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Autore: Tawariell    19/09/2006    10 recensioni
Una visita inaspettata apre definitivamente gli occhi ad un giovane attore inglese, che vive una situazione sbagliata
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Annie Brighton, Archibald Cornwell, Candice White Andrew (Candy), Terrence Granchester, William Albert Andrew
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ci ho impiegato un pò a mettere giù questo mio sequel ideale, che tra l'altro non è ancora finito. Spero che gli amanti di questo anime&manga non siano offesi da esso, ma riescano a riconoscervi i personaggi che tanto hanno amato. Abbiate pietà di un'umile scribacchina-_-..

Ritrovar se stessi

Ritrovar se stessi

 

Il mio seguito di Candy Candy by Silvì

 

Eccomi qui con la MIA continuazione della storia e finalmente ho un po’ di tempo per buttarla giù, non sarà lunga,

sarà soprattutto una cosa introspettiva, ma diversa da quella della mia cara amica Odissea del forum italiano di Candy Candy,

anche perché lei è molto più brava di me a scrivere.

Per il titolo ho deciso di prendere spunto da un brano di una canzone di Battisti, ovvero EMOZIONI,

perché credo si adatti perfettamente a ciò che  ho in mente di scrivere.

Ah spero di non sconvolgere gli amanti di Albert, in particolare la mia cara Esthertr, perché..insomma lo capirete nel leggerlo,

però non temete lo tratterò con la massima cura perché anche io lo amo, anche se non come Terry ovviamente.

Bene fatte queste piccole premesse vi auguro buona lettura e spero tanto che vi piaccia la mia continuazione della storia:

ovviamente i personaggi non sono miei ma della nostra amata/odiata Mizuki.

Ah quasi dimenticavo per rendere più credibile la storia ho deciso un piccolo cambiamento che non so quanto sia in linea, speriamo -_- …

Altra dimenticanza: questo racconto viene pubblicato in contemporanea sul forum italiano di Candy Candy e

presto lo troverete anche nel mio blog di fan faction.

 

 

CAPITOLO I: UNA VISITA A SORPRESA

 

 

 

“E’ una fredda serata di inizio Marzo, il vento sferza forte le fronde degli alberi, alberi che assumono l’aria lugubre di fantasmi mentre gli ultimi bagliori del tramonto illuminano la via. Tuttavia il sole si sta facendo più caldo: la primavera è ormai alle porte.

 Un tempo, da bambino, odiavo la primavera, perché passavo le mie giornate in compagnia della mia matrigna e dei miei fratelli, che han sempre mal sopportato la mia presenza. Quasi l’esser al mondo, per me, equivalesse ad una colpa. E in un certo senso lo era: io ero il frutto del peccato di mio padre con una donnaccia. Un’attrice. Una donna non nobile. Mi viene quasi da ridere al pensiero che io, il figlio illegittimo, il figlio non voluto,  ho seguito le sue disonorevoli orme.

Ma, come sempre, sto perdendo il filo del discorso, del resto io sono un attore non uno scrittore .

Si ora amo la primavera. Non posso farne a meno perché lei la ama. Perché lei me l’ ha fatta amare. Parlandomi delle rose bianche che il suo primo amore coltivava e a cui aveva dato il suo nome.

Il suo nome che io non posso e non voglio pronunciare, ma che non posso dimenticare. Perché il solo sentirlo mi dà una gioia infinita. Mi dà la forza della terra che ora rinasce dopo un lungo e gelido inverno. Ma nel contempo mi dà un dolore terribile. Il dolore di un veleno potente ma non mortale, che mi consuma a poco a poco. Lentamente.

Come ero stato geloso un tempo quando lei mi parlava di Anthony, del suo amore per lui. Ora darei qualsiasi cosa pur di sentirla parlare anche solo di lui, pur di sentire di nuovo la sua voce. La voce della mia tarzatuttelentiggini.

Lei che rincorre il treno.

Lei che si arrampica sugli alberi.

Lei che sorride a tutti con uguale generosità.

Lei che balla con me in Scozia.

Lei che mi dice addio perché non possiamo stare insieme.

Mi sento un mostro eppure ho desiderato che l’altra morisse davvero, che mi lasciasse libero per sempre.

Ma è stato un attimo, solo un attimo, perché poi appena vedo il suo sguardo triste capisco che lei non ha colpa alcuna: Susanna mi ha salvato la vita. Ed è giusto che io le stia accanto. La sua vita è stata distrutta per colpa mia e io devo riparare. Anche se tutto questo fa soffrire anche lei.

E ora il rimorso per quel pensiero crudele mi attanaglia lo stomaco.

E mi rende, consapevole una volta di più, che io non sarò mai come il suo Anthony.

Come il suo principe della collina.

Come Albert.

Eppure io ho avuto il suo amore.

E questo mi basta per andare avanti.

Per cercare di sorridere alla vita.

Non sorriderò mai come te amore mio, lo so.

Solo il tuo sorriso sa illuminare il mondo.

Sa far risplendere il sole.

Ma ci proverò, per te.

Perché tu sia orgogliosa di me.

E se puoi dimenticami, sii felice ti prego.

 

Terence Granchester, figlio illegittimo del Duca Granchester e della grande attrice Eleaonor Baker,  a sua volta affermato attore anche lui,  chiuse un quaderno dalla copertina blu, dove aveva vergato quelle poche righe con un calamaio  e lo ripose in un cassetto del comò della sua camera. Si alzò e prese dal proprio taschino interno, della sua giaccia marrone, come sempre assai sgualcita, una piccola chiave di ottone argentato, la infilò nella serratura del cassetto, e la girò due volte. Poi la rimise nel taschino. Con fare noncurante osservò per qualche secondo la sua stanza: un semplice letto di legno scuro, un comodino stracolmo di copioni, un enorme comò, regalo di Susanna, una sedia elegante, quasi da re,  erano tutto l’arredamento di quel posto. Non gli serviva nient’altro. Ed anzi era fin troppo per i suo gusti. Sentì bussare alla porta.  Si trattenne dallo sbuffare spazientito. Sicuramente era Susanna.

“Terence..”

Aprì la porta e le sorrise più dolcemente che potè.

E si ripetè mentalmente ciò che aveva appena scritto: Lei non aveva colpe. 

“Dimmi Susanna.”

“C’è una visita..

L’uomo la fissò preoccupato: era nervosa, tesa. No anzi era proprio terrorizzata. Tremava come una foglia. Aveva lo stesso sguardo di quando aveva tentato di uccidersi. Smarrito.La sua figura pareva ancora più piccola di quella che era.

“Di chi?”

Si inginocchiò e le prese le mani.

“Non so come dirtelo..

Il giovane attore sbattè le palpebre più volte.

“Come sarebbe a dire?”

La ragazza si strinse convulsamente al petto le mani dell’amico.

“Vieni di là ti prego..”

Incapace di proferire parola Terence assentì e la seguì in salotto, dove attendeva il misterioso visitatore.

Chiunque fosse l’avrebbe pagata cara.

Non gli piaceva che qualcuno facesse star male Susanna: non l’amava è vero, ma le voleva bene e vederla soffrire faceva soffrire anche lui.

Forse era un giornalista di qualche giornale scandalistico venuto a tormentarla.

Con questo pensiero nella mente accelerò il passo per dirne quattro a quel sanguisuga, ma non appena entrò nell’ampio salone di casa Marlowe, le parole gli morirono in gola..

Non era possibile.

Non poteva essere.

Cosa ci faceva li?

E perché?

 

 

FINE CAPITOLO PRIMO

 

   
 
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