Chapter two
Sfiatò
e l'aria, davanti alle sue labbra, si condensò in una nuvoletta di vapore, che
svanì l'attimo dopo.
Pioveva,
faceva freddo e lei aveva solo l'impermeabile a proteggerla dal vento gelido e
dall'acqua che veniva giù da un pezzo ormai.
Stava
aspettando Chandra davanti al portone del palazzo dove la ragazza abitava, ma
di lei non c'era traccia.
Ad
ogni singolo rumore si girava, per poi rimanere delusa davanti all'ennesimo
sconosciuto che usciva al posto della sua nuova conoscenza. Dire che stava
gelando era dire poco.
Si
appoggiò al muro, di fianco al portone, e, sospirando, alzò lo sguardo al
cielo; l'azzurro dei suoi occhi si scontrò con il grigio dei nuvoloni che, da
giorni ormai, coprivano il sole. Intenta com'era a scrutare la volta celeste, o
grigia in questo caso, non si accorse che il portone si stava aprendo di nuovo.
«Stavi
aspettando qualcuno?» Chandra saltò allegramente fuori dal il portone d'ebano
massiccio, il palazzo doveva essere uno dei più antichi e lussureggianti della
città. «Perchè se vuoi puoi salire, ma ho solo da offrirti del thè e dei
delizios...»
«Frena,
lingua lunga.» la riprese Shaila, mentre si riscaldava le mani, alitandoci
sopra. Per un attimo pensò di improvvisare una corsetta, infatti iniziò a
saltellare per il freddo insostenibile. «Hai preso tutto quello che ci serve,
sì o no?».
Un
sorrisetto sornione e, allo stesso tempo, malizioso, increspò le labbra rosee
della moretta.
«Certo.
Per chi mi hai presa?» fece, infatti, con tono sarcastico, chiudendo il portone
del palazzo alle sue spalle.
«Bene
allora, andiamo.» rispose, seria, Shaila.
Non
aveva tempo da perdere, voleva sapere di più sulla morte di Isabel Ward e
magari lì poteva trovare anche i documenti sulla morte della sua presunta
madre, da cui aveva ereditato il cognome.
Parecchie
volte aveva provato a chiedere a Nicholas qualcosa su di lei, ma il suo tutore
era molto restio a parlarne, come se non volesse dirle qualcosa. Ovviamente
tutto ciò l'aveva fatta insospettire e incuriosire sempre di più negli anni,
prima o poi sarebbe esplosa, riversando tutte le domande e i dubbi, che si
teneva dentro, su chiunque avesse potuto darle delle risposte.
Fra
la pioggia che bagnava la città di Londra e la gente con gli ombrelli che
passava velocemente sul marciapiede, le due si avviarono, svelte e silenziose,
verso l'archivio di Scotland Yard.
Arrivate
a destinazione, salirono velocemente le scale.
Ci
furono vari corridoi da percorrere, e si fermarono molto spesso.
Le
segretarie, impegnate a copiare e a trascrivere informazioni importanti,
sembravano più interessate ad intraprendere una conversazione con Chandra, a
proposito del padre, dei suoi appuntamenti e dei suoi bizzarri hobbies, che a
lavorare.
Ma
Shaila, decisa a non sorbirsi discorsi noiosi e infiniti, strattonò la ragazza
e la portò via dagli uffici affollati.
Per
quanto fosse ambigua quella ragazza, era la sua unica risorsa. Non poteva dimenticarsi
del suo obbiettivo, era lì per una ragione importante e ben precisa.
All'ultima,
ripida rampa di scale, Chandra le sussurrò di fare silenzio e Shaila la liberò
dalla sua presa.
«Sai
cosa fare?» le chiese Chandra, guardandosi sospettosamente intorno.
Sembrava
stesse fiutando qualcosa, la preda, e in quel momento, i suoi tratti duri e
spigolosi la rendevano simile a un cane da caccia.
«Non
sono figlia di un poliziotto, ma non significa che io sia stupida.» rispose,
con la solita facciata di impassibilità, mentre invece era indignata.
Forse
Chandra poteva essere più esperta di lei, nell'infiltrarsi e non essere
scoperta, ma lei non era una completa idiota e non meritava di essere trattata
come una bambina piccola; comunque sia, non fece trasparire la sua sensazione
di rammarico.
«Meglio
così.» le rivolse un sorriso incerto, frettolosamente, «Comunque tu improvvisa!»
disse.
Poco
prima che potesse correre verso la stanza, Shaila la precedette entrando per
prima; ovviamente la seguì poiché, le piaceva aiutare, ma rimanere in disparte
e in un angolino non faceva per lei. Era abbastanza esibizionista,
gliel’avevano detto in tanti, ma ora lo sapeva e non se ne lamentava.
