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Autore: Marghe    10/04/2004    6 recensioni
<< .... Anche se ci fosse ancora stato qualcosa per cui lottare, che cosa c’era al termine? La luce, forse? Un attimo di pace? Ma da quando era risorto Voldemort, c’era ancora da sperare in qualcosa, esisteva ancora un barlume di speranza sotto quella coltre imperscrutabile? No. Sicuramente no. >>
Genere: Avventura, Dark, Drammatico, Malinconico, Mistero, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Epilogo

Epilogo.

 

You tell me we can start the rain,

You tell me that we all can change,

You tell me we can find something

                                 [to wash the tears away.

Yes, I know of the pain

that you feel the same as me

… the cracks in the ground

like the cracks are in our lives

They are sealed

and are now so far away…

 

 

(Iron Maiden - from Dance of Death)

 

 

 

 

Il corpo di Seymour si era polverizzato alla luce delle sole alla quale Sara lo aveva esposto, quell’anonima mattina del ventuno agosto. Sara fissava quell’ammasso di polvere fluttuante nel flebile vento e si domandava se fosse proprio quello il destino che meritavano tutti i vampiri. Con Seymour si era illusa che potesse esistere qualcuno diverso da come lei pensava, e ora che conosceva la sofferenza che spettava a tutti quelli della sua razza non poteva fare a meno di provare pietà, almeno un briciolo, un granello di pietà.

 

La sua decisione era ormai irrevocabile, lei sarebbe rimasta una cacciatrice.

 

Non tanto per dare sollievo alla sua anima… piuttosto per impedire che altri vampiri fossero generati. Non sapeva come mai, ma dentro di sé c’era ancora qualcosa di umano che le imponeva di evitare simili disastri. Basta con quel dolore!

 

C’era già Voldemort a devastare le esistenze di molti esseri umani. Lei aveva la forza, le armi, la possibilità di risparmiare alle persone quel pericolo, perciò aveva deciso di farlo, a qualunque costo.

 

Forse per non sentirsi sola.

 

Forse per sapere che stava facendo qualcosa di utile.

 

Forse per avere ancora un po’ di speranza, come diceva quella lettera, e per sapere con certezza che la sua vita eterna era devoluta a qualcosa che agli umani portava sollievo. Nessuno le avrebbe mai conferito il merito per questo, nessuno l’avrebbe mai ringraziata per lo sterminio di quella razza pericolosa.

 

I vampiri l’avrebbero odiata, gli umani ignorata.

 

Ma a lei non importava: anche lei odiava i vampiri. Erano la sua razza, la sua famiglia… ma li odiava. Non poteva farci niente. Provava verso la loro vita eterna quanto la sua un disprezzo sconfinato e indomabile.

 

Pensandoci bene, forse era soprattutto per questo che aveva deciso di uccidere vampiri per il resto della propria vita. Per sé stessa. Come al solito. Anche perché un vampiro non ha nessun altro se non sé stesso, inevitabilmente. Un processo logico.

 

Mentre i resti di Seymour Gray si perdevano nel vento, lei si sentì patetica e stupida.

 

Fissò il cielo e l’orizzonte, mentre i colori del panorama lì intorno si arrossavano dei colori del tramonto, dal rosa, al viola, all’arancione, fino al contrasto fra l’azzurro e il rosso perlato. Sara ebbe la sensazione inspiegabile che niente fosse lì per caso, che ogni cosa che fosse nel suo campo visivo facesse parte di una sola ed unica composizione indistruttibile. Tutto era elemento dell’eterno che si addensava in quell’istante scuro di crepuscolo ma allo stesso tempo luminoso. Tutto era parte di tutto.

 

E infine, una volta tanto, piangendo di dolore ma sorridendo di felicità, Sara vide i suoi dubbi dissiparsi. Anche lei era parte di quel tutto. Finalmente.

 

  
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