Buonanotte a tutti
miei cari lettori…ed eccomi di nuovo qua col 4° chapter…so che è brevissimo e davvero mi mette tristezza
vedere un chapter così breve e mettendomi in
ginocchio vi chiedo perdono, ma l’ho scritto dopo aver finito filosofia e l’ho
postato immediatamente perché incominciavano a venirmi i sensi di colpa per
avervi interrotto il terzo capitolo sul più bello. Quuuuindi
ecco a voi questo capitolo fresco fresco.
Come al solito i commenti sono ben graditi e ne
approfitto per ringraziare con tutto il cuore chi commenta e mi sprona a
continuare questa storia. Buona lettura. J
I suoi passi risuonavano
più forti che mai, era solo, come lo era sempre stato. Durarono a lungo quei metri
che lo separavano dalla sua meta, il tempo passa molto più lentamente quando si
vuole che passi velocemente. Con la sua
consueta flemma arrivo al settimo piano, fermandosi a
metà del corridoio dinanzi a una nuda parete di roccia. Quasi febbricitante d’impazienza,
cominciò a camminare su e giù pronunciando parole sconnesse.
“Granger……io……appuntamento…” sembrava un povero matto pronto per la camicia di
forza. Eppure, a vederlo così, nessuno avrebbe mai riconosciuto in quel figuro
losco e un po’ fuori di testa l’affascinante persona
di Draco Malfoy. A un occhio estraneo sarebbe potuto
sembrare un individuo dalla doppia personalità…un po’ come il dottor Jekyll e il suo Mr. Hyde; ma
forse in questo caso entrambe le indoli si potevano definire parti dell’oscuro.
Finalmente
una porta di legno, finemente intagliata, dal pomello d’ottone apparve dinanzi
ai suoi occhi. Mentre un impercettibile brivido gli
percorse la spina dorsale strinse le dita attorno alla maniglia e ruotò in
senso orario: la serratura scattò e con un macabro cigolio la porta si aprì. La
stanza era in penombra, rischiarata soltanto dalla fioca luce di qualche
candela sorretta da bugie in argento lucido; in un angolo spiccava un tavolino
a cui erano accostate due poltroncine di morbido velluto. Riluttante avanzò un
passo oltre la soglia della stanza, turbato da quel senso d’inquietudine che
quest’ultima gli trasmetteva.
In un tonfo sordo la porta si richiuse sbattendo
alle sue spalle. Nella stanza
calò una semioscurità densa di silenzio interrotto solo dal regolare respiro
del biondo. Improvvisamente un braccio si avventò sul suo collo con la rapidità
d’un falco, bloccandolo da dietro. Il respiro divenne
più affannoso e irregolare. “Buonasera Granger” disse però mantenendo un tono di voce freddo e controllato. “Come l’hai capitò?” esclamò
la ragazza sorpresa dall’essere stata scoperta. “Hai il respiro pesante, mi
sono accorto di te non appena s’è aperta la por….” “Ma smettila, e non dire stupidaggini.” disse
secca la mora, lasciando basito per l’ennesima volta il ragazzo. Draco Malfoy
zittito per la seconda volta in meno di un paio di settimane dalla stessa
persona, per di più mezzosangue…il mondo forse girava al contrario?! Eppure la cosa non l’aveva
infastidito, anzi, al momento era concentrato a fissare i riflessi ambrati che
la tremolante luce delle candele creava sui morbidi boccoli della Grifondoro.
“Ehm…ecco…”disse poi risvegliandosi dalla momentanea trance
e ricordandosi il motivo per cui era lì. “ecco…come dire……...grazie”
aggiunse poi sussurrando e rivolgendo lo sguardo alle travi del parquet,
accorgendosi di quanto il pavimento fosse attraente in
quel momento. “non credo d’aver capito” disse Hermione che non era riuscita a
captare l’ultima parola di Draco. “Uff…grazie” ripeté
con un tono quantomeno scocciato, ma non arrabbiato, mentre il suo viso
assumeva l’espressione di un bimbo che non vuole fare ciò che la mamma gli
impone. “E di cosa?” rispose semplicemente la mora
regalandogli un sorriso dolcissimo che lo colpì dritto al cuore. “Ora so di non
essere da solo” dichiarò mentre le sue candide guance
s’imporporavano appena. Hermione non poteva quantificare quanta tenerezza gli facesse in quel momento il suo nemico di sempre. D’impeto lo
abbraccio.
Oh
mamma…cosa stava succedendo??
Perché
piangeva ora? Forse lui aveva fatto qualcosa di sbagliato? La allontanò un po’
da se prendendole gentilmente il viso tra le mani e fissandola nei profondi
occhi color del miele al sole. Due grossi lacrimoni le solcavano le guance ma
su quelle labbra piene e morbide il sorriso non se n’era andato “Lacrime di
gioia”.
Senza
rompere il filo invisibile che incatenava i loro
occhi, la mora cautamente s’avvicinò di una spanna al volto del biondo temendo
che lui potesse respingerla, le loro labbra quasi a contatto. E fu proprio lui ad annullare i sospiri che li separavano,
suggellando qull’attimo con un dolce ma voluttuoso
bacio mentre la grifondoro gli buttò le braccia al collo.