«Ma
tu non dovevi rimanere a fare il palo?» le domandò Shaila, accigliata, quando
la vide entrare nella stanza.
«Dettagli.»
ribatté l'altra, accompagnando le parole con un cenno della mano, «Inizia a
cercare.».
Nonostante
prendere ordini non le piacesse, decise di mettersi all'opera e prendere la
frase di Chandra come un consiglio. Raggiunse in fretta il cassetto con scritto
"W" e lo sfogliò, alla ricerca di Isabel Ward.
Un
quadernino ad anelli, nuovo e lucidato, la fece sobbalzare. Finora, tutti i
fogliacci che aveva preso in mano erano per lei dati incomprensibili. Magari,
tra quelle pagine, si nascondeva qualcosa di più concreto sul caso di Ward e
della sua funesta morte.
Lo
aprì, sfogliandolo rapidamente; solo che... non c'era niente da sfogliare: le
pagine erano tutte state strappate a metà, lasciando gli orli consunti e
bruciacchiati.
Che
significava? Dov'erano le pagine con le informazioni che cercava?
«Qualcosa
non va?» le aveva chiesto Chandra, accorgendosi del suo blocco.
A
lei, però, la voce della ragazza sembrava ovattata, distante, quasi come se si
trovassero in dimensioni diverse. Iniziò a sentirsi sconfortata, anzi no:
spaventata. Come poteva sapere se Isabel Ward
era morta nel sonno? Come poteva
scoprire se lei avrebbe avuto la stessa sorte?
«Che
strano!» tornò alla realtà solo quando Chandra le strattonò il quadernino dalle
mani. «Chi potrebbe averle strappate?» pensò a voce alta.
Shaila
non rispose, anzi si allontanò e raggiunse un altro cassetto, su questo era
incisa la lettera "C", ovvero l'iniziale del suo cognome: Campbell.
Inizio
ad aprire i cassetti più velocemente possibile, buttando all'aria appunti
stropicciati e fascicoli rilegati.
Finché
non fosse incappata nel suo cognome, nel cognome di sua madre, tutto il resto
non avrebbe avuto importanza.
Chandra
non cercò di fermarla, ma le consigliò solo di far meno rumore; poteva sentire
dei passi in lontananza, e ogni tanto si lanciava alle spalle qualche sguardo ansioso
e preoccupato.
Quando
trovò il fascicolo riguardante la morte della madre e trovò, anche in quello,
tutte le pagine strappate, lo sconforto si fece sentire ancor di più. Ebbe
appena il tempo di prendere l'unica cosa non strappata da quelle pagine: una
foto in bianco e nero, prima che Chandra la prendesse per il braccio e la
tirasse fuori dall'ufficio.
«Ssssh!»
le intimò di fare silenzio, mentre si nascondevano dall'altra parte del
corridoio.
Chandra
si passò, con leggerezza, una mano sulla fronte.
Per
un attimo aveva avuto paura di rischiare e di trasgredire le regole e ringraziò
il cielo che esistesse un posto, piccolo e inosservato come il ripostiglio
delle scope, per salvarle la pelle.
L'odore
di detersivo le dava alla testa e le impediva di pensare con lucidità,
evidentemente.
Dette
una spallata a Shaila, improvvisamente irrigidita e balbettante. Che diavolo
stava succedendo?
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Siamo di nuovo qua! u_u Ovviamente con il secondo capitolo della storia *3*
Insomma che
dire? Speriamo che vi piaccia u.u e in caso non ci abbiate capito
granché, non vi preoccupate, è solo il 2° capitolo!
u_u
Speriamo che la storia vi intrighi almeno quanto intriga noi scriverla xD
Oh beh niente di nuovo u.u aggiungo che per chi ha le idee confuse, tutto si spiegherà nel corso della storia ;3
Non sappiamo che altro dire xD semplicemente un invito a lasciarci un
segno seppur piccolo del vostro passaggio <3 ci piacerebbe sapere
cosa ne pensate della storia e se secondo voi sbagliamo in qualcosa u.u
le critiche fanno sempre bene u_u soprattutto a noi xD
Quindi... bah niente u.u la mia collega (Cha) vi ricorda che abbiamo
ancora molte idee in serbo °^° (non so dirvi se questo sia un
bene o meno per voi...).
Ringraziamo chi recensisce, chi segue/preferisce/ricorda e anche chi
legge e basta *-* siete tutti fantastici dal primo all'ultimo *u* <3
Al prossimo capitolo! ;D