompone i capelli e si siede
decentemente. «Mica
hai un dolcetto?»
Si è girato verso di me con un sorriso speranzoso. Ha le
guance rosse e gli occhi lucidi di uno che si è appena
svegliato. Sembra un
orsacchiotto, mi viene voglia di fargli le coccole.
Ma a che pensi,
Ashley! Mi rimprovero e mi
affretto a rispondere ad Harry, che ancora mi
guarda con gli occhi da bimbo sperduto.
«N-no. N-non a portata di mano» cacchio, ho
balbettato.
Adesso si accorgeranno tutti che sono in imbarazzo. Ma
perché prima ho detto
quella cosa a Liam? Perché? Ecco, adesso sono anche
arrossita.
«Pace, comprerò qualcosa quando saremo
all’aeroporto.»
«Conoscendoti avrai la valigia piena di quella
robaccia!»
Liam infila la testa tra i nostri sedili per prendere in giro Harry.
Poi mi
guarda e sorride. «Spero tu non ti sia annoiata
troppo.»
«No, ho letto un po’ e poi Niall è
venuto a farmi compagnia.
Chi ha vinto i dolci di Harry?» gli chiedo, con una nota di
rimprovero nella
voce.
«Io, ovviamente» mi risponde, con un sorriso ancora
più
grande. Harry mi pare stranamente tranquillo, per essere uno che sta
per
perdere tutto ciò a cui tiene.
«Non mi sembra carino vantarsene» affermo. Lui mi
guarda per
un attimo, poi scambia un’occhiata con Harry e Niall e
scoppiano a ridere.
«Harry, spiegale, per favore» dice Liam, mentre
continua a ridere.
«Non può aver pensato che lo faceste senza il mio
permesso!»
risponde lui e io lancio un’occhiataccia a Niall.
«E va bene, ammetto di aver calcato un po’ la mano
sul ‘mi
sento in colpa’, ma volevo parlarti e non sapevo come
giustificare il fatto che
avevo smesso di giocare» dice, preso in contropiede.
Proprio in quel momento, una voce dall’altoparlante ci
chiede di sederci ai nostri posti e di allacciarci le cinture
perché stiamo per
iniziare le manovre di atterraggio. Niall torna a sedere vicino a Louis
ed
Harry ne approfitta per spiegarmi che i ragazzi usano i suoi dolci come
fiches per
il poker, ma solo quelli che mette a disposizione. Non gli hanno mai
mancato di
rispetto. Qualche volta gli nascondono le confezioni, ma alla fine gli
ridanno
sempre tutto.
Mi ritrovo a stringere la mano nella sua, quando l’aereo
inizia la discesa. Ho sempre paura che possiamo schiantarci a terra. La
sua
voce roca, però, mi aiuta a rilassarmi, e quasi non mi
accorgo di quando le
ruote dell’aereo toccano terra.
«Quando saremo a terra sarà meglio che tu non stia
troppo
vicina a noi» mi suggerisce Harry, poi mi supera e raggiunge
Niall, Louis e
Zayn sulla passerella. Un po’ mi sento offesa. Abbiamo
passato tutto il viaggio
insieme e non vuole che mi vedano insieme a loro? Una mano calda si
infila
nella mia, c’è un foglietto di carta nel suo
palmo, che rimane nel mio quando
il secondo dopo lascia di nuovo la mia mano.
«È il mio numero di telefono, Ash. Fanne buon
uso» dice, un
istante prima di allungare il passo per raggiungere i suoi amici.
Sembra
ripensarci per un istante e infatti si volta verso di me e mi sorride.
«Ash,
non prendertela per quello che ti ha detto Harry. Capirai subito che
è meglio
per te!»
Quando arrivo nella zona accessibile al pubblico, capisco
che i ragazzi avevano ragione. Se tutto questo caos è per
loro – non mi chiedo
perché non li conosco, dato che non ascolto mai musica
moderna – qualcuna di
quelle pazze avrebbe potuto attentare alla mia vita o rintracciarmi su
twitter,
o su facebook oppure ancora… le urla si fanno più
acute e assordanti e capisco
che anche i ragazzi sono usciti. Mi dispiace non poterli salutare per
bene,
sono stati davvero carini durante il viaggio, ma è meglio
che li lasci alle
loro fan. È il loro lavoro, d’altra parte.
Inizio a cercare mia zia con lo sguardo, sperando di
riuscire a trovarla in mezzo a tutta questa gente. Quando la vedo le
corro
incontro, trascinandomi dietro le mie valigie pesanti.
«Zia Sam!» urlo. Poi mi accorgo che sta parlando
con cinque
uomini enormi. Tutti vestiti di nero, con degli auricolari e gli
occhiali da
sole. Cinque guardie del corpo.
Lei si volta verso di me e accenna un sorriso, mentre alza
una mano per salutarmi. È bella come sempre, con i capelli
biondi raccolti
sulla nuca e quegli enormi occhi verdi messi in evidenza da un tratto
sapiente
di eyeliner nero.
