Epilogo.
You tell me we can start the rain,
You tell me that we all can
change,
You tell me we can find something
[to wash the
tears away.
Yes, I know of the pain
that you feel the same as me
… the cracks
in the ground
like the cracks are in our
lives
They are sealed
and are now so far away…
(Iron Maiden - from Dance of Death)
Il corpo
di Seymour si era polverizzato alla luce delle sole alla quale Sara lo aveva
esposto, quell’anonima mattina del ventuno agosto. Sara fissava quell’ammasso
di polvere fluttuante nel flebile vento e si domandava se fosse proprio quello
il destino che meritavano tutti i vampiri. Con Seymour si era illusa che
potesse esistere qualcuno diverso da come lei pensava, e ora che conosceva la sofferenza che spettava a tutti quelli della
sua razza non poteva fare a meno di provare pietà, almeno un briciolo, un
granello di pietà.
La sua
decisione era ormai irrevocabile, lei sarebbe rimasta
una cacciatrice.
Non tanto per dare sollievo alla sua anima… piuttosto per impedire che
altri vampiri fossero generati. Non sapeva come mai, ma dentro di sé c’era ancora
qualcosa di umano che le imponeva di evitare simili
disastri. Basta con quel dolore!
C’era già
Voldemort a devastare le esistenze di molti esseri umani. Lei aveva la forza,
le armi, la possibilità di risparmiare alle persone quel pericolo, perciò aveva
deciso di farlo, a qualunque costo.
Forse per
non sentirsi sola.
Forse per
sapere che stava facendo qualcosa di utile.
Forse per avere ancora un po’ di speranza, come diceva quella lettera,
e per sapere con certezza che la sua vita eterna era devoluta a qualcosa che
agli umani portava sollievo. Nessuno le avrebbe mai conferito il
merito per questo, nessuno l’avrebbe mai ringraziata per lo sterminio di
quella razza pericolosa.
I vampiri
l’avrebbero odiata, gli umani ignorata.
Ma a
lei non importava: anche lei odiava i vampiri. Erano la sua razza, la sua
famiglia… ma li odiava. Non poteva farci niente. Provava verso la loro vita
eterna quanto la sua un disprezzo sconfinato e indomabile.
Pensandoci
bene, forse era soprattutto per questo che aveva deciso di uccidere vampiri per
il resto della propria vita. Per sé stessa. Come al
solito. Anche perché un vampiro non ha nessun altro se non sé
stesso, inevitabilmente. Un processo logico.
Mentre
i resti di Seymour Gray si perdevano nel vento, lei si sentì patetica e
stupida.
Fissò il
cielo e l’orizzonte, mentre i colori del panorama lì intorno si arrossavano dei
colori del tramonto, dal rosa, al viola, all’arancione, fino al contrasto fra l’azzurro
e il rosso perlato. Sara ebbe la sensazione inspiegabile che niente fosse lì per caso, che ogni cosa che fosse nel suo campo
visivo facesse parte di una sola ed unica composizione indistruttibile. Tutto
era elemento dell’eterno che si addensava in quell’istante scuro di crepuscolo
ma allo stesso tempo luminoso. Tutto era parte di tutto.
E
infine, una volta tanto, piangendo di dolore ma sorridendo di felicità, Sara
vide i suoi dubbi dissiparsi. Anche lei era parte di
quel tutto. Finalmente.