«Ciao, tesoro!» mi dice, quando la raggiungo.
«Ancora cinque
minuti, che quei testoni fanno un po’ di foto con le fan, e
ce ne andiamo.»
La guardo stupita. Testoni? Fan? Il primo a raggiungerci è
Zayn, gli altri si attardano un po’ di più con le
ragazze. Zia Sam assegna uno
di quegli armadi ad ognuno di loro e ci fa caricare le valigie su un
carrello.
«Da adesso alla macchina non ci si ferma più,
siamo d’accordo?
Louis, non ti fare impietosire dalle ragazze. Hector, assicurati che
non si
fermi neanche per allacciarsi le scarpe» è
così autoritaria mentre parla. Non l’avevo
mai vista in questa veste, la zia Sam è quella che mi porta
in giro per negozi
e mi aiuta a fare scherzi alla mamma. «Ah, Ashley, puoi
metterti in mezzo al
gruppo? Vorrei evitare che tua madre ti veda su un tabloid proprio il
giorno in
cui arrivi in Italia. Le prenderebbe una crisi isterica» mi
sorride con fare
complice. Ecco, questa è la zia Sam che conosco.
* * *
«E
così, la tua zia Sam è la nostra Sam»
mi dice Harry, con
quel sorriso tutto fossette che farebbe sciogliere anche un ghiacciaio.
«Potresti raccontarci aneddoti divertenti su di lei. Magari
possiamo
ricattarla un po’» urla Louis, che sta facendo non
so cosa con Niall sul sedile
del furgoncino con i vetri oscurati su cui siamo saliti.
«Non è che sappia molto di lei. Ci siamo viste dal
vivo tre
volte con questa, il fatto che lei sia in Italia non ci aiuta, ma
è la mia zia
preferita e le voglio un sacco di bene» rispondo.
«Ma tua zia non vive in Italia, Ash» mi dice Zayn
«Era qui
prima di noi solo per finire di sistemare le ultime cose per le tappe
del tour.»
«Esatto, Zayn. E stasera devo aggiornarvi, perché
ci sono delle
novità. Scusami, tesoro, se non ti ho raccontato che la casa
discografica mi ha
mandata a Londra a curarmi degli affari di questi qua. Tuo padre non mi
ha mai
permesso di parlarti del mio lavoro per paura che spiccassi il volo
come me.
Ragazzi, sapete che Ashley è una bravissima pianista? Ha
vinto un sacco di
concorsi e quest’anno andrà alla Julliard. E poi
spiccherà il volo.»
Arrossisco per le parole della zia. È vero, con il
pianoforte me la cavo bene. Più che bene. E forse la mia
estrema timidezza è
dovuta al fatto che passo troppe ore sul piano in compagnia di Chopin,
Bach,
Beethoven e Mozart.
«Ah, e non chiedetele se conosce le vostre canzoni,
perché
dubito che sappia chi siete – ed è il motivo per
cui mi sono permessa di farla
volare con voi – e soprattutto perché in casa sua
si ascolta solo musica
classica. Ma quest’estate cambieranno un sacco di cose.
Capito, Ashley? Domani tra l’altro ti porto a fare un
po’ di spese, i vestiti che
compra tua madre non fanno al caso nostro. Ho delle idee grandiose per
te,
vedrai.»
«Zia, ma dov’è
‘casa’ esattamente?» chiedo. Se si
è
trasferita non può avere ancora la sua casa, no?
«Beh, la villetta al lago di Garda l’ho tenuta come
casa
delle vacanze. Ci sono tre camere da letto e due bagni e siamo in un
paese di duemila
anime dove il settantacinque per cento della popolazione supera i
sessant’anni.
Perciò, niente possibilità di fare danni, per
voi, e niente possibilità che le fan
vengano a rompere le scatole a me e mia nipote. E il primo di voi che
posta una
foto su Twitter o dà un’indicazione sul posto dove
vi trovate prima di essere
tornato in Inghilterra perde l’uso dell’iPhone per
il resto del mese.»
«Un mese? Ma la promozione del nuovo singolo non doveva
durare una settimana?» chiede Liam, stravolto.
«E infatti durerà una settimana. Le altre tre
settimane ve
le farete in vacanza sorvegliata. Vorrei evitare che diventiate il
bersaglio
del gossip durante le vacanze, perciò staremo tutti insieme
in allegria. Che ne
dite?»
Le facce dei ragazzi non mi sembrano così entusiaste e mi
viene da ridere.
«Beh, almeno non avrò bisogno di usare il tuo
numero di
telefono» sussurro a Liam, che risponde con un sorriso.
«Hai ragione» mi sussurra di rimando.
***
Dunque, ribadisco che non so come si chiami la/il manager dei ragazzi, e che spero che la storia stia piacendo a quelle quattro anime che hanno letto il primo capitolo. Se mi lasciate un pensierino non mi offendo, eh ^^
Spero di ripassare